Lo spirito e la lettera

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19.32 - La vera fede cristiana ammette la grazia, oltre la legge

Nessun cristiano dunque devii da questa fede, che è la sola ad essere la vera fede cristiana.

E quando uno si vergognerà di dire che noi diventiamo giusti da noi stessi senza che la grazia di Dio l'operi in noi, vedendo che i cristiani fedeli e pii non sopportano che lo si dica, non venga a dire che noi non possiamo essere giusti senza l'operazione della grazia di Dio solo nel senso che Dio ha dato la legge, nel senso che ha stabilito la dottrina, nel senso che ha emanato buoni precetti.

Tutto questo infatti senza lo Spirito che aiuta è indubbiamente lettera che dà morte.

Quando al contrario c'è lo Spirito che dà vita, allora egli ci fa amare come iscritta dentro di noi la norma stessa che la legge ci faceva temere come scritta fuori di noi.

19.33 - La differenza tra l'Antico e il Nuovo Testamento descritta dal profeta Geremia

Esamina ciò brevemente anche nella testimonianza che ha reso il profeta scrivendo: Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda io concluderò un Testamento Nuovo.

Non come il Testamento che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto.

Essi non perseverarono nel mio Testamento e io allora li respinsi. Parola del Signore.

Questo è il Testamento che io concluderò con la casa d'Israele: dopo quei giorni, dice il Signore, io porrò le mie leggi nel loro cuore e le scriverò nella loro mente; io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.

E nessuno istruirà più il suo concittadino né il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perché tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande, poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati. ( Ger 31,31-34 )

Cosa aggiungere a queste parole? Nei Libri antichi al di fuori di questo passo profetico non si trova menzionato mai, o raramente, il Nuovo Testamento proprio con il suo nome stesso.

In molti testi infatti si indica e si annunzia come futuro, ma senza che si legga esplicitamente il suo nome.

Considera dunque diligentemente quanta differenza Dio attesti esistere tra i due Testamenti, Vecchio e Nuovo.

19.34 - L'osservanza della lettera è opera dello Spirito

Dopo che ha detto: Non come il Testamento che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, vedi quello che soggiunge: Essi non perseverarono nel mio Testamento. ( Ger 31,32 )

A loro vizio ascrive di non aver perseverato nel testamento di Dio, perché non sembrasse colpevole la legge che ricevettero allora.

È quella stessa che il Cristo non venne ad annullare ma a completare. ( Mt 5,17 )

Senza tuttavia che i peccatori siano stati giustificati mediante quella medesima legge, ma mediante la grazia: in realtà è lo Spirito vivificante che giustifica e senza di lui la lettera uccide.

Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. ( Gal 3,21-22 )

Per questa promessa, cioè per un beneficio divino, si osserva la stessa legge, che senza quella promessa rende prevaricatori: o fino al fatto di una cattiva azione, se la fiamma della concupiscenza oltrepassa anche il riparo del timore o almeno dentro la sola volontà, se il timore della pena vince la soavità della libidine.

Dicendo: La Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo ha detto l'utilità della stessa inclusione.

Quale inclusione se non quella che descrive con le parole: Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata? ( Gal 3,23 )

Dunque è stata data la legge perché si cercasse la grazia, è stata data la grazia perché si osservasse la legge.

Infatti non per vizio della legge non si osservava la legge, ma per vizio della sapienza della carne, vizio che la legge ebbe il compito di manifestare e la grazia il compito di sanare.

Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito. ( Rm 8, 3-4 )

Perciò anche nella testimonianza di Geremia: Con la casa d'Israele e con la casa di Giuda io concluderò un Testamento nuovo, che significa concluderò se non "adempirò"?

Non come il Testamento che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto. ( Ger 31,31-32 )

20.35 - La novità dello Spirito che ci fa perseverare nell'osservanza della legge di Dio, caratterizza il Nuovo Testamento

Quello era dunque Vecchio, perché questo è Nuovo.

Ma cos'è che rende vecchio quello e nuovo questo, se mediante il Testamento Nuovo si adempie la medesima legge che nel Vecchio diceva: Non desiderare?

Ecco la ragione: Essi non perseverarono nel mio Testamento e io allora li respinsi. Parola del Signore. ( Es 20,17 )

Quello dunque si dice Testamento Vecchio per la malattia antica che la lettera imperiosa e minacciosa non sanava minimamente nell'uomo, questo si dice viceversa Testamento Nuovo perché la novità dello Spirito sana l'uomo dal vizio antico e lo fa nuovo.

Osserva poi il seguito e ammira di quanta luce si faccia luminoso ciò che le persone troppo fiduciose di sé rifiutano di vedere.

Scrive: Questo è il Testamento che io concluderò con la casa d'Israele: dopo quei giorni, dice il Signore, io porrò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nella loro mente. ( Ger 31,33 )

Ecco ritorna quello che diceva già l'Apostolo: Non su tavole di pietra, ma sulle tavole del cuore, perché non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente. ( 2 Cor 3,3 )

Né per altro motivo credo che l'Apostolo in questo passo abbia voluto ricordare il Nuovo Testamento - dice infatti: Ci ha resi ministri adatti di un Nuovo Testamento, non della lettera, ma dello Spirito ( 2 Cor 3,6 ) - se non perché, dicendo: Non su tavole di pietra, ma sulle tavole carnali del cuore, ( 2 Cor 3,3 ) aveva di mira il vaticinio di Geremia dove è detto: Le scriverò nel loro cuore, ( Ger 31,33 ) e dove è stato promesso esplicitamente il Testamento Nuovo.

21.36 - La legge di Dio scritta nel cuore umano è la forza della carità fatta presente dallo Spirito Santo nell'uomo

Che sono dunque le leggi di Dio scritte da lui stesso nei cuori se non la presenza stessa dello Spirito Santo che è il Dito di Dio, ( Lc 11,20 ) e che con la sua presenza riversa nei nostri cuori la carità, ( Rm 5,5 ) la quale è il pieno compimento della legge ( Rm 13,10 ) e il suo termine? ( 1 Tm 1,5 )

Le promesse del Vecchio Testamento sono terrene.

Tuttavia, eccettuati i sacramenti che erano ombre delle cose future, ( Col 2,17 ) come la circoncisione, il sabato, le altre osservanze legate ai giorni, le prescrizioni riguardanti alcuni cibi, i molteplici riti dei sacrifici e delle celebrazioni sacre, che si addicevano all'antica legge carnale e al giogo servile, il Vecchio Testamento contiene precetti di giustizia tali e quali siamo obbligati ad osservare anche noi adesso, espressi soprattutto in quelle due tavole senza forma alcuna di simbolismo tipico, come i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare, e gli altri, tutti ricapitolati in questa norma: Amerai il tuo prossimo come te stesso. ( Rm 13,9 )

Poiché dunque, dicevo, nel Vecchio Testamento si fanno promesse terrene e temporali, consistenti nei beni di questa carne corruttibile, pur rappresentando essi i beni eterni e celesti spettanti al Nuovo Testamento, adesso si promette il bene del cuore stesso, il bene della mente, il bene dello spirito, cioè un bene non materiale, quando si dice: Io porrò le mie leggi nella loro mente e le scriverò nei loro cuori. ( Ger 32,40 )

Con questo ha fatto capire che non sarebbero stati soggiogati dalla paura di una legge che li atterrisse dall'esterno, ma dall'amore della stessa giustizia della legge che abita nell'interno.

22.37 - La carità prepara l'uomo alla somiglianza finale con Dio

Poi soggiunge anche il premio: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. ( Ger 31,33 )

È quanto il salmista dice a Dio: Il mio bene è stare vicino a Dio. ( Sal 73,28 )

Io sarò il loro Dio, dice, ed essi saranno il mio popolo. ( Ger 31,33 )

Che c'è di meglio di questo bene, che c'è di più felice di questa felicità: vivere per Dio e vivere di Dio ( Rm 6,11 ) nel quale c'è la sorgente della vita e alla cui luce noi vedremo la luce? ( Sal 36,10 )

Di questa vita dice il Signore stesso: Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo, ( Gv 17,3 ) cioè te e Gesù Cristo mandato da te, che siete l'unico vero Dio.

Questo anch'egli promette a coloro che lo amano dicendo: Chi mi ama osserva i miei comandamenti, e chi mi ama viene amato dal Padre mio e anch' io lo amerò e mi manifesterò a lui: ( Gv 14,21 ) s'intende nella natura divina nella quale è uguale al Padre, non nella natura di servo ( Fil 2,6-7 ) con la quale si manifesta anche agli empi.

Allora infatti si avvererà quello che è scritto: Sia rimosso l'empio, perché non contempli la maestà del Signore, ( Is 26,10 ) quando quelli di sinistra andranno nel fuoco eterno e i giusti nella vita eterna. ( Mt 25,46 )

E questa vita eterna, come ho detto, consiste nel conoscere l'unico vero Dio. ( Gv 17,3 )

Per questo anche Giovanni dice: Carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.

Sappiamo che, quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. ( 1 Gv 3,2 )

Questa somiglianza comincia a ricostituirsi adesso, via via che l'uomo si rinnova interiormente di giorno in giorno ( 2 Cor 4,16 ) secondo l'immagine del suo Creatore. ( Col 3,10 )

23.38 - La perfezione dello stato finale nelle parole di S. Paolo

Ma cos'è questo o quant'è a confronto della perfezione sublime che ci sarà allora?

Tant'è vero che l'Apostolo, prendendo un esempio qualunque da ciò che è noto per descrivere quelle realtà ineffabili, ricorre al confronto tra l'età infantile e l'età virile dicendo: Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino.

Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. ( 1 Cor 3,11 )

E per mostrare la ragione di queste sue parole scrive: Ora vediamo come in uno specchio in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia.

Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente come anch'io sono conosciuto. ( 1 Cor 3,12 )

24.39 - La perfezione dello stato finale nelle parole del profeta Geremia

Perciò anche il profeta [ Geremia ] nel testo che stiamo esaminando aggiunge che in Dio sta il premio, in Dio il fine, in Dio la perfezione della felicità, in Dio la pienezza della vita beata ed eterna.

Infatti dopo l'affermazione: Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo dice immediatamente: E nessuno istruirà più il suo concittadino né il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perché tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande. ( Ger 31,33-34 )

Adesso siamo certamente già nel tempo del Nuovo Testamento che il profeta ha promesso con queste parole del suo vaticinio.

Perché dunque ciascuno dice ancora al suo concittadino e al suo fratello: Riconosci il Signore?

Non è forse questo che si dice predicando il Vangelo e la stessa predicazione di esso non si riduce a dire questo dappertutto?

Cos'è che dà motivo all'Apostolo di chiamarsi dottore delle genti ( 1 Tm 2,7 ) se non l'avverarsi di ciò che egli appunto dice nel testo: Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?

E come possono credere, senza averne sentito parlare?

E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? ( Rm 10,14 )

Dal momento dunque che questa predicazione va adesso crescendo dappertutto, in che modo noi siamo nel tempo del Nuovo Testamento del quale il Profeta ha detto: E nessuno istruirà più il suo concittadino né il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perché tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande ( Ger 31,34 ) se non in quanto del medesimo Nuovo Testamento Geremia ha pure aggiunto, promettendolo per l'avvenire, il premio eterno, ossia la beatissima contemplazione di Dio stesso?

24.40 - Il mistero della grazia fa parte del mistero della predestinazione o della libertà divina

Tutti dal più piccolo al più grande che vuol dire se non tutti coloro che appartengono spiritualmente alla casa d'Israele e alla casa di Giuda, cioè ai figli d'Isacco e al seme di Abramo?

Questa è la promessa per cui gli fu detto: In Isacco ti sarà data una discendenza, cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa.

Queste infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio.

E non è tutto: c'è anche Rebecca, che ebbe figli da un solo uomo, Isacco, nostro padre: quando essi ancora non erano nati e nulla avevano fatto di bene o di male, perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama, le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore. ( Rm 9,7-13 )

Questa è la casa d'Israele o la casa di Giuda a causa del Cristo che venne dalla tribù di Giuda.

Questa è la casa dei figli della promessa, non delle opere proprie dell'uomo, ma della beneficenza di Dio.

Dio infatti promette quello che fa da sé: non è lui a promettere e un altro a fare, perché altrimenti non sarebbe promettere, ma predire.

Ecco perché dice: Non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama: ( Rm 9,12 ) per impedire che passi come opera degli uomini e non di Dio, per impedire che la mercede non sia retribuita per grazia, ma per debito, ( Rm 4,4 ) e così non sia più grazia la grazia ( Rm 11,6 ) di cui è veemente difensore e assertore l'infimo degli Apostoli, che ha faticato più di tutti gli altri, non da sé però, ma la grazia di Dio con lui. ( 1 Cor 15,9-10 )

Dice: Tutti mi conosceranno. ( Ger 31,34 ) Tutti, della casa d'Israele e della casa di Giuda.

Infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele, ma tutti coloro ai quali nel salmo Per il soccorso del mattino, cioè per la luce nuova, ossia per la luce del Nuovo Testamento, si rivolge l'invito: Gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema la stirpe d'Israele. ( Sal 22, 1.24 )

Proprio l'intera stirpe, proprio tutta la stirpe promessa e chiamata, ma di coloro che sono stati chiamati secondo il disegno di Dio. ( Rm 8,28 )

Quelli infatti che ha predestinati li ha anche chiamati, quelli che ha chiamati li ha anche giustificati, quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. ( Rm 8,30 )

Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, cioè, per quella che dal Vecchio Testamento è venuta al Nuovo, ma anche per quella che deriva dalla fede, ( Rm 4,16 ) senza aver prima ricevuto la legge.

E precisamente dalla fede di Abramo: cioè gli imitatori della fede di Abramo, il quale è il padre di tutti noi.

Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli. ( Rm 4,17 )

Dunque tutti questi predestinati, chiamati, giustificati, glorificati conosceranno Dio mediante la grazia del Nuovo Testamento, dal più piccolo al più grande di essi.

24.41 - L'ora della contemplazione scoccherà simultanea per tutta l'umanità insieme

Come dunque appartiene al Vecchio Testamento la legge delle opere scritte su tavole di pietra e per sua mercede quella terra promessa che la casa dell'Israele carnale ricevette dopo esser stata liberata dall'Egitto, così appartiene al Nuovo Testamento la legge della fede scritta nei cuori e per sua mercede la visione della contemplazione che la casa dell'Israele spirituale riceverà dopo che sarà stata liberata da questo mondo.

Allora si avvererà quello che dice l'Apostolo: Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà: ( 1 Cor 13,8 ) cioè la scienza da bambini nella quale viviamo qui adesso e che è imperfetta, come in uno specchio, in maniera confusa. ( 1 Cor 13, 9.12 )

Per essa è necessaria la profezia, mentre il futuro sta ancora succedendo al passato; per essa sono necessarie le lingue, ossia il pluralismo dei modi di esprimersi, perché sono molti e diversi i modi di far intendere molte e diverse verità a chi non contempla ancora con mente purissima l'eterna luce della verità evidente.

Quando verrà ciò che è perfetto ( 1 Cor 13,10 ) e scomparirà tutto quello che è imperfetto, ( 1 Cor 13,8-9 ) allora il Verbo che apparve alla carne nella carne assunta mostrerà se stesso ai suoi amici così com'è.

Quella di allora sarà la vita eterna che ci farà conoscere l'unico vero Dio. ( Gv 17,3 )

Allora saremo simili a lui, ( 1 Gv 3,2 ) perché allora conosceremo come anche noi siamo conosciuti. ( 1 Cor 13,2 )

Allora nessuno istruirà più il suo concittadino né il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perché tutti lo conosceranno, dal più piccolo al più grande di essi. ( Ger 31,34; Eb 8,11 )

Quest'ultima espressione si può intendere in modi diversi.

O nel senso che anche là ognuno dei santi è come stella che differisce da stella nello splendore. ( 1 Cor 15,41 )

E non ha nessuna importanza che si dica dal più piccolo al più grande, come viene detto, o dal più grande al più piccolo.

Ugualmente è indifferente che per più piccoli intendiamo quelli che poterono credere soltanto e per più grandi quelli che poterono anche capire, nella misura che è possibile in questa vita, la luce incorporea ed immutabile.

Oppure volle indicare nei più piccoli quelli posteriori nel tempo, nei più grandi quelli anteriori nel tempo.

Tutti insieme infatti riceveranno la promessa contemplazione di Dio, perché anche i primi ebbero in vista il meglio per noi così da non raggiungere la perfezione senza di noi. ( Eb 11,40 )

E quindi primi risulterebbero i posteriori, nel senso che sono stati tenuti meno in attesa, come si dice di quel denaro evangelico nella parabola: lo ricevono prima quelli che si sono recati nella vigna dopo gli altri. ( Mt 20,8-12 )

Oppure i più piccoli e i più grandi devono intendersi in un qualsiasi altro modo che forse sul momento mi sfugge.

25.42 - L'aiuto interiore della grazia costituisce la differenza specifica tra l'Antico e il Nuovo Testamento

Sta' attento per quanto puoi a quello che cerco di dimostrare con tanto impegno.

Quando il Profeta prometteva il Testamento Nuovo, di tipo diverso dal Testamento che era stato fatto prima con il popolo d'Israele liberato dall'Egitto, non disse nulla del cambiamento dei sacrifici e di tutti quei sacramenti che pur sarebbe avvenuto senza dubbio, come lo vediamo avvenuto e come in molti altri luoghi lo attesta la stessa Scrittura profetica, ma sottolineò unicamente questa differenza: Dio avrebbe posto le sue leggi nella mente di coloro che fossero appartenuti al Nuovo Testamento e le avrebbe scritte nei loro cuori.

Di qui l'Apostolo prese lo spunto per dire: Non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori. ( 2 Cor 3,3 )

E la mercede eterna della giustificazione non sarebbe stata la terra da cui furono cacciati gli Amorrei, i Cettei e gli altri popoli ivi ricordati, ( Gs 12 ) ma lo stesso Dio, aderire al quale è il bene degli uomini, ( Sal 73,28 ) cosicché il bene che amano di ricevere da Dio è lo stesso Dio che amano.

Tra Dio e gli uomini fanno da separazione soltanto i peccati, ( Is 59,2 ) che si rimettono soltanto mediante la medesima grazia.

Perciò dopo aver detto: Tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande di essi, aggiunge subito: Io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati. ( Ger 31,34 )

Con la legge delle opere dunque il Signore dice: Non desiderare. ( Es 20,17 )

Con la legge della fede il Signore dice: Senza di me non potete far nulla, ( Gv 15,5 ) e parlava lì delle opere buone, cioè dei frutti da parte dei tralci. ( Gv 15,1-5 )

La distanza che appare tra il Vecchio e il Nuovo Testamento è questa: che lì la legge si scrive su pietre, qui nei cuori, di modo che ciò che prima spaventa l'uomo all'esterno ora gli piace nel suo interno, e chi diventa allora trasgressore per la lettera che dà morte diventa ora amatore per lo Spirito che dà vita.

Perciò non si deve dire che Dio in tanto ci aiuta nell'operare la giustizia e in tanto suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni ( Fil 2,13 ) in quanto fa risuonare all'esterno ai nostri sensi i precetti della giustizia, ma in quanto fa crescere la giustizia all'interno di noi, diffondendo la carità nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato. ( 1 Cor 3,7; Rm 5,5 )

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