Verbum Domini

Indice

Seconda parte

Verbum in ecclesia

« A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio » ( Gv 1,12 )

La Parola di Dio e la Chiesa

La Chiesa accoglie la Parola

50. Il Signore pronuncia la sua Parola perché venga accolta da coloro che sono stati creati proprio « per mezzo » dello stesso Verbo.

« Venne tra i suoi » ( Gv 1,11 ): la Parola non ci è originariamente estranea e la creazione è stata voluta in un rapporto di familiarità con la vita divina.

Il Prologo del quarto Vangelo ci pone di fronte anche al rifiuto nei confronti della divina Parola da parte dei « suoi » che « non l'hanno accolto » ( Gv 1,11 ).

Non accoglierlo vuol dire non ascoltare la sua voce, non conformarsi al Logos.

Invece, là dove l'uomo, pur fragile e peccatore, si apre sinceramente all'incontro con Cristo, inizia una trasformazione radicale: « a quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio » ( Gv 1,12 ).

Accogliere il Verbo vuol dire lasciarsi plasmare da Lui, così da essere, per la potenza dello Spirito Santo, resi conformi a Cristo, al « Figlio unigenito che viene dal Padre » ( Gv 1,14 ).

È l'inizio di una nuova creazione, nasce la creatura nuova, un popolo nuovo.

Quelli che credono, ossia coloro che vivono l'obbedienza della fede, « da Dio sono stati generati » ( Gv 1,13 ), vengono resi partecipi della vita divina: figli nel Figlio ( cfr Gal 4,5-6; Rm 8,14-17 ).

Dice suggestivamente sant'Agostino commentando questo passo nel Vangelo di Giovanni: « per mezzo del Verbo sei stato fatto, ma è necessario che per mezzo del Verbo tu venga rifatto ».174

Qui vediamo delinearsi il volto della Chiesa, come realtà definita dall'accoglienza del Verbo di Dio che facendosi carne è venuto a porre la sua tenda tra noi ( cfr Gv 1,14 ).

Questa dimora di Dio tra gli uomini, questa shekinah ( cfr Es 26,1 ), prefigurata nell'Antico Testamento, si compie ora nella presenza definitiva di Dio con gli uomini in Cristo.

Contemporaneità di Cristo nella vita della Chiesa

51. Il rapporto tra Cristo, Parola del Padre, e la Chiesa non può essere compreso nei termini di un evento semplicemente passato, ma si tratta di una relazione vitale in cui ciascun fedele è chiamato ad entrare personalmente.

Parliamo infatti della presenza della Parola di Dio a noi oggi: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo » ( Mt 28,20 ).

Come ha affermato il Papa Giovanni Paolo II: « La contemporaneità di Cristo all'uomo di ogni tempo si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa.

Per questo il Signore promise ai suoi discepoli lo Spirito Santo, che avrebbe loro "ricordato" e fatto comprendere i suoi comandamenti ( cfr Gv 14,26 ) e sarebbe stato il principio sorgivo di una vita nuova nel mondo ( cfr Gv 3,5-8; Rm 8,1-13 ) ».175

La Costituzione dogmatica Dei Verbum esprime questo mistero nei termini biblici di un dialogo nuziale: « Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza ( cfr Col 3,16 ) ».176

La Sposa di Cristo, maestra di ascolto, anche oggi ripete con fede: « Parla, o Signore, che la tua Chiesa ti ascolta ».177

Per questo la Costituzione dogmatica Dei Verbum inizia dicendo: « In religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia, il santo Concilio … ».178

Si tratta in effetti di una definizione dinamica della vita della Chiesa: « Sono parole con le quali il Concilio indica un aspetto qualificante della Chiesa: essa è una comunità che ascolta ed annuncia la Parola di Dio.

La Chiesa non vive di se stessa ma del Vangelo e dal Vangelo sempre e nuovamente trae orientamento per il suo cammino.

È una annotazione che ogni cristiano deve raccogliere ed applicare a se stesso: solo chi si pone innanzitutto in ascolto della Parola può poi diventarne annunciatore ».179

Nella Parola di Dio proclamata ed ascoltata e nei Sacramenti, Gesù dice oggi, qui e adesso, a ciascuno: « Io sono tuo, mi dono a te »; perché l'uomo possa accogliere e rispondere, e dire a sua volta: « Io sono tuo ».180

La Chiesa appare così l'ambito nel quale per grazia possiamo fare esperienza di ciò che narra il Prologo di Giovanni: « a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio » ( Gv 1,12 ).

Liturgia, luogo privilegiato della Parola di Dio

La Parola di Dio nella sacra liturgia

52. Considerando la Chiesa come « casa della Parola »,181 si deve innanzitutto porre attenzione alla sacra liturgia.

È questo infatti l'ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo, che ascolta e risponde.

Ogni azione liturgica è per natura sua intrisa di sacra Scrittura.

Come afferma la Costituzione Sacrosanctum Concilium, « nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema.

Da essa infatti si attingono le letture che vengono poi spiegate nell'omelia e i salmi che si cantano; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preghiere, le orazioni e i carmi liturgici; da essa infine prendono significato le azioni e i simboli liturgici ».182

Più ancora, si deve dire che Cristo stesso « è presente nella sua parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura ».183

In effetti, « la celebrazione liturgica diventa una continua, piena ed efficace proclamazione della parola di Dio.

Pertanto la parola di Dio, costantemente annunziata nella liturgia, è sempre viva ed efficace per la potenza dello Spirito Santo, e manifesta quell'amore operante del Padre che giammai cessa di operare verso tutti gli uomini ».184

La Chiesa, infatti, ha sempre mostrato la consapevolezza che nell'azione liturgica la Parola di Dio si accompagna all'intima azione dello Spirito Santo che la rende operante nel cuore dei fedeli.

In realtà è grazie al Paraclito che « la parola di Dio diventa fondamento dell'azione liturgica, norma e sostegno di tutta la vita.

L'azione dello stesso Spirito Santo … a ciascuno suggerisce nel cuore tutto ciò che nella proclamazione della parola di Dio viene detto per l'intera assemblea dei fedeli, e mentre rinsalda l'unità di tutti, favorisce anche la diversità dei carismi e ne valorizza la molteplice azione ».185

Pertanto, occorre comprendere e vivere il valore essenziale dell'azione liturgica per la comprensione della Parola di Dio.

In un certo senso, l'ermeneutica della fede riguardo alla sacra Scrittura deve sempre avere come punto di riferimento la liturgia, dove la Parola di Dio è celebrata come parola attuale e vivente: « La Chiesa segue fedelmente nella liturgia quel modo di leggere e di interpretare le sacre Scritture, a cui ricorse Cristo stesso, che a partire dall''oggi' del suo evento esorta a scrutare tutte le Scritture ».186

Qui appare anche la sapiente pedagogia della Chiesa che proclama e ascolta la sacra Scrittura seguendo il ritmo dell'anno liturgico.

Questo distendersi della Parola di Dio nel tempo avviene in particolare nella celebrazione eucaristica e nella Liturgia delle Ore.

Al centro di tutto risplende il Mistero Pasquale, al quale si collegano tutti i misteri di Cristo e della storia della salvezza che si attualizzano sacramentalmente: « Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa [ la Chiesa ] apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza ».187

Esorto quindi i Pastori della Chiesa e gli operatori pastorali a fare in modo che tutti i fedeli siano educati a gustare il senso profondo della Parola di Dio che si dispiega nella liturgia durante l'anno, mostrando i misteri fondamentali della nostra fede.

Da ciò dipende anche il giusto approccio alla sacra Scrittura.

Sacra Scrittura e Sacramenti

53. Affrontando il tema del valore della liturgia per la comprensione della Parola di Dio, il Sinodo dei Vescovi ha voluto sottolineare anche la relazione tra la sacra Scrittura e l'azione sacramentale.

È quanto mai opportuno approfondire il legame tra Parola e Sacramento, sia nell'azione pastorale della Chiesa che nella ricerca teologica.188

Certamente « la liturgia della Parola è un elemento decisivo nella celebrazione di ciascun sacramento della Chiesa »;189 tuttavia nella prassi pastorale non sempre i fedeli sono consapevoli di questo legame e colgono l'unità tra il gesto e la parola.

È « compito dei sacerdoti e dei diaconi, soprattutto quando amministrano i sacramenti, mettere in luce l'unità che Parola e Sacramento formano nel ministero della Chiesa ».190

Infatti, nella relazione tra Parola e gesto sacramentale si mostra in forma liturgica l'agire proprio di Dio nella storia mediante il carattere performativo della Parola stessa.

Nella storia della salvezza infatti non c'è separazione tra ciò che Dio dice e opera; la sua stessa Parola si presenta come viva ed efficace ( cfr Eb 4,12 ), come del resto lo stesso significato dell'espressione ebraica dabar indica.

Al medesimo modo, nell'azione liturgica siamo posti di fronte alla sua Parola che realizza ciò che dice.

Educando il Popolo di Dio a scoprire il carattere performativo della Parola di Dio nella liturgia, lo si aiuta anche a cogliere l'agire di Dio nella storia della salvezza e nella vicenda personale di ogni suo membro.

Parola di Dio ed Eucaristia

54. Quanto viene affermato in genere riguardo alla relazione tra Parola e Sacramenti si approfondisce quando ci riferiamo alla celebrazione eucaristica.

Del resto, l'intima unità fra Parola ed Eucaristia è radicata nella testimonianza scritturistica ( cfr Gv 6; Lc 24 ), attestata dai Padri della Chiesa e riaffermata dal Concilio Vaticano II.191

A questo proposito pensiamo al grande discorso di Gesù sul pane di vita nella sinagoga di Cafarnao ( cfr Gv 6,22-69 ), che ha in sottofondo il confronto tra Mosé e Gesù, tra colui che parlò faccia a faccia con Dio ( cfr Es 33,11 ) e colui che ha rivelato Dio ( cfr Gv 1,18 ).

Il discorso sul pane, infatti, richiama il dono di Dio, che Mosè ottenne per il suo popolo con la manna nel deserto e che in realtà è la Torah, la Parola di Dio che fa vivere ( cfr Sal 119; Pr 9,5 ).

Gesù porta a compimento in se stesso la figura antica: « Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo … Io sono il pane della vita » ( Gv 6,33-35 ).

Qui « la Legge è diventata persona.

Nell'incontro con Gesù ci nutriamo, per così dire, dello stesso Dio vivente, mangiamo davvero "il pane dal cielo" ».192

Nel discorso di Cafarnao si approfondisce il Prologo di Giovanni: se là il Logos di Dio diventa carne, qui questa carne diventa « pane » donato per la vita del mondo ( cfr Gv 6,51 ), alludendo così al dono che Gesù farà di se stesso nel mistero della croce, confermato dall'affermazione sul suo sangue dato da « bere » ( cfr Gv 6,53 ).

In tal modo nel mistero dell'Eucaristia si mostra quale sia la vera manna, il vero pane del cielo: è il Logos di Dio fattosi carne, che ha donato se stesso per noi nel Mistero Pasquale.

Il racconto di Luca sui discepoli di Emmaus ci permette un'ulteriore riflessione sul legame tra l'ascolto della Parola e lo spezzare il pane ( cfr Lc 24,13-35 ).

Gesù si fece loro incontro nel giorno dopo il sabato, ascoltò le espressioni della loro speranza delusa e, diventando compagno di cammino, « spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui » ( Lc 24,27 ).

I due discepoli iniziano a guardare in un modo nuovo le Scritture insieme a questo viandante che si manifesta così inaspettatamente familiare alla loro vita.

Ciò che è accaduto in quei giorni non appare più come fallimento, ma come compimento e nuovo inizio.

Tuttavia, anche queste parole non sembrano ancora sufficienti ai due discepoli.

Il Vangelo di Luca ci dice che « si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero » ( Lc 24,31 ) solo quando Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, mentre prima « i loro occhi erano impediti a riconoscerlo » ( Lc 24,16 ).

La presenza di Gesù, dapprima con le parole, poi con il gesto di spezzare il pane, ha reso possibile ai discepoli il riconoscerLo, ed essi possono risentire in modo nuovo quanto avevano già vissuto precedentemente con Lui: « Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture? » ( Lc 24,32 ).

55. Da questi racconti emerge come la Scrittura stessa orienti a cogliere il suo nesso indissolubile con l'Eucaristia.

« Si deve quindi sempre tener presente che la parola di Dio, dalla Chiesa letta e annunziata nella liturgia, porta in qualche modo, come al suo stesso fine, al sacrificio dell'alleanza e al convito della grazia, cioè all'Eucaristia ».193

Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l'una senza l'altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell'evento eucaristico.

L'Eucaristia ci apre all'intelligenza della sacra Scrittura, così come la sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico.

In effetti, senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell'Eucaristia, l'intelligenza della Scrittura rimane incompiuta.

Per questo « alla parola di Dio e al mistero eucaristico la Chiesa ha tributato e sempre e dappertutto ha voluto e stabilito che si tributasse la stessa venerazione, anche se non lo stesso culto.

Mossa dall'esempio del suo fondatore, essa non ha mai cessato di celebrare il mistero pasquale, riunendosi insieme per leggere 'in tutte le Scritture ciò che a lui si riferiva' ( Lc 24,27 ), e attualizzare, con il memoriale del Signore e i sacramenti, l'opera della salvezza ».194

La sacramentalità della Parola

56. Con il richiamo al carattere performativo della Parola di Dio nell'azione sacramentale e l'approfondimento della relazione tra Parola ed Eucaristia, siamo portati ad inoltrarci in un tema significativo, emerso durante l'Assemblea del Sinodo, riguardante la sacramentalità della Parola.195

È utile a questo proposito ricordare che il Papa Giovanni Paolo II aveva fatto riferimento « all'orizzonte sacramentale della Rivelazione e, in particolare, al segno eucaristico dove l'unità inscindibile tra la realtà e il suo significato permette di cogliere la profondità del mistero ».196

Da qui comprendiamo che all'origine della sacramentalità della Parola di Dio sta propriamente il mistero dell'incarnazione: « il Verbo si fece carne » ( Gv 1,14 ), la realtà del mistero rivelato si offre a noi nella « carne » del Figlio.

La Parola di Dio si rende percepibile alla fede attraverso il « segno » di parole e di gesti umani.

La fede, dunque, riconosce il Verbo di Dio accogliendo i gesti e le parole con i quali Egli stesso si presenta a noi.

L'orizzonte sacramentale della Rivelazione indica, pertanto, la modalità storico-salvifica con la quale il Verbo di Dio entra nel tempo e nello spazio, diventando interlocutore dell'uomo, chiamato ad accogliere nella fede il suo dono.

La sacramentalità della Parola si lascia così comprendere in analogia alla presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino consacrati.197

Accostandoci all'altare e prendendo parte al banchetto eucaristico noi comunichiamo realmente al corpo e al sangue di Cristo.

La proclamazione della Parola di Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso ad essere presente e a rivolgersi a noi198 per essere accolto.

Sull'atteggiamento da avere sia nei confronti dell'Eucaristia, che della Parola di Dio, san Girolamo afferma: « Noi leggiamo le sante Scritture.

Io penso che il Vangelo è il Corpo di Cristo; io penso che le sante Scritture sono il suo insegnamento.

E quando egli dice: Chi non mangerà la mia carne e berrà il mio sangue ( Gv 6,53 ), benché queste parole si possano intendere anche del Mistero [ eucaristico ], tuttavia il corpo di Cristo e il suo sangue è veramente la parola della Scrittura, è l'insegnamento di Dio.

Quando ci rechiamo al Mistero [ eucaristico ], se ne cade una briciola, ci sentiamo perduti.

E quando stiamo ascoltando la Parola di Dio, e ci viene versata nelle orecchie la Parola di Dio e la carne di Cristo e il suo sangue, e noi pensiamo ad altro, in quale grande pericolo non incappiamo? ».199

Cristo, realmente presente nelle specie del pane e del vino, è presente, in modo analogo, anche nella Parola proclamata nella liturgia.

Approfondire il senso della sacramentalità della Parola di Dio, dunque, può favorire una comprensione maggiormente unitaria del mistero della Rivelazione in « eventi e parole intimamente connessi »,200 giovando alla vita spirituale dei fedeli e all'azione pastorale della Chiesa.

La sacra Scrittura e il Lezionario

57. Sottolineando il nesso tra Parola ed Eucaristia, il Sinodo ha voluto giustamente richiamare anche alcuni aspetti della celebrazione inerenti al servizio della Parola.

Vorrei fare riferimento innanzitutto all'importanza del Lezionario.

La riforma voluta dal Concilio Vaticano II201 ha mostrato i suoi frutti arricchendo l'accesso alla sacra Scrittura che viene offerta in abbondanza, soprattutto nelle liturgie domenicali.

L'attuale struttura, oltre a presentare frequentemente i testi più importanti della Scrittura, favorisce la comprensione dell'unità del piano divino, mediante la correlazione tra le letture dell'Antico e del Nuovo Testamento, « incentrata in Cristo e nel suo mistero pasquale ».202

Talune difficoltà che permangono nel cogliere le relazioni tra le letture dei due Testamenti devono essere considerate alla luce della lettura canonica, ossia dell'unità intrinseca di tutta la Bibbia.

Là dove se ne riscontra la necessità, gli organi competenti possono provvedere alla pubblicazione di sussidi che facilitino a comprendere il nesso tra le letture proposte dal Lezionario, le quali devono essere tutte proclamate all'assemblea liturgica, come previste dalla liturgia del giorno.

Eventuali altri problemi e difficoltà vengano segnalati alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che l'attuale Lezionario del rito latino ha anche un significato ecumenico, in quanto viene utilizzato ed apprezzato anche da confessioni non ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica.

In modo differente si pone il problema del Lezionario nelle liturgie delle Chiese Cattoliche Orientali, che il Sinodo chiede sia « preso autorevolmente in esame »203 secondo la tradizione propria e le competenze delle Chiese sui iuris e tenendo conto, anche qui, del contesto ecumenico.

Proclamazione della Parola e ministero del lettorato

58. Già nell'Assemblea sinodale sull'Eucaristia era stata chiesta una maggior cura della proclamazione della Parola di Dio.204

Come è noto, mentre il Vangelo è proclamato dal sacerdote o dal diacono, la prima e la seconda lettura nella tradizione latina vengono proclamate dal lettore incaricato, uomo o donna.

Vorrei qui farmi voce dei Padri sinodali che anche in questa circostanza hanno sottolineato la necessità di curare con una formazione adeguata205 l'esercizio del munus di lettore nella celebrazione liturgica206 ed in modo particolare il ministero del lettorato, che, come tale, nel rito latino, è ministero laicale.

È necessario che i lettori incaricati di tale ufficio, anche se non ne avessero ricevuta l'istituzione, siano veramente idonei e preparati con impegno.

Tale preparazione deve essere sia biblica e liturgica, che tecnica: « La formazione biblica deve portare i lettori a saper inquadrare le letture nel loro contesto e a cogliere il centro dell'annunzio rivelato alla luce della fede.

La formazione liturgica deve comunicare ai lettori una certa facilità nel percepire il senso e la struttura della liturgia della Parola e le motivazioni del rapporto fra la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica.

La preparazione tecnica deve rendere i lettori sempre più idonei all'arte di leggere in pubblico, sia a voce libera, sia con l'aiuto dei moderni strumenti di amplificazione ».207

L'importanza dell'omelia

59. « Diversi sono i compiti e gli uffici che spettano a ciascuno riguardo alla Parola di Dio: ai fedeli spetta l'ascoltarla e il meditarla; l'esporla invece spetta soltanto a coloro che, in forza della sacra ordinazione, hanno il compito magisteriale, o a coloro ai quali viene affidato l'esercizio di questo ministero »,208 vale a dire Vescovi, presbiteri e diaconi.

Da qui si comprende l'attenzione che nel Sinodo è stata data al tema dell'omelia.

Già nell'Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, avevo ricordato che « in relazione all'importanza della Parola di Dio si pone la necessità di migliorare la qualità dell'omelia.

Essa infatti "è parte dell'azione liturgica"; ha il compito di favorire una più piena comprensione ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli ».209

L'omelia costituisce un'attualizzazione del messaggio scritturistico, in modo tale che i fedeli siano indotti a scoprire la presenza e l'efficacia della Parola di Dio nell'oggi della propria vita.

Essa deve condurre alla comprensione del mistero che si celebra, invitare alla missione, disponendo l'assemblea alla professione di fede, alla preghiera universale e alla liturgia eucaristica.

Di conseguenza, coloro che per ministero specifico sono deputati alla predicazione abbiano veramente a cuore questo compito.

Si devono evitare omelie generiche ed astratte, che occultino la semplicità della Parola di Dio, come pure inutili divagazioni che rischiano di attirare l'attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico.

Deve risultare chiaro ai fedeli che ciò che sta a cuore al predicatore è mostrare Cristo, che deve essere al centro di ogni omelia.

Per questo occorre che i predicatori abbiano confidenza e contatto assiduo con il testo sacro;210 si preparino per l'omelia nella meditazione e nella preghiera, affinché predichino con convinzione e passione.

L'Assemblea sinodale ha esortato che si tengano presenti le seguenti domande: « Che cosa dicono le letture proclamate?

Che cosa dicono a me personalmente?

Che cosa devo dire alla comunità, tenendo conto della sua situazione concreta? ».211

Il predicatore deve lasciarsi « interpellare per primo dalla Parola di Dio che annuncia »,212 perché, come dice sant'Agostino: « È indubbiamente senza frutto chi predica all'esterno la parola di Dio e non ascolta nel suo intimo ».213

Si curi con particolare attenzione l'omelia domenicale e nelle solennità; ma non si trascuri anche durante la settimana nelle Messe cum populo, quando possibile, di offrire brevi riflessioni, appropriate alla situazione, per aiutare i fedeli ad accogliere e rendere feconda la Parola ascoltata.

Opportunità di un Direttorio omiletico

60. Predicare in modo adeguato in riferimento al Lezionario è veramente un'arte che deve essere coltivata.

Pertanto, in continuità con quanto richiesto nel precedente Sinodo,214 chiedo alle autorità competenti che, in relazione al Compendio eucaristico,215 si pensi anche a strumenti e sussidi adeguati per aiutare i ministri a svolgere nel modo migliore il loro compito, come ad esempio un Direttorio sull'omelia, cosicché i predicatori possano trovare in esso un aiuto utile per prepararsi nell'esercizio del ministero.

Come ci ricorda san Girolamo, poi, la predicazione deve essere accompagnata dalla testimonianza della propria vita: « Le tue azioni non smentiscano le tue parole, perché non succeda che, quando tu predichi in chiesa, qualcuno nel suo intimo commenti: "Perché dunque proprio tu non agisci così?".

… Nel sacerdote di Cristo la mente e la parola si devono accordare ».216

Parola di Dio, Riconciliazione e Unzione degli infermi

61. Se al centro della relazione tra Parola di Dio e Sacramenti sta indubbiamente l'Eucaristia, tuttavia è bene sottolineare l'importanza della sacra Scrittura anche negli altri Sacramenti, in particolare quelli di guarigione: ossia il sacramento della Riconciliazione o della Penitenza, e il sacramento dell'Unzione degli infermi.

Spesso il riferimento alla sacra Scrittura in questi Sacramenti viene trascurato.

È necessario, invece, che ad essa venga dato lo spazio che le spetta.

Infatti, non si deve mai dimenticare che « la Parola di Dio è parola di riconciliazione perché in essa Dio riconcilia a sé tutte le cose ( cfr 2 Cor 5,18-20; Ef 1,10 ).

Il perdono misericordioso di Dio, incarnato in Gesù, rialza il peccatore ».217

La Parola di Dio « illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gl'infonde fiducia nella misericordia di Dio ».218

Affinché si approfondisca la forza riconciliatrice della Parola di Dio si raccomanda che il singolo penitente si prepari alla confessione meditando un brano adatto della sacra Scrittura e possa iniziare la confessione mediante la lettura o l'ascolto di una ammonizione biblica, secondo quanto previsto dal proprio rito.

Nel manifestare la sua contrizione, poi, è bene che il penitente usi « una formula composta di espressioni della sacra Scrittura »,219 prevista dal rito.

Quando possibile, è bene che, in particolari momenti dell'anno o quando se ne presenti l'opportunità, la confessione individuale da parte di più penitenti avvenga all'interno di celebrazioni penitenziali, come previsto dal rituale, nel rispetto delle diverse tradizioni liturgiche, in cui poter dare ampio spazio alla celebrazione della Parola con l'uso di letture appropriate.

Anche per quanto riguarda il Sacramento dell'Unzione degli infermi, non si dimentichi che « la forza sanante della Parola di Dio è un appello vivo ad una costante conversione personale nell'ascoltatore stesso ».220

La sacra Scrittura contiene numerose pagine di conforto, sostegno e guarigione dovuti all'intervento di Dio.

In particolare si ricordi la vicinanza di Gesù ai sofferenti e che Egli stesso, Verbo di Dio incarnato, si è caricato dei nostri dolori ed ha patito per amore dell'uomo, donando così senso alla malattia e al morire.

È bene che nelle parrocchie e soprattutto negli ospedali si celebri, secondo le circostanze, il Sacramento degli infermi in forma comunitaria.

Sia dato in queste occasioni ampio spazio alla celebrazione della Parola e si aiutino i fedeli infermi a vivere con fede la propria condizione di sofferenza, in unione al Sacrificio redentivo di Cristo che ci libera dal male.

Parola di Dio e Liturgia delle Ore

62. Tra le forme di preghiera che esaltano la sacra Scrittura si colloca indubbiamente la Liturgia delle Ore.

I Padri sinodali hanno affermato che essa costituisce « una forma privilegiata di ascolto della Parola di Dio perché mette in contatto i fedeli con la Sacra Scrittura e con la Tradizione viva della Chiesa ».221

Si deve innanzitutto ricordare la profonda dignità teologica ed ecclesiale di questa preghiera.

Infatti, « nella Liturgia delle Ore la Chiesa, esercitando l'ufficio sacerdotale del suo Capo, offre a Dio "incessantemente" ( 1 Ts 5,17 ) il sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome ( cfr Eb 13,15 ). Questa preghiera è "la voce della stessa Sposa che parla allo Sposo, anzi è la preghiera che Cristo, unito al suo Corpo, eleva al Padre" ».222

Il Concilio Vaticano II aveva affermato a questo proposito: « Tutti coloro, pertanto, che compiono questa preghiera, adempiono da una parte l'obbligo proprio della Chiesa e dall'altra partecipano al sommo onore della Sposa di Cristo perché, celebrando le lodi di Dio, stanno dinanzi al suo trono a nome della Madre Chiesa ».223

Nella Liturgia delle Ore, come preghiera pubblica della Chiesa, si mostra l'ideale cristiano di santificazione della giornata intera, ritmata dall'ascolto della Parola di Dio e dalla preghiera dei salmi, così che ogni attività trovi il suo punto di riferimento nella lode offerta a Dio.

Coloro che per il proprio stato di vita sono tenuti alla recita della Liturgia delle Ore vivano con fedeltà tale impegno a beneficio di tutta la Chiesa.

I Vescovi, i sacerdoti e i diaconi aspiranti al sacerdozio, che hanno ricevuto dalla Chiesa il mandato di celebrarla, hanno l'obbligo di assolvere ogni giorno tutte le Ore.224

Per quanto riguarda l'obbligatorietà di questa liturgia nelle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris si segua quanto indicato nel diritto proprio.225

Inoltre, incoraggio le comunità di vita consacrata ad essere esemplari nella celebrazione della Liturgia delle Ore, così da poter costituire un punto di riferimento e di ispirazione per la vita spirituale e pastorale di tutta la Chiesa.

Il Sinodo ha espresso il desiderio che si diffonda maggiormente nel Popolo di Dio questo tipo di preghiera, specialmente la recita delle Lodi e dei Vespri.

Tale incremento non potrà che aumentare tra i fedeli la familiarità con la Parola di Dio.

Si sottolinei anche il valore della Liturgia delle Ore prevista per i primi Vespri della Domenica e delle Solennità, in particolare per le Chiese Orientali cattoliche.

A tale scopo raccomando che, là dove sia possibile, le parrocchie e le comunità di vita religiosa favoriscano questa preghiera con la partecipazione dei fedeli.

Parola di Dio e Benedizionale

63. Anche nell'uso del Benedizionale si presti attenzione allo spazio previsto per la proclamazione, l'ascolto e la spiegazione della Parola di Dio, mediante brevi ammonimenti.

Infatti, il gesto della benedizione, nei casi previsti dalla Chiesa e quando richiesto dai fedeli, non è da isolare in se stesso, ma da rapportare nel grado proprio alla vita liturgica del Popolo di Dio.

In questo senso la benedizione, come vero segno sacro, « attinge senso ed efficacia dalla proclamazione della parola di Dio ».226

Pertanto, è importante utilizzare anche queste circostanze per riaccendere nei fedeli la fame e la sete di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ( cfr Mt 4,4 ).

Suggerimenti e proposte concrete per l'animazione liturgica

64. Dopo aver richiamato alcuni elementi fondamentali della relazione tra liturgia e Parola di Dio, desidero ora riassumere e valorizzare alcune proposte e suggerimenti raccomandati dai Padri sinodali per favorire nel Popolo di Dio una sempre maggiore familiarità con la Parola di Dio nell'ambito delle azioni liturgiche o comunque ad esse riferite.

a) Celebrazioni della Parola di Dio

65. I Padri sinodali hanno esortato tutti i Pastori a diffondere nelle comunità loro affidate i momenti di celebrazione della Parola:227 sono occasioni privilegiate di incontro con il Signore.

Per questo, una tale prassi non può che portare grande giovamento nei fedeli ed è da ritenersi elemento importante della pastorale liturgica.

Queste celebrazioni assumono particolare rilevanza in preparazione all'Eucaristia domenicale, così che i credenti abbiano la possibilità di inoltrarsi maggiormente nella ricchezza del Lezionario per meditare e pregare la sacra Scrittura, soprattutto nei tempi liturgici forti, Avvento e Natale, Quaresima e Pasqua.

La celebrazione della Parola di Dio è poi fortemente raccomandata in quelle comunità in cui, a causa della scarsità di sacerdoti, non è possibile celebrare il Sacrificio eucaristico nei giorni di precetto festivo.

Tenendo conto delle indicazioni già espresse nell'Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis circa le assemblee domenicali in attesa di sacerdote,228 raccomando che siano formulati dalle competenti autorità dei direttori rituali, valorizzando l'esperienza delle Chiese particolari.

In tal modo verranno favorite, in queste situazioni, celebrazioni della Parola che nutrano la fede dei credenti, evitando, però, che esse vengano confuse con le celebrazioni eucaristiche; « piuttosto dovrebbero essere occasioni privilegiate di preghiera a Dio perché mandi santi sacerdoti secondo il suo cuore ».229

Inoltre, i Padri sinodali hanno invitato a celebrare la Parola di Dio anche in occasione di pellegrinaggi, feste particolari, missioni al popolo, ritiri spirituali e giorni speciali di penitenza, riparazione e perdono.

Per quanto riguarda le diverse forme di pietà popolare, pur non essendo atti liturgici e non dovendo essere confuse con le celebrazioni liturgiche, tuttavia è bene che si ispirino ad esse e soprattutto diano spazio adeguato alla proclamazione e all'ascolto della Parola di Dio; infatti, « nella parola biblica la pietà popolare troverà una fonte inesauribile di ispirazione, insuperabili modelli di preghiera e feconde proposte tematiche ».230

b) La Parola e il silenzio

66. Non pochi interventi dei Padri sinodali hanno insistito sul valore del silenzio in relazione alla Parola di Dio e alla sua ricezione nella vita dei fedeli.231

Infatti, la parola può essere pronunciata e udita solamente nel silenzio, esteriore ed interiore.

Il nostro tempo non favorisce il raccoglimento e a volte si ha l'impressione che ci sia quasi timore a staccarsi, anche per un momento, dagli strumenti di comunicazione di massa.

Per questo è necessario oggi educare il Popolo di Dio al valore del silenzio.

Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa vuol dire anche riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore.

La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio232 e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio.

Le nostre liturgie devono facilitare questo ascolto autentico: Verbo crescente, verba deficiunt.233

Questo valore risplenda in particolare nella liturgia della Parola, che « deve essere celebrata in modo da favorire la meditazione ».234

Il silenzio, quando previsto, è da considerarsi « come parte della celebrazione ».235

Pertanto, esorto i Pastori a incoraggiare i momenti di raccoglimento, per mezzo dei quali, con l'aiuto dello Spirito Santo, la Parola di Dio viene accolta nel cuore.

c) Proclamazione solenne della Parola di Dio

67. Un altro suggerimento emerso dal Sinodo è stato di solennizzare, soprattutto in ricorrenze liturgiche rilevanti, la proclamazione della Parola, specialmente il Vangelo, utilizzando l'Evangeliario, recato processionalmente durante i riti iniziali e poi portato all'ambone dal diacono o da un sacerdote per la proclamazione.

In tal modo si aiuta il Popolo di Dio a riconoscere che « la lettura del Vangelo costituisce il culmine della stessa liturgia della Parola ».236

Seguendo le indicazioni contenute nell'Ordinamento delle letture della Messa, è bene valorizzare la proclamazione della Parola di Dio con il canto, in particolare il Vangelo, specie in determinate solennità.

Il saluto, l'annunzio iniziale: « Dal Vangelo … » e quello finale « Parola del Signore » sarebbe bene proferirli in canto per sottolineare l'importanza di ciò che viene letto.237

d) La Parola di Dio nel tempio cristiano

68. Per favorire l'ascolto della Parola di Dio non si devono trascurare quei mezzi che possono aiutare i fedeli ad una maggiore attenzione.

In questo senso è necessario che negli edifici sacri non si trascuri mai l'acustica, nel rispetto delle norme liturgiche e architettoniche.

« I vescovi, debitamente aiutati, abbiano cura nella costruzione delle chiese che queste siano luoghi adeguati alla proclamazione della Parola, alla meditazione e alla celebrazione eucaristica.

Gli spazi sacri anche al di fuori dell'azione liturgica siano eloquenti, presentando il mistero cristiano in relazione alla Parola di Dio ».238

Un'attenzione speciale va data all'ambone, come luogo liturgico da cui viene proclamata la Parola di Dio.

Esso deve essere collocato in un posto ben visibile, cui spontaneamente si rivolga l'attenzione dei fedeli durante la liturgia della Parola.

È bene che esso sia fisso, costituito come elemento scultoreo in armonia estetica con l'altare, così da rappresentare anche visivamente il senso teologico della duplice mensa della Parola e dell'Eucaristia.

Dall'ambone si proclamano le letture, il salmo responsoriale e il Preconio pasquale; ivi inoltre si possono tenere l'omelia e proferire la preghiera dei fedeli.239

I Padri sinodali, inoltre, suggeriscono che nelle chiese vi sia un posto di riguardo in cui collocare la sacra Scrittura anche al di fuori della celebrazione.240

È bene, infatti, che il libro che contiene la Parola di Dio abbia un posto visibile e di onore all'interno del tempio cristiano, tuttavia senza togliere la centralità che spetta al tabernacolo contenente il Santissimo Sacramento.241

e) Esclusività dei testi biblici nella liturgia

69. Il Sinodo ha inoltre vivamente ribadito quanto, peraltro, già stabilito dalla norma liturgica della Chiesa,242 che le letture tratte dalla sacra Scrittura non siano mai sostituite con altri testi, per quanto significativi dal punto di vista pastorale o spirituale: « nessun testo di spiritualità o di letteratura può raggiungere il valore e la ricchezza contenuta nella sacra Scrittura che è Parola di Dio ».243

Si tratta di una disposizione antica della Chiesa che va mantenuta.244

Di fronte ad alcuni abusi, già il Papa Giovanni Paolo II aveva richiamato l'importanza di non sostituire mai la sacra Scrittura con altre letture.245

Ricordiamo che anche il Salmo responsoriale è Parola di Dio, con la quale rispondiamo alla voce del Signore e per questo non deve essere sostituito da altri testi; mentre è assai opportuno poterlo eseguire in forma cantata.

f) Canto liturgico biblicamente ispirato

70. Nell'ambito della valorizzazione della Parola di Dio durante la celebrazione liturgica si tenga presente anche il canto nei momenti previsti dal proprio rito, favorendo quello di chiara ispirazione biblica che sappia esprimere, mediante l'accordo armonico delle parole e della musica, la bellezza della Parola divina.

In tal senso è bene valorizzare quei canti che la tradizione della Chiesa ci ha consegnato e che rispettano questo criterio.

Penso in particolare all'importanza del canto gregoriano.246

g) Particolare attenzione ai non vedenti e ai non udenti

71. In questo contesto vorrei anche ricordare che il Sinodo ha raccomandato un'attenzione particolare nei confronti di coloro che a causa delle proprie condizioni hanno problemi nella partecipazione attiva alla liturgia, come ad esempio i non vedenti e non udenti.

Per quanto possibile, incoraggio le comunità cristiane a provvedere con strumenti adeguati a venire incontro ai fratelli e sorelle che patiscono questa difficoltà, perché anche a loro sia data la possibilità di avere un contatto vivo con la Parola del Signore.247

La Parola di Dio nella vita ecclesiale

Incontrare la Parola di Dio nella sacra Scrittura

72. Se è vero che la liturgia è il luogo privilegiato per la proclamazione, l'ascolto e la celebrazione della Parola di Dio, è altrettanto vero che quest'incontro deve essere preparato nei cuori dei fedeli e soprattutto da questi approfondito ed assimilato.

Infatti, la vita cristiana è caratterizzata essenzialmente dall'incontro con Gesù Cristo che ci chiama a seguirLo.

Per questo il Sinodo dei Vescovi ha più volte ribadito l'importanza della pastorale nelle comunità cristiane come ambito proprio in cui percorrere un itinerario personale e comunitario nei confronti della Parola di Dio, così che questa sia veramente a fondamento della vita spirituale.

Insieme ai Padri sinodali esprimo il vivo desiderio affinché fiorisca « una nuova stagione di più grande amore per la sacra Scrittura da parte di tutti i membri del Popolo di Dio, cosicché dalla loro lettura orante e fedele nel tempo si approfondisca il rapporto con la persona stessa di Gesù ».248

Non mancano nella storia della Chiesa raccomandazioni da parte dei Santi sulla necessità di conoscere la Scrittura per crescere nell'amore di Cristo.

Questo è un dato particolarmente evidente nei Padri della Chiesa.

San Girolamo, grande « innamorato » della Parola di Dio, si domandava: « Come si potrebbe vivere senza la scienza delle Scritture, attraverso le quali si impara a conoscere Cristo stesso, che è la vita dei credenti? ».249

Era ben cosciente che la Bibbia è lo strumento « con cui ogni giorno Dio parla ai credenti ».250

Così egli consiglia la matrona romana Leta per l'educazione della figlia: « Assicurati che essa studi ogni giorno qualche passo della Scrittura …

Alla preghiera faccia seguire la lettura, e alla lettura la preghiera …

Che invece dei gioielli e dei vestiti di seta, essa ami i Libri divini ».251

Vale per noi quello che ancora san Girolamo scriveva al sacerdote Nepoziano: « Leggi con molta frequenza le divine Scritture; anzi, che il Libro Santo non sia mai deposto dalle tue mani.

Impara qui quello che tu devi insegnare ».252

Sull'esempio del grande Santo, che dedicò la vita allo studio della Bibbia e che donò alla Chiesa la sua traduzione latina, la cosiddetta Vulgata, e di tutti i Santi, che hanno posto al centro della loro vita spirituale l'incontro con Cristo, rinnoviamo il nostro impegno ad approfondire la Parola che Dio ha donato alla Chiesa; potremo tendere così a quella « misura alta della vita cristiana ordinaria »,253 auspicata dal Papa Giovanni Paolo II all'inizio del terzo millennio cristiano, che si alimenta costantemente nell'ascolto della Parola di Dio.

L'animazione biblica della pastorale

73. In tale linea, il Sinodo ha invitato ad un particolare impegno pastorale per far emergere il posto centrale della Parola di Dio nella vita ecclesiale, raccomandando di « incrementare la "pastorale biblica" non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell'intera pastorale ».254

Non si tratta, quindi, di aggiungere qualche incontro in parrocchia o nella diocesi, ma di verificare che nelle abituali attività delle comunità cristiane, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti, si abbia realmente a cuore l'incontro personale con Cristo che si comunica a noi nella sua Parola.

In tal senso, poiché l'« ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo »,255 l'animazione biblica di tutta la pastorale ordinaria e straordinaria porterà ad una maggiore conoscenza della persona di Cristo, Rivelatore del Padre e pienezza della Rivelazione divina.

Esorto pertanto i Pastori e i fedeli a tenere conto dell'importanza di questa animazione: sarà anche il modo migliore per far fronte ad alcuni problemi pastorali emersi durante l'Assemblea sinodale legati, ad esempio, alla proliferazione di sette, che diffondono una lettura distorta e strumentale della sacra Scrittura.

Là dove non si formano i fedeli ad una conoscenza della Bibbia secondo la fede della Chiesa nell'alveo della sua Tradizione viva, di fatto si lascia un vuoto pastorale in cui realtà come le sette possono trovare terreno per mettere radici.

Per questo è necessario anche provvedere ad una preparazione adeguata dei sacerdoti e dei laici che possano istruire il Popolo di Dio nel genuino approccio alle Scritture.

Inoltre, come è stato sottolineato durante i lavori sinodali, è bene che nell'attività pastorale si favorisca anche la diffusione di piccole comunità, « formate da famiglie o radicate nelle parrocchie o legate ai diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità »,256 in cui promuovere la formazione, la preghiera e la conoscenza della Bibbia secondo la fede della Chiesa.

Dimensione biblica della catechesi

74. Un momento importante dell'animazione pastorale della Chiesa in cui poter sapientemente riscoprire la centralità della Parola di Dio è la catechesi, che nelle sue diverse forme e fasi deve sempre accompagnare il Popolo di Dio.

L'incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù, descritto dall'evangelista Luca ( cfr Lc 24,13-35 ), rappresenta, in un certo senso, il modello di una catechesi al cui centro sta la « spiegazione delle Scritture », che solo Cristo è in grado di dare ( cfr Lc 24,27-28 ), mostrando in se stesso il loro compimento.257

In tal modo rinasce la speranza più forte di ogni sconfitta, che fa di quei discepoli testimoni convinti e credibili del Risorto.

Nel Direttorio generale per la catechesi troviamo valide indicazioni per animare biblicamente la catechesi e ad esse volentieri rimando.258

In questa circostanza desidero soprattutto sottolineare che la catechesi « deve imbeversi e permearsi del pensiero, dello spirito e degli atteggiamenti biblici ed evangelici mediante un contatto assiduo con i testi medesimi; ma vuol dire, altresì, ricordare che la catechesi sarà tanto più ricca ed efficace, quanto più leggerà i testi con l'intelligenza ed il cuore della Chiesa »,259 e quanto più s'ispirerà alla riflessione ed alla vita bimillenaria della Chiesa stessa.

Si deve incoraggiare quindi la conoscenza delle figure, delle vicende e delle espressioni fondamentali del testo sacro; per questo può giovare anche un'intelligente memorizzazione di alcuni brani biblici particolarmente eloquenti dei misteri cristiani.

L'attività catechetica implica sempre l'accostare le Scritture nella fede e nella Tradizione della Chiesa, così che quelle parole siano percepite come vive, come vivo è Cristo oggi dove due o tre si riuniscono nel suo nome ( cfr Mt 18,20 ).

Essa deve comunicare in modo vitale la storia della salvezza ed i contenuti della fede della Chiesa, affinché ogni fedele riconosca che a quella storia appartiene anche la propria vicenda personale.

In questa prospettiva è importante sottolineare la relazione tra la sacra Scrittura e il Catechismo della Chiesa Cattolica, come ha affermato il Direttorio generale per la catechesi: « La sacra Scrittura, infatti, come "parola di Dio messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo", e il Catechismo della Chiesa Cattolica, in quanto rilevante espressione attuale della Tradizione viva della Chiesa, e norma sicura per l'insegnamento della fede, sono chiamati, ciascuno a modo proprio e secondo la sua specifica autorità, a fecondare la catechesi nella Chiesa contemporanea ».260

Formazione biblica dei cristiani

75. Per raggiungere lo scopo auspicato dal Sinodo di un maggiore carattere biblico di tutta la pastorale della Chiesa è necessario che vi sia un'adeguata formazione dei cristiani e, in particolare, dei catechisti.

Al riguardo, occorre riservare attenzione all'apostolato biblico, metodo assai valido per raggiungere tale finalità, come dimostra l'esperienza ecclesiale.

I Padri sinodali, inoltre, hanno raccomandato che, possibilmente attraverso la valorizzazione di strutture accademiche già esistenti, si stabiliscano centri di formazione per laici e per missionari, in cui si impari a comprendere, vivere ed annunciare la Parola di Dio, e, dove se ne veda la necessità, si costituiscano istituti specializzati in studi biblici affinché gli esegeti abbiano una solida comprensione teologica e un'adeguata sensibilità per i contesti della loro missione.261

La sacra Scrittura nei grandi raduni ecclesiali

76. Tra le molteplici iniziative che possono essere prese, il Sinodo suggerisce che nei raduni, sia a livello diocesano che nazionale o internazionale, venga maggiormente sottolineata l'importanza della Parola di Dio, del suo ascolto e della lettura credente ed orante della Bibbia.

Pertanto, all'interno dei congressi eucaristici, nazionali ed internazionali, delle giornate mondiali della gioventù e di altri incontri, si potrà lodevolmente trovare maggiore spazio per celebrazioni della Parola e per momenti di formazione di carattere biblico.262

Parola di Dio e vocazioni

77. Il Sinodo, nel sottolineare l'esigenza intrinseca della fede di approfondire il rapporto con Cristo, Parola di Dio tra noi, ha voluto anche evidenziare il fatto che questa Parola chiama ciascuno in termini personali, rivelando così che la vita stessa è vocazione in rapporto a Dio.

Questo vuol dire che quanto più approfondiamo il nostro personale rapporto con il Signore Gesù, tanto più ci accorgiamo che Egli ci chiama alla santità, mediante scelte definitive, con le quali la nostra vita risponde al suo amore, assumendo compiti e ministeri per edificare la Chiesa.

In questo orizzonte si comprendono gli inviti fatti dal Sinodo a tutti i cristiani di approfondire il rapporto con la Parola di Dio in quanto battezzati, ma anche in quanto chiamati a vivere secondo i diversi stati di vita.

Qui tocchiamo uno dei punti-cardine della dottrina del Concilio Vaticano II che ha sottolineato la vocazione alla santità di ogni fedele, ciascuno nel proprio stato di vita.263

È nella sacra Scrittura che troviamo rivelata la nostra vocazione alla santità: « Voi sarete santi, perché io sono Santo » ( Lv 11,44; Lv 19,2; Lv 20,7 ).

San Paolo, poi, ne evidenzia la radice cristologica: il Padre in Cristo « ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità » ( Ef 1,4 ).

Così possiamo sentire rivolto a ciascuno di noi il suo saluto ai fratelli e alle sorelle della comunità di Roma: « Amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo! » ( Rm 1,7 ).

a) Parola di Dio e Ministri ordinati

78. Innanzitutto, rivolgendomi ora ai Ministri ordinati della Chiesa ricordo loro quanto affermato dal Sinodo: « La Parola di Dio è indispensabile per formare il cuore di un buon pastore, ministro della Parola ».264

Vescovi, presbiteri, diaconi non possono in alcun modo pensare di vivere la loro vocazione e missione senza un impegno deciso e rinnovato di santificazione che ha nel contatto con la Bibbia uno dei suoi pilastri.

79. Per coloro che sono chiamati all'episcopato, e sono i primi e più autorevoli annunciatori della Parola, desidero ribadire quanto è stato affermato dal Papa Giovanni Paolo II nell'Esortazione apostolica postsinodale Pastores gregis.

Per nutrire e fare progredire la vita spirituale, il Vescovo deve sempre porre « al primo posto, la lettura e la meditazione della Parola di Dio.

Ogni Vescovo dovrà sempre affidarsi e sentirsi affidato "al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati" ( At 20,32 ).

Prima, perciò, d'essere trasmettitore della Parola, il Vescovo, insieme con i suoi sacerdoti e come ogni fedele, anzi come la stessa Chiesa, deve essere ascoltatore della Parola.

Egli dev'essere come "dentro" la Parola, per lasciarsene custodire e nutrire come da un grembo materno ».265

Ad imitazione di Maria, Virgo audiens e Regina degli Apostoli, a tutti i fratelli nell'episcopato raccomando la frequente lettura personale e lo studio assiduo della sacra Scrittura.

80. Anche riguardo ai sacerdoti vorrei richiamare le parole del Papa Giovanni Paolo II, il quale nell'Esortazione apostolica postinodale Pastores dabo vobis ha ricordato che « il sacerdote è, anzitutto, ministro della Parola di Dio, è consacrato e mandato ad annunciare a tutti il Vangelo del Regno, chiamando ogni uomo all'obbedienza della fede e conducendo i credenti ad una conoscenza e comunione sempre più profonde del mistero di Dio, rivelato e comunicato a noi in Cristo.

Per questo, il sacerdote stesso per primo deve sviluppare una grande familiarità personale con la Parola di Dio: non gli basta conoscerne l'aspetto linguistico o esegetico, che pure è necessario; gli occorre accostare la Parola con cuore docile e orante, perché essa penetri a fondo nei suoi pensieri e sentimenti e generi in lui una mentalità nuova – "il pensiero di Cristo" ( 1 Cor 2,16 ) ».266

Conseguentemente, le sue parole, le sue scelte e i suoi atteggiamenti devono essere sempre più una trasparenza, un annuncio ed una testimonianza del Vangelo; « solo "rimanendo" nella Parola, il sacerdote diventerà perfetto discepolo del Signore, conoscerà la verità e sarà veramente libero ».267

In definitiva, la chiamata al sacerdozio chiede di essere consacrati « nella verità ».

Gesù stesso formula questa esigenza nei confronti dei suoi discepoli: « Consacrali nella verità.

La tua Parola è verità.

Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo » ( Gv 17,17-18 ).

I discepoli vengono in un certo senso « tirati nell'intimo di Dio mediante l'essere immersi nella Parola di Dio.

La Parola di Dio è, per così dire, il lavacro che li purifica, il potere creatore che li trasforma nell'essere di Dio ».268

E poiché Cristo stesso è la Parola di Dio fatta carne ( Gv 1,14 ), è « la Verità » ( Gv 14,6 ), allora la preghiera di Gesù al Padre « Consacrali nella verità » vuol dire nel più profondo: « rendili una cosa sola con me, Cristo. Lègali a me.

Tirali dentro di me.

E di fatto esiste un unico sacerdote della Nuova Alleanza, lo stesso Gesù Cristo ».269

È necessario dunque che i sacerdoti rinnovino sempre più profondamente la consapevolezza di questa realtà.

81. Vorrei riferirmi al posto della Parola di Dio anche nella vita di coloro che sono chiamati al diaconato, non solo come grado previo dell'ordine del presbiterato, ma come servizio permanente.

Il Direttorio per il diaconato permanente afferma che « dall'identità teologica del diacono, scaturiscono con chiarezza i lineamenti della sua specifica spiritualità, che si presenta essenzialmente come spiritualità del servizio.

Il modello per eccellenza è il Cristo servo, vissuto totalmente al servizio di Dio, per il bene degli uomini ».270

In questa prospettiva, si comprende come, nelle varie dimensioni del ministero diaconale, un « elemento caratterizzante la spiritualità diaconale è la Parola di Dio, di cui il diacono è chiamato ad essere autorevole annunciatore, credendo ciò che proclama, insegnando ciò che crede, vivendo ciò che insegna ».271

Raccomando pertanto che i diaconi alimentino nella propria vita una lettura credente della sacra Scrittura con lo studio e la preghiera.

Siano introdotti alla sacra Scrittura e alla sua retta interpretazione; all'interrelazione tra Scrittura e Tradizione; in particolare all'uso della Scrittura nella predicazione, nella catechesi e nell'attività pastorale in genere.272

b) Parola di Dio e candidati all'Ordine sacro

82. Il Sinodo ha dato particolare importanza al ruolo decisivo della Parola di Dio nella vita spirituale dei candidati al sacerdozio ministeriale: « I candidati al sacerdozio devono imparare ad amare la Parola di Dio.

Sia quindi la Scrittura l'anima della loro formazione teologica, sottolineando l'indispensabile circolarità tra esegesi, teologia, spiritualità e missione ».273

Gli aspiranti al sacerdozio ministeriale sono chiamati ad un profondo rapporto personale con la Parola di Dio, in particolare nella lectio divina, perché da tale rapporto si alimenta la vocazione stessa: è nella luce e nella forza della Parola di Dio che può essere scoperta, compresa, amata e seguita la propria vocazione e compiuta la propria missione, alimentando nel cuore i pensieri di Dio, così che la fede, come risposta alla Parola, divenga il nuovo criterio di giudizio e di valutazione degli uomini e delle cose, degli avvenimenti e dei problemi.274

Questa attenzione alla lettura orante della Scrittura non deve in alcun modo alimentare una dicotomia rispetto allo studio esegetico richiesto nel tempo della formazione.

Il Sinodo ha raccomandato che i seminaristi siano aiutati concretamente a vedere la relazione tra lo studio biblico e il pregare con la Scrittura.

Studiare le Scritture deve rendere più consapevoli del mistero della rivelazione divina ed alimentare un atteggiamento di risposta orante al Signore che parla.

Dall'altra parte, anche un'autentica vita di preghiera non potrà che far crescere nell'anima del candidato il desiderio di conoscere sempre di più il Dio che si è rivelato nella sua Parola come amore infinito.

Pertanto si dovrà porre la massima cura affinché nella vita dei seminaristi si coltivi questa reciprocità tra studio e preghiera.

A questo scopo serve che i candidati siano introdotti ad uno studio della sacra Scrittura mediante metodi che favoriscano tale approccio integrale.

c) Parola di Dio e vita consacrata

83. In relazione alla vita consacrata il Sinodo ha ricordato innanzitutto che essa « nasce dall'ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita ».275

Vivere nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una « "esegesi" vivente della Parola di Dio ».276

Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia, è il medesimo che illumina « di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici.

Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione »,277 dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica.

Vorrei ricordare che la grande tradizione monastica ha sempre avuto come fattore costitutivo della propria spiritualità la meditazione della sacra Scrittura, in particolare nella forma della lectio divina.

Anche oggi, le realtà antiche e nuove di speciale consacrazione sono chiamate ad essere vere scuole di vita spirituale in cui leggere le Scritture secondo lo Spirito Santo nella Chiesa, così che tutto il Popolo di Dio ne possa beneficiare.

Il Sinodo, pertanto, raccomanda che non manchi mai nelle comunità di vita consacrata una formazione solida alla lettura credente della Bibbia.278

Desidero farmi ancora eco dell'attenzione e della gratitudine che il Sinodo ha espresso per le forme di vita contemplativa che per carisma specifico dedicano molto tempo delle loro giornate ad imitare la Madre di Dio che meditava assiduamente le parole e i fatti del Figlio suo ( cfr Lc 2,19.51 ), e Maria di Betania che, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola ( cfr Lc 10,38 ).

Il mio pensiero si rivolge in particolare ai monaci e alle monache di clausura, che, nella forma della separazione dal mondo, si trovano più intimamente uniti a Cristo, cuore del mondo.

La Chiesa ha più che mai bisogno della testimonianza di chi si impegna a « non anteporre nulla all'amore di Cristo ».279

Il mondo di oggi è spesso troppo assorbito dalle attività esteriori nelle quali rischia di perdersi.

I contemplativi e le contemplative, con la loro vita di preghiera, di ascolto e di meditazione della Parola di Dio, ci ricordano che non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ( cfr Mt 4,4 ).

Pertanto, tutti i fedeli abbiano ben presente che una tale forma di vita « indica al mondo di oggi, quello che è più importante, in definitiva, l'unica cosa decisiva: esiste una ragione ultima per cui vale la pena di vivere, cioè, Dio e il suo amore imperscrutabile ».280

d) Parola di Dio e fedeli laici

84. Ai fedeli laici il Sinodo ha rivolto molte volte l'attenzione, ringraziandoli per il loro generoso impegno nella diffusione del Vangelo nei vari ambiti della vita quotidiana, nel lavoro, nella scuola, nella famiglia e nell'educazione.281

Tale compito, che deriva dal battesimo, deve potersi sviluppare attraverso una vita cristiana sempre più consapevole e in grado di dare « ragione della speranza » che è in noi ( cfr 1 Pt 3,15 ).

Gesù nel Vangelo di Matteo indica che « il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del Regno » ( Mt 13,38 ).

Queste parole valgono particolarmente per i laici cristiani, i quali vivono la propria vocazione alla santità con un'esistenza secondo lo Spirito che si esprime « in modo peculiare nel loro inserimento nelle realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene ».282

Essi hanno bisogno di essere formati a discernere la volontà di Dio mediante una familiarità con la Parola di Dio, letta e studiata nella Chiesa, sotto la guida dei legittimi Pastori.

Possano attingere questa formazione alle scuole delle grandi spiritualità ecclesiali alla cui radice sta sempre la sacra Scrittura.

Secondo le possibilità, le diocesi stesse offrano opportunità formative in tal senso per laici con particolari responsabilità ecclesiali.283

e) Parola di Dio, matrimonio e famiglia

85. Il Sinodo ha avvertito la necessità di sottolineare anche il rapporto tra Parola di Dio, matrimonio e famiglia cristiana.

Infatti, « con l'annuncio della Parola di Dio, la Chiesa rivela alla famiglia cristiana la sua vera identità, ciò che essa è e deve essere secondo il disegno del Signore ».284

Pertanto, non si perda mai di vista che la Parola di Dio sta all'origine del matrimonio ( cfr Gen 2,24 ) e che Gesù stesso ha voluto includere il matrimonio tra le istituzioni del suo Regno ( cfr Mt 19,4-8 ), elevando a sacramento quanto iscritto originariamente nella natura umana.

« Nella celebrazione sacramentale l'uomo e la donna pronunciano una parola profetica di reciproca donazione, l'essere "una carne", segno del mistero dell'unione di Cristo e della Chiesa ( cfr Ef 5,31-32 ) ».285

La fedeltà alla Parola di Dio porta anche a rilevare che questa istituzione oggi è posta per molti aspetti sotto attacco dalla mentalità corrente.

Di fronte al diffuso disordine degli affetti e al sorgere di modi di pensare che banalizzano il corpo umano e la differenza sessuale, la Parola di Dio riafferma la bontà originaria dell'uomo, creato come maschio e femmina e chiamato all'amore fedele, reciproco e fecondo.

Dal grande mistero nuziale, deriva una imprescindibile responsabilità dei genitori nei confronti dei loro figli.

Appartiene infatti all'autentica paternità e maternità la comunicazione e la testimonianza del senso della vita in Cristo: attraverso la fedeltà e l'unità della vita di famiglia gli sposi sono davanti ai propri figli i primi annunciatori della Parola di Dio.

La comunità ecclesiale deve sostenerli ed aiutarli a sviluppare la preghiera in famiglia, l'ascolto della Parola, la conoscenza della Bibbia.

Per questo il Sinodo auspica che ogni casa abbia la sua Bibbia e la custodisca in modo dignitoso, così da poterla leggere e utilizzare per la preghiera.

L'aiuto necessario può essere fornito da sacerdoti, diaconi o da laici ben preparati.

Il Sinodo ha raccomandato anche la formazione di piccole comunità tra famiglie in cui coltivare la preghiera e la meditazione in comune di brani adatti delle Scritture.286

Gli sposi, poi, ricordino che « la Parola di Dio è un prezioso sostegno anche nelle difficoltà della vita coniugale e familiare ».287

In questo contesto desidero anche evidenziare quanto il Sinodo ha raccomandato riguardo al compito delle donne in relazione alla Parola di Dio.

Il contributo del « genio femminile », come lo chiamava Papa Giovanni Paolo II,288 alla conoscenza della Scrittura e all'intera vita della Chiesa, è oggi più ampio che in passato e riguarda ormai anche il campo degli stessi studi biblici.

Il Sinodo si è soffermato in modo speciale sul ruolo indispensabile delle donne nella famiglia, nell'educazione, nella catechesi e nella trasmissione dei valori.

Esse, infatti, « sanno suscitare l'ascolto della Parola, la relazione personale con Dio e comunicare il senso del perdono e della condivisione evangelica »,289 come pure essere portatrici di amore, maestre di misericordia e costruttrici di pace, comunicatrici di calore ed umanità in un mondo che troppo spesso valuta le persone con freddi criteri di sfruttamento e profitto.

Lettura orante della sacra Scrittura e « lectio divina »

86. Il Sinodo è tornato più volte ad insistere sull'esigenza di un approccio orante al testo sacro come elemento fondamentale della vita spirituale di ogni credente, nei diversi ministeri e stati di vita, con particolare riferimento alla lectio divina.290

La Parola di Dio, infatti, sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana.

Con ciò i Padri sinodali si sono messi in sintonia con quanto afferma la Costituzione dogmatica Dei Verbum: « Tutti i fedeli … si accostino volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l'approvazione e a cura dei Pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque.

Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera ».291

La riflessione conciliare intendeva riprendere la grande tradizione patristica che ha sempre raccomandato di accostare la Scrittura nel dialogo con Dio.

Come dice sant'Agostino: « La tua preghiera è la tua parola rivolta a Dio.

Quando leggi è Dio che ti parla; quando preghi sei tu che parli a Dio ».292

Origene, uno dei maestri in questa lettura della Bibbia, sostiene che l'intelligenza delle Scritture richieda, più ancora che lo studio, l'intimità con Cristo e la preghiera.

Egli è convinto, infatti, che la via privilegiata per conoscere Dio sia l'amore, e che non si dia un'autentica scientia Christi senza innamorarsi di Lui.

Nella Lettera a Gregorio il grande teologo alessandrino raccomanda: « Dedicati alla lectio delle divine Scritture; applicati a questo con perseveranza.

Impegnati nella lectio con l'intenzione di credere e di piacere a Dio.

Se durante la lectio ti trovi davanti a una porta chiusa, bussa e te l'aprirà quel custode, del quale Gesù ha detto: "Il guardiano gliela aprirà".

Applicandoti così alla lectio divina, cerca con lealtà e fiducia incrollabile in Dio il senso delle Scritture divine, che in esse si cela con grande ampiezza.

Non ti devi però accontentare di bussare e di cercare: per comprendere le cose di Dio ti è assolutamente necessaria l'oratio.

Proprio per esortarci ad essa il Salvatore ci ha detto non soltanto: "Cercate e troverete", e "Bussate e vi sarà aperto", ma ha aggiunto: "Chiedete e riceverete" ».293

Tuttavia, a tale proposito, si deve evitare il rischio di un approccio individualistico, tenendo presente che la Parola di Dio ci è data proprio per costruire comunione, per unirci nella Verità nel nostro cammino verso Dio.

È una Parola che si rivolge a ciascuno personalmente, ma è anche una Parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa.

Perciò il testo sacro deve essere sempre accostato nella comunione ecclesiale.

In effetti, « è molto importante la lettura comunitaria, perché il soggetto vivente della Sacra Scrittura è il Popolo di Dio, è la Chiesa … la Scrittura non appartiene al passato, perché il suo soggetto, il Popolo di Dio ispirato da Dio stesso, è sempre lo stesso, e quindi la Parola è sempre viva nel soggetto vivente.

Perciò è importante leggere la sacra Scrittura e sentire la sacra Scrittura nella comunione della Chiesa, cioè con tutti i grandi testimoni di questa Parola, cominciando dai primi Padri fino ai Santi di oggi, fino al Magistero di oggi ».294

Per questo nella lettura orante della sacra Scrittura il luogo privilegiato è la liturgia, in particolare l'Eucaristia, nella quale, celebrando il Corpo e il Sangue di Cristo nel Sacramento, si attualizza tra noi la Parola stessa.

In un certo senso la lettura orante, personale e comunitaria, deve essere sempre vissuta in relazione alla celebrazione eucaristica.

Come l'adorazione eucaristica prepara, accompagna e prosegue la liturgia eucaristica,295 così la lettura orante personale e comunitaria prepara, accompagna ed approfondisce quanto la Chiesa celebra con la proclamazione della Parola nell'ambito liturgico.

Mettendo in così stretta relazione lectio e liturgia si possono cogliere meglio i criteri che devono guidare questa lettura nel contesto della pastorale e della vita spirituale del Popolo di Dio.

87. Nei documenti che hanno preparato ed accompagnato il Sinodo si è parlato di diversi metodi per accostare con frutto e nella fede le sacre Scritture.

Tuttavia l'attenzione maggiore è stata data alla lectio divina, che è davvero « capace di schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio, ma anche di creare l'incontro col Cristo, parola divina vivente ».296

Vorrei qui richiamare brevemente i suoi passi fondamentali: essa si apre con la lettura ( lectio ) del testo, che provoca la domanda circa una conoscenza autentica del suo contenuto: che cosa dice il testo biblico in sé?

Senza questo momento si rischia che il testo diventi solo un pretesto per non uscire mai dai nostri pensieri.

Segue, poi, la meditazione ( meditatio ) nella quale l'interrogativo è: che cosa dice il testo biblico a noi?

Qui ciascuno personalmente, ma anche come realtà comunitaria, deve lasciarsi toccare e mettere in discussione, poiché non si tratta di considerare parole pronunciate nel passato, ma nel presente.

Si giunge successivamente al momento della preghiera ( oratio ) che suppone la domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua Parola?

La preghiera come richiesta, intercessione, ringraziamento e lode, è il primo modo con cui la Parola ci cambia.

Infine, la lectio divina si conclude con la contemplazione ( contemplatio ) durante la quale noi assumiamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore?

San Paolo nella Lettera ai Romani, afferma: « Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto » ( Rm 12,2 ).

La contemplazione, infatti, tende a creare in noi una visione sapienziale della realtà, secondo Dio, e a formare in noi « il pensiero di Cristo » ( 1 Cor 2,16 ).

La Parola di Dio si presenta qui come criterio di discernimento: essa è « viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore » ( Eb 4,12 ).

È bene poi ricordare che la lectio divina non si conclude nella sua dinamica fino a quando non arriva all'azione ( actio ), che muove l'esistenza credente a farsi dono per gli altri nella carità.

Questi passaggi li troviamo sintetizzati e riassunti in modo sommo nella figura della Madre di Dio.

Modello per ogni fedele di accoglienza docile della divina Parola, Ella « custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore » ( Lc 2,19; cfr Lc 2,51 ), sapeva trovare il nodo profondo che unisce eventi, atti e cose, apparentemente disgiunti, nel grande disegno divino.297

Vorrei richiamare, inoltre, quanto è stato raccomandato durante il Sinodo circa l'importanza della lettura personale della Scrittura anche come pratica che prevede la possibilità, secondo le abituali disposizioni della Chiesa, di acquistare l'indulgenza per sé o per i defunti.298

La pratica dell'indulgenza299 implica la dottrina degli infiniti meriti di Cristo, che la Chiesa, come ministra della redenzione, dispensa e applica, ma implica anche quella della comunione dei santi e ci dice « quanto intimamente siamo uniti in Cristo gli uni con gli altri e quanto la vita soprannaturale di ciascuno possa giovare agli altri ».300

In questa prospettiva, la lettura della Parola di Dio ci sostiene nel cammino di penitenza e di conversione, ci permette di approfondire il senso dell'appartenenza ecclesiale e ci sostiene in una familiarità più grande con Dio.

Come affermava sant'Ambrogio: quando prendiamo in mano con fede le sacre Scritture e le leggiamo con la Chiesa, l'uomo torna a passeggiare con Dio nel paradiso.301

Parola di Dio e preghiera mariana

88. Memore della relazione inscindibile tra la Parola di Dio e Maria di Nazareth, insieme ai Padri sinodali invito a promuovere tra i fedeli, soprattutto nella vita familiare, le preghiere mariane quale aiuto a meditare i santi misteri narrati dalla Scrittura.

Uno strumento di grande utilità è, ad esempio, la recita personale o comunitaria del Santo Rosario,302 che ripercorre insieme a Maria i misteri della vita di Cristo303 e che il Papa Giovanni Paolo II ha voluto arricchire con i misteri della luce.304

È opportuno che l'annuncio dei singoli misteri sia accompagnato con brevi brani della Bibbia attinenti al mistero enunciato, così da favorire la memorizzazione di alcune espressioni significative della Scrittura in relazione ai misteri della vita di Cristo.

Il Sinodo ha inoltre raccomandato di promuovere tra i fedeli la recita della preghiera dell'Angelus Domini.

Si tratta di una preghiera semplice e profonda che ci permette di fare « memoria quotidiana del Verbo Incarnato ».305

È opportuno che il Popolo di Dio, le famiglie e le comunità di persone consacrate siano fedeli a questa preghiera mariana, che la tradizione ci invita a recitare all'aurora, a mezzogiorno e al tramonto.

Nella preghiera dell'Angelus Domini chiediamo a Dio che per intercessione di Maria sia dato anche a noi di compiere, come Lei, la volontà di Dio e di accogliere in noi la sua Parola.

Questa pratica può aiutarci a rafforzare un autentico amore al mistero dell'Incarnazione.

Meritano di essere conosciute, apprezzate e diffuse anche alcune antiche preghiere dell'Oriente cristiano, che attraverso un riferimento alla Theotokos, alla Madre di Dio, ripercorrono l'intera storia della salvezza.

Ci riferiamo in particolare all'Akathistos e alla Paraklesis.

Si tratta di inni di lode cantati in forma litanica, intrisi di fede ecclesiale e di riferimenti biblici, che aiutano i fedeli a meditare insieme a Maria i misteri di Cristo.

In particolare, il venerabile inno alla Madre di Dio, detto Akathistos – ossia cantato rimanendo in piedi -, rappresenta una tra le più alte espressioni di pietà mariana della tradizione bizantina.306

Pregare con queste parole dilata l'anima e la dispone alla pace che viene dall'alto, da Dio, a quella pace che è Cristo stesso, nato da Maria per la nostra salvezza.

Parola di Dio e Terra Santa

89. Facendo memoria del Verbo di Dio che si fa carne nel seno di Maria di Nazareth, il nostro cuore si volge ora a quella Terra in cui si è compiuto il mistero della nostra redenzione e da cui la Parola di Dio si è diffusa fino ai confini del mondo.

Infatti, per opera dello Spirito Santo, il Verbo si è incarnato in un preciso momento e in un determinato luogo, in un lembo di terra ai confini dell'impero romano.

Pertanto, quanto più vediamo l'universalità e l'unicità della persona di Cristo, tanto più guardiamo con gratitudine a quella Terra in cui Gesù è nato, ha vissuto ed ha donato se stesso per tutti noi.

Le pietre sulle quali ha camminato il nostro Redentore rimangono per noi cariche di memoria e continuano a « gridare » la Buona Novella.

Per questo i Padri sinodali hanno ricordato la felice espressione che chiama la Terra Santa « il quinto Vangelo ».307

Quanto è importante che in quei luoghi ci siano comunità cristiane, nonostante le tante difficoltà!

Il Sinodo dei Vescovi esprime vicinanza profonda a tutti i cristiani che vivono nella Terra di Gesù testimoniando la fede nel Risorto.

Qui i cristiani sono chiamati a servire non solo come « un faro di fede per la Chiesa universale, ma anche come lievito di armonia, saggezza ed equilibrio nella vita di una società che tradizionalmente è stata e continua ad essere pluralistica, multietnica e multireligiosa ».308

La Terra Santa rimane ancor oggi meta di pellegrinaggio del popolo cristiano, quale gesto di preghiera e di penitenza, come testimoniano già nell'antichità autori come san Girolamo.309

Più volgiamo lo sguardo e il cuore alla Gerusalemme terrena, più si infiammano in noi il desiderio della Gerusalemme celeste, vera meta di ogni pellegrinaggio, e la passione perché il nome di Gesù, nel quale solo c'è salvezza, sia riconosciuto da tutti ( cfr At 4,12 ).

Indice

174 In Iohannis Evangelium Tractatus, I,12
175 Lett. enc. Veritatis splendor, 25 ( 6 agosto 1993 )
176 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 8
177 Relatio post disceptationem, 11
178 N. 1
179 Benedetto XVI, Discorso al Convegno internazionale « La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa » ( 16 settembre 2005 ): AAS 97 (2005), 956
180 Cfr Relatio post disceptationem, 10
181 Messaggio finale, III, 6
182 Conc. Ecum. Vat.II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 24
183 Sacrosanctum Concilium, 7
184 Ordinamento delle letture della Messa, 4
185 Ibidem, 9
186 Ibidem, 3;
cfr Lc 4,16-21; Lc 24,25-35.44-49
187 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 102
188 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 44-45 ( 22 febbraio 2007 )
189 Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa ( 15 aprile 1993 ), IV, C, 1: Ench. Vat. 13, n. 3123
190 Ibidem, III, B, 3: Ench. Vat. 13, n. 3056
191 Cfr Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 48, n. 51, n. 56;
Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 21, n. 26;
Decr. sull'attività missionaria della Chiesa Ad gentes 6, n. 15;
Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum ordinis, 18;
Decr. sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, 6.
Nella grande Tradizione della Chiesa troviamo espressioni significative come: « Corpus Christi intelligitur etiam [ … ]
Scriptura Dei » ( anche la Scrittura di Dio si considera Corpo di Cristo ): Waltramus, De unitate Ecclesiae conservanda, 1,14, ed. W. Schwenkenbecher, Hannoverae 1883, p. 33; « La carne del Signore è vero cibo e il suo sangue vera bevanda; questo è il vero bene che ci è riservato nella vita presente, nutrirsi della sua carne e bere il suo sangue, non solo nell'Eucaristia, ma anche nella lettura della Sacra Scrittura. Infatti è vero cibo e vera bevanda la parola di Dio che si attinge dalla conoscenza delle Scritture »: S. Girolamo, Commentarius in Ecclesiasten, III: PL 23, 1092 A
192 Ratzinger ( Benedetto XVI ), Gesù di Nazaret, Milano 2007, 311
193 Ordinamento delle letture della Messa, 10
194 Ibidem
195 Cfr Propositio 7
196 Lett. enc. Fides et ratio, 13 ( 14 settembre 1998 )
197 Cfr Cat. Chiesa Cat., 1373-1374
198 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 7
199 In Psalmum 147: CCL 78, 337-338
200 Conc. Ecum. Vat.II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 2
201 Cfr Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 107-108
202 Ordinamento delle letture della Messa, 66
203 Propositio 16
204 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 45 ( 22 febbraio 2007 )
205 Cfr Propositio 14
206 Cfr Codice di Diritto Canonico, cann. 230 § 2; can. 204 § 1
207 Ordinamento delle letture della Messa, 55
208 Ibidem, 8
209 N. 46: AAS 99 (2007), 141
210 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 25
211 Propositio 15
212 Ibidem
213 Sermo 179,1: PL 38, 966
214 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 93 ( 22 febbraio 2007 )
215 Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Compendium eucharisticum ( 25 marzo 2009 ), Città del Vaticano 2009
216 Epistula 52,7: CSEL 54, 426-427
217 Propositio 8
218 Rito della Penitenza, 17
219 Ibidem, 19
220 Propositio 8
221 Propositio 19
222 Principi e norme per la Liturgia delle Ore, III, 15
223 Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 85
224 Cfr Codice di Diritto Canonico, can. 276 § 3; can: 1174 § 1
225 Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 377; can. 473, § 1 e 2, 1°; can. 538 § 1; can. 881 § 1
226 Benedizionale, Premesse Generali, 21
227 Cfr Propositio 18; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 35
228 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 75 ( 22 febbraio 2007 )
229 Sacramentum caritatis, 75 ( 22 febbraio 2007 )
230 Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, Principi e orientamenti ( 17 dicembre 2001 ), 87: Ench. Vat. 20, n. 2461
231 Cfr Propositio 14
232 Cfr S. Ignazio di Antiochia, Ad Ephesios XV, 2: Patres Apostolici, ed. F.X. Funk, Tubingae 1901, I, 224
233 Cfr S. Agostino, Sermo 288,5;
Sermo 120,2
234 Ordinamento Generale del Messale Romano, 56
235 Ibidem, 45;
cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 30
236 Ordinamento delle letture della Messa, 13
237 Cfr ibidem, 17
238 Propositio 40
239 Cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 309
240 Cfr Propositio 14
241 Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis ( 22 febbraio 2007 ), 69: AAS 99 (2007), 157
242 Cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 57
243 Propositio 14
244 Cfr il canone 36 del Sinodo di Ippona dell'anno 393: DS, 186
245 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Vicesimus quintus annus, 13 ( 4 dicembre 1988 );
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Redemptionis sacramentum Istruzione su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia ( 25 marzo 2004 ), 62: Ench. Vat. 22, n. 2248
246 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 116;
Ordinamento Generale del Messale Romano, 41
247 Cfr Propositio 14
248 Propositio 9
249 Epistula 30, 7: CSEL 54, p. 246
250 Id., Epistula 133, 13: CSEL 56, p. 260
251 Id., Epistula 107, 9.12: CSEL 55, pp. 300.302
252 Id., Epistula 52, 7: CSEL 54, p. 426
253 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31 ( 6 gennaio 2001 )
254 Propositio 30;
Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 24
255 S. Girolamo, Commentariorum in Isaiam libri, Prol.: PL 24, 17 B
256 Propositio 21
257 Cfr Propositio 23
258 Cfr Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi ( 15 agosto 1997 ), 94-96: Ench. Vat., 16, n. 875-878;
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 27 ( 16 ottobre 1979 )
259 Ibidem, 127: Ench. Vat. 16, n. 935;
cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 27 ( 16 ottobre 1979 )
260 Ibidem, 128: Ench. Vat. 16, n. 936
261 Cfr Propositio 33
262 Cfr Propositio 45
263 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 39-42
264 Propositio 31
265 N. 15: AAS 96 (2004), 846-847
266 N. 26: AAS 84 (1992), 698
267 Ibidem
268 Benedetto XVI, Omelia nella Messa del Crisma ( 9 aprile 2009 ): AAS 101 (2009), 355
269 Ibidem, 356
270 Congregazione per l'Educazione Cattolica, Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti ( 22 febbraio 1998 ), 11: Ench. Vat. 17, n. 174-175
271 Ibidem, 74: Ench. Vat. 17, n. 263
272 Cfr ibidem, 81: Ench. Vat. 17, n. 271
273 Propositio 32
274 Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 47 ( 25 marzo 1992 )
275 Propositio 24
276 Benedetto XVI, Omelia nella Giornata Mondiale della Vita Consacrata ( 2 febbraio 2008 ): AAS 100 (2008), 133;
cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Vita consecrata, 82 ( 25 marzo 1996 )
277 Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruzione Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della Vita consacrata nel terzo millennio ( 19 maggio 2002 ), 24: Ench. Vat. 21, n. 447
278 Cfr Propositio 24
279 S. Benedetto, Regola, IV, 21: SC 181, pp. 456-458
280 Benedetto XVI, Discorso nella visita all'Abbazia di « Heiligenkreuz » ( 9 settembre 2007 ): AAS 99 (2007), 856
281 Cfr Propositio 30
282 Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Christifideles laici, 17 ( 30 dicembre 1988 )
283 Cfr Propositio 33
284 Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 49 ( 22 novembre 1981 )
285 Propositio 20
286 Cfr Propositio 21
287 Propositio 20
288 Cfr Lett. ap. Mulieris dignitatem, 31 ( 15 agosto 1988 )
289 Propositio 17
290 Cfr Propositiones 9.22
291 N. 25
292 Enarrationes in Psalmos, 85, 7: PL 37, 1086
293 Origene, Epistola ad Gregorium, 3: PG 11,92
294 Benedetto XVI, Discorso agli alunni del Seminario Romano Maggiore ( 19 febbraio 2007 ): AAS 99 (2007), 253-254
295 Cfr Id., Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 66 ( 22 febbraio 2007 )
296 Messaggio finale, III, 9
297 Cfr ibidem
298 « Plenaria indulgentia conceditur christifideli qui Sacram Scripturam, iuxta textum a competenti auctoritate adprobatum, cum veneratione divino eloquio debita et ad modum lectionis spiritalis, per dimidiam saltem horam legerit; si per minus tempus id egerit indulgentia erit partialis »: Paenitentiaria Apostolica, Enchiridion Indulgentiarum. Normae et concessiones ( 16 luglio 1999 ), 30, § 1
299 Cfr Cat. Chiesa Cat. 1471-1479
300 Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina ( 1 gennaio 1967 )
301 Cfr Epistula 49, 3: PL 16, 1204A
302 Cfr Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti ( 17 dicembre 2001 ), 197-202: Ench. Vat. 20, n. 2638-2643
303 Cfr Propositio 55
304 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae ( 16 ottobre 2002 )
305 Propositio 55
306 Cfr Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti ( 17 dicembre 2001 ), 207: Ench. Vat. 20, n. 2656-2657
307 Cfr Propositio 51
308 Benedetto XVI, Omelia nella S. Messa presso la Valle di Josafat, Gerusalemme ( 12 maggio 2009 ): AAS 101 (2009), 473
309 Cfr Epistula 108, 14: CSEL 55, p. 324-325