Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se la legge antica dovesse essere data al solo popolo ebraico

Pare che la legge antica non dovesse essere data al solo popolo ebraico.

Infatti:

1. La legge antica preparava, come si è detto [ aa. 2;3 ], alla salvezza che Cristo avrebbe operato.

Ora, questa salvezza non si estendeva ai soli ebrei, ma a tutte le genti, come si legge in Isaia [ Is 49,6 ]: « È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele.

Ma io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra ».

Quindi la legge antica doveva essere data a tutte le genti, e non a un popolo soltanto.

2. Sta scritto [ At 10,34s ]: « Dio non fa preferenze di persone; ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto ».

Perciò egli non doveva aprire la via della salvezza a un popolo più che agli altri.

3. La legge, come si è spiegato [ a. prec. ], fu data mediante gli angeli.

Ora, Dio non riservò il ministero degli angeli ai soli ebrei, ma lo offrì sempre a tutte le genti, poiché sta scritto [ Sir 17,14 ]: « Su ogni popolo mise un reggitore ».

Inoltre egli elargisce alle genti anche i beni temporali, che Dio cura meno dei beni spirituali.

Perciò doveva dare a tutti i popoli anche la legge.

In contrario:

Scrive S. Paolo [ Rm 3,1s ]: « Qual è dunque la superiorità del Giudeo? … Grande sotto ogni aspetto.

Anzitutto perché a lui furono affidate le rivelazioni di Dio ».

E nei Salmi [ Sal 147,20 ] si legge: « Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti ».

Dimostrazione:

Si potrebbe assegnare questa ragione al fatto che la legge fu data agli ebrei a preferenza degli altri popoli: che mentre tutti i popoli caddero nell'idolatria, il solo popolo ebreo rimase fedele al culto di un solo Dio; e in questo modo gli altri popoli erano indegni di ricevere la legge, poiché le cose sante non devono essere date ai cani.

Ma ciò non persuade: poiché il popolo eletto cadde nell'idolatria anche dopo aver ricevuto la legge, il che è ancora più grave, come appare dall'Esodo [ Es 32 ] e da queste parole di Amos [ Am 5,25s ]: « Mi avete forse offerto vittime e oblazioni nel deserto per quarant'anni, o Israeliti?

Voi avete innalzato Siccùt vostro re e Chiiòn vostro idolo, la stella dei vostri dèi che vi siete fatti ».

Ed espressamente si dice nel Deuteronomio [ Dt 9,6 ]: « Sappi dunque che non a causa della tua giustizia il Signore tuo Dio ti dà il possesso di questo fertile paese; anzi, tu sei un popolo di dura cervice ».

La ragione invece si trova nel versetto precedente: « Per mantenere la parola che il Signore ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe ».

Quale fosse poi la promessa lo ricorda S. Paolo [ Gal 3,16 ]: « È ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse.

Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma "e alla tua discendenza", come a uno solo, e questi è Cristo ».

Perciò Dio elargì la legge e gli altri benefici speciali a quel popolo per la promessa fatta ai loro padri che da essi sarebbe nato il Cristo.

Era giusto, infatti, che il popolo dal quale sarebbe nato il Cristo avesse una santità particolare, secondo l'espressione del Levitico [ Lv 19,2 ]: « Siate santi, perché io sono santo ».

- Tuttavia non si dovette ai meriti di Abramo una tale promessa, cioè che il Cristo sarebbe nato dalla sua discendenza, ma a una gratuita elezione e vocazione.

Si legge perciò in Isaia [ Is 41,2 ]: « Chi ha suscitato dall'oriente colui che chiama la vittoria sui suoi passi? ».

Dunque è evidente che solo per una scelta gratuita i patriarchi ricevettero la promessa, e il popolo da essi originato ricevette la legge, secondo le parole del Deuteronomio [ Dt 4,36s ]: « Tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco.

Perché ha amato i tuoi padri e ha scelto la loro posterità ».

- Se poi uno insistesse a chiedere perché Dio elesse questo popolo per farvi nascere il Cristo, e non un altro, potremmo ricordare le parole di S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ]: « Perché attiri questo e non attiri quello non volerlo giudicare, se non vuoi sbagliare ».

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene la salvezza che doveva venire da Cristo fosse preparata per tutte le genti, era necessario che Cristo nascesse da un popolo particolare, il quale per questo ebbe sugli altri delle prerogative; come scrive S. Paolo [ Rm 9,4s ]: « Essi », cioè gli ebrei, « possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne ».

2. La preferenza di persone si ha nel conferimento di cose dovute per giustizia, non già nell'offerta gratuita.

Chi infatti per liberalità dona del suo a una persona e non a un'altra non fa preferenza di persone, mentre la farebbe invece chi, essendo amministratore dei beni comuni, non distribuisse con giustizia secondo i meriti dei singoli.

Ora, Dio conferisce per grazia i beni relativi alla salvezza.

Perciò non fa preferenza di persone se li offre ad alcuni a preferenza di altri.

Per cui S. Agostino [ De praed. sanct. 8.13 ] ha scritto: « Tutti quelli che Dio ammaestra, li ammaestra per misericordia; e quelli che non ammaestra, non li ammaestra per un atto di giustizia ».

Infatti ciò avviene in punizione del peccato originale.

3. A motivo della colpa vengono tolti all'uomo i doni gratuiti, ma non vengono tolti i doni naturali.

E tra questi ultimi c'è anche l'assistenza degli angeli, richiesta dallo stesso ordine di natura, affinché gli esseri infimi siano governati per mezzo di quelli intermedi.

E neppure vengono tolti gli aiuti materiali, che Dio concede non soltanto agli uomini, ma anche alle bestie, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 36,7 ]: « Uomini e bestie tu salvi, Signore ».

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