Cristo

B 4

Cristo, Figlio di Dio ( B )

Rif.

Se il titolo di Figlio di Dio non ha, nel contesto ebraico, una risonanza diretta di filiazione divina,
B 3
tuttavia, insistendo sulle relazioni tra Dio e l'eletto, questo titolo prepara meravigliosamente le vie ad una rivelazione esplicita della filiazione divina di Cristo.
Effettivamente, in molte applicazioni di questo titolo si inserisce chiaramente questa affermazione.
La filiazione divina, d'altra parte, è comprovata indipendentemente da questo titolo.
Notiamo, inoltre, una certa reticenza di Cristo nell'usare il titolo di Figlio di Dio.
Egli preferisce chiaramente Figlio dell'Uomo,
B 2
più rievocatore della sua missione di sofferenza.
Gli ripugna affidare troppo il segreto della sua filiazione a ciò che è solo carne e sangue.

Testi

Rilievi

Rif.

Mt 16,17
Gv 6,69
Alla professione di fede nella messianità di Cristo, gli apostoli hanno certamente unito una professione di fede nella sua filiazione divina.
Tuttavia Matteo unisce in un'unica formula le due confessioni distinte.
Si noti la necessità di una rivelazione per professare questa fede.

Mt 11,27
Passo di ispirazione giovannea, tanto che si è dubitato della autenticità in Matteo.
Bisognerebbe ritorcere l'argomento: il fatto che i sinottici, poco preparati a capire il tema dell'unità del Padre e del Figlio, abbiano trasmesso una parola di Cristo, senza forse comprenderne tutto il valore, è garanzia di autenticità.

Mc 13,32
Questa parola presuppone l'unità totale tra il Padre e il Figlio, esclusa la questione temporale della fine dei tempi, che Cristo, come uomo, ignora.

Mc 12,1-8
Senza essere assolutamente esplicito, il significato di "Figlio" in questa parabola va comunque oltre il senso dell'espressione ebraica tradizionale "Figlio di Dio".
B 104

Gv 5,17-20
Gv 10,14-15
Gv 15,13-15
Prove della filiazione di Cristo a partire dalla conoscenza reciproca.
E 44

Gv 17,1-5
Gv 12,20-28
Gv 13,31-32
Identica prova a partire dalla compartecipazione della gloria.
A 29

Mt 6,1.6.8.9
Cristo parlerà di suo Padre; dirà ai suoi apostoli: vostro Padre; ma non dirà mai: nostro Padre.
Ciò indica che egli è cosciente che la sua filiazione si trova su un piano diverso dal nostro.

At 8,36-38
Mt 28,19
1 Gv 4,15
1 Gv 2,23
Rm 1,3-4
Eb 4,14
Soprattutto dopo la risurrezione la fede nella filiazione divina di Cristo diventa necessaria e costituisce forse la più antica professione di fede battesimale.
D 13
Si noti il carattere tardivo di At 8,36.

Rm 8,32
Gal 4,4
1 Cor 15,28
Quando Paolo parla di filiazione divina, non dimentica le antiche origini ebraiche di tale espressione e sottolinea ancora, nel contesto, l'obbedienza, la missione, la sottomissione contenute in tale espressione.
B 3

Mt 1,18-25
Lc 1,26-38
Un modo di esprimere la filiazione divina di Cristo sarà narrare la sua nascita verginale.

Gv 4,34
Gv 5,30,17-20
Gv 7,16
Gv 8,28-29
Per Giovanni il fatto di tale filiazione sta alla base delle sue meditazioni.
Ma si nota che è a partire dall'unità delle volontà ( dunque antica accezione del "Figlio di Dio" ) che Giovanni giunge all'unità delle nature.
Si noti in Giovanni 5, che gli Ebrei capiscono molto bene che Cristo, chiamandolo Dio suo Padre, intende assumere qualcosa di più d'un titolo indicante l'unità nell'agire ( come è nell'A.T. ): vale a dire l'unità in una natura eguale.

Gv 8,42
Gv 16,28-30
Idea del Figlio "uscito" dal Padre e che ritorna al Padre.

Gv 8,16
Gv 10,30.38
Gv 16,32
Il Padre non agisce solo per mezzo di lui, ma lui e con lui, segno dell'unità di natura e non solo dell'unità di azione.

Gv 5
Gv 8
Le due grandi discussioni con gli Ebrei sulla pretesa di Cristo alla filiazione divina.
A 2
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