L'interpretazione dei dogmi

Indice

2. Il dogma nella Tradizione e nella comunione della Chiesa

1. Il nesso indissolubile tra Scrittura, Tradizione e comunione della Chiesa

L'unico Vangelo, che, come compimento delle promesse dell'Antico Testamento, è stato rivelato nella sua pienezza una volta per tutte da Gesù Cristo, rimane permanentemente la sorgente di ogni verità salvifica e di ogni insegnamento in materia morale.85

Grazie all'assistenza dello Spirito Santo, gli Apostoli e i loro discepoli l'hanno trasmesso con la loro predicazione, con il loro esempio e con le istituzioni che hanno fondato; con l'ispirazione dello stesso Spirito lo hanno anche affidato a documenti scritti.86

In tal modo, la Scrittura e la Tradizione costituiscono insieme l'unico deposito della fede ( depositum fidei ) che la Chiesa deve custodire fedelmente. ( 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,14 )

Il Vangelo non è stato dunque dato alla Chiesa in lettere morte, scritte solo su pergamena; esso è scritto dallo Spirito Santo nel cuore dei fedeli. ( 2 Cor 3,3 )

Così, grazie allo Spirito Santo, il Vangelo è presente in permanenza nella comunione della Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e soprattutto nella sua liturgia.89

La Sacra Scrittura la Tradizione e la comunione della Chiesa non sono quindi realtà tra loro isolate; esse formano un'intima unità,90 che trova il suo fondamento più profondo nell'invio congiunto, da parte del Padre, della sua Parola e del suo Spirito, per donarceli.

Lo Spirito produce le grandi opere della salvezza: chiama e ispira i profeti che annunciano e spiegano quelle opere; suscita un popolo che le confessa nella fede, e ne dà testimonianza.

Nella pienezza dei tempi, egli opera l'incarnazione della Parola eterna di Dio; ( Mt 1,20; Lc 1,35 ) con il battesimo edifica la Chiesa, Corpo di Cristo, ( 1 Cor 12,13 ) le ricorda incessantemente le parole, l'opera e la persona di Gesù Cristo, e l'introduce in tutta la verità. ( Gv 14,26; Gv 15,26; Gv 16,13s )

Con l'azione dello Spirito Santo, la parola esteriore diventa « spirito e vita » nei credenti.

È Dio stesso che istruisce con la sua unzione. ( 1 Gv 2,20.27; Gv 6,45 )

Lo Spirito risveglia e nutre il sensus fidelium, vale a dire quel senso interiore con il quale, sotto la guida del Magistero, il popolo di Dio riconosce nella predicazione non solo la parola degli uomini, ma quella di Dio, che accetta e custodisce con indefettibile fedeltà.95

2. L'unica Tradizione e la pluralità delle tradizioni

La Tradizione ( Paradosis ) infine non è altro che la comunicazione che di se stesso fa Dio Padre mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo, in vista di una presenza sempre nuova nella comunità della Chiesa.

Sin dall'inizio questa Tradizione viva nella Chiesa assume numerose forme differenti nelle tradizioni particolari ( traditiones ).

La sua ricchezza inesauribile si manifesta in una pluralità di dottrine, canti, simboli, riti, discipline e istituzioni.

La Tradizione mostra anche la propria fecondità con la sua « inculturazione » nelle Chiese locali distinte, secondo le situazioni culturali di queste.

Tali molteplici tradizioni in tanto sono ortodosse, in quanto testimoniano dell'unica Tradizione apostolica e la trasmettono.

Il discernimento degli spiriti ( 1 Cor 12,10; 1 Ts 5,21; 1 Gv 4,1 ) fa dunque parte di quell'opera dello Spirito Santo che consiste nell'introduzione « in tutta quanta la verità ».

Si tratta di distinguere la Tradizione ricevuta dal Signore ( 1 Cor 11,23 ) dalle tradizioni degli uomini. ( Col 2,8 )

La Tradizione apostolica nella Chiesa non può subire nessuna corruzione essenziale in virtù dell'assistenza permanente dello Spirito Santo che tutela la sua indefettibilità.

Perciò nella Chiesa, che è la Chiesa santa ma insieme anche la Chiesa dei peccatori, avviene che s'infiltrino tradizioni umane, che sminuiscono l'unica Tradizione apostolica, o ne maggiorano certi aspetti in maniera così sproporzionata che il suo nucleo ne risulta velato.

Perciò la Chiesa sente costantemente il bisogno della purificazione, della penitenza e del rinnovamento nei confronti delle tradizioniche si trovano in essa.99

I criteri di un tale « discernimento degli spiriti » derivano dalla natura stessa della Tradizione:

- Poiché è l'unico Spirito che opera lungo tutta la storia della salvezza, nella Scrittura e nella Tradizione come in tutta la vita della Chiesa attraverso i secoli, un criterio fondamentale è la coerenza intrinseca della Tradizione.

Tale coerenza è assicurata dal fatto che Gesù Cristo è il centro della Rivelazione.

Gesù Cristo stesso è dunque il punto di unità per la Tradizione e per le sue molteplici forme; egli è criterio del discernimento e dell'interpretazione.

Proprio partendo da questo centro, la Scrittura e la Tradizione, come anche le tradizioni particolari, nella loro corrispondenza e nelle loro connessioni, devono essere considerate e interpretate.

- Poiché la fede ci è stata trasmessa una volta per tutte, ( Gd 3 ) la Chiesa è legata in modo permanente all'eredità degli Apostoli.

Di conseguenza l'apostolicità è un criterio essenziale.

La Chiesa deve rinnovarsi continuamente attraverso la memoria viva della sua origine e interpretare i dogmi alla luce di tale origine.

- L'unica fede apostolica, che è stata data alla Chiesa nel suo insieme, prende forma nella diversità delle tradizioni delle Chiese locali.

Un criterio essenziale è la cattolicità, vale a dire l'accordo all'interno della comunione della Chiesa.

L'accordo su un punto della dottrina della fede che non è stato contestato per un lungo periodo di tempo costituisce un segno dell'apostolicità di tale dottrina.

- La connessione della Tradizione con la communio ecclesiale si manifesta e si attualizza anzitutto nella celebrazione della liturgia.

Perciò la lex orandi è allo stesso tempo la lex credendi.101

La liturgia è il luogo teologico vivente e unificante della fede.

Lo è non solo nel senso superficiale che le espressioni liturgiche e le espressioni dottrinali devono corrispondersi; anche la liturgia attualizza il « mistero della fede ».

La comunione al Corpo eucaristico di Cristo serve l'edificazione e la crescita del corpo ecclesiale del Signore, la comunità che è la Chiesa. ( 1 Cor 10,17 )

3. L'interpretazione dei dogmi all'interno della comunione della Chiesa

La Chiesa è il sacramento, vale a dire insieme luogo, segno e strumento della Paradosis.

Essa annuncia il Vangelo delle opere salvifiche di Dio ( martyria );

trasmette la confessione della fede a coloro che battezza; ( Rm 6,17 )

confessa la propria fede al momento della frazione del pane e nella preghiera; ( leitourgia ( At 2,42 ) )

serve Gesù Cristo nei poveri, nei perseguitati, nei prigionieri, nei malati e nei moribondi. ( diakonia ( Mt 25 ) )

I dogmi sono un'espressione di questa stessa tradizione della fede nell'ordine dottrinale.

Non si possono quindi isolare dal contesto della vita ecclesiale, per interpretarli come formule meramente concettuali.

Il significato dei dogmi e la loro interpretazione è piuttosto soteriologico: devono tutelare la comunità ecclesiale dall'errore, guarirne le ferite ed essere a servizio della crescita nella fede viva.

Il ministero della Paradosis e della sua interpretazione è stato affidato alla Chiesa nel suo insieme.

In seno alla Chiesa spetta ai vescovi, che sono stabiliti nella successione apostolica,106 interpretare autenticamente la Tradizione della fede.107

In comunione con il Vescovo di Roma, al quale il ministero dell'unità è stato affidato in maniera particolare, essi hanno collegialmente il potere di definire dogmi e d'interpretarli autenticamente.

Ciò può essere fatto dall'insieme dei vescovi in unione con il Papa, e dal solo Papa, capo del collegio dei vescovi.108

Il compito d'interpretare i dogmi nella Chiesa compete anche ai « testimoni » e ai dottori che sono in comunione con i vescovi.

La testimonianza concorde dei Padri della Chiesa ( unanimis consensus Patrum ),109 la testimonianza di coloro che hanno subito il martirio per la fede, come quella degli altri santi canonizzati dalla Chiesa, e in particolare dei dottori della Chiesa, assumono qui un significato del tutto particolare.

4. Al servizio del consensus fidelium

Un criterio essenziale per il discernimento degli spiriti è l'edificazione dell'unità del Corpo di Cristo. ( 1 Cor 12,4-11 )

Per questa ragione l'azione dello Spirito Santo nella Chiesa si manifesta anche nella « mutua recezione ».

La Sacra Scrittura come la Tradizione rivelano il loro senso anzitutto quando sono realizzate e attualizzate nella liturgia.

Sono pienamente recepite dalla comunità della Chiesa quando sono celebrate all'interno del « mistero della fede ».

L'interpretazione dei dogmi è una forma del ministero del consensus dei fedeli, nel quale il popolo di Dio, « dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici » ( sant'Agostino ), esprime il suo consenso generale in materia di fede e di costumi.111

I dogmi e la loro interpretazione devono rafforzare questo consensus dei fedeli nella confessione di « ciò che abbiamo udito dal principio ». ( 1 Gv 2,7.24 )

Indice

85 DenzH, 1501
86 DV, 7
89 DV, 8
90 DV, 9s. Cf. supra , 2, 1, 1; 3, 1, 2
95 LG,12; cf. LG, 35
99 LG, 8
101 DenzH, 246
106 LG, 19
107 DV, 10
108 LG, 25
109 DenzH, 1507, 3007
111 LG, 12