Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se l'antica legge abbia ben disposto riguardo ai principi

Pare che l'antica legge non abbia ben disposto riguardo ai principi.

Infatti:

1. Come dice il Filosofo [ Polit. 3,4 ], « l'ordinamento del popolo dipende specialmente dal supremo principato ».

Ora, nella legge non si parla di come si deve istituire il principe supremo, mentre si parla spesso dell'istituzione dei principi subalterni: « Sceglierai fra tutto il popolo uomini integri », ecc. [ Es 18,21ss ]; « Radunami settanta uomini fra gli anziani di Israele » [ Nm 11,16ss ]; « Sceglietevi nelle vostre tribù uomini saggi, intelligenti e stimati », ecc. [ Dt 1,13ss ].

Quindi l'antica legge non dispose in maniera sufficiente a proposito dei principi.

2. Come insegna Platone [ Timaeus 6 ], « è proprio di ciò che è eccellente produrre cose eccellenti ».

Ora, l'ordinamento più eccellente di una città, o di un popolo qualsiasi, è l'ordinamento monarchico: poiché tale regime rappresenta più da vicino il governo divino, in cui un unico Dio governa il mondo fin da principio.

Quindi la legge doveva provvedere a creare un re per il popolo, e non lasciare ciò al suo arbitrio, come si fa invece nel Deuteronomio [ Dt 17,14s ]: « Se dirai: Voglio costituire sopra di me un re, costituirai quello », ecc.

3. Come insegna il Vangelo [ Mt 12,25 ], « ogni regno diviso in se stesso va in rovina »: e se n'ebbe la prova nel popolo ebraico, in cui la divisione del regno fu la causa della distruzione.

Ma la legge deve mirare specialmente a quanto riguarda la salvezza di tutto il popolo.

Perciò nella legge si doveva proibire la divisione del regno tra due re.

Né ciò doveva essere promosso dall'autorità divina: e invece si legge [ 1 Re 11,29ss ] che il Signore così dispose mediante il profeta Achia di Silo.

4. Come i sacerdoti sono istituiti a utilità del popolo per quanto riguarda le cose di Dio, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 5,1 ], così i principi sono istituiti a utilità del popolo per ciò che riguarda le cose umane.

Ma ai sacerdoti e ai leviti, di cui si parla nella legge, vengono assegnati dei proventi per vivere: cioè le decime, le primizie e molte altre cose del genere.

Perciò si doveva provvedere ugualmente al sostentamento dei principi del popolo; specialmente se si riflette che ad essi era proibito di accettare donativi, come è scritto nell'Esodo [ Es 23,8 ]: « Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte anche le parole dei giusti ».

5. Come il regno è il regime più eccellente, così la tirannide ne è la peggiore corruzione.

Ma il Signore nell'istituire il re gli diede un potere tirannico, poiché nella Scrittura [ 1 Sam 8,11ss ] si legge: « Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli », ecc.

Quindi la legge non provvide saggiamente riguardo all'ordinamento dei principi.

In contrario:

Il popolo di Israele viene lodato nella Scrittura per la bellezza del suo ordinamento [ Nm 24,5 ]: « Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! ».

Ma la bellezza dell'ordinamento di un popolo dipende dalla nomina di buoni principi.

Quindi il popolo fu ben ordinato dalla legge per quanto riguardava i principi.

Dimostrazione:

Riguardo al buon ordinamento dei governanti, in una città o in una nazione, si devono tener presenti due cose.

La prima è che tutti in qualche modo partecipino al governo: così infatti si conserva la pace nel popolo, e tutti si sentono impegnati ad amare e a difendere tale ordinamento, come nota Aristotele [ Polit. 2,6 ].

La seconda deriva dalla particolare specie di regime o di governo.

Ora, come insegna il Filosofo [ Polit. 3,5 ], esistono diverse specie di governo, ma le migliori sono: la monarchia, in cui si ha il dominio di uno solo, onestamente esercitato, e l'aristocrazia, cioè il dominio degli ottimati, in cui si ha l'onesto governo di pochi.

Perciò il miglior ordinamento di governo si trova in quella città o in quel regno in cui uno solo presiede su tutti nell'onestà, mentre sotto di lui presiedono altri uomini eminenti nella virtù; e tuttavia il governo impegna tutti, sia perché tutti possono essere eletti, sia perché tutti possono eleggere.

E questa è la migliore forma di governo politico, poiché in essa si integrano la monarchia, in quanto c'è la presidenza di un solo, l'aristocrazia, in quanto molti uomini eminenti in virtù vi comandano, e la democrazia, cioè il potere popolare, in quanto tra il popolo stesso si possono scegliere i principi, e al popolo spetta la loro elezione.

E questo fu il regime istituito dalla legge divina.

Infatti Mosè e i suoi successori governavano il popolo quasi presiedendo da soli su tutti, il che equivale a una specie di monarchia.

Però venivano eletti, secondo il merito della virtù, settantadue anziani: « Allora presi i capi delle vostre tribù, uomini saggi e stimati, e li stabilii sopra di voi » [ Dt 1,15 ].

E questo era proprio di un regime aristocratico.

Apparteneva invece a un regime democratico il fatto che venissero scelti di mezzo a tutto il popolo, poiché sta scritto [ Es 18,21 ]: « Sceglierai di fra tutto il popolo uomini integri », ecc.; e il fatto che li eleggesse il popolo: « Sceglietevi nelle vostre tribù uomini saggi », ecc. [ Dt 1,13 ].

Perciò è evidente che l'ordinamento riguardo ai principi istituito dalla legge era il migliore.

Analisi delle obiezioni:

1. Il popolo ebraico era governato sotto la speciale cura di Dio: nel Deuteronomio [ Dt 7,6 ] infatti si legge: « Il Signore tuo Dio ti ha scelto perché fossi il suo popolo privilegiato ».

Quindi il Signore riservò a sé l'istituzione del principe supremo.

E questo fu l'oggetto della preghiera di Mosè [ Nm 27,16 ]: « Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo », ecc.

E così dopo Mosè fu istituito Giosuè come capo, per ordine di Dio; e di ogni giudice succeduto a Giosué si legge [ Gdc 3,9s. e 15 ] che Dio « suscitò loro un liberatore », e che « lo Spirito del Signore era su di essi ».

Quindi il Signore non lasciò al popolo nemmeno la scelta del re, ma la riservò a se stesso, come appare nel Deuteronomio [ Dt 17,15 ]: « Costituirai sopra di te come re colui che il Signore tuo Dio avrà scelto ».

2. La monarchia è l'ordinamento politico migliore, se non si guasta.

Ma per il grande potere che viene concesso al re, facilmente la monarchia degenera in tirannide, a meno che non sia perfetta la virtù di colui al quale tale potere viene concesso: poiché, come nota il Filosofo [ Ethic. 4,3 ], soltanto l'uomo virtuoso sa ben sopportare la buona fortuna.

Ora, la virtù perfetta è di pochi; e d'altra parte gli ebrei erano particolarmente crudeli e portati all'avarizia, avendo cioè quei vizi che più spingono gli uomini alla tirannide.

Così il Signore in principio non istituì per essi un re con pieni poteri, ma un giudice e un governante che li difendesse.

In seguito però, quasi sdegnato, concesse loro un re, dietro domanda del popolo; come è evidente dalla risposta data a Samuele [ 1 Sam 8,7 ]: «Non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi ».

Tuttavia determinò fin da principio [ Dt 17,14ss ] l'istituzione del re, e prima di tutto il modo di eleggerlo.

E a questo proposito determinò due cose: che aspettassero, per eleggerlo, il responso del Signore, e che non eleggessero un re di un'altra nazione, poiché tali re di solito non amano il popolo su cui comandano, e quindi non lo prendono a cuore.

- Secondo, determinò come i re istituiti debbano regolarsi nei doveri verso se stessi: vale a dire ordinò che non moltiplicassero i carri, i cavalli e le mogli, e che non raccogliessero immense ricchezze: poiché per la brama di queste cose i principi degenerano nella tirannide, e abbandonano la giustizia.

Determinò pure come si dovevano comportare verso Dio: cioè che leggessero e meditassero la legge del Signore, e vivessero sempre nel suo timore e nella sua obbedienza.

- Inoltre determinò come dovevano comportarsi verso i loro sudditi: vale a dire che non dovevano disprezzarli né opprimerli, né mai scostarsi dalla giustizia.

3. La divisione del regno e il moltiplicarsi dei re furono imposti al popolo ebraico più come castighi per le sue ribellioni, e specialmente per quelle promosse contro il giusto regno di Davide, che come un vantaggio.

Infatti in Osea [ Os 13,11 ] si legge: « Ti ho dato un re nella mia ira »; e ancora [ Os 8,4 ]: « Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa ».

4. I sacerdoti venivano deputati agli uffici sacri per successione dinastica.

E ciò perché fossero più rispettati, non potendo chiunque divenire sacerdote: e tale onore si rifletteva sul culto divino.

Era quindi necessario stabilire dei proventi, sia con le decime che con le primizie, per cui essi potessero vivere.

Invece i principi, come si è detto [ nel corpo ], venivano presi da tutto il popolo, e quindi avevano i loro possessi per vivere.

Inoltre il Signore proibiva anche al re di eccedere nelle ricchezze e nel lusso: sia perché così non sarebbe stato facile degenerare nella superbia e nella tirannide, sia perché, essendo i principi non molto ricchi, e il loro governo laborioso e pieno di impegni, questo non sarebbe stato molto agognato dal resto del popolo, togliendosi così un motivo di sedizione.

5. Questo diritto non era concesso al re per istituzione divina, ma indica piuttosto un'usurpazione dei re, i quali stabilirono per sé dei diritti esorbitanti, finendo nella tirannide e depredando i sudditi.

Il che è evidente dalla finale di quel passo [ 1 Sam 8,17 ]: « Voi stessi diventerete suoi schiavi ».

E questo è proprio della tirannide, poiché i tiranni comandano ai loro sudditi come a degli schiavi.

Perciò Samuele faceva tali raccomandazioni per stornarli dal chiedere un re, come è evidente dal seguito [ 1 Sam 8,19 ]: « Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce ».

- Tuttavia può capitare che anche un buon re, alieno dalla tirannide, prenda i figli e li costituisca tribuni e centurioni, e riceva dai sudditi molte altre cose, per provvedere al bene comune.

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