Spiegazione del metodo di orazione

I tre atti che si riferiscono a Dio

124 I primi tre atti si riferiscono a Dio perché sono rivolti a lui, e l'anima, facendoli, si occupa sia di Dio, sia dei benefizi, sia delle grazie che abbiamo ricevuto da lui.

I tre atti sono:

1 - Un atto di fede.

2 - Un atto di adorazione.

3 - Un atto di ringraziamento.

L'atto di fede: vari modi di fare atti di fede sui diversi modi di mettersi alla presenza di Dio.

125 Subito dopo avere impresso in mente l'idea della presenza di Dio in uno dei sei modi su esposti, o per mezzo dell'attenzione mentale mista a poche riflessioni, ovvero per via di semplice attenzione, è opportuno fare una atto di fede sulla verità che Dio è presente in noi secondo il modo che abbiamo scelto per compenetrarci di questa verità di fede.

126 Per rendere quest'atto di fede più vivo, ed esserne fortemente impressionati e per restare più a lungo in questo sentimento di fede, sarà utile richiamare alla mente uno dei passi sopraccitati o qualche altro che abbia attinenza al modo con cui ci siamo messi alla presenza di Dio.

Se ci rendiamo conto che l'interesse diminuisce e che ci stiamo distraendo, sarà bene ripetere quel passo e rinnovare l'attenzione, per tenere la mente più fissa e ferma al pensiero della divina presenza.

Atto di fede sulla presenza di Dio considerato nel luogo in cui ci troviamo, perché egli è dovunque.

127 Ecco come si può fare un atto di fede su queste parole di Giacobbe che troviamo nella Genesi, capitolo 28: ( Gen 28,16 )

Temibile è questo luogo, il Signore è davvero in questo luogo e io non ci pensavo.

a. Incute timore essere in questo luogo senza pensare a Dio, senza rispetto, senza compenetrazione intima del nostro nulla davanti a Dio, e senza confonderci per i nostri peccati.

b. Dio è davvero qui e non ci pensavo. ( Gen 28,16 )

Credo fermamente, o mio Dio, a questa verità; so che sei qui.

E mai possibile che tu sia qui e che io non pensi a Te?

Credo, o mio Dio, che qualunque sia questo luogo, esso è il Santuario della tua divinità.

c. E questo che incuteva timore a Giacobbe, nel luogo ove si trovava, ( Gen 28,17 ) in considerazione dei suoi peccati.

Questo stesso motivo deve spingere i cristiani ad avere una grande fiducia in te.

128 Si può ancora fare un atto di fede considerando queste parole di Geremia, nelle quali Dio afferma: Io riempio il cielo e la terra. ( Ger 23,24 )

a. Mio Dio, tu sei in cielo e ci sei in tutta la tua estensione, ma sei anche sulla terra e la compenetri tutta perché essa ti contiene o, per meglio dire, sei tu che la contieni. ( Sap 1,7 )

b. Credo, mio Dio, che ti troverò dovunque andrò, e che non esiste alcun luogo che non sia onorato dalla tua presenza.

Perché come afferma molto bene il Re-Profeta nel salmo 75: Non è ne fuori dell'oriente ne fuori dell'occidente, ne fuori delle montagne ne fuori dei deserti; così ovunque andrò ho la fortuna di essere sempre con te, ( Sal 75,7; Sal 135,7-10 ) come dice lo stesso profeta nel salmo.  ( Sal 73,23-28 )

Un atto di fede su Nostro Signore presente in mezzo a quelli che sono riuniti nel suo nome.

129 Si può fare un atto di fede considerando - come dice s. Matteo al c. XVIII - Nostro Signore in mezzo a noi quando, in diversi, siamo riuniti in suo nome. ( Mt 18,20 )

Quando facciamo orazione possiamo esprimerci così:

a. Credo, o mio Dio e mio Salvatore Gesù, che tu sei in mezzo a noi che, insieme, stiamo facendo orazione, ( At 1,14; At 2,1 ) perché in questi momenti siamo davvero riuniti in tuo nome. ( Mt 8,20 )

b. Possiamo avere felicità più grande di quella di averti in mezzo a noi?

Perché - se lo vogliamo - questo è il mezzo di possedere pienamente il tuo Spirito ( Ef 3,19; Col 2,10 ) che è poi quello che ci permette di averti, con molta facilità, sempre presente e di avere, tra di noi, un'intima unione in te e nel tuo santo amore. ( Gv 17,21 )

c. Concedici questa grazia, ti preghiamo o Signore.

Un atto di fede su Dio presente in noi per mantenerci in vita.

130 Si può fare un atto di fede considerando Dio presente perché è dentro di noi per mantenerci in vita, come afferma S. Paolo negli Atti degli Apostoli, cap. 17: Dio non è lontano da noi, perché abbiamo vita, movimento ed esistenza solo in Dio. ( At 17,27-28 )

a. Sei in me, Signore, perché sono vivo solo perché sei tu che mi metti a parte della tua vita, e che sei in me per comunicarmela.

b. Sei sempre tu che, risiedendo in essa, permetti alle mie membra di muoversi.

E per tè e in tè che la mia mente concepisce e il mio cuore prende gusto e si affeziona al vero bene.

c. La tua bontà è così grande che, non contenta di avermi dato l'esistenza, resta continuamente occupata a conservarmela e lo fai stando dentro di me.

d. Credo a tutto questo, o mio Dio, perché sei stato tu a farmelo sapere.

e. Fammi la grazia di profittare di questo privilegio, permettendoti di stare sempre nella mia anima. ( Sal 16,8 )

Atto di fede su Dio presente in noi come fosse nel suo regno.

131 Si può fare un atto di fede sulla presenza di Dio, perché regna in noi, come afferma Nostro Signore in S. Luca, cap. 17, 21 e anche perché noi siamo il suo tempio, come conferma S. Paolo. ( 2 Cor 6,17; 1 Cor 7,19 )

132 1. Considerando Dio come sovrano in virtù della sua grazia, si può fare un atto di fede in questi termini:

a. Se ho il privilegio di possedere la tua santa grazia, credo, o mio Dio, e sono persuaso che sei e regni in me.

b. Contieni i miei moti interni ed esterni, perché io non diventi padrone neanche di uno di essi.

Sei tu, o mio Dio che dopo avere stabilito il tuo regno in me, devi dirigerli tutti, ( Rm 8,12-15; Gal 5,25 ) facendo in modo che neanche uno si sottragga al tuo controllo.

E più giusto che, essendo tu il sovrano del mio cuore, lo sia anche di tutto ciò che avviene in esso.

c. Non permettere dunque che agisca di sua iniziativa e mosso da intenti puramente umani; soffoca in modo assoluto ogni suo sentimento e ogni affetto naturale, in modo che in me non appaia nulla che non sia tuo o che non sia fatto per tè. ( Rm 8,1-14; Gal 5,13.25 )

133 2. Considerando il nostro corpo come il tempio di Dio, si può fare un atto di fede in questi termini:

a. O mio Dio, so di essere obbligato a conservare il mio corpo in una grande purezza ( 1 Cor 6,15-19 ) perché è il tuo tempio e perché lo hai scelto come tua dimora: ( 2 Cor 6,16 ) tutto in lui deve testimoniare la santità di chi vi risiede, proprio come dice S. Paolo: Non sapete che i vostri corpi, sono i templi dello Spirito Santo? ( 1 Cor 3,16; 1 Cor 6,19 )

b. Devo dunque offrirti il mio corpo ( come dice ancora lo stesso apostolo ) come un'ostia viva, santa e gradita ai tuoi occhi, per renderti un culto ragionevole e spirituale. ( Rm 12,1 )

Devo dunque ora e nel futuro, considerare il mio corpo come a tè consacrato e santificato dalla tua presenza e dalla tua vita in me.

c. Sotto questo aspetto, non devo consentirgli alcuna azione che non abbia tè per oggetto, devo invece, controllare i miei sensi, come segno di rispetto per la tua divina presenza.

134 3. Se consideriamo Dio nella nostra anima, come nel suo tempio, si può fare un atto di fede nella presenza di Dio in questi termini:

a. Credo, o mio Dio, che sei il tesoro della mia anima e che possederti è davvero un privilegio.

Difatti S. Paolo ci assicura che siamo il tempio del Dio vivente che abita in noi e che converserà con noi. ( 2 Cor 6,16 )

È dunque per farmi godere della tua conversazione che hai preso dimora nella mia anima, come nel tuo santuario, per farne un luogo di delizie. ( Ml 3,12; Ger 3,19 )

b. Ti adoro nella mia anima come il luogo della tua abitazione; ( Gv 4,23 ) è in essa che vuoi che ti adori in spirito.

c. Concedile di svincolarsi da ogni creatura in modo che possa davvero deliziarti con me e ricolmarla delle tue benedizioni e delle tue grazie. ( Mt 27,5; Ef 1,1-23 )

Divenuta adorna, come si addice al luogo che hai scelto come tua dimora, essa divenga degna di riceverti e mantenerti in lei.

Atto di fede sulla presenza di Dio in chiesa

135 Possiamo fare un atto di fede sulla presenza di Dio in chiesa, che è la casa di Dio, in questi termini:

a. Dio mio, quando sono in chiesa, so di essere in un luogo adattissimo per pregarti, perché è la casa ed il luogo dove abiti.

Tu stesso hai detto che è una casa di preghiera. ( At 21,3; Mt 21,13 )

b. E in essa che hai promesso di ricolmare di grazie e di benedizioni quelli che ti rivolgeranno lì le loro preghiere, ed è certo che essi riceveranno e otterranno da tè quanto chiedono.

Tu affermi che i tuoi occhi saranno aperti e le tue orecchie saranno attente alla preghiera di chi verrà a pregare in questo luogo.

Concedi che la mia ti sia gradita.

La speciale residenza che hai in questo luogo, che ti è completamente consacrato, deve impegnarmici, o Dio. ( 2 Cr 7,16 )

c. Poiché io non pretendo altro che amarti e voglio solo ciò che può procurarmi questo privilegio, concedimi, in questo santo luogo, le grazie che ti chiedo, in virtù della tua santa presenza e della dimora che vi hai preso.

Atto di fede sulla presenza di Dio nel SS,mo Sacramento.

136 Possiamo, infine, fare un atto di fede sulla presenza di Gesù Cristo in chiesa, nel ss.mo Sacramento, così:

a. E proprio qui, mio Dio, e mio Signore Gesù Cristo, che hai preso stanza nel SS.mo Sacramento dell'altare. ( Gv 20,18 )

È in questo luogo che debbo giustamente riconoscerti presente, perché risiedi nel SS.mo e Adorabilissimo Sacramento.

b. Debbo considerarmi fortunato di poterci venire spesso per farti compagnia e renderti i miei doveri.

c. Anche se un velo ti cela ai miei occhi, sei, tuttavia, così grande, così potente, così adorabile e amabile come sei in cielo, perché sei lo stesso Dio che è ugualmente presente nell'uno e nell'altro luogo.

d. Con la differenza che qui - dove ti sei sacrificato per nostro amore - sei per noi un Dio amorevole, un Dio di grazie che è qui presente per diffondere su tutti noi le benedizioni del cielo, ( Ef 1,3-6 ) a condizione che non ci mostreremo indegni di esse a causa dei nostri peccati e della scarsa riconoscenza per la tua bontà.

Riflessioni sulla presenza di Dio.

137 Fatto o concepito un atto di fede sulla presenza di Dio, è opportuno riflettere alquanto su questo atto di fede, tenendo presente il modo che abbiamo scelto per metterci alla presenza di Dio.

138 Se, ad es. ci siamo messi alla presenza di Dio, considerandolo nel luogo dove siamo, potremo fare queste riflessioni:

a. E mai possibile, o Dio, che tu sia presente nei luoghi dove mi trovo o dove vado, senza che ci pensi?  ( Sal 139,7-10 )

b. Illuminami, o Dio, con la tua divina luce, in modo che possa scorgerti sempre presente in ogni luogo ( Sal 4,7; Sal 36,10 ) in modo che il pensiero della tua divina presenza mi impedisca di offenderti. ( Dn 13,23 )

c. Com'è possibile che io, che debbo tutto a Dio, l'esistenza e tutto il bene che ho, osi peccare alla tua divina presenza! ( At 17,27-28 )

Come oserò starvi senza rispetto e senza contegno!

d. Ma come! Se la presenza di un re ci fa controllare ogni atteggiamento dell'anima e del corpo, in modo da non prenderne alcuno che sia privo di circospezione, a motivo della presenza del principe, dinanzi al quale ci troviamo, e che merita ogni riguardo; non ne avremo alcuno per Dio, alla cui presenza ci troviamo sempre, in qualsiasi luogo siamo o andiamo?

e. Concedimi questa grazia o Dio, in modo che sia sempre preso dal pensiero della tua santa presenza.

Così, stando sempre dinanzi a tè, non resti neanche un istante senza pensare a tè, ecc… ( Sal 16,8 )

139 Man mano che aumenta la facilità a riflettere su questi atti è opportuno ridurre al minimo le parole nel fare queste riflessioni; conviene invece soffermarvici per una durata conveniente, in un silenzio interiore, per riuscire a compenetrare lo spirito con la riflessione che si sta facendo, e per farlo diventare ancora più interiore.

140 Un gran numero di parole interiori, durante l'orazione, serve più a dissipare lo spirito e a imbarazzare il fondo dell'anima, che a procurarle l'applicazione e l'attenzione a Dio e a renderla interiore.

È vero che le molte parole che sgorgano dal cuore e dall'anima, inaridiscono l'anima, volano via e la lasciano spesso vuota di Dio e delle cose spirituali e interiori.

141 In poche parole: Mio Dio, se siete sempre presente dinanzi a me, ( Sal 16,8 ) oserò prendermi la libertà di fare qualcosa che vi dispiaccia? ( Dn 13,23 )

Queste poche parole, dopo una lunga riflessione, resteranno indelebilmente scolpite nel mio spirito, e produrranno nell'anima una viva attenzione su questa verità; che si imprimerà profondamente in lei e che, in seguito, riaffiorerà, ogni tanto, nello spirito.

142 Ma anche se non riaffiorasse, le riflessioni profonde che abbiamo fatto su di essa, lasciano spesso una tale unzione nell'anima una tale attrattiva per Dio e un tale orrore per il peccato e per tutto ciò che può dispiacere a Dio, che essa non potrà più fare a meno di pensare a lui, avrà il peccato in abominazione e, senza neanche accorgersene, arriverà a gustare Dio e tutto ciò che la conduce a lui, perché le è di aiuto per arrivare al possesso di Dio e non perché abbia in se stesso la capacità 'di attirare un'anima, di fissarla e unirla a lui.

143 Il ricorso alla Sacra scrittura sarà molto utile per aiutare l'anima a fare queste brevi riflessioni, tanto più che si tratta delle parole di Dio che, come ci insegna la fede, contengono già una unzione divina. ( 1 Gv 2,27 )

Saranno esse a condurci a Dio, a farcelo gustare, e ci aiuteranno ad averlo sempre presente e a conservare dentro di noi il suo gusto.

144 Questi due modi di riflettere potranno essere usati in tutti gli atti dell'orazione.

145 Terminato l'atto di fede e le riflessioni - come abbiamo finora detto - si passa all'atto di adorazione di Dio presente, perché il primo dovere che un cristiano deve rendere a Dio è adorarlo.

Atto di adorazione

146 Si fa un atto di adorazione riconoscendo Dio come nostro Creatore e nostro sovrano Signore e assumendo, alla sua santa presenza, un atteggiamento di profondo rispetto, in considerazione della nostra bassezza e anche del nostro nulla, della nostra dipendenza da Dio; e riconoscendoci indegni di godere dei privilegi e della felicità di stare alla sua presenza.

147 Possiamo fare in questo modo l'atto di adorazione:

a. Tu sei degno, o mio Dio, di essere adorato dovunque, perché riempi il cielo e la terra, e perché non esiste luogo alcuno ove tu non sia. ( Ger 23,24 )

Perciò sei degno di essere adorato ovunque sei. ( Sal 139,9-10 )

b. Io, che sono una tua creatura, debbo riconoscere in ogni luogo ove verrò a trovarmi, ( Sal 26,6 ) la tua grandezza infinita e la tua sovrana maestà, ( Gb 40,10 ) annientandomi dinanzi a tè, in considerazione delle tue infinite perfezioni e delle tue qualità, che l'intelletto umano non riesce a valutare non riuscendo a capire chi sei e quant'è sublime la tua divina Essenza. ( 1 Cor 2,6-16 )

c.'Ti riconosco, o mio Dio, in questo luogo, come fosse a tè consacrato, perché è proprio la tua presenza che lo rende a tutti sacro, perché da tè santificato. ( 2 Cr 7,16 )

d. Ti adoro dunque in questo luogo, come fosse il tuo tempio e nel tuo santuario, che tale diventa perché lo rendi partecipe della tua santità, risiedendo e abitando in esso.

e. Qui ti adorano gli angeli che ti seguono ovunque: ( Is 6,2-3 ) è dunque giusto che anche io, miserabile creatura, mi unisca a essi per renderti i miei doveri, fiducioso che gradirai gli ossequi che, assieme a essi, ti porgo.

Atto di ringraziamento

148 Il terzo atto che occorre fare nella prima parte dell'Orazione è un atto di ringraziamento, perché, dopo aver riconosciuto l'infinita grandezza di Dio, e dopo avergli reso i nostri doveri, a motivo della sua eccellenza, e dopo esserci a lui sottomessi, è più che giusto che, in considerazione della bontà che ha e che ha sempre avuto per noi, gli porgiamo i nostri più umili ringraziamenti. ( Col 1,15-20; Rm 6,22 )

In modo particolare per averci creato, redento e liberato da un gran numero di peccati; per averci allontanato dalle occasioni di commetterli e dalla malignità del mondo, ( Gv 17,15 ) chiamandoci a vivere in comunità.

Dobbiamo ringraziarlo anche delle grazie innumerevoli che ci ha fatto dal giorno in cui ci siamo entrati, e soprattutto di quella che la sua bontà ci fa in questo momento, permettendoci di stare alla sua presenza e di intrattenerci con lui nell'orazione.

149 Questo atto di ringraziamento possiamo impostarlo così:

a. Sono tanti, o mio Dio, i benefici che ho ricevuto dalla tua bontà infinita, che sarei davvero ingrato se non ti manifestassi la mia umilissima riconoscenza. ( Sal 103,2 )

Ti debbo tutto ciò che sono e non c'è in me alcun bene che non mi provenga dalla tua infinita bontà, ( 1 Cor 4,7 )

b. Sei tu che mi hai redento e liberato da un gran numero di peccati; ( Col 1,15-20; Rm 6,22 ) sei tu che, facendoci abbandonare il mondo, ( Gv 17,15 ) mi hai allontanato da tutte le occasioni che mi avrebbero indotto a commetterne molti altri.

Concedimi, tè ne prego o mio Dio, la grazia di non dimenticare mai un beneficio tanto speciale, ma di ringraziartene in ogni momento della mia vita.

c. È giusto che consideri il privilegio che ho di vivere in comunità come la fortuna più grande della terra.

Essa è per me un paradiso anticipato che mi da il privilegio di possederti nella misura che la fede mi consente.

È proprio quello di cui sto godendo ora, mio Dio: mi sei così presente, come lo sei per i Santi in cielo, benché io possa conoscere e godere di questo privilegio, solo in quanto me lo consente la fede.

Io, tuttavia, lo considero così grande da sentirmi obbligato a prostrarmi continuamente dinanzi a tè, con la mente e con il cuore, per testimoniarti quanto tè ne sono debitore.

E proprio questo che costituisce la felicità degli angeli e dei santi, anche se non avviene nello stesso modo.

Tu, o mio Dio, sei l'oggetto della loro soddisfazione e della loro felicità, come anche di quella che provo io e di cui godo in questo momento, pensando a tè.

d. Accetta, tè ne prego o mio Dio, i pensieri e i sentimenti che provo per tè, quale attestato di riconoscenza per la grazia che mi fai, permettendomi ora di pensare a tè e di occuparmi della tua presenza, perché è una delle azioni che più gradisci e che io possa offrirti.

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