Storia

IndiceA

… della spiritualità

Sommario

I. Originalità della storia della spiritualità.
II. Il campo della storia della spiritualità come scienza.
III. Lo sviluppo della storia della spiritualità:
    1. La chiesa primitiva e il NT;
    2. Le generazioni post-apostoliche. Il martirio e la verginità;
    3. La spiritualità riflessa di Clemente d'Alessandria, di Origene e dei Cappàdoci;
    4. Il monachesimo;
    5. La spiritualità dell'Occidente latino;
    6. La spiritualità pastorale dell'Oriente. La diffusione della vita monastica;
    7. I cristiani davanti agli invasori del mondo romano;
    8. Gli scritti areopagitici;
    9. Il senso della penitenza nel sec. VII;
    10. Il vigore spirituale dell'epoca carolingia;
    11. Slanci riformatori nella decadenza dei sec. X e XI;
    12. Pellegrinaggio, Crociata e mistica nel sec. XII;
    13. La vita apostolica nel sec. XIII e la vita spirituale dei laici;
    14. La mistica speculativa dei renani e la "devozione moderna" nei sec. XIV e XV;
    15. I tentativi dell'umanesimo e la pietà popolare;
    16. Luci e ombre nella Spagna del sec. XVI;
    17. Le correnti spirituali della Francia del sec. XVII;
    18. Reazione antimistica e pietà tradizionale nel sec. XVIII;
    19. Germinazioni e realizzazioni spirituali nel corso del sec. XIX,
IV. Problemi della storia della spiritualità.

I - Originalità della storia della spiritualità

Chi dice storia dice conoscenza scientifica del passato e dell'evoluzione dell'umanità, dalle sue origini fino ai nostri giorni.

Tale conoscenza viene acquisita attraverso uno sforzo costante per "coincidere" con l'oggetto della ricerca colto nella sua verità autentica, ma con la consapevolezza che l'obiettivo non sarà mai raggiunto.

L'uomo è mistero a sé e agli altri.

La storia è una scienza che si interessa dell'uomo, una scienza costruita dagli uomini, una scienza umile.

Chi dice storia della spiritualità considera questa scienza come uno sforzo costante per descrivere e analizzare la relazione cosciente che lo spirito finito dell'uomo ha intrattenuto nel corso dei tempi con il Trascendente.

Questo intento molto generale include la presentazione delle relazioni meno "religiose" ( contatto con l'Assoluto ) fino all'unione con un Dio personale.

Esiste una spiritualità indù, buddhista, mussulmana, ebraica e cristiana [ v. Induismo; Buddhismo; Islamismo; Ebraica ( spiritualità) ] .

Nella presente ricerca si presuppone un'opzione preliminare: quella dell'uomo il quale crede che il Trascendente esiste, che il suo spirito può entrare a contatto con lo Spirito.

L'opzione materialista è esclusa in partenza.

La storia della spiritualità cristiana, cui questo lemma si limita, è investigazione, studio, esposizione e, a volte, spiegazione della relazione esperienziale dell'uomo con il Dio uno e trino che si è rivelato.

Essa ammette che Dio ha inviato il suo Figlio nel mondo, il cui Spirito continua a comunicarsi ai credenti per vivere il suo mistero lungo il corso di tutte le generazioni umane.

La spiritualità è l'insieme delle ispirazioni e delle convinzioni che animano interiormente i cristiani nella loro relazione con Dio, nonché l'insieme delle reazioni e delle espressioni personali o collettive, delle forme esteriori visibili che concretizzano tale relazione.

Originariamente e sostanzialmente non vi è che una spiritualità cristiana.

Ma come i cristiani, viventi nel tempo e nello spazio, sono limitati nella loro capacità di accogliere il vangelo di Cristo, così la fedeltà all'essenziale sarà da loro vissuta con mentalità e secondo modalità differenti.

La spiritualità dei missionari del sec. XVI è nel contempo identica e diversa da quella che essi inculcano ai popoli non cristiani, che evangelizzano.

Attorno alle note fondamentali date dal vangelo vi sono delle armoniche che devono restare in accordo con esso.

II - Il campo della storia della spiritualità come scienza

Come scienza costituita, la storia della spiritualità è una scienza nuova dai metodi molteplici, entrata tardi nel novero delle conoscenze umane.

Essa ha seguito il movimento della storia scientifica, pure essa apparsa tardivamente.

L'originalità del suo scopo consiste nell'introdurre nelle storie evenienziali, politiche, economiche, sociali e di altro genere una dimensione di interiorità di natura religiosa.

Possiamo studiare le crociate sotto gli aspetti menzionati.

Senza trascurare tali aspetti, possiamo cercare di cogliere in esse l'ispirazione spirituale che ha proiettato verso l'Oriente folle occidentali, desiderose di vivere e di morire presso la tomba di Cristo.

Il campo di investigazione della storia della spiritualità è immenso: venti secoli di cristianesimo vissuti in Oriente e in Occidente, in estremo Oriente e in altri continenti permeati più o meno dalle correnti spirituali orientali e occidentali.

È un campo vario, perché comporta lo studio di persone, di uomini e donne, individui d'azione o teorici, rimasti senza posterità spirituale o iniziatori di un movimento che li prolunga superandoli, perché esso include anche l'esperienza di un cristiano raccontata da lui stesso o riferita da altri, la dottrina ch'egli ha potuto insegnare o quella che altri hanno tratto dalla sua vita.

Inoltre comprende i movimenti spirituali di breve o lunga durata, alcuni dei quali rimangono sepolti nel suolo della storia, per poi risorgere.

Anche le forme istituzionali più o meno solide, che assicurano la durata di questi movimenti spirituali, possono rallentare e addirittura asfissiare la loro respirazione e la loro vita spirituale, se non si mantengono in stato di riforma o di rinnovamento.

Tra gli altri, tale è il caso degli ordini e delle congregazioni religiose.

Quanto alle dottrine, esse sono il frutto di un insegnamento diretto, la condensazione di un'esperienza ascetica e mistica, il risultato di un'elaborazione intellettuale tentata da discepoli, che arriva a trasformarsi in una dottrina di una scuola di spiritualità.

Gli atteggiamenti spirituali possono concretizzarsi secondo gli stati di vita: c'è una spiritualità del laico cristiano, sposato o meno, del religioso, del sacerdote, del vescovo.

Essi possono anche esprimersi in gesti concreti: devozioni, preghiere, pellegrinaggi, partecipazioni varie di gruppi più o meno numerosi, più o meno specializzati, che esprimono ciascuno a loro modo la relazione che il cristiano, solo o con altri, vuole intrattenere con Dio.

Esistono anche tratti spirituali manifestati dal tal popolo, una specie di esperienza collettiva, il cui fondo manifesta tendenze radicate in certi ambienti nazionali.

Le circostanze felici o infelici della vita dei popoli si ripercuotono sul loro comportamento spirituale.

Significa essere aderenti alla vita parlare della spiritualità che è stata pensata e vissuta durante un periodo della storia in Germania, in Italia, in Spagna, in Francia, negli Stati del nuovo mondo e tra i popoli dell'estremo Oriente.

La storia della spiritualità tende alla sintesi - un ideale questo realizzabile in misura incompleta, data la varietà e la complessità delle esperienze spirituali, nonché la difficoltà di esplorare la relazione dell'uomo con il Trascendente.

Quanto appartiene all'uomo, quanto appartiene a Dio in questa esperienza?

Fin dove può spingersi la psicologia spirituale?…

Le esposizioni sintetiche della storia della spiritualità sono poco numerose e relativamente recenti, poiché sono comparse solo nel sec. XX.

Finora ne sono state pubblicate tre o quattro, di cui una incompleta.

D'altra "parte, per considerare una lunga evoluzione nel corso del tempo, occorre procedere, nell'esposizione, a delle divisioni geografiche, a delle divisioni cronologiche e a delle considerazioni tematiche, con il rischio che lo sforzo per essere chiari e pedagogicamente ordinati sfiguri il volto molteplice e la varietà cangiante delle esperienze spirituali.

III - Lo sviluppo della storia della spiritualità

La descrizione dei grandi periodi, che segue ( a volte troppo fedelmente ) la divisione adottata nella storia generale, sarà accompagnata dalla descrizione di periodi considerati spesso come minori, difficili perché meno brillanti e meno documentati, in cui tuttavia l'esperienza dei cristiani continua a vivere.

Tempi di decadenza politica o di rilassamento morale sono anche tempi di coraggio e di speranza, in cui si preparano notevoli germinazioni spirituali.

1. La chiesa primitiva e il NT

L'annuncio del vangelo, della buona novella, dapprima orale e poi messo per scritto, permette allo storico di vedere nella persona di Gesù che agisce, insegna e si propone a esempio, tutta una spiritualità, motivazioni e atteggiamenti che hanno colpito i suoi contemporanei per la loro novità, le loro esigenze di interiorità, la logica vitale che unisce inseparabilmente i precetti e il loro adempimento da parte di Gesù stesso nella propria vita e nella propria morte.

"Adempiendo", cioè operando una rottura che è nel contempo un adempimento pieno di tutto ciò che comportava l'antica alleanza, sigillata da Jahve con il popolo di Israele, Gesù dichiara che le sue parole sono spirito e vita e si propone a modello, un modello che vuole essere seguito e imitato.

La fedeltà a ciò che egli comanda, l'amore per il Padre e per i fratelli, è garanzia di vita eterna e sorgente di felicità.

Gesù rivela il Padre e promette lo Spirito.

Coloro che credono ch'egli li salva sanno che l'unione a lui nella sua passione permetterà di vivere pienamente, attraverso la partecipazione alla sua risurrezione.

La sofferenza umana si trasforma in amore.

La riflessione degli apostoli e degli scrittori del NT si è incentrata su questa persona e su questo messaggio storico, sul "fatto Gesù".

La predicazione primitiva del vangelo comporta delle affermazioni, delle esortazioni alla conversione, alla fede, alla vita fraterna, all'amore di tutti tra di loro e con Dio.

Nelle Lettere di s. Paolo le esposizioni dogmatiche sono seguite o frammiste a consigli spirituali, indirizzati agli uditori o ai commentatori delle lettere.

Le visuali teologiche, che esplorano in atteggiamento di gratitudine il mistero di Dio in Gesù, si ricollegano sempre ai principi enunciati da Gesù, sia quando parlano del peccato, sia quando parlano della morte, della filantropia divina, di Cristo presente in noi, delle lotte dell'uomo interiore, della vita secondo lo Spirito o del corpo mistico di Cristo.

La colorazione paolina, dovuta al temperamento e alla vocazione particolare dell'apostolo dei pagani, rimane fedele al vangelo.

I vangeli sinottici annunciano la buona novella del regno di Dio, già presente in mezzo agli uomini, con le sue esigenze e le speranze che esso suscita.

Si tratta di una buona novella corroborata da segni, da miracoli o da guarigioni corporali e spirituali, di un regno che è fin da quaggiù giustizia e gioia per tutti coloro che lo accolgono, poveri o poveri in spirito, peccatori tra i figli di Israele e anche tra i pagani, uomini e donne senza distinzione.

La risposta degli uomini consiste nella penitenza, poiché il Padre perdona in Gesù, nella fede che suppone la chiarezza dello sguardo, nella purezza del cuore, nella confidenza filiale verso il Padre celeste, verso il "Padre nostro", cui parliamo nella preghiera semplice, nell'amore per tutti gli altri.

Già così nasce e cresce la chiesa, riunione di tutti i credenti.

Con gli scritti giovannei la spiritualità diventa più teologica.

Giovanni, senza rinunciare alla presenza concreta di Gesù - di cui il quarto vangelo specifica i titoli da lui rivendicati -, insiste sul confronto tra il credente e il mondo, ch'egli situa nel contesto grandioso della lotta della luce contro le tenebre.

Il Figlio donato al mondo è già diventato vincitore del mondo.

Egli dona la vita.

Il cristiano lo conosce amandolo e lo ama conoscendolo.

Lo Spirito promesso viene comunicato sotto forma di unzione ai credenti.

Gesù pane di vita nutre gli uomini.

Si tratta di vedere, di ascoltare, di credere all'amore che Dio porta agli uomini, nonché di convincersi che chi non ama il fratello, non ama Dio.

La spiritualità di Giovanni è sacramentale.

Egli approfondisce il mistero del battesimo e dell'eucaristia.

L'attenzione ch'egli riserva a Maria, al pari di s. Luca, segna gli inizi di una spiritualità mariana.

La fedeltà all'insegnamento ricevuto, inculcata nella Prima lettera, può portare il cristiano al martirio evocato nell'Apocalisse.

La Lettera agli ebrei presenta in forma di omelia Gesù come il solo sommo sacerdote, come il mediatore unico, attraverso cui passano le offerte e i sacrifici dei cristiani, mentre la Prima lettera di s. Pietro ricorda ai neo-battezzati che essi sono un popolo di sacerdoti, che entra a far parte della costruzione di cui Cristo è la pietra angolare.

Altre esortazioni, sul tipo di quelle della Lettera di Giacomo, rivelano ai fedeli il senso della prova, il valore spirituale della povertà, la necessità della carità nell'attesa ancora imminente del regno.

Questo insegnamento fondamentale di Gesù trasmesso e commentato dagli apostoli, espresso nella liturgia primitiva, sarà la fonte di tutta la spiritualità cristiana.

2. Le generazioni post-apostoliche. Il martirio e la verginità

Documenti brevi e pratici, diversi quanto a origine geografica, stile e intenzione pastorale, scaglionati lungo il I e il II sec., ci informano sugli atteggiamenti spirituali che dovevano assumere le generazioni successive all'età apostolica, generazioni spesso ancora giudeo-cristiane.

La catechesi della Didaché propone ai neobattezzati la via della vita, opposta a quella della morte, via che in altri documenti diventerà la lotta tra lo spirito buono e lo spirito del male; essa pone al centro della vita cristiana il discernimento spirituale.

Il decalogo che raccomanda di osservare è arricchito di sfumature cristiane.

La semplicità dello sguardo e l'unità del cuore permettono di aderire veramente alla volontà di Dio.

Si raccomanda pure l'accoglimento semplice e prudente degli "apostoli" e dei profeti.

L'istituzione di una gerarchia nella comunità richiede la carità e la sottomissione.

I cristiani sono invitati a una lettura cristiana dell'AT, le cui promesse si sono adempiute in Gesù ( Lettera di Barnaba ), secondo un'interpretazione spirituale già iniziata nei vangeli e nella Lettera agli ebrei.

L'eucaristia è la preghiera per eccellenza, la riunione nell'unità dove ci si perdona, dove si rende grazie per il dono della conoscenza fattoci in Gesù, dove l'assemblea estende la propria preghiera ad abbracciare le necessità del mondo, dove deve regnare l'ordine e dove il vescovo è il centro e il garante dell'unità.

Il discernimento è un'esigenza per tutti i cristiani, poiché le tentazioni sono molteplici per gli individui come per i gruppi:

la tentazione del millenarismo, alimentata da una lettura troppo realista e troppo frammentaria della sacra scrittura;

quella di uno gnosticismo veicolato da falsi profeti, di cui già s. Paolo si lamentava, gnosticismo contrario alla conoscenza vera donataci in Gesù Cristo;

quella degli scismi che spezzano l'unità delle comunità;

quella dell'encratismo che, per esaltare lo spirito, condanna in maniera assoluta la carne e il matrimonio.

Man mano che il cristianesimo si diffonde tra i pagani, sorgono dei problemi nuovi, che suggeriscono nuovi atteggiamenti spirituali: accettazione o rifiuto del mondo pagano presso gli apologisti, integrazione dei valori umani al dato cristiano, purezza dei conservatori o apertura evangelica del discorso missionario, sentimento di essere un "terzo genere", una terza razza tra ebrei e pagani, oppure la convinzione che i cristiani sono l' "anima del mondo".

Il conflitto tra il mondo pagano e i cristiani è in ogni modo inevitabile.

Dapprima latente, esso esplode nel martirio, accettato da uomini e donne, i quali testimoniano essenzialmente che Cristo è per loro un bene superiore a Cesare.

Il martirio, previsto nel vangelo e presente nell'Apocalisse, è una forma assoluta di vita - e di morte - cristiana.

La lettura degli Atti dei martiri nelle assemblee liturgiche approfondisce in tutti le motivazioni che hanno ispirato i "testimoni" nel loro sacrificio: l'imitazione di Cristo, vincitore in essi dell'Avversario, la prova di amore perfetto, l'occasione di un'azione di grazie per essere uniti alla morte redentrice di Cristo hanno mantenuto vivo nelle comunità il fervore, il ricorso agli intercessori che vivono con Cristo, il desiderio di donare la propria vita.

Le "preparazioni al martirio" tempereranno queste aspirazioni talvolta imprudenti e ricorderanno la necessità di un'ascesi quotidiana, dove la fede e la carità possono essere esercitate in modo diverso che nell'anfiteatro.

È possibile realizzare il dono totale della vita nella mortificazione di ogni giorno.

In seguito questo valore sarà assunto dai teorici della vita monastica.

La verginità cristiana praticata da uomini e da donne, menzionata come un fatto dagli apologisti, approfondita in trattati spirituali, celebrata misticamente dal vescovo Metodio di Olimpo ( + 311 ), fiorisce nella chiesa fin dal I sec.

Gesù, personalmente vergine, aveva rivelato ch'essa era una chiamata individuale.

Paolo la considera preferibile al matrimonio, perché essa è la fedeltà di un amore esclusivo per Dio.

Cristo è lo sposo della chiesa.

L'anima che si dona a lui attraverso una promessa, che diventerà una consacrazione, è la sua sposa, che vuole vivere soltanto per lui.

L'offerta di tutta la vita, corpo e anima, permette all'essere umano di ritrovare l'immortalità.

Questo dono, se ben vissuto, è assimilato al martirio.

Esso è fonte di fecondità spirituale.

Viene vissuto nella chiesa e per la chiesa.

Le vergini cristiane che vivono nel mondo, praticando opere buone e testimoniando il regno futuro, dove lo Sposo le attende, prenderanno a poco a poco - sotto l'impulso di alcuni vescovi - l'abitudine di vivere in comune e daranno così origine a quella che diventerà la vita religiosa femminile.

Gli altri cristiani, ricchi o poveri, vivono nel matrimonio, che Clemente di Alessandria difende contro gli eccessi dell'encratismo.

Essi, nutriti dall'eucaristia, sono un popolo nuovo.

Viene loro ricordato il dovere della preghiera privata nel corso della giornata e anche durante la notte.

Si commenta per loro il "Padre nostro" e si fa loro presente che, non avendo templi, devono essere essi stessi i templi del Signore.

La vita spirituale dei cristiani si alimenta talvolta a fonti dubbie, come testimoniano gli "apocrifi", vangeli, atti, apocalissi e lettere che la chiesa non ha recepito, perché quel che essi "rivelano" non fa parte della rivelazione.

Tali scritti, molto diffusi, cercano di soddisfare la curiosità, fornendo dei dettagli sull'infanzia del Signore e su quella dei suoi genitori.

Vi abbondano i prodigi gratuiti, un meraviglioso che si sostituisce al vero soprannaturale, nonché visioni della vita futura.

In essi a volte si fanno largo tendenze encratiche o gnostiche, che esaltano sconsideratamente la verginità o si perdono in speculazioni ardite e cervellotiche.

Questi testi ci hanno trasmesso anche degli inni molto belli e delle preghiere ammirabili, che manifestano il fervore di certe comunità.

Sembra che la loro influenza sia stata notevole.

Gli apocrifi pongono il problema della spiritualità popolare e della pietà incontrollata.

3. La spiritualità riflessa di Clemente d'Alessandria, di Origene e dei Cappadoci

A questa spiritualità effervescente si contrappongono un insegnamento e una prassi spirituale riflessa di buona fattura letteraria, che inserisce con profondità il cristiano nella chiesa e nel mondo.

Clemente di Alessandria ( + 215 ), dopo aver percorso un itinerario spirituale molto vario, che lo ha condotto a Cristo, traccia l'ideale dello "gnostico" cristiano, in cui confluiscono la conoscenza delle scritture, ch'egli dispenserà ai suoi fratelli, e l'apertura al mondo, in cui egli deve dare la propria testimonianza.

Clemente, avvinto dalla filantropia divina incarnata nel Logos, propone Cristo come pedagogo dei bambini spirituali che sono i cristiani.

Essi vivono in un mondo pagano e devono far riferimento a Cristo in tutte le circostanze della loro esistenza e in tutti i loro comportamenti.

L'ottimismo, che traspira dalla sua opera indirizzata a uomini di una certa cultura, è fondato sull'incarnazione: Dio è venuto a mostrarci che ci ama.

Origene ( ca. 185 - ca. 254 ), autore più importante ancora a motivo della sua personalità e dell'ampiezza della sua opera, che condanne posteriori hanno ridimensionato senza distruggere, lettore appassionato e commentatore sotto molteplici forme delle scritture, pensatore avventuroso e amante di Gesù, non rinnega nulla della lotta spirituale e dell'ascesi.

Egli predica che Gesù condurrà ai segreti del Verbo, il quale guiderà a sua volta a Dio.

Sviluppa il senso spirituale della scrittura e i sensi spirituali del cristiano.

Il suo pensiero è all'origine dei grandi temi, che la spiritualità delle epoche posteriori riprenderà incessantemente: la nascita del Verbo nell'anima, i gradi della perfezione, la ferita dell'amore, l'ascensione della montagna della contemplazione.

Per Origene l'uomo guidato dallo Spirito è al servizio dei fratelli.

Coloro che hanno penetrato i misteri di Dio, studiando e pregando le scritture, devono aiutare gli altri ad andare verso Dio.

Egli lavora nella chiesa e per la chiesa.

Si è parlato di spiritualità dotta a proposito di Origene.

È più esatto sottolineare lo sforzo di una spiritualità totale che, fondata sulla scrittura, conduce a Dio il cristiano, il quale passa dall'ascesi alla contemplazione mistica.

Tale ricerca di una spiritualità totale si ritrova nel più mistico dei Cappadoci, in s. Gregorio di Nissa ( 335-394 ), la cui opera varia e vasta è basata su un'immensa cultura filosofica e scientifica.

Per Gregorio l'uomo "immagine di Dio" ha voluto fare l'esperienza del male.

La verginità era la sua vera natura.

Egli ha quindi bisogno di ritrovare la propria beltà nascosta e la propria unità fondamentale nell' "impassibilità", nella soppressione delle passioni che lo sfigurano.

Bisogna che i sensi materiali muoiano perché nell'uomo nascano i sensi spirituali; allora il Verbo potrà essere unito all'anima.

È nella chiesa, nel Cristo totale, che sarà restaurato l'uomo unico che nascerà al momento del compimento di tutte le cose e che sarà al fine stabilito nel bene.

Le Omelie sui salmi, sull'Ecclesiaste, sul Cantico dei Cantici e la Vita di Mosè, che descrivono l'ascensione infinita dell'anima e la sua unione amorosa con Dio nel matrimonio mistico, hanno influito sullo Pseudo-Dionigi, su Massimo il Confessore, su Gregorio Palamas, su Guglielmo di Saint-Thierry e su s. Bernardo.

La mistica che professa l'inaccessibilità dell'essenza divina gli deve molto.

Un tipo diverso è Gregorio di Nazianzo ( 329-389 ), detto "il teologo".

Poeta delicato, amico molto sensibile, vescovo in varie sedi, ci ha lasciato un'opera che spazia fra la teologia, la preghiera contemplativa, la poesia, la corrispondenza e lo studio della scrittura e che è difficile ridurre a una sintesi.

Egli ha subito l'influsso di Origene e di s. Atanasio.

Nei suoi Discorsi combatte per la divinità dello Spirito santo e si interessa alla divinizzazione del cristiano.

Per lui l'incarnazione del Figlio è una nuova creazione che si completerà nella lotta della redenzione.

I fatti della vita di Cristo sono altrettanti misteri da contemplare.

La theologia è conoscenza sperimentale di Dio.

Il contemplativo è animato dal desiderio di Dio, ascende la montagna, penetra nella nube, è purificato da Dio, entra nel silenzio in cui si esaurisce ogni ammirazione.

Anche i sacramenti - il battesimo che inizia all'eucaristia, mistero pasquale di Cristo, nonché il sacerdozio, che unisce Dio all'uomo - sono dei misteri.

L'uomo si ricorda di Cristo e cerca di imitarlo, il che lo porta a lasciare riversare sopra gli altri l'amore che porta in se stesso e che può esprimersi attraverso la verginità consacrata.

Questa "filosofia" è valida per tutti i cristiani.

Essa è infatti una spiritualità teologica, fondata sui dogmi fondamentali del cristianesimo, cui si sono ispirati l'Oriente e l'Occidente.

4. Il monachesimo

Il sec. III vede svilupparsi un tipo nuovo di vita spirituale, destinato ad avere un successo durevole: il monachesimo.

Partendo dall'Egitto, dalla Siria e dalla Palestina esso conquisterà l'Occidente.

Forme variate gli assicureranno una diffusione considerevole: dai grandi assembramenti dell'Egitto alle solitudini della Siria, dall'ispirazione personale dei solitari alla codificazione istituzionale della vita cenobitica, vissuta da un gran numero di uomini e di donne, dalle pratiche ascetiche orientale verso un certo moralismo alle riflessioni approfondite dei monaci dotti sulla contemplazione.

Il monachesimo, rigido o adattato alle forze di coloro che lo abbracciano, preoccupato dell'osservanza o avido di interiorità, prenderà a poco a poco il posto del martirio e della verginità, di cui incorporerà i principi spirituali.

Nel cenobitismo il problema della direzione di una grande massa di uomini porta alla nascita della Regola quale espressione della volontà divina, cui si deve obbedienza, un'obbedienza che ritroviamo anche tra i padri del deserto, dove l'anziano, l' "abate" dà delle direttive spirituali a proposito dell'ascesi, del lavoro, dell'umiltà, del silenzio, delle tentazioni e dei pensieri dell'uomo.

La lotta contro il demonio occupa un grande spazio in questa spiritualità e rende indispensabile l'esercizio del discernimento, sull'esempio di s. Antonio ( 250-356 ), il padre dei monaci, che nella sua solitudine ha avuto molte volte occasione di ammaestrare dei discepoli.

In Asia minore certi vescovi, che hanno conosciuto la vita eremitica e che sono passati anche per le scuole dell'ellenismo, approfondiranno la vita cenobitica e faranno prevalere l'esigenza dell'interiorità.

Il letteralismo evangelico di un Basilio di Cesarea ( 330-379 ), l'obbedienza a tutti i precetti della scrittura, la rinuncia alla propria volontà vengono qui vissuti in seno a una comunità su misura umana, dove si stabilisce un certo equilibrio tra preghiera, lavoro manuale e intellettuale e i doveri dell'ospitalità.

La comunità vive come il corpo di Cristo nell'unità dello Spirito santo.

L'ideale basiliano, realista nei suoi adattamenti, si imporrà in Occidente e ispirerà permanentemente il monachesimo orientale.

Le sue disposizioni pratiche influenzeranno la riforma studita del sec. VIII, il Monte Athos e il monachesimo russo.

Con Evagrio Pontico ( 356 - ca. 400 ), nato nel Ponto Eusino e vissuto con monaci origenisti, la spiritualità del monachesimo si esprime in un corpo dottrinale sintetico, che eserciterà un grande influsso sull'Oriente, nonostante la condanna di certe sue idee.

La dottrina pratica chiede che si presti una grande attenzione ai "logismoi", ai pensieri su cui gli otto demoni principali possono agire.

Il monaco deve purificarsi dai suoi peccati per vivere nella "apatheia", in un'assenza di passioni, da cui potrà sbocciare la carità.

La sottigliezza psicologica di Evagrio va di pari passo con una sistematizzazione della contemplazione delle cose naturali e delle nature spirituali.

L'uomo si eleva alla conoscenza della Trinità, dove la preghiera pura viene effettuata nella nudità dello spirito.

Le lunghe teorie di Evagrio sulle "intelligenze" inducono a chiedersi se la sua mistica è del tutto cristiana.

In "Macario" ( ca. 300 - ca. 390 ) - un uomo e un insegnamento posti sotto questo nome - troviamo un'esperienza personale delle realtà divine.

Macario insiste sulla preghiera continua, sulla luce nella vita spirituale, sullo sguardo del cuore.

Quanto egli dice sulla presenza del peccato e della grazia nell'uomo lo hanno fatto accostare ai Messaliani, tra i quali la vita spirituale assume forme rigide, che saranno condannate come eretiche.

5. La spiritualità dell'occidente latino

La spiritualità insegnata dai vescovi dell'Occidente risulta meno brillante, più pratica, ma in compenso solida e nutrita di teologia.

Cipriano di Cartagine ( + 258 ), retore convertito, dovrà affrontare nel corso di dieci anni di episcopato difficoltà molteplici di ogni genere.

Egli non si stancherà di lavorare affinché l'unità della sua chiesa e l'unità della chiesa universale, che sente in pericolo, siano salvaguardate.

La sua aspirazione è che tali unità si realizzino nell'eucaristia.

Auspica che ci sia unità tra pagani e cristiani, tra i fedeli e quelli che non hanno resistito alla persecuzione, tra i confessori che sono sopravvissuti al martirio e coloro che hanno il compito di dirigere la chiesa.

Cipriano tempera con carità pastorale e con misura umana ciò che un moralista focoso e aggressivo come Tertulliano presenta in maniera troppo assoluta e rigorosa.

Il suo martirio, pieno di una nobile semplicità, lo mostra pieno di attenzione per gli altri, per i carnefici e per i fedeli, fino alla morte.

Più tardi, e in una linea un po' diversa, nell'atmosfera delle lotte dogmatiche contro gli ariani, Ambrogio di Milano ( 339-397 ) sviluppa il senso della verginità incentrato sull'amore per Cristo e, nel suo De officiis, dona al clero della sua chiesa il primo trattato di vita sacerdotale.

I suoi impegni amministrativi non gli lasciano sempre il tempo di studiare, per cui si ispirerà a Origene e a s. Basilio, che adatta per i suoi diocesani.

Egli aiuta il suo popolo a pregare i salmi.

Più ristretta e più specifica è l'azione di Girolamo, nato a Stridone in Dalmazia ( ca. 340/47 - 420 ), grande traduttore e commentatore della bibbia, autore di un voluminoso epistolario e direttore di coscienze femminili, propagatore entusiasta della vita monastica, dove l'abnegazione, l'ascesi e soprattutto lo studio della parola di Dio hanno ognuna la loro parte.

La vita di Agostino di Ippona ( 354-430 ) si svolge in un ambito ristretto, se consideriamo il luogo in cui egli l'ha vissuta, però supera lo spazio e il tempo per l'influsso da essa esercitato.

Agostino è passato attraverso il manicheismo e il neoplatonismo spiritualista prima di arrivare all'umiltà di Cristo.

Teologo profondo, spinto dalla propria miseria ad abbandonarsi fiduciosamente in Dio, egli presenta ai suoi uditori e ai suoi lettori una visione dinamica della vita cristiana, in cui tutto è incentrato sulla carità che è Dio, il Dio Trinità.

La carità serve a superare la tentazione.

Anche i peccati servono a colui che ama Dio, dal momento che l'uomo prega così con umiltà, fiducia e fedeltà.

Infatti senza questa umiltà che procede da una vera conoscenza di sé davanti a Dio, non v'è alcuna umiltà.

Agostino non ha scritto ex professo delle opere di spiritualità, però tutti i suoi lavori sono pieni di spiritualità, perché parlano dell'amore di Dio, sommo bene, nonché dell'amore di Cristo diffuso concretamente e attivamente in tutte le membra del suo corpo, e perché evocano e pregano il Maestro interiore, lo Spirito che fa conoscere la verità.

Attraverso le creature Agostino si eleva fino alla luce immutabile, che è la Trinità.

Lo spirito dell'uomo è "assunto" dallo Spirito divino nell'amore e nella gioia di un contatto spirituale.

Dopo l'estasi il contemplativo ritorna alle cose ordinarie.

« Quando uno ama Dio, si fa collaboratore dell'amore, che Dio ha per gli uomini ».

Agostino, legislatore della vita monastica nella lettera che indirizza a delle monache e che diventerà la Regala adottata da molti gruppi religiosi nel corso dei secoli, loda la mutua carità, lo spirito di povertà, l'umiltà e la castità.

Egli collega l'ideale monastico all'attività sacerdotale, dolce senza essere debole, austera senza essere rigida.

6. La spiritualità pastorale dell'oriente.

La diffusione della vita monastica

Giovanni Crisostomo ( 347-407 ), benché distante da Agostino, esprimerà come lui la propria spiritualità sia in una vita tutta dedita alla predicazione, sia in opere scritte.

Il periodo trascorso nella vita monastica e venti anni di attività pastorale l'aiuteranno a convincere i suoi uditori del valore morale della preghiera e della grazia e a persuaderli che una delle forme più realiste della carità è l'elemosina e la distribuzione dei propri beni.

Direttore di coscienza del suo popolo, fortemente influenzato da s. Paolo, che commenta abbondantemente, egli si interessa molto da vicino agli stati della vita cristiana.

Il suo trattato Sul sacerdozio esprime quello che è per lui l'ideale del sacerdote, uomo dell'eucaristia e della parola di Dio.

Egli ricorda alle persone sposate che devono tendere verso la perfezione spirituale del loro stato, passando da una posizione assai pessimista sul matrimonio a una sua valutazione più giusta.

I cristiani sposati partecipano ai misteri di Cristo, devono educare i loro figli nella saggezza e essere apostoli per gli altri uomini.

Egli ha proposto e difeso la verginità cristiana, di cui ha descritto bene le motivazioni spirituali, ma ha pure ricordato che tutti devono ascoltare la sacra scrittura con un'anima da poveri e partecipare alla "filosofia di Cristo".

Nel corso del IV sec. molti altri vescovi educano i loro fedeli nelle loro catechesi, li mantengono nella purezza della fede, precisano qual è la spiritualità del loro stato e difendono la fedeltà coniugale.

Così hanno agito ad esempio Cirillo di Gerusalemme ( 315-386 ), Teodoro di Mopsuestia ( 350-428 ) e Niceta di Remesiana.

A partire dal secolo III i sinodi delle chiese locali emanano dei canoni che aiutano a condurre una vita spirituale migliore e che denunciano gli abusi.

In Mesopotamia il diacono Efrem ( 306-373 ), noto per i suoi inni e i suoi sermoni, ricorda che la fede include l'amore e che essa deve manifestarsi esteriormente.

Parla spesso alle sue comunità della Vergine Maria e vede nella verginità un'anticipazione dello stato del paradiso.

Afraat, il saggio persiano vescovo di Mari nella prima metà del IV sec., sviluppa da parte sua un ascetismo pratico, basato quasi esclusivamente sulla scrittura.

Questo discepolo delle sacre scritture possiede un grande senso della misura.

La sua spiritualità ottimista si indirizza a dei fedeli che vivono come asceti senza emettere voti.

Egli predica ai puri di cuore la dottrina della pace, raggiunta attraverso la fede pratica nell'amore di Dio.

Le idee circolano con gli uomini.

Verso la fine del sec. IV Giovanni Cassiano ( 360-435 ) fa conoscere sotto una forma appropriata al mondo latino occidentale l'esperienza del monachesimo orientale e la dottrina ch'egli ha raccolto.

Grande viaggiatore, che conosce quello di cui parla e che ha osservato personalmente, egli fonda a Marsiglia due comunità, una per gli uomini e una per le donne, e scrive le sue Istituzioni monastiche.

Ventiquattro Conferenze espongono le interviste da lui fatte ad abati celebri.

Per il suo tatto psicologico e per i suoi consigli pratici egli è stato ascoltato non solo dal suo tempo, ma è rimasto un maestro di vita religiosa ancora per molti secoli.

7. I cristiani davanti agli invasori del mondo romano

Al sec. IV, così fecondo in tanti campi, seguono in Occidente tempi travagliati.

Le opere spirituali vi sono poco numerose, ma le personalità spirituali si trovano messe di fronte a problemi difficili e nuovi, posti loro dalle migrazioni dei popoli, qualificate anche come "invasioni barbariche".

La questione - non formulata esplicitamente - è la seguente: « Il cristianesimo è legato a una civiltà, a una cultura determinata? ».

A seconda della risposta datavi, gli invasori pagani o eretici ( alcuni di essi erano ariani ) saranno considerati come nemici, come flagelli di Dio o come occasione provvidenziale per annunciare Cristo a popoli che presto mostreranno di essere portatori di altri valori umani, diversi da quelli di una civiltà romana decadente.

I sec. V e VI sono i tempi dei grandi vescovi, uomini di azione che, da difensori della città, diventano apostoli dei barbari, a volte con pericolo della loro vita.

Essi passano dall'orrore o dalla paura alla comprensione caritatevole e allo zelo missionario.

Ci vuole del tempo prima che quei popoli si costituiscano in regni e si convertano al cristianesimo.

A volte ci vorranno dei secoli prima che riescano ad assimilare il vangelo.

Mentre la chiesa romana salvaguarda l'eredità antica, il monachesimo aumenta il suo influsso e lo slancio missionario si rafforza.

È un periodo che presenta pochi capolavori spirituali scritti, ma le Vite di santi dicono a loro modo quale sia stato questo lavoro sugli individui o sui gruppi.

S. Benedetto ( 480-547 ), inizialmente asceta e anacoreta, raggruppa in dodici monasteri i suoi discepoli prima di realizzare il cenobitismo integrale, codificato nella Regala.

Egli organizza una "scuola di servizio del Signore", dove la comunità delibera sotto l'autorità dell'abate e pratica l'obbedienza, il silenzio e l'umiltà, che riassume l'ascesi monastica.

La preghiera pubblica e privata ritma la vita del monastero.

La Regala, originale per la stabilità che prescrive e per la discrezione che ispira, fa del lavoro un elemento dell'organizzazione monastica.

Le sue esigenze spirituali sono adattate all'Occidente ed essa si imporrà a poco a poco a tutte le fondazioni a partire dal sec. VIII.

Un altro uomo vive in questi tempi difficili, un uomo la cui influenza sarà grande e benefica per tutto il medioevo: il papa Gregorio Magno ( 535-604 ).

Egli è stato il primo monaco ad essere designato sommo pontefice.

Difensore di Roma assediata dai Longobardi, amico dei Franchi, in relazione con i Visigoti, egli invia dei monaci benedettini in Inghilterra.

Le sue lettere, che lo mostrano gravato di responsabilità religiose e civili, mettono in luce la soluzione ch'egli ha trovato al problema dell'azione e della contemplazione.

La sua Regula pastoralis è un esame di coscienza sull'arte di aiutare le anime, che servirà al clero del medioevo.

I suoi Mordila in Job, indirizzati a cristiani seri, abbondano di consigli spirituali di vario genere.

Le sue omelie rivelano come egli viva vicino ai suoi uditori.

I suoi Dialoghi amano riferire prodigi che incanteranno la credulità delle età future.

Quanto alla tensione tra vita attiva e vita contemplativa egli trovò una soluzione moderata: la "vita mista", in cui la contemplazione trapassa in azione, che è sforzo ascetico e attività al servizio degli uomini.

Gregorio, consapevole della miseria umana, esprime la sua fiducia nel Mediatore, che ci ha manifestato la "disposizione" divina della salvezza.

Più dotato per la psicologia che per la metafisica, egli analizza la tentazione, inculca la circospezione, esalta la purezza del cuore che si acquista grazie alla compunzione, e indica le vie della contemplazione.

L'anima deve rientrare in se stessa per elevarsi al di sopra di sé, prima di cadere al di fuori di sé, rapita in Dio, luce senza fine.

Questo Dio che è interiore all'uomo, che è tutto e dappertutto, si unisce all'uomo nell'amore.

8. Gli scritti areopagitici

Nell'epoca, in cui muore s. Gregorio, in Oriente vengono redatti e divulgati degli scritti misteriosi, attribuiti dal loro autore sconosciuto - un falsario - a Dionigi vescovo di Atene e discepolo di s. Paolo.

Gli scritti areopagitici sviluppano la concezione di un universo composto di gerarchie, ognuna delle quali possiede al suo livello una funzione deificante e illuminante.

Ci sono le gerarchie celesti e le gerarchle ecclesiastiche, stabilite secondo un ordine divino.

La Teologia mistica e i Nomi divini parlano della tenebra divina, celebrano l'unione con l'autore trascendente di tutte le cose nella nudità spirituale.

Applicare alle realtà divine i simboli del mondo o, meglio ancora, negare i limiti delle rappresentazioni umane equivale a dire che la negazione trascendente è una superaffermazione di Dio.

L'estasi ha luogo nella tenebra illuminata, che supera ogni discorso, ed è un effetto dell'amore.

Il linguaggio difficile e misterioso, di cui "Dionigi" fa uso, non ha impedito che Massimo il Confessore ( 580-662 ) e Giovanni Damasceno ( 657-749 ) lo commentassero e che esso venisse più tardi utilizzato da Gregorio Palamas nel sec. XIV.

In Occidente egli è stato conosciuto in maniera imperfetta ed è stato tradotto male, ma ciononostante ha esercitato un influsso considerevole.

Egli ispirerà la scuola di s. Vittore, i cistercensi, Guglielmo di Saint-Thierry, i grandi teologi del sec. XIII, tra cui s. Tommaso d'Aquino e, più tardi, Maestro Eckart, Taulero e Ruusbroec, nonché s. Giovanni della Croce e la scuola carmelitana.

9. Il senso della penitenza nel sec. VII

Il sec. VII è un periodo di evangelizzazzione, illustrato da numerosi vescovi, i quali fondano talvolta dei monasteri.

Esso è anche l'epoca in cui, sulla scia di s. Colombano ( 543-615 ), i monaci irlandesi importano sul continente i loro Penitenziali e predicano la caducità del mondo con una carità inesauribile.

In Irlanda si era diffusa una forma di vita che faceva largo spazio alla confessione e alla penitenza privata.

A partire da quella penitenza monastica la confessione tariffata, con i suoi rigidi esami di coscienza, prenderà piede nella vita dei cristiani e renderà più sensibile la coscienza dei peccatori.

Ciò condurrà a un grande sforzo di mortificazione esteriore, che avrà nella peregrinazione errante una delle sue forme più conosciute.

Anche libri ispirati da s. Gregorio aiuteranno i fedeli a vivere come penitenti volontari, penetrati dal senso del peccato e dalla paura del giudizio.

La compunzione diventa allora uno dei sentimenti spirituali più diffusi.

In Oriente Giovanni Climaco, che ha vissuto la vita anacoretica e ha viaggiato in Egitto prima di essere l'igumeno del Sinai, organizza gli insegnamenti del monachesimo in trenta gradi di una scala spirituale, che va dalla rottura con il mondo all'acquisizione delle virtù fondamentali e alla lotta contro le passioni, dalla vita pratica alla contemplazione unita a Dio nella hesychia, la quiete fatta di tranquillità esteriore e interiore, di cui viene affermata l'eccellenza.

Questo tema sarà sviluppato dal movimento esicasta nella controversia palamita e nel rinnovamento monastico russo.

Da parte sua Giovanni Mosco orna di aneddoti edificanti e di discorsi istruttivi il suo Prato spirituale, dove vediamo diversi tipi di vita monastica vissuti in un'ascesi severa.

In questi Fioretti orientali il monaco combatte validamente il diavolo, ma la visione e il miracolo sono realtà correnti.

Essi saranno largamente utilizzati nelle epoche posteriori.

10. Il vigore spirituale dell'epoca carolingia

L'avvento di Carlo Magno ( 742-814 ), unificatore di un'Europa che i suoi figli si divideranno, ha un influsso indubitabile sulla spiritualità nel suo impero.

In un tempo in cui il temporale e lo spirituale sono strettamente uniti, l'autorità di un principe cristiano che convoca sinodi, emana leggi, sostiene la produzione teologica e organizza delle scuole, non può mancare di portare a un rinnovamento, che è stato chiamato il rinascimento carolingio.

La legislazione di Carlo Magno, che non è perfetta, è impregnata dello spirito del vangelo ( come lo era quella di Costantino ).

I laici, soprattutto i laici importanti, si vedono indirizzare trattati di spiritualità, che ricordano ad essi i loro poteri, le loro responsabilità, i loro doveri e le virtù che devono praticare.

Si consiglia loro di leggere la sacra scrittura e di aver cura dei poveri.

Si cerca di aiutarli a vivere cristianamen te, anche se i programmi di vita loro presentati sono ricalcati sulla vita monastica.

Tra il clero si fa strada la preoccupazione del raggruppamento e dell'animazione della vita spirituale, il che permetterà a Crodegango, vescovo di Metz, di dare uno statuto ai canonici, affinché essi possano condurre la loro vita pastorale al servizio di tutti.

La loro preghiera consisterà soprattutto nell'ufficio divino.

Tra i monaci fa sentire la sua influenza quasi esclusiva la Regala Benedicti, che si comincia a commentare, mentre Benedetto di Aniane la riprende, restaura l'ordine monastico e aggiunge delle preghiere all'ufficio liturgico.

Le Vite di santi, destinate ai monaci e redatte allora, mostrano che l'ascesi si interiorizza: la lotta tra vizi e virtù interessa di più che non gli eccessi straordinari; si insiste di più sulla preghiera che sulle mortificazioni.

Il gusto per la sacra scrittura è grande e va di pari passo con l'amore per la liturgia, i cui Sacramentari sono stati riveduti.

La pietà si alimenta alle solennità liturgiche, dove si esalta Cristo redentore, dove si onora Maria nella sua verginità e nella sua assunzione.

La ricerca teologica mira a portare a una partecipazione più fervente all'eucaristia.

Libretti di preghiera che contengono invocazioni, atti di contrizione, di adorazione e di domanda ricalcati sui salmi servono sia ai laici che al clero.

Senza grande influenza rimane il pensiero di Giovanni Scoto Eriugena ( 810-877 ), che introduce il platonismo e l'apofatismo dello Pseudo-Dionigi nel pensiero occidentale.

11. Slanci riformatori nella decadenza del sec. X e XI

Decadenza e riforma coesistono durante i sec. X e Xi, qualificati spesso come età di ferro, come secoli oscuri.

La chiesa, ivi compresa Roma, è nelle mani dei laici, i cui orientamenti e le cui scelte sono lungi dall'essere spirituali.

L'ambizione dei grandi, la simonia, l'incontinenza e l'ignoranza del clero alimentano e aggravano la corruzione.

I chierici sono quelli che hanno maggior bisogno di riforma spirituale.

Essi dovrebbero conoscere e vivere meglio le realtà divine, predicare la parola di Dio, vivere nel distacco, nella castità e nella carità.

Pier Damiani ( 1007-1072 ), profeta appassionato della solitudine, li incoraggia e li illumina, fustigando coloro che sono induriti e che egli giudica responsabili dei mali della chiesa.

Egli prodiga i suoi consigli anche ai laici, proponendo loro una forma elevata di vita spirituale.

Più tardi i signorotti feudali si vedranno presentare un ideale di fedeltà e di lealtà che porrà la loro forza al servizio e alla difesa degli inermi e dei deboli.

L'istituzione della tregua di Dio, che distanzia rivalità cruente, pur senza sopprimerle del tutto, aiuterà a ridare un'anima cristiana ai cavalieri.

I libri di preghiera privata dei laici contengono formule dalla tonalità biblica, che permettono loro di rimanere in contatto con la sacra scrittura.

La liturgia moltiplica le sequenze e i tropi sulla maestà di Dio e sui misteri di Cristo.

Le preghiere alla Vergine fioriscono, mentre aumentano le feste mariane.

Tra i monaci gli sforzi di Cluny e di Gorze, associati e poi trasformati in congregazioni che formano una rete di abbazie sottoposte a una medesima osservanza, sono potentemente aiutati da abati energici d'una rara longevità.

La preghiera è riorganizzata e nutrita di teologia.

Per reazione al benessere dell'epoca carolingia l'eremitismo, illustrato da s. Romualdo ( 952-1027 ) e da Camaldoli, fugge il mondo per praticare una povertà effettiva e fa dell'austerità una regola di vita e del pellegrinaggio un esilio cristiano.

Si assiste alla nascita dell'istituzione dei fratelli conversi, prova che i laici sono interessati a vivere l'ideale dei religiosi.

L'evangelizzazione missionaria, iniziata nel sec. VII dai monaci benedettini Willibrord e Winfried in Olanda e in Germania, continua.

I normanni, la Polonia e quindi gli ungheresi si convertono, seguendo spesso l'esempio e l'invito dei loro re o dei loro principi, che sono veramente dei governanti cristiani.

I monaci Cirillo e Metodio convertono gli zar, i moravi e si spingono verso la Bulgaria e la Dalmazia.

Missionari partiti daCostantinopoli conducono i russi al vangelo.

Le Vite di questi apostoli permettono di intravedere le motivazioni profonde del loro zelo.

12. Pellegrinaggio, crociata e mistica nel sec XII

Queste germinazioni erano necessarie affinché nel sec. XII potesse fiorire una vita spirituale che si espresse in forme diverse.

Il pellegrinaggio continua.

Si tratta di viaggiare in povertà, per meglio trovare Dio, per ringraziarlo di una grazia ricevuta, per rinnovarsi spiritualmente nella penitenza fisica del cammino.

Il pellegrino conduce una vita di preghiera lungo la sua strada, talvolta vi aggiunge delle penitenze volontarie, stimola alla carità dell'accoglienza i centri che lo albergano.

Egli vuole vedere Gerusalemme, vivervi e morirvi.

Tutto quello che è stato in contatto con Cristo lo affascina e lo attira, anche le reliquie che l'Oriente gli prodiga infaticabilmente.

Verso la metà del secolo il pellegrinaggio prenderà la forma nuova della Crociata: bisogna liberare la tomba di Cristo, che è nelle mani degli infedeli.

Il crociato, pieno di entusiasmo, si spoglia dei suoi beni, lascia i suoi e parte per andar lontano.

Confortato da rivelazioni collettive, egli vuole purificarsi nel Giordano e guadagnare Gerusalemme.

L'impresa della Crociata, inizialmente ispirata da un desiderio spirituale, a poco a poco si laicizzerà.

I suoi aspetti mistici saranno soppiantati, nel caso dei cavalieri, da ambizioni di conquiste territoriali o da un passaggio all' "infedeltà".

Tra i più semplici il traguardo spirituale si colora di millenarismo e accentua l'opposizione fra i poveri e i potenti.

Succede anche che i crociati diventino violenti contro gli ebrei o contro altri cristiani d'Oriente.

Uno dei frutti particolari della Crociata è stato quello di dar vita agli ordini militari, dapprima terzi ordini, poi ordini religiosi.

I loro membri, ospedalieri e difensori dei pellegrini, emetteranno i voti religiosi.

La Regola dei Templari è un bell'esempio di questa vocazione particolare, che ritroviamo vissuta dagli ospedalieri di s. Giovanni, in altri luoghi dai cavalieri teutonici e dagli ordini militari spagnoli di Calatrava, Alcantara e Avis.

Altri religiosi si dedicano al riscatto dei prigionieri, altri ancora alla cura dei lebbrosi e ad ospitare i pellegrini.

Esistono anche confraternite di muratori e di costruttori di ponti.

Gli ordini religiosi, fecondi ambienti di vita cristiana, approfondiscono solchi tracciati anteriormente.

Altri trovano formule nuove, propagate e arricchite da forti personalità.

Norberto di Xanten ( 1080-1134 ) fonda l'ordine premonstratense, che armonizza le esigenze della vita monastica e i compiti pastorali.

L'assiduità alla parola di Dio alimenta il dovere della predicazione.

Con Brunone e la Certosa ( 1084 ) viene istituita una forma di vita che pratica l'eremitismo assoluto.

La solitudine sarà l'ambiente dove si sviluppano la semplicità della contemplazione silenziosa, la purezza del cuore e la verginità spirituale, che si trasforma in fecondità soprannaturale.

Nell'ordine benedettino la sintesi personale dell'abate Giovanni di Fécamp ( nello stile delle Confessioni di Agostino ), che si meraviglia della trasformazione interiore operata nell'anima da Cristo e prorompe in esclamazioni, apre la via alla speculazione affettiva di s. Anselmo, che unisce la dialettica alla preghiera e permea di adorazione i propri trattati teologici.

In tutto l'ordine gli abati aiutano i loro monaci, redigendo per essi dei trattati spirituali.

Il numero delle monache aumenta.

Le loro opere - che anch'esse scrivono - permette di vedere qual è la preghiera delle donne nel medioevo.

La visionaria Ildegarda di Bingen e l'estatica Elisabetta di Schonau assumono un ruolo profetico e assicurano con la loro grande cultura e il loro buon senso una ricca direzione spirituale.

Pietro il Venerabile difende con serenità i valori della vita benedettina di fronte ai nuovi ordini.

Un ordine nuovo è quello di Citeaux, per il quale tanto ha lavorato Bernardo di Chiaravalle.

Bernardo ( 1090-1153 ), pensatore contemplativo, il cui insegnamento esprime la sua esperienza personale, uomo che il mondo, la chiesa e il chiostro si disputano, riprende il progetto di Roberto di Molesmes e dona ai cistercensi una spiritualità particolare.

Buon conoscitore dei padri, zelatore della vita monastica, scrittore di vaglia, egli vuole che l' "amore carnale" dell'uomo si converta passando attraverso l'umiltà, che progredisca dall'amore servile e mercenario verso l'amore filiale e verso l'amore sponsale, dove l'anima sarà stabilita nella carità perfetta.

Chi assomiglia a Cristo nei misteri della sua umanità sarà configurato al Verbo nell'unione d'amore.

La mediazione della Vergine Maria aiuterà l'anima a elevarsi all'amore supremo.

L'influsso da lui esercitato sarà immenso in seno al suo ordine e in altre correnti spirituali.

Monaci cistercensi riprenderanno il commento del Cantico, da lui lasciato incompiuto, e ne seguiranno le tracce senza uguagliarlo.

Colui che gli si avvicinerà di più sarà probabilmente Guglielmo di Saint-Thierry ( + 1148 ), abate benedettino dall'anima cistercense, in cui confluiscono le correnti provenienti da s. Agostino e da Origene e per il quale l'amore è la stessa intelligenza.

Per Aeiredo, abate di Rievaulx, Dio è l'amico più familiare.

In tutti i cistercensi ritroviamo il desiderio intenso di una vita di unione con Cristo, in cui l'affettività è fecondata dalla teologia.

Più speculativa e già prescolastica è la multiforme spiritualità della scuola dei canonici di s. Vittore di Parigi, vicina a uno dei principali centri urbani che vanno allora sviluppandosi in Europa.

Ugo ( 1096-1141 ), uomo dagli interessi enciclopedici, si dedica alla considerazione dei "sacramenti", dei segni inscritti nella natura e nella grazia.

Lo scozzese Riccardo ( + 1173 ) organizza i gradi della contemplazione, che collega ai gradi della carità ardente.

La sua ricerca su La Trinità, di tipo prettamente razionale, è un'analisi dell'amore in Dio sostenuta dal desiderio contemplativo.

Altri vittorini - Acardo e i suoi sermoni, Adamo e le sue sequenze liturgiche, più tardi Tommaso Gallo e la Sua teologia mistica ereditata dallo Pseudo-Dionigi - mettono la loro riflessione speculativa al servizio della vita spirituale.

Nel sec. XII riscontriamo numerose manifestazioni della devozione a Cristo e della pietà mariana da parte dei fedeli.

Le ritroviamo in diverse regioni d'Europa tra laici che sono spesso animati da un grande desiderio di povertà evangelica.

Molti ambienti laici sono in stato di ricerca.

Alcuni imboccheranno una via eterodossa.

Il fermento spirituale, che li spinge a ritornare alla chiesa primitiva, li porterà a tagliare i legami con la gerarchia che criticano.

Altri preferiscono coltivare un'attesa apocalittica.

Altri ancora se la prendono con il clero troppo ricco e incurante dei suoi doveri pastorali.

Infine alcuni, assetati di interiorità, rifiutano l'economia sacramentale.

Direttamente ispirati dallo Spirito santo, essi pensano di poter predicare e commentare la scrittura senza alcuna formazione particolare.

Molti vedranno la loro buona volontà disprezzata e umiliata.

Molti diventeranno apertamente eretici.

La purezza dei catari degenererà in settarismo e, dopo la crociata contro gli albigesi ( 1209-1229 ), provocherà i rigori deplorevoli dell'Inquisizione.

13. La vita apostolica nel sec. XIII e la vita spirituale dei laici

Il desiderio di vivere secondo il vangelo era eccellente.

Gli occorreva solo di essere equilibrato dal senso della chiesa.

Una povertà la più vicina possibile a quella di Cristo, una semplicità fraterna con il mondo delle cose e degli uomini, nutrita da un ardente amore per Cristo, un'intelligenza delle strutture della chiesa: ecco quel che realizzerà s. Francesco d'Assisi ( 1182-1226 ).

La sua risposta alla chiamata di Dio è così all'unisono con gli appelli del suo tempo che molto presto i suoi numerosi discepoli, i suoi frati, diventeranno un ordine, i Minori, destinati a irraggiarsi in maniera durevole in seno al popolo cristiano.

Francesco doveva risolvere la tensione tra lo spirito e la lettera, il problema dell'ispirazione personale e dell'obbedienza alla chiesa.

La purezza del suo cuore gli faceva anticipare e realizzare nella gioia la visione di un universo riconciliato e lo spingeva a lodare incessantemente e a rendere azioni di grazie.

La sua vita è stata una sintesi tra l'aderenza a Cristo crocifisso e il servizio in seno a una chiesa istituzionalizzata.

La linea dei grandi mistici francescani si alimenterà a questo focolare.

Altri, meno abili nel vivere questa sintesi, esagereranno lo spiritualismo fino a dargli il volto di un settarismo ribelle.

L'albero francescano metterà numerosi rami.

I Minori daranno al mondo l'esempio di un'umiltà gioiosa e della povertà, un esempio così contagioso che, oltre all'ordine femminile delle clarisse, darà vita nei secoli a un terz'ordine di laici, che vivranno lo spirito del Poverello al di fuori dei quadri monastici.

Diverso e tuttavia simile è l'ordine fondato da s. Domenico ( 1170-1221 ), per il quale è stato determinante il contatto con i catari.

I chierici, che esso recluta o forma, sono predicatori poveri, itineranti, inviati dalla chiesa, per la salvezza delle anime, a sradicare la perversione dell'eresia, a combattere i vizi, a insegnare la regola della fede e a inculcare alle popolazioni costumi sani.

Essi imitano la povertà del Cristo che predicano.

La loro spiritualità di predicatori è clericale, regolare e apostolica.

Ispirata dalla penitenza, essa è fatta di vita comune, di studio, di contemplazione e di zelo.

Essi saranno validi direttori di anime e missionari che si spingeranno fino in Persia e in Africa.

I "frati pellegrinanti" arriveranno in India e in Cina.

Donare agli altri il frutto della propria contemplazione ( contemplata aliis tradere ): è in questa formula che Tommaso d'Aquino - il quale sviluppa la propria dottrina in un amore per la sapienza - unirà la vita attiva e la vita contemplativa.

I frati predicatori formeranno il popolo cristiano con i loro sermoni, propagando la devozione alla passione e soprattutto al rosario.

I Carmeli, di cui Alberto di Gerusalemme ha composto la regola, venereranno la santa Vergine, di cui propagheranno lo scapolare.

Imitatori del profeta Elia, la contemplazione nella solitudine è per essi la parte migliore.

Altri ordini, come quello dei servi di Maria, dei celestini, dei frati di nostra Signora della Mercede, degli eremiti di s. Agostino testimoniano ulteriormente con la loro vigorosa espansione la vitalità della vita religiosa.

I laici sono aiutati nella loro vita spirituale.

Nasce per essi tutta una letteratura didattica e pratica, dove non mancano le osservazioni sui costumi del tempo.

La devozione a Maria e ai santi si popolarizza con il rosario.

I pellegrinaggi attirano sempre, così come attirano le sacre rappresentazioni, che sostituiscono il dramma liturgico.

Alcuni gruppi eterodossi continuano a far sentire la loro presenza, come nel caso dei beghini o beguardi, sospettati e condannati ( più giustamente che non le beghine ) dal concilio di Vienne ( 1312 ).

È tuttavia tra alcune di queste donne che si sviluppa la mistica nuziale.

È una di esse, Giuliana di Mont Cornillon, che spinge a istituire la festa del Corpus Domini ( 1264 ).

Il laico comune si vede ricordare che il suo desiderio "di vedere l'ostia" non lo dispensa dal dovere della confessione e della comunione annuale.

Tra i laici non è possibile dimenticare Dante, poeta e credente, assai vicino ai dottori francescani e domenicani, genio sintetico, la cui opera è impregnata di misticismo e orientata verso la contemplazione.

14. La mistica speculativa dei renani e la "devozione moderna" nei sec. XIV e XV

Nel corso del sec. XIV si costata, come al tempo di Carlo Magno, uno spostamento dei centri spirituali, che si fissano nelle regioni germaniche, e uno spostamento di interessi, che si concentrano sulla contemplazione.

La povertà appassiona ancora e provoca perfino una contesa e uno scisma nell'ordine francescano, dove gli spirituali degenerano in fraticelli.

Continuano a nascere nuove fondazioni religiose: celli ti, olivetani, gesuati, geronimiti, terzi ordini, fratelli della vita comune, canonici regolari di Windesheim, che influenzeranno molto la spiritualità moderna.

L'istituzione del giubileo ( 1300 ) fornirà l'occasione per un rinnovamento spirituale.

Nuove feste - la Trinità, il Corpus Domini, la Visitazione della Vergine - mobilitano la devozione del popolo cristiano, mentre l'espansione missionaria continua, illustrata dai domenicani, dai francescani e dall'infaticabile e lungimirante Raimondo Luilo.

I monasteri si diffondono soprattutto nelle regioni germaniche.

Le rivelazioni e gli scritti di grandi monache come Matilde di Magdeburgo, Gertrude di Helfta, il cui cristocentrismo si espande in confidenze spirituali nutrite di teologia, Matilde di Hacckerborn, contemplativa appassionata, aiutano potentemente questa diffusione nella linea già tracciata da Lutgarda d'Aywières, cui è stato rivelato il Cuore di Cristo.

L'emergenza di queste personalità spirituali femminili è un fatto nuovo nella vita religiosa, diverso da quello rappresentato da Caterina da Siena ( 1347-1380 ), mantellata domenicana, che vive al di fuori dei quadri comunitari.

Ella, ossessionata dai bisogni di una chiesa lacerata dal grande scisma, mistica e apostola che insegna il discernimento, la conoscenza di sé, l'amore di Dio inseparabile da quello del prossimo, vive per la chiesa e per i suoi ministri e vuole che il mondo riceva il sangue redentore.

La fecondità spirituale della Germania si afferma nell'opera di grandi speculativi domenicani, che sono anche grandi spirituali.

Maestro Eckhart ( + 1328 ) che deve molto a s. Tommaso, a s. Bernardo e probabilmente allo Pseudo-Dionigi, Taulero ( + 1361 ), predicatore e direttore di coscienze, Susone, ( + 1366 ), dolorosamente sensibile, cantore della sapienza divina, parlano di esperienza e traducono ognuno a proprio modo una convinzione fondamentale: lo spogliamente è indispensabile per arrivare alla contemplazione.

Questa nudità è necessaria per ritrovare in sé l'immagine di Dio.

L'anima possiede un'essenza intellettuale ed è perciò in essa che si opera l'unione con Dio.

È nel fondo dell'anima, fondo increato, che si realizza la nascita del Verbo.

Questa "mistica dell'essenza", relativamente opposta alla "mistica nuziale" favorita dagli ambienti femminili [ v. Mistica cristiana ], era sufficientemente elaborata nella sua audacia, sì da non provocare critiche e condanne?

Le tesi eckhartiane sulla trasformazione del giusto nella essenza divina erano suscettibili di una interpretazione ortodossa, checché ne abbiano detto i suoi giudici.

Esse vanno messe in rapporto con tutta l'opera del loro autore.

E infatti saranno riprese, prudentemente chiarificate da Taulero e spiegate da Susone in base alla sacra scrittura, e le ritroveremo in molti spirituali della fine del medioevo germanico.

Esse eserciteranno un influsso sulle monache, tra le quali del resto lo straordinario sembra la regola, nonché sugli enigmatici "amici di Dio".

La Theologia deutsch, pubblicata e modificata da Lutero, centrata sulla vita interiore che descrive secondo lo schema classico delle tre vie, è più tradizionale.

Nella medesima linea dobbiamo collocare Ruusbroec ( 1283-1381 ), sacerdote, solitario e quindi priore agostiniano della comunità di Groenendael, che esprime in olandese, lingua ancora in formazione, la contemplazione mistica.

Ruusbroec dipende da Eckhart, ma attinge anche a molte altre fonti e insegna con s. Agostino che l'anima con le sue facoltà è ricalcata sulla Trinità, che l'uomo entrando in se stesso si ritrova immagine di Dio e che perviene cosi all' "unione senza differenza", che lo coinvolge nella vita trinitaria.

L'esperienza descritta in questa mistica speculativa coerente e equilibrata è basata su un innegabile supporto dogmatico.

Le tecniche dello spogliamente, care a Eckhart, l'interessano meno che non il discernimento necessario per evitare le illusioni.

È lo Spirito di Dio, amore divino, che guida l'uomo in queste regioni superiori.

Ruusbroec influirà speculativamente solo su qualche discepolo, come Giovanni di Leuuwen e, più tardi, Enrico Herp.

Gli altri seguiranno la corrente della devozione moderna.

Il gruppo omogeneo dei mistici inglesi, isolato nei confronti dell'Europa continentale, si mostra molto impermeabile alla speculazione astratta e poco interessato alla vita conventuale.

Un recluso come l'autore dell'Ancren Riwie, un eremita come Riccardo Rolle, uno psicologo equilibrato di ispirazione dionisiana come l'anonimo che ha scritto il Cloud of Unknowing, un tipo classicamente didattico come Walter Hilton, una visionaria come Giuliana di Norwich, una esaltata emotiva come Margery Kempe manifestano tutti quanti una grande attrattiva per la contemplazione.

Il loro orientamento psicologico e pragmatico, di cui la letteratura spirituale inglese dell'epoca fornirà altri esempi, sembra seguire una strada parallela.

La mistica speculativa dei renani era forse sospetta, o troppo elevata e troppo astratta?

Sta di fatto che verso la fine del sec. XIV vediamo svilupparsi nei Paesi Bassi un movimento che si diffonderà in Germania e in Francia: la "devozione moderna".

Il movimento, dovuto a Gerardo Groote, sostenuto da Fiorenzo Radewijns, dotato di forme istituzionali dai fratelli della vita comune e dai canonici regolari di Windesheim, attento a conservare le proprie distanze dalla vita religiosa, comporta dei piccoli gruppi che vogliono vivere una vita di povertà e di preghiera interiore, alimentata alle fonti sicure della tradizione, di cui raccolgono i testi.

La serietà, dei suoi membri e dei suoi autori, molti dei quali rimangono modestamente anonimi, esclude ciò che supera la misura comune della vita cristiana e non manifesta un grande interesse per la mistica.

La ricerca dell'interiorità anima la sua vita liturgica.

I suoi grandi autori - Gerardo di Zutphen, Gerlac Peters, Tommaso da Kempis, Giovanni Monbaer - vivono e propagano una spiritualità pratica, affettiva, devota, dove dispiegano con realismo il loro tatto psicologico.

Essi meditano e invitano a meditare con loro sulla vanità delle cose umane, sui giudizi di Dio; contemplano la persona amata di Cristo e lo fanno con metodo.

L'Imitazione di Cristo è una delle opere più rappresentative, ma non la sola di questo movimento.

La devozione moderna, sommersa dalla riforma protestante, trascurata dall'umanesimo, ma molto moderna per il suo tatto psicologico, che passerà a Ignazio di Loyola e ad altri, ha costituito nella vita di molti cristiani un richiamo potente e insistente all'interiorità.

Essa ha aiutato gli ordini antichi a evitare la rovina.

La sua ricerca di una devozione un po' intimista ha accentuato il divorzio già avviato tra teologia e spiritualità.

L'intellettualismo decadente dell'epoca aveva già indotto maestri secolari - soprattutto in Francia: un Pietro di Ailly, un Giovanni Gersone, predicatore e direttore spirituale, un R. Ciboule - a fornire delle basi teologiche serie alle opere sulla contemplazione.

Anche Nicola di Cusa rifiuterà il divorzio tra teologia e mistica e propenderà per una contemplazione affettiva e per la "dotta ignoranza".

15. I tentativi dell'umanesimo e la pietà popolare

L'umanesimo - realtà polivalente, che va dall'ammirazione per l'antichità pagana, di cui desidera trasporre le virtù nel cristianesimo, fino a un ritorno riflesso alle fonti bibliche e patristiche criticamente stabilite - è un'altra via su cui avanzano spiriti animati da una sincera volontà di riforma, in cui ogni formalismo esteriore sarà bandito e si potrà così ritornare in profondità al vangelo.

Il discredito in cui è caduta la vita religiosa, nonostante alcuni sforzi reali di riforma, mostra che il male è profondo.

La chiesa nelle sue strutture è tale da lasciare indifferenti o ostili gli uomini di cultura, che sono più attenti all'esperienza psicologica della vita spirituale che non ai fondamenti dogmatici su cui essa dovrebbe essere basata, fondamenti che sono stati minati dalle sottigliezze discutibili della scolastica.

Erasmo ( 1467-1536 ), molto critico nei riguardi del passato recente, uomo che influenzerà in misura notevole l'Europa e la Spagna, pensa che la sacra scrittura scientificamente stabilita basti a nutrire la pietà cristiana.

La "filosofia di Cristo" è un frutto di questa "pietà dotta", che non si sovraccarica troppo di dogmi.

Lefèvre d'Etaples continua la linea dei Padri, che pubblica, e vuole una religione interiore e pura, molto cristocentrica.

Il guaio è che questa spiritualità è la spiritualità di un'elite che abbandona i fedeli alle loro credenze semplici, talvolta frammiste a superstizioni, in un mondo cristiano solo di nome, dove i fermenti sono continui.

La chiesa istituzionale è fortemente criticata dai lollardi e da Wiclif ( 1320-1384 ) in Inghilterra, che le oppongono un ideale di sacerdoti poveri.

In Boemia la pietà evangelica di Huss ( 1369-1415 ) si tinge di un nazionalismo antiromano, che sfocerà negli eccessi dei fratelli boe mi.

In linea più generale lo sconcerto dell'Occidente cristiano, che ha conosciuto la guerra dei cento anni ( 1339-1459 ), la peste nera e lo scisma d'Occidente ( 1378-1449 ) con le sue conseguenze conciliariste, diffonde nelle anime cristiane un grande pessimismo.

La sensibilità religiosa conserva la coscienza del peccato - di qui il successo dei giubilei di perdono, che condurranno all'abuso delle indulgenze -, ma è ossessionata dalla morte e animata da una curiosità malsana nei confronti del satanismo, che i processi di stregoneria cercano maldestramente di frenare.

La messa conosce numerosi abusi disciplinari, provocati da predicazioni dogmatiche imprudenti sui suoi frutti spirituali, abusi cui porrà rimedio soltanto il concilio di Trento.

La stampa ha moltiplicato le traduzioni della bibbia in lingua volgare.

La messa rimane una cerimonia ermetica, che non riesce a dare ai cristiani il senso della comunità.

La predicazione rimane più vicina al popolo, la cui fede viva rischia di degenerare in superstizione nella sua devozione per i santi e per le reliquie.

Tutto spinge verso un individualismo spirituale molto accentuato.

La chiesa ha bisogno di una riforma e i cristiani lo sentono.

16. Luci e ombre nella Spagna del sec. XVI

Il sec. XVI è un secolo molto ricco ma anche molto tumultuoso.

I pontificati di Giulio II ( 1503-1513 ), e di Leone X ( 1513-1521 ), che lo inaugurano, non lo mettono sulla via della vera riforma, a cui sarebbero pronti a collaborare l'umanesimo, la devozione moderna, gli ordini antichi rinnovati e le fondazioni nuove, che sbocciano in Italia, Francia e Spagna.

La formazione del clero provoca dei tentativi ammirevoli, ma sporadici, se si eccettua il successo ottenuto dal cardinal Ximenes de Cisneros ( 1437-1517 ), all'università di Alcalà.

La Spagna gioca un ruolo di primissimo piano, portando a un alto livello la vita spirituale.

La riconquista del paese sui Mori, la riforma dei due cleri effettuata al tempo dei re cattolici, il rinnovamento teologico nell'unità della fede hanno creato le condizioni che permetteranno a grandi e numerose personalità religiose di realizzare delle opere fondazionali durevoli e delle opere spirituali ineguagliate.

Tutto il paese si appassiona alla vita interiore e alla preghiera.

La ricerca è naturalmente accompagnata da qualche eccesso, che provoca i rigori dell'Inquisizione.

Contemplativi o apostolici, riformatori o fondatori, uomini o donne, laici o sacerdoti, individui o gruppi, tutti manifestano una vitalità spirituale di una rara intensità.

Il gusto per la sacra scrittura alimenta la pietà.

La comunione frequente si intensifica nel corso del secolo.

Lo zelo missionario conduce i religiosi verso le nuove terre, dove essi porteranno la dottrina e la spiritualità cristiana.

È in Spagna che nasce Ignazio di Loyola ( 1491-1556 ), il quale si formerà in Francia e in Italia, prima di stabilirsi in Roma.

Egli fissa la propria esperienza di convertito negli ( v. ) Esercizi spirituali, dove richiede la conoscenza e l'amore di Cristo in una preghiera che i metodi ereditati dalla devozione moderna lasciano aperta alle ispirazioni divine e al ( v. ) discernimento degli spiriti.

Gli sforzi dell'uomo mirano a renderlo disponibile a qualsiasi chiamata da parte di Dio.

Le Costituzioni della Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio e approvata dalla chiesa nel 1540, organizzano attorno alla realtà della "missione" ( invio ) la vita di religiosi apostolici, sottoposti al romano pontefice, secondo una formula nuova e ardita, in cui la contemplazione viene esercitata nell'azione.

Alla morte di Ignazio i gesuiti saranno già all'opera in Europa, in Asia, in Africa e in America.

Si tratta di una nuova lettura della vita religiosa, in cui l'umano è integrato nel divino per il servizio totale di Dio e degli uomini.

Teresa d'Avila ( 1515-1582 ), riformatrice del Carmelo, donna di preghiera e di azione, vede nell'orazione, di cui tutti i suoi contemporanei parlano, il mezzo per pervenire alla perfezione della carità, all'unione con il Signore.

Le sue fondazioni la portano a comunicare la propria esperienza spirituale profonda in opere dove la confidenza autobiografica diventa un insieme dottrinale, che abbraccia la contemplazione e i suoi gradi più alti.

Lo psicologismo spirituale ivi espresso in un linguaggio ammirevole supera in oggettività la teologia dei dotti.

L'esperienza teresiana è l'esperienza di una contemplativa che vuole essere figlia della chiesa.

Le contraddizioni, le purificazioni e le grazie, che preparano l'anima all'unione trasformante, si accompagnano in Teresa d'Avila a un grande senso apostolico.

Il suo irraggiamento spirituale e la sua autorità dottrinale non cesseranno di crescere nella chiesa.

Per Giovanni della Croce ( 1542-1591 ), che comincia a scrivere quando Teresa sta per finire, la questione essenziale è la ricerca di Dio attraverso la via dell'interiorità, la necessaria purificazione del dinamismo che spinge verso Dio un'anima la quale si sa fatta per lui, le "notti" - spogliamento attivo e passivo di tutto quel che è l'uomo esteriore -, la lunga ascensione, che perviene all'unione contemplativa ove l'anima partecipa alla vita trinitaria.

Artista e pensatore, poeta e teologo, nutrito di sacra scrittura, conoscitore delle mistiche del nord, egli ha sviluppato le proprie opere su un piano letterario e su un piano didattico.

La sua esperienza diventa oggettività stretta nei suoi commentari.

Egli scrive per anime già introdotte alla contemplazione e sottolinea così l'itinerario spirituale ch'esse dovranno percorrere, la via dell'interiorità che conduce all'unione d'amore.

La negazione affettiva di tutto il creato, le potenze dell'anima ch'egli collega alle virtù teologali, le purificazioni attive e passive di tutto l'uomo condurranno, Dio volendo, all'unione divina dell'amore, in cui le creature sono conosciute in Dio, senza che per questo la persona umana venga assorbita in lui.

L'essere vivente, conformato a Cristo, sta tutto quanto sotto l'influsso dello Spirito santo.

L'influsso di Giovanni della Croce, contrastato dal movimento antimistico fin da quando lui era ancora vivo, velato nel corso dei tre secoli successivi, fortemente sentito nel sec. XX, continua a farsi valere nell'insegnamento della scuola carmelitana e in tutti coloro che, animati da radicalismo, cercano il Dio trascendente, che è amore.

La Spagna dell'epoca abbonda di santi e di autori spirituali profondi e ortodossi.

Ma non è così che la pensava l'Inquisizione, spaventata da certi eccessi degli alumbrados, che fondavano tutta la vita spirituale sull'illuminazione interiore, talvolta con disprezzo dei sacramenti e della chiesa.

Posta di fronte a questo misticismo soggettivista essa non esiterà a infierire in modi diversi e con frequenza, rallentando così lo slancio mistico e impoverendo un'abbondante produzione spirituale, sospettata con troppa facilità.

Tra gli altri tale è il caso di Giovanni d'Avila, formatore di sacerdoti, di Luigi di Granada, teologo di vaglia, di Luigi di Leon, esegeta, poeta e professore illustre, nonché di tanti altri.

Ma l'Inquisizione non potrà impedire che l'importanza molto grande attribuita all'orazione mentale nelle sue forme superiori accentui il personalismo nella spiritualità, mostrando il carattere-vitale della esperienza cristiana.

17. Le correnti spirituali della Francia del sec. XVII

Il sec. XVII accusa un rallentamento della vitalità spirituale della Spagna, mentre vanno delineandosi nuove correnti in Francia.

Le traduzioni della bibbia non sono ancora molto diffuse, comunque il popolo vive in un ambiente costellato di immagini bibliche e gli spirituali fanno della scrittura una lettura più interiorizzata.

L'attrattiva esercitata dalla vita religiosa, avida di valori essenziali, è molto forte.

Circoli religiosi laici, ordini, e congregazioni religiose manifestano una grande passione per le questioni spirituali.

Il Carmelo, importato dalla Spagna, continua nel suo slancio mistico.

S. Teresa, canonizzata, viene tradotta, e la riflessione tende a sistematizzare l'esperienza mistica.

Il concilio di Trento ha portato come suo effetto a lungo termine la riforma dei vescovi e lo sviluppo di una spiritualità episcopale, da cui la pastorale non può che trame profitto.

Anche la spiritualità sacerdotale si approfondisce, rinvigorita dalle fondazioni degli oratoriani, degli eudisti e dei sulpiziani, il cui influsso rimarrà per molto tempo decisivo in vari paesi.

Francesco di Sales ( 1567-1622 ), ispirato dalla sua esperienza di missionario e di direttore di coscienze, rinnova la vita interiore dei cristiani che vivono nel mondo, suggerendo loro una vera "devozione" nutrita con la preghiera e con i sacramenti e con le "piccole virtù" che permeano il loro comportamento.

Il suo Traile de l'amour de Dieu amplia le prospettive della Introduction, moltiplicando le analisi teologiche e le annotazioni psicologiche.

L'ottimismo realista di questo umanesimo devoto, che riferisce l'uomo immagine di Dio a Dio stesso, aiuta il cristiano a condurre una vita spirituale cosciente.

Col tempo, il rischio ch'esso si degradi in un antropocentrismo naturalista aumenterà.

Con la Visitazione, dedicata al prossimo, il vescovo di Annecy tenta una formula di vita religiosa in cui l'esigenza interiore sostituisce le mortificazioni che erano di regola negli antichi ordini femminili.

Egli sarà costretto ad allineare le sue religiose secondo le forme monastiche esistenti.

La stessa cosa succederà alla Compagnia di s. Orsola, fondata in Italia da s. Angela Merici ( 1474-1540 ).

Ma la lezione non andrà perduta per un s. Vincenzo de' Paoli ( + 1660 ) e per le sue Figlie della carità.

Bérulle ( 1575-1628 ), discepolo dei padri greci, di "Dionigi" e di Agostino, unisce profondamente teologia e spiritualità nella sua devozione agli stati del Verbo incarnato, solo vero adoratore del Padre.

L'Oratorio da lui fondato sarà costituito da sacerdoti, religiosi di Gesù.

Sensibile alle gerarchie dionisiane, attraverso cui la grazia viene comunicata, egli colloca la dignità della vita sacerdotale nel mistero di Cristo.

I suoi discepoli svilupperanno con libertà certi elementi della sua dottrina: Condren ( 1588-1641 ) metterà l'accento sull'annientamento con il Cristo vittima, mentre J. J. Olier ( 1608-1657 ), porrà in risalto la santificazione della giornata cristiana.

Port-Royal, vigoroso movimento di riforma, che vuole ritornare alla chiesa primitiva, si impegnerà troppo appassionatamente nelle discussioni teologico-politiche provocate dall'Augustinus del vescovo Giansenio ( 1565-1638 ).

Questo notevole risveglio religioso, la cui pietà austera è fatta di senso della grandezza di Dio, di rigore morale e anche di una concezione assai pessimista della natura umana, subirà influssi diversi, che lo faranno deviare verso un settarismo ostinato, utilizzato dai giuristi gallicani.

La sua intransigenza seducente nei confronti del mondo, il favore ch'esso accordava alle vie ordinarie, senza insistere troppo sugli stati mistici, gli avevano procurato molti adepti un po' in tutti gli ambienti, tanto che le condanne, di cui il giansenismo sarà oggetto, contribuiranno più alla sua notorietà che non al suo declino.

La serietà del suo sforzo e la sua volontà di autenticità vanno annoverati tra gli elementi di un successo e di un influsso che durerà quasi per tre secoli in Francia e in Italia, successo pagato con l'abbandono della pratica sacramentale e con un senso molto deficiente della chiesa e della sua tradizione.

Il giansenismo non ha mobilitato tutte le energie del popolo francese.

La devozione all'eucaristia ha continuato a esprimersi nell'adorazione del ss. sacramento, nella comunione e nella vitalità delle sue confraternite.

La devozione al ( v. ) sacro Cuore, che a partire dalla fine del medioevo passa dai chiostri ad ambienti laici ferventi, conoscerà una forma liturgica, grazie agli sforzi di Giovanni Eudes ( 1601-1680 ), la quale contribuirà alla sua espansione.

Le rivelazioni fatte alla visitandina Margherita Maria Alacoque ( + 1690 ) accentueranno il senso della riparazione, che i teologi spiegheranno e giustificheranno, mentre si moltiplicano le confraternite, che aiuteranno molti cristiani fino ai nostri giorni a crescere spiritualmente nell'amore di Cristo.

La riflessione teologica di Bérulle fonda in maniera solida la devozione inariana.

Le fondazioni di s. Giovanni Eudes contribuiranno a una brillante fioritura, che rallenterà nel sec. XVIII.

La Spagna si sarà già portata allora all'avanguardia, suscitando un grande movimento di schiavitù mariana.

18. Reazione antimistica e pietà tradizionale del secolo XVIII

Mentre i mistici continuano a vivere seguendo le vie dell'annientamento, dell'abbandono alla volontà di Dio e della docilità allo Spirito santo, mentre in Spagna si pubblicano numerose opere e ci si interroga sulla contemplazione acquisita o infusa, si delinea un'opposizione alla mistica, in cui le discussioni dei dotti vanno di pari passo con le calunnie popolari.

È in questo clima che sorge l'affare del quietismo, atteggiamento spirituale cui vengono attribuiti cause e antecedenti molto antichi e che è soprattutto un ritorno a posizioni estremiste.

L'accesso agli stati mistici senza ascesi previa, l'orazione di quiete in cui si vive un amore di Dio tanto disinteressato da non preoccuparsi minimamente della propria beatitudine, l'idea che uno può vivere in stato di amore, l'affermazione dell'inutilità degli esercizi di pietà e del ricorso all'umanità di Cristo, l'assolutizzazione della coscienza, che è direttamente unita a Dio, figurano tra le tesi che Roma imputa a Miguel Molinos ( 1628-1669 ) prima di condannarle.

Esse sono state professate da diverse altre persone, senza presentare il carattere di una sintesi.

Sono tesi basate su una teologia e su un'antropologia molto discutibili.

Propagate maldestramente e talvolta mal comprese, alimenteranno la controversia sull'amore puro, che opporrà Bossuet ( 1627-1704 ) a Fénelon ( 1651-1715 ).

La disputa scandalizzerà l'opinione pubblica, senza intaccare veramente la pratica cristiana.

La diffidenza che discredita la mistica prende il sopravvento verso la metà del sec. XVIII.

In Francia gli spiriti si laicizzano. Il razionalismo avanza.

I deismi si oppongono alla rivelazione cristiana.

In Germania i "lumi" vogliono liberare l'uomo dall'influsso di un pietismo giudicato cieco.

Questi movimenti di idee non hanno esercitato un influsso reale in Spagna e in Italia, dove la pietà tradizionale continua ad espandersi in numerose feste, dove la spiritualità è diffusa tra il popolo, attraverso le missioni popolari di un Leonardo da Porto Maurizio ( 1676-1751 ), che predica le verità eterne per avviare i fedeli alla confessione e alla comunione, e che spiega a tutte le categorie sociali come integrare la messa nella loro esistenza.

La devozione alla passione e al sacro Cuore continua ad espandersi.

Nel 1765, dopo lunghe discussioni, dopo interventi di re e di vescovi, dopo che il culto è stato approvato per 1100 confraternite, un decreto di Roma permette la celebrazione liturgica dell'ufficio e della messa del sacro Cuore.

In quest'epoca Paolo della Croce ( 1694-1775 ), un mistico che ha conosciuto lunghi periodi di aridità spirituale, propaga nelle sue lettere e attraverso la fondazione di una nuova congregazione religiosa la devozione alla passione.

A sua volta Alfonso de' Liguori ( 1696-1787 ), animato da un intenso spirito missionario, predica il grande mezzo della preghiera, una preghiera che passa per Maria.

La sua teologia morale e la sua predicazione ascetica, reagendo contro il giansenismo e contro il lassismo, aiutano i cristiani a vivere nell'amore.

I redentoristi da lui fondati non senza sofferenze contribuiranno potentemente con le loro missioni alla formazione del popolo cristiano.

La sua spiritualità affettiva prepara le anime a conformarsi alla volontà di Dio.

In Francia, durante il duro periodo della rivoluzione ( 1789 ss ), la resistenza spirituale di sacerdoti eroici, di donne di fede, laiche o religiose, di martiri testimonia che, malgrado i rigori del regime e malgrado le defezioni, il senso cristiano è vivo tra le masse dei fedeli.

L'atteggiamento molto apologetico dei pensatori cattolici, talvolta unicamente preoccupati della loro erudizione, non ha rinnovato i fondamenti dogmatici della pietà popolare.

Le opere educative e caritative, nonché le missioni popolari sono distrutte.

Il solo apostolato che rimane in tempi in cui bisogna vivere e sopravvivere, è un apostolato fatto di contatti, che assicura ai fedeli coraggiosi il sacramento della penitenza e dell'eucaristia.

19. Germinazioni e realizzazioni spirituali nel corso del sec. XIX

La rivoluzione francese e le sue conseguenze hanno invaso gli spiriti in Europa, a breve o a lunga scadenza.

Il sec. XIX è attraversato da crisi e da guerre che non facilitano i ricominciamenti ma presentano il vantaggio di stimolare la spiritualità dei cristiani, i quali, in vari paesi, reagiscono secondo le loro tradizioni e i loro temperamenti nazionali.

Gli inizi del secolo sono umili.

Potremmo dire che tutte le iniziative spirituali di questo secolo, avviate nell'umiltà, hanno tracciato dei solchi profondi su cui ha poi camminato il sec. XX nella sua prima metà.

Si tratta di linee di sviluppo così numerose e così varie, che possiamo solo darne una descrizione sommaria nel quadro di questo articolo.

La letteratura spirituale non presenta grande originalità in Spagna e in Italia, è poco abbondante in Francia dopo la rivoluzione, comunque non cessa di aumentare.

Lo sforzo delle società bibliche fondate in Germania viene seguito in altri paesi solo con un certo ritardo.

Esso permette di correggere ciò che il romanticismo, esaltatore delle potenze del sentimento, può avere di impreciso, e di rimediare a quanto uno scientismo biblico presenta di troppo razionalistico.

Le edizioni degli autori spirituali classici si infittiscono.

I libri di spiritualità sacerdotale si moltiplicano e guadagnano in profondità.

I messali, più devozionali che liturgici, aiutano a vivere la messa.

Le Vite di persone sante, più documentate e più esatte di quanto il loro stile darebbe a credere, presentano l'ideale cristiano vissuto concretamente.

Bisogna tener conto anche di una enorme letteratura di volgarizzazione, di libretti, di fogli, di opuscoli, di preghiere, che hanno occupato più posto nella vita dei loro lettori che non negli archivi a cui sono sfuggiti.

Piccoli trattati teologici scritti con ardore, manifestazioni entusiastiche di pietà ( il cui rigore dottrinale lascia talvolta a desiderare ), controllate da un'autorità ecclesiastica benevola che impedisce le esagerazioni troppo gravi, sono stati uno strumento di formazione spirituale.

In Inghilterra, dove i cattolici sono stati perseguitati per lungo tempo, i racconti di conversioni - celeberrima quella di I. H. Newman ( 1801-1890 ) - mostrano la grazia all'opera nel cammino spirituale delle personalità più varie.

La Francia conoscerà la testimonianza di intellettuali convertiti che sono anche dei buoni letterati.

Il cristocentrismo continua ad affermarsi nella devozione all'eucaristia sotto molteplici forme: l'adorazione, che diventa talvolta "adorazione perpetua", è esercitata da confraternite e inscritta nelle strutture di nuovi istituti religiosi.

Il movimento della comunione frequente si accentua fino al Motu proprio di Pio X.

La devozione al sacro Cuore penetra in numerosi ambienti sociali.

Le consacrazioni delle famiglie e di varie nazioni preludono alla consacrazione del genere umano, annunciata dall'Aranum Sacrum di Leone XIII, e accompagnano altre pratiche ( ora santa, comunione, offerta dell'apostolato della preghiera ).

Molte congregazioni religiose, dalle finalità più varie, vengono fondate sotto il titolo del sacro Cuore, che esse onorano o a cui ispirano le opere cui si dedicano.

Tale unione con Cristo non è concepita unicamente in maniera intimista.

Molti, persone o gruppi, la orientano verso un apostolato che vede Cristo in quelli a cui esso si rivolge.

Anche la spiritualità e la devozione mariana conoscono degli sviluppi interessanti, teologici o pratici.

Le apparizioni della s. Vergine, che non sono soltanto quelle di Lourdes, aiutano i fedeli a ricorrere all'intercessione e alla mediazione di Maria immacolata, la quale ricorda un messaggio di penitenza.

Le congregazioni religiose e i pellegrinaggi sono gli agenti potenti di tale devozione, che tende talvolta a separare la Madre di Dio da suo Figlio.

Altre devozioni ancora aiutano i fedeli.

Esse comportano un duplice rischio: quello di assolutizzare il santo che venerano, quello di meccanicizzare l'ottenimento delle grazie che sollecitano.

Sono devozioni periferiche, ma occupano praticamente un posto troppo centrale.

Comprendiamo allora le intuizioni liturgiche di Dom Guéranger, che preparano gli sforzi dei benedettini tedeschi Welter, Herwegen, Casel e di dom Marmion, i quali collocheranno al centro dell'esistenza cristiana il mistero pasquale, rinnovato ogni giorno nell'eucaristia e posto successivamente in piena luce dalla Mediator Dei ( 1943 ) di Pio XII e dal Vat II.

Il senso spirituale delle masse cristiane si fa più cattolico.

Le sventure del papato, che precedono e seguono la soluzione della questione romana, conferiscono a Pio IX e ai suoi successori un prestigio che sarà posto in atto nell'ordine dottrinale e spirituale per mezzo di numerose encicliche dogmatiche, spirituali e sociali, le quali stimoleranno gli sforzi dei cristiani.

La definizione dell'infallibilità papale fatta dal Vat I contribuirà a far vedere nel papa l'autorità suprema e la guida spirituale di tutti i cattolici.

Pure cattolico, perché animato da un ardente zelo di evangelizzazione, è lo slancio missionario, che si manifesta in nuove congregazioni religiose, nell'iniziativa che sfocerà nella Propagazione della fede, nonché nell'interesse riservato alle missioni nelle terre pagane e alle campagne antischiaviste del cardinal Lavigerie.

La coscienza cristiana acquista la sua dimensione universale.

Anche la vita religiosa manifesta la propria vitalità spirituale.

Durante i sec. XIX e XX saranno fondate 168 istituti religiosi maschili e 1086 congregazioni femminili, il cui orientamento principalmente apostolico si specifica in opere di insegnamento, di educazione della gioventù, di assistenza ai poveri e ai diseredati, di servizio sociale agli orfani, agli invalidi, ai vecchi, ai malati mentali.

Il secolo abbonda di santi fondatori e di sante fondatrici, i quali, toccati da un bisogno grave della società del loro tempo e lavorati dalla grazia, creano tra mille difficoltà istituzioni e opere che testimoniano come l'amore di Cristo sia inseparabile dall'amore per i fratelli.

I laici non rimangono fermi, e uno dei tratti significativi della spiritualità del sec. XIX è il rilancio di un cristianesimo sociale, che si preoccupa nel caso di alcuni della condizione operaia ( Kolping, Ketteler, Harmel, Manning, Chevrier ), nel caso di altri dei poveri ( Ozanam, Guanella, Cottolengo ) o dell'apostolato per mezzo della stampa e dei mass media in genere ( Alberione, sec. XX ) e che nel caso di altri ancora prende le forme di un'Azione cattolica, decisa a lavorare in seno alla famiglia e ai diversi ambienti di vita.

La spiritualità sacerdotale progredisce in profondità.

I candidati al sacerdozio, il cui bagaglio teologico è relativamente esiguo durante una gran parte del sec. XIX, sono formati in una certa austerità, che non li prepara direttamente ad adempiere i loro doveri pastorali.

L'ideale del sacerdote è esaltato in numerosi libri di pietà e incarnato in misura notevole da sacerdoti diocesani e da religiosi la cui vita degna e il cui zelo colpiscono i fedeli.

L'idea che il sacerdote si santifica attraverso il suo ministero è percepibile solo in qualche precursore, per il quale vita spirituale e attività pastorale sono intimamente unite.

Cristo è molto evidentemente il modello del sacerdote, però non si tirano tutte le conseguenze da questa verità profonda, ricordata da s. Pio X nell'Haerent animo.

Quali tratti caratteristici presenta la spiritualità cristiana del sec. XIX?

Essa appare come intenta a ricostruire o a fondare con un certo spirito difensivo; la sua spontaneità creatrice accetta delle vie metodiche e delle forme istituzionali: fondazioni, quadri parrocchiali, raggruppamenti devozionali; la sua pratica sacramentale è più frutto di devozione che di senso del mistero; è una spiritualità individualista nella sua concezione della vita spirituale, ma preoccupata del bene spirituale e materiale del prossimo, che cerca di attuare con generosità; accetta l'ascesi e la mortificazione e le riconosce come vie necessarie che conducono a Dio; è moraleggiante e affettiva più che dottrinale; conserva la propria distanza dal mondo, i cui valori negativi percepisce come contrari ai propri principi: tali sono i tratti che una visione panoramica potrebbe rivelare, visione che la mancanza di studi monografici condanna a una necessaria imprecisione.

Alcuni di tali tratti saranno discussi e rigettati dalla ( v. ) spiritualità contemporanea, altri saranno prolungati e arricchiti.

Lo storico li considera tutti come espressione della vitalità cristiana in una data epoca.

IV - Problemi della storia della spiritualità

Si tratta di problemi numerosi e difficili da risolvere.

L'informazione è ancora insufficiente e la produzione molto lacunosa in certi paesi.

La storia della spiritualità, per sua natura pluridisciplinare, deve far uso di metodi diversi, e si riscontrano pochi specialisti capaci di integrare i risultati delle rispettive ricerche: passare dalla considerazione dell'individuo a quella del gruppo suppone il ricorso alla psicologia e alla sociologia, i cui metodi non sono tutti applicabili allo studio del passato.

La necessità di passare dalla storia evenienziale alla storia interiore sperimentale urta contro la difficoltà di cogliere in maniera adeguata l'esperienza spirituale.

Più facili sono le questioni poste dal cammino spirituale di persone e di gruppi che possono essere rappresentativi di una spiritualità dotta e di una spiritualità popolare, i cui rapporti e le cui interazioni vanno ancora studiate.

La storia della spiritualità descrive gli atteggiamenti e le motivazioni dei cristiani lungo il corso del tempo.

Possiamo dire che la diversità dei vari secoli presenta una somiglianza esistenziale, che permetterebbe di concludere a una analogia delle situazioni?

Se ammettiamo che il cristianesimo trasmette di secolo in secolo delle parole ( problema del linguaggio ), degli esempi ( problema dei "modelli" ) e un'esperienza, la storia della spiritualità dovrà valutare in che misura la creatività, che fa fronte a situazioni nuove, va unita alla fedeltà, che rimane legata all'essenziale.

  Esperienza
  Realtà
  Segni
  Tempo
  Vita
Intervento di Dio Credente III
  Famiglia I
Gravida di Cristo Credente III
  Eucaristia I
  Figli IV
  Gesù III,2
… e salvezza Celebrazione I,2
… e liturgia Celebrazione I,2
Lettura teologica della … Giornalista II,4
  Modelli II,3
  Segni II
  Segni VI
  Sociologia III
Senso storico e Maria Maestro X
Amore operante nella .. Itinerario IV,3
… del femminismo Femminismo I
Come dimensione dell'uomo Itinerario I,1
Etica come narrazione storica Modelli I,2

… della spiritualità

… in relazione alla Parola Parola III,3
Ritorno alla liturgia Celebrazione I,2
… familiare Famiglia III
… della mistica Mistica II,3
… dei movimenti carismatici Carismatici I,1
… del lavoro Lavoratore III,1

… salvifica

  Esperienza sp. Bib.
  Grazia
  Salvezza
Nell'At Esperienza sp. Bib. I
  Esperienza sp. Bib. I,7c
Finalizzata a Cristo Celebrazione I,1
  Esperienza sp. Bib. I,7a
Guidata dallo Spirito Anziano III,2
  Crisi II,1
… nella chiesa Chiesa II,3
… luogo del credente Credente II
  Veggente IV
… assecondata dall'uomo Ascesi III
Oggetto di speranza Speranza II
… e ateo Ateo II
  Ateo IV
Presso il catecumenato Speranza II