Sul battesimo contro i Donatisti

Indice

Libro VI

1.1 - Il già detto fin qui potrebbe bastare

Forse potrebbe bastare. Dopo avere ripetuto tante volte le nostre ragioni; averle trattate, esaminate e discusse sotto molti aspetti; addotto prove dalle divine Scritture e citato, a nostro favore, tanti testi dello stesso Cipriano, credo che anche i più tardi di mente capiscano che il battesimo di Cristo non può violarlo nessuna perversità dell'uomo, né di chi lo dà, né di chi lo riceve.

Ora, quando la questione dell'utile consuetudine era oggetto di vivaci discussioni, fatta salva la carità e l'unità, per nessun altro motivo alcuni pontefici di Cristo, anche uomini illustri, tra i quali spiccava soprattutto il beato Cipriano, credettero che il battesimo di Cristo non poteva trovarsi tra gli eretici e gli scismatici, se non perché non distinguevano il sacramento dall'effetto o dal frutto del sacramento.

E poiché il suo effetto e il suo uso per la liberazione dai peccati e la rettitudine del cuore, non si trovavano presso gli eretici, si credeva che non vi fosse neppure il sacramento.

Ma quanti volsero lo sguardo alla quantità di paglia nella Chiesa, videro chiaramente che neppure i perversi e i deviati presenti nell'unità, possono dare e avere la remissione dei peccati, poiché non ai figli cattivi, ma a quelli buoni, è stato detto: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi li riterrete saranno ritenuti, ( Gv 20,23 ) eppure essi hanno, danno e ricevono il sacramento del battesimo.

Così apparve chiaro ai pastori della Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo, che in seguito confermarono la primitiva consuetudine con l'autorità di un concilio plenario, che anche una pecora che errava fuori della Chiesa, e che, fuori di essa, aveva ricevuto dai suoi predatori il carattere del Signore, venendo alla salvezza dell'unità cristiana, era corretta dall'errore, liberata dalla prigionia e guarita dalla ferita; e tuttavia in essa il carattere del Signore era riconosciuto, anziché disapprovato.

Questo carattere, infatti, lo imprimono molti lupi ai lupi, che sembrano, sì, dentro, eppure essi non appartengono a quella pecora che, sebbene formata da molte membra, è sempre una.

Lo dimostrano i frutti della loro cattiva condotta, nella quale perseverano sino alla fine.

Nella prescienza di Dio, infatti, come vi sono molte pecore che errano al di fuori, così vi sono molti lupi che insidiano al di dentro.

Tra essi, tuttavia, il Signore sa chi sono i suoi: ( 2 Tm 2,19 ) quelli che non ascoltano altra voce che quella del Pastore, anche quando le chiama tramite uomini simili ai Farisei, dei quali è stato detto: Quello che dicono, fatelo. ( Mt 23,3 )

1.2 - Cipriano è come una vigna

Come l'uomo spirituale, infatti, che possiede il fine della Legge, ( 1 Tm 1,5 ) cioè la carità che deriva da un cuore puro, da una coscienza retta e da una fede non falsa, può, a causa del corpo che ancora si corrompe e appesantisce lo spirito, ( Sap 9,15 ) vedere con minore chiarezza e avere un'idea diversa della verità che Dio rivelerà, quando vorrà, a chi resta nella carità, ( Fil 3,15 ) così, l'uomo carnale e perverso può avere una cosa buona e utile, che gli viene da altri e non da lui.

E come in un ramo fruttuoso si trova qualcosa da potare perché porti più frutto, ( Gv 15,2 ) così anche da una canna sterile e secca può pendere, sia pure legata, dell'uva.

Ecco perché, come è stolto amare i sarmenti recisi da un ramo fruttuoso, è un bene non rifiutare i frutti saporiti, ovunque siano appesi; così, chiunque, staccatosi dall'unità, ribattezza, giustificandosi che Cipriano ha creduto che quanti venivano dagli eretici dovessero essere battezzati, in questo santo combatte ciò che va lodato e segue ciò che va corretto.

In realtà, non pratica neppure ciò che segue.

Mentre Cipriano infatti detestava, per amore di Dio, i separati dall'unità, e perciò ritenne che essi erano separati anche dal battesimo, i Donatisti, invece, che giudicano un piccolo crimine la separazione dall'unità di Cristo, sostengono che in essa il battesimo di Cristo non c'è, ma che è uscito con loro.

Sono così lontani dalla fecondità di Cipriano, da non essere equiparati neppure ai suoi sarmenti!

2.3 - Cipriano non ebbe chiara tutta la verità, ma fu vigoroso nella carità

Così chi, non possedendo la carità e percorrendo le vie dissolute di corrotti costumi, sembra dentro, benché sia fuori, e non ripete il battesimo di Cristo agli eretici, alla sua sterilità non porta alcun rimedio il fatto di non essere fecondo di un frutto suo, ma carico di un frutto altrui.

Ora, può succedere che uno cresca vigoroso sulla radice della carità e che, sulla questione in cui Cipriano aveva un'idea distorta, l'abbia molto giusta, e che, ciò non ostante, in Cipriano vi siano molti più rami fecondi che in lui, e che in lui vi siano molti più rami da purificare che in Cipriano.

Noi quindi non solo evitiamo di fare un paragone tra il beato Cipriano e i cattolici cattivi, ma non mettiamo facilmente neppure i buoni cattolici, sullo stesso piano di un uomo che la santa Madre Chiesa annovera tra i pochi e rari personaggi ricchi di grazia eccelsa, quantunque questi riconoscano il battesimo di Cristo anche presso gli eretici, mentre egli è stato di parere diverso, affinché, tramite lui, che non ebbe una visione chiara della verità e che però rimase ben saldo nell'unità, gli eretici potessero vedere chiaramente quale grande crimine era stato rompere il vincolo della pace.

Del resto, neppure i ciechi Farisei, che pure in qualche caso dicevano ciò che si doveva fare, erano da paragonare all'apostolo Pietro, che pure, in qualche caso, aveva detto ciò che non si doveva fare.

E non solo non bisogna confrontare l'aridità dei Giudei alla fecondità di Pietro, ma neppure considerare uguale il frutto di altri alla sua fecondità.

Certo, nessuno oggi obbliga i Gentili a giudaizzarsi, ( Gal 2,14 ) ma non per questo, oggi, un uomo, quale che sia il suo progresso spirituale, va paragonato all'apostolato di Pietro.

Perciò, pur rendendo a Cipriano il debito rispetto e, per quanto possiamo, tributando il giusto onore a questo vescovo pacifico e martire glorioso, oso dire che sul battesimo degli scismatici e degli eretici, la sua opinione fu diversa dalla verità scoperta più tardi; e questa non è una opinione mia, ma di tutta la Chiesa, rafforzata e confermata dall'autorità di un concilio plenario.

Ugualmente, pur avendo grande venerazione per i meriti di Pietro, il primo degli Apostoli e il più insigne di tutti i martiri, oso dire che non fece bene a obbligare i Gentili a giudaizzarsi.

Anche qui io non esprimo un giudizio mio, ma riporto l'insegnamento salutare dell'apostolo Paolo, conservato e osservato in tutta la Chiesa.

2.4 - Il battesimo è in se stesso santo sia nei buoni che nei cattivi

Discutendo quindi dell'opinione di Cipriano, io, che pure sono molto inferiore ai meriti di Cipriano, affermo che il sacramento del battesimo possono averlo, darlo e riceverlo i buoni e i cattivi: i buoni a loro utilità e salvezza, i cattivi a loro danno e condanna, benché esso sia, in entrambi, ugualmente integro.

E affermo che agli effetti di questa uguale integrità in tutti, non conta niente quanto sia più cattivo, chi lo ha tra i cattivi, né quanto sia più buono, chi lo ha tra i buoni; e quindi, non conta neppure niente quanto sia peggiore o migliore chi lo trasmette e, di conseguenza, quanto sia peggiore o migliore chi lo riceve.

Il sacramento, infatti, e in quelli che non sono ugualmente giusti e in quelli che non sono ugualmente ingiusti, è in se stesso sempre santo.

3.5 - I cattivi hanno il battesimo ma non fanno parte della colomba casta, della Sposa senza macchia

Ora, che il battesimo lo abbiano, lo diano e lo ricevano i malvagi che non hanno mai migliorato la loro vita, noi lo abbiamo dimostrato chiaramente, ritengo, sia dalle Scritture canoniche che dalle lettere di Cipriano.

E che essi non appartengono alla santa Chiesa di Dio, anche se sembrano dentro, lo dimostra chiaramente il fatto, che sono avari, rapaci, usurai, invidiosi, malevoli, e altre cose simili; mentre la Chiesa è la colomba unica, ( Ct 6,8 ) pudica e casta, la Sposa senza macchia, né ruga, ( Ef 5,27 ) il giardino chiuso, la fonte sigillata, il paradiso coi frutti degli alberi, e altre cose simili. ( Ct 4,12-13 )

Il che non si intende se non nei buoni, nei santi e nei giusti, cioè, non solo in quelli che hanno lo Spirito Santo per compiere le operazioni dei doni, comuni ai buoni e ai cattivi, ma anche in quelli nei quali egli infonde l'intima e sovraeminente carità ( Ef 3,19 ) e ai quali il Signore dice: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi li riterrete saranno ritenuti. ( Gv 20,23 )

4.6 - La perversità del ministro del battesimo non ne ostacola gli effetti di santità

E quindi non è bene dire perché un malvagio non può trasmettere il battesimo, lui che può averlo, e come lo ha per la sua rovina, così lo trasmette per la rovina, non già perché trasmette una cosa cattiva e né perché è cattivo chi la trasmette, ma perché la trasmette ad un cattivo.

In verità, quando un malvagio lo trasmette ad un uomo buono, cioè ad uno che si è convertito al vincolo dell'unità con una sincera conversione, tra il sacramento buono che si trasmette e il fedele buono a cui si trasmette, la malvagità di chi lo trasmette viene superata.

E quando si rimettono i peccati ad un uomo che si è convertito sinceramente a Dio, glieli rimettono coloro ai quali li unisce questa sincera conversione.

Veramente, glieli rimette lo Spirito Santo, dato a tutti i santi uniti a Lui con la carità, o che si conoscano o che non si conoscano fisicamente.

Similmente, quando si ritengono i peccati ad un uomo, glieli ritengono certamente coloro dai quali egli si separa con una vita diversa e con l'apostasia del cuore corrotto, sia che lo conoscano fisicamente e sia che non lo conoscano.

5.7 - Anche chi è separato può dare e ricevere il battesimo

Tutti i cattivi, quindi, sono spiritualmente separati dai buoni; se poi se ne separano anche fisicamente con un aperto scisma, diventano peggiori.

Ma con la santità del battesimo, come si è detto, non c'entra niente quanto sia più cattivo colui che lo ha, e quanto lo sia colui a cui lo trasmette.

Egli però può trasmetterlo da separato, come può averlo da separato; ma come lo ha per la rovina, così lo trasmette per la rovina.

Colui al quale viene trasmesso, invece, può riceverlo per la salvezza, se lo riceve non da separato, come accadeva a molti che, senza allontanarsi con lo spirito e il cuore cattolico dall'unità della pace, in punto di morte s'imbattevano in un eretico e da lui ricevevano il battesimo di Cristo, senza accettarne la perversità e che, o morti o guariti, non restavano con quelli presso i quali non erano mai passati col cuore.

Se poi anch'egli lo riceve da separato, il danno che subisce è tanto più grande, quanto più santo è ciò che egli non riceve bene; e nel separato esso causa tanto più danno, quanto più avrebbe potuto essergli utile alla salvezza, se fosse stato unito.

Ecco perché, se egli, emendatosi della sua perversità e allontanatosi dallo scisma, viene alla pace cattolica, è per lo stesso battesimo che aveva ricevuto, che gli sono rimessi i peccati, grazie al vincolo della carità, per il quale gli erano ritenuti, a causa dello scisma sacrilego.

Nell'uomo giusto e nell'ingiusto, infatti, esso è sempre santo, poiché non cresce per la giustizia dell'uno, né diminuisce per l'ingiustizia dell'altro.

5.8 - Il pensiero dei vescovi nel concilio del 256 sull'opinione di Cipriano

Ma se questa è la realtà, in che offusca questa limpida verità, il fatto che molti vescovi si dissero d'accordo con l'opinione di Cipriano ed espressero le loro, tutte coincidenti con la sua?

Esse non fanno meglio rifulgere la carità di quest'uomo verso l'unità di Cristo?

Se infatti egli fosse stato il solo a pensarla così, senza alcun sostenitore, si sarebbe creduto che si raffreddasse nei riguardi del crimine dello scisma, proprio perché non trovava alleati nell'errore.

Ma che egli, pur con tanti sostenitori, sia rimasto nell'unità con gli altri che erano di parere contrario, significa che conservò il vincolo santissimo dell'universalità cattolica, non per timore della solitudine, ma per amore della pace.

Dopodiché potrebbe sembrare superfluo esaminare uno a uno i pareri degli altri vescovi del concilio.

Ma poiché i più lenti di mente non credono che noi abbiamo risposto, se di fronte ad un passaggio dei discorso non vi trovano la risposta, data altrove e applicabile anche in questo caso, è meglio che, leggendo molto, si logorino per affinarsi, piuttosto che, comprendendo poco, si lamentino per essere rimproverati.

6.9 - La dichiarazione fatta da Cipriano

Quindi, innanzitutto citiamo di nuovo, per esaminarla, la consultazione di Cipriano, da cui traspare la sua anima candida e traboccante di grande carità e da cui il concilio stesso è partito.

Eccola: Avete ascoltato, colleghi dilettissimi, quanto mi ha scritto il nostro collega vescovo Giubaiano, per consultare la nostra pochezza, sull'illecito ed empio battesimo degli eretici, e quanto io gli ho risposto, per ribadire il concetto espresso molte altre volte, e cioè, che gli eretici che vengono alla Chiesa, bisogna battezzarli e santificarli con il battesimo della Chiesa.

Inoltre, vi è stata letta anche un'altra lettera di Giubaiano, nella quale egli, dimostrando sincera e religiosa devozione verso di noi, non solo condivide la nostra opinione, rispondendo alla nostra lettera, ma ringrazia anche delle istruzioni ricevute.

Non ci resta che esprimere, su questa questione, le nostre personali opinioni, senza giudicare nessuno o allontanare dal diritto della comunione chi ne avesse di contrarie.

Nessuno di noi, infatti, si costituisce vescovo dei vescovi, o usa il terrore dei tiranni per indurre i suoi colleghi all'obbedienza, poiché ogni vescovo possiede, grazie alla sua personale libertà e potestà, una propria opinione; e come non può essere giudicato da un altro vescovo, così neanche può giudicare gli altri.

Ma restiamo tutti in attesa del giudizio del Signore nostro Gesù Cristo, che, solo, può preporci a capo del governo della Chiesa e giudicare il nostro agire.158

7.10 - I vescovi avevano opinioni diverse ma restarono tutti nell'unità

Abbiamo discusso già abbastanza, almeno credo, nei libri precedenti, non solo sulla lettera che Cipriano ha scritto a Giubaiano, ma anche su quella inviata a Quinto, su quella inviata insieme ad alcuni colleghi ad altri colleghi, e su quella a Pompeio in favore, per quanto abbiamo potuto, dell'universalità del consenso cattolico e del concilio, nella cui unità tutti loro restarono come membra vive.

Perciò sembra ormai opportuno esaminare, singolarmente, anche gli altri pareri, con quella libertà che Cipriano non ci ha tolta, dicendo: Senza giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione chi fosse di parere contrario.

Ora, che egli non ha detto questo per estrarre dal loro intimo i pensieri nascosti dei colleghi, e carpirli con tale assicurazione, ma solo perché amava veramente la pace e l'unità, lo si vede molto facilmente in altri brani simili delle lettere inviate a singoli destinatari, come, per esempio, a Giubaiano: Eccoti in breve, fratello carissimo, la nostra risposta, data secondo la nostra pochezza: noi non ci opponiamo o impediamo che ciascun vescovo si regoli come crede, poiché ciascuno gode piena libertà di scelta.159

E per evitare che qualcuno, in forza di questa libertà, avesse la sua idea ma pensasse di essere cacciato dalla società con gli altri, egli continua dicendo: Per quanto è in noi, non ci mettiamo a litigare, a causa degli eretici, con i nostri colleghi vescovi con i quali conserviamo la divina concordia e la pace del Signore.

E poco dopo: Si conservi, quindi, con pazienza e mitezza, la carità dello spirito, l'onore del collegio, il vincolo della fede, la concordia del sacerdozio.160

Così, anche nella lettera a Magno: richiesto se tra il battesimo per immersione e quello per infusione, ci fosse una differenza, risponde: In questa faccenda, la nostra verecondia e modestia non impediscono a nessuno di pensare ciò che crede e di fare ciò che pensa.161

Da questo discorso appare chiaro che queste questioni le trattavano in un periodo in cui, anche quelle non ancora chiarite, si accettavano senza esitazione, ma essendo ancora oscure si cercavano con grande impegno.

Noi, dunque, sulla necessità di riconoscere ovunque la semplicità del battesimo, seguendo la consuetudine della Chiesa universale, rafforzata anche dai concili universali; dopo aver attinta anche maggiore fiducia dalle parole di Cipriano, che fin da allora mi concedevano, salvo il diritto della comunione, di avere idee diverse;162 dopo aver preferita e apprezzata l'unità che il beato Cipriano e i suoi colleghi, che fecero il concilio, mantennero con quanti erano di diverso parere; dopo aver respinte e demolite le sediziose calunnie degli eretici e degli scismatici, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo che, per mezzo del suo Apostolo dice: Sopportandovi a vicenda nella carità, cercando di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace, ( Ef 4,2-3 ) e: Se in qualche cosa pensate diversamente, anche questa il Signore vi rivelerà, ( Fil 3,15 ) incominciamo l'esame e la discussione dei pareri dei santi vescovi, salvando con loro il vincolo dell'unità e della pace; e in questa salvaguardia, per quanto il Signore ci concede, li imitiamo.

8.11 - Gli eretici non hanno una sola fede, una sola speranza e quindi neppure un solo battesimo

Cecilio da Bilta disse: Io so che esiste un unico battesimo, nell'unica Chiesa, e che, fuori della Chiesa, esso non esiste.

L'unico battesimo sarà là, dove c'è la vera speranza e la fede sicura.

Sta scritto, infatti: " C'è una sola fede, una sola speranza, un solo battesimo ". ( Ef 4,5 )

Quindi non si trova presso gli eretici, dove la speranza non esiste e la fede è falsa e dove tutto si fa con finzione: dove esorcizza l'indemoniato e invoca il sacramento colui dalla cui bocca e dalle cui parole esce una cancrena; dove la fede la dà l'infedele, il perdono dei peccati il criminale; dove nel nome di Cristo battezza l'anticristo; dove benedice chi è maledetto da Dio, promette la vita chi è morto; dona la pace chi non è pacifico, invoca Dio il blasfemo, esercita il sacerdozio il profano, erige l'altare il sacrilego.

A tutto ciò si aggiunge il peccato, che il pontefice del diavolo osa fare l'Eucaristia.

Ed ora dicano, i loro sostenitori, che questi giudizi sugli eretici sono falsi.

Ecco quali delitti si costringe la Chiesa ad approvare, e con che gente senza battesimo e senza perdono dei peccati essa è indotta a far comunione!

Questo, fratelli, dobbiamo fuggire ed evitare; dobbiamo separarci da questo grande crimine e conservare l'unico battesimo concesso da Dio alla sua unica Chiesa!

8.12 - Nella Chiesa si battezzano molti che dicono di credere ma non praticano

Rispondo: quanti, nella Chiesa, confessano Dio con le labbra, ma lo negano coi fatti - vedi gli avari, gli invidiosi e quelli che, per colpa dell'odio fraterno, sono considerati, non a mio giudizio ma secondo la testimonianza dell'apostolo Giovanni, omicidi ( 1 Gv 3,15 ) -, non hanno speranza, perché agiscono con una cattiva coscienza; sono perfidi, perché non fanno ciò che hanno promesso a Dio; menzogneri, perché dichiarano il falso; diabolici, perché nel loro cuore fanno spazio al diavolo e ai suoi angeli; i loro discorsi producono putredine, in quanto corrompono i buoni costumi con conversazioni cattive; ( 1 Cor 15,33 ) sono infedeli, perché si beffano dei castighi che Dio minaccia ai malvagi; scellerati, perché vivono da empi; anticristi, perché si oppongono a Cristo; maledetti da Dio, perché dappertutto la sacra Scrittura li detesta; morti, perché privi della vita della giustizia; senza pace, perché le loro azioni contrastano con la parola di Dio; bestemmiatori, perché a causa dei loro atti scellerati, il nome cristiano viene screditato; profani, perché sono spiritualmente esclusi dal santuario interiore di Dio; sacrileghi, perché profanano in se stessi il tempio di Dio con una vita cattiva; pontefici del diavolo, perché sono schiavi della frode e dell'avarizia, che è idolatria.

Ora, alcuni di questi, anzi moltissimi, si trovano anche nella Chiesa, e l'attestano sia l'apostolo Paolo che il vescovo Cipriano.163

Perché battezzano, allora? Perché alcuni, che rinunciano al mondo a parole e non a fatti,164 anche senza avere cambiato la loro condotta, vengono battezzati, e quando la cambiano non si ribattezzano?

Del resto, questa frase indignata: Ecco quali crimini si costringe la Chiesa ad approvare e con che gente senza battesimo e senza perdono dei peccati, essa è indotta a fare comunione, se non fossero stati gli altri vescovi a spingerlo, Cecilio non l'avrebbe mai detta.

Il che dimostra che, fin da allora, le idee più vere le avevano quelli che non si allontanarono dalla primitiva consuetudine, che in seguito un concilio universale confermò.

E che significa la sua conclusione: Questo, fratelli, dobbiamo fuggire ed evitare, e dobbiamo allontanarci da un crimine tanto grande?

Se infatti lo dice perché egli non lo fa e non lo approva, è una cosa; se invece lo dice per condannare ed emarginare i dissenzienti, va contro le parole di Cipriano: Senza giudicare nessuno, né allontanare alcuno dal diritto della comunione, se fosse di parere contrario.165

9.14 - Se il battesimo è legato alla Chiesa

Al discorso di Felice da Misgirpa, replichiamo: Se il battesimo unico e vero fosse solo nella Chiesa, certamente non sarebbe in coloro che si separano dall'unità.

Ora, in essi c'è, tant'è vero che quelli che ritornano non lo ricevono, e quindi, andandosene, non lo hanno perso.

Quanto poi all'affermazione: Ciò che si amministra fuori dalla Chiesa, non ha nessun effetto per la salvezza,166 la condivido, e la ritengo pienamente vera.

In effetti un conto è che tra loro il battesimo non c'è, e un conto che non ha nessun effetto per la salvezza.

In realtà, a quanti vengono alla pace cattolica, incominciano a giovare i sacramenti, che fuori c'erano, ma non giovavano.

10.15 - Battezzare gli eretici è svuotare il battesimo di Cristo

A Policarpo di Adrumeto167 che disse: Quanti approvano il battesimo degli eretici annullano il nostro,168 noi rispondiamo: Se il battesimo che danno gli eretici è degli eretici, quello che nella Chiesa danno gli avari e gli omicidi è di questi peccatori; se il battesimo non è dei secondi, non è neppure dei primi; quindi, presso chiunque sia, è di Cristo.

11.17 - Bisogna provare non asserire

Novato da Tamugade ha detto ciò che ha fatto; ma non ha portato una prova per dimostrare che doveva farlo.

Egli infatti si è appellato alla testimonianza delle Scritture e al decreto dei colleghi;169 ma non ne ha citato un testo da poter esaminare.

12.19 - Nella Chiesa vi sono peccatori che sono battezzati e che battezzano

Nemesiano da Tubuna,170 invece, di testi delle Scritture ne ha citati molti;171 sennonché egli ha parlato a lungo a favore dell'opinione cattolica, che noi abbiamo preso a illustrare e avvalorare.

A meno di credere che non confida nelle falsità, chi ripone la speranza nei beni temporali, come tutti gli avari, i rapinatori e quanti rinunciano al mondo non a fatti, ma a parole;172 e che non di meno nella Chiesa battezzano e si battezzano, e Cipriano ne è testimone.

Essi inseguono anche gli uccelli che volano, ( Pr 9,12 sec. LXX ) perché non afferrano ciò che desiderano.

Ora, ad abbandonare i sentieri della sua vigna e allontanarsi dai sentieri del suo campicello; o addentrarsi in luoghi impervii, aridi e in una terra assetata; o inseguire con le mani luoghi infruttuosi, non è solo l'eretico ma chiunque vive malamente, perché ogni giustizia è fruttuosa e ogni ingiustizia infruttuosa.

Coloro che bevono l'acqua altrui da una fontana straniera, ( Pr 9,18 ) non sono solo gli eretici, ma tutti quelli che non vivono secondo gli insegnamenti di Dio, ma secondo i principi del diavolo.

In effetti, se si riferisse al battesimo, Dio non direbbe: Non bere da una fonte straniera, ma: Non lavarti ad una fonte straniera.

In verità le parole del Signore: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio, ( Gv 3,5 ) quale sostegno possano dare alla sua tesi, io proprio non lo vedo.

Una cosa, infatti, è: Chiunque entrerà nel regno dei cieli, prima rinasce dall'acqua e dallo Spirito, perché se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli, che è ciò che il Signore ha detto ed è vero, e una cosa invece: Chiunque rinasce dall'acqua e dallo Spirito, entrerà nel regno dei cieli.

Ciò che è certamente falso.

Anche Simon Mago, infatti, era nato dall'acqua e dallo Spirito, ( At 8,13 ) eppure non entrò nel regno dei cieli.

E questo può accadere anche agli eretici.

Ora, se dallo Spirito non nasce se non chi si trasforma con una sincera conversione,173 tutti quelli che rinunciano al mondo a parole e non a fatti, certamente non nascono dallo Spirito, ma solo dall'acqua.

E questi, come attesta Cipriano, sono anche nella Chiesa.

Perciò, delle due, una: o quanti fingono di rinunciare al mondo nascono dallo Spirito, sia pure per la rovina e non per la salvezza, e questo possono farlo anche gli eretici, o, se il testo: Lo Spirito Santo che ammaestra fuggirà i finti, ( Sap 1,5 ) significa anche che quanti fingono di rinunciare al mondo non nascono dallo Spirito, che uno può battezzarsi con l'acqua ma non nascere dallo Spirito, e che invano, quindi, Nemesiano dice: Né lo Spirito può operare senza l'acqua, e né l'acqua senza lo Spirito.

Per la verità, anche altrove è stato spesso detto che, come possono avere in comune il solo battesimo quanti non hanno una sola Chiesa, così è vero che, nella Chiesa, possono non avere in comune l'unico Spirito i santi per la giustizia o gli immondi per la loro avarizia, eppure possono avere l'unico battesimo.

È stato infatti detto: Un solo corpo, che è la Chiesa, uno solo Spirito e un solo battesimo. ( Ef 4,4-5 )

Il resto del suo discorso poi comprova piuttosto la nostra affermazione.

Egli infatti ha citato questo testo del Vangelo: Ciò che è nato dalla carne, è carne; e ciò che è nato dallo Spirito è spirito; ( Gv 3,6 ) poiché Dio è Spirito, il battezzato è nato da Dio; ( Gv 4,24 ) ed ha concluso: Dunque tutto ciò che fanno tutti gli eretici e gli scismatici è carnale, poiché l'Apostolo dice: " Sono note le opere della carne, che sono: le fornicazioni, le impurità ", e le altre opere di cui parla l'Apostolo nel passo dove elenca anche le eresie.

Nemesiano ha concluso: Perché tutti quelli che fanno queste cose, non erediteranno il regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )

Poi ha continuato dicendo: L 'Apostolo, quindi, condanna, insieme agli altri cattivi, anche i responsabili delle divisioni, cioè gli scismatici e gli eretici.

Egli ha fatto bene, elencando le opere della carne tra le quali le eresie, a scoprire e a dire che l'Apostolo le condanna tutte insieme.

Interroghi allora san Cipriano e senta da lui quante persone, anche nella Chiesa, vivono secondo le opere malvagie della carne, che l'Apostolo condanna insieme alle eresie, e tuttavia battezzano e si battezzano.

Perché dunque dire che solo gli eretici non possono avere il battesimo, che invece hanno i loro compagni di dannazione?

Indice

158 Cypr., Sententiae episc. praef.
159 Cypr., Ep. 73, 26, 1
160 Cypr., Ep. 73, 26, 2
161 Cypr., Ep. 69, 12, 1
162 Cypr., Sententiae episc. praef.
163 Cypr., De lapsis 6
164 Cypr., Ep. 11, 1
165 Cypr., Sententia. episc., praef.
166 Cypr., Sententiae episc. 2
167 Cypr., Ep. 48, 1-2
168 Cypr., Sententiae episc. 3
169 Cypr., Sententiae episc. 4
170 Cypr., Epp. 62; 72, 1; 76; 77
171 Cypr., Sententiae episc. 5
172 Cypr., Ep. 11, 1
173 Cypr., Ep. 11, 1