Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 133 (132)

Discorso al popolo

1 - [v 1.] La carità è all'origine della vita comune

È un salmo breve ma molto noto e frequentemente citato.

Ecco, com'è buono e giocondo che i fratelli vivano nell'unità!

È una melodia così soave, questa, che anche la gente ignara del salterio canta questo versetto.

È soave quanto la carità che spinge i fratelli a convivere formando una unità.

E questo fatto, che cioè il convivere nell'unità sia una cosa buona e gioconda, non c'è bisogno, fratelli, né di delucidarlo né di esporlo.

Al contrario le affermazioni successive contengono degli aspetti che saranno chiariti [ solo ] a chi bussa.

Siccome però la comprensione del salmo nella sua struttura globale deriva da questo primo verso, è necessario che lo consideriamo, e ripetutamente, in apertura.

Occorre cioè appurare se le parole: Com'è buono e giocondo che i fratelli vivano nell'unità! siano dette di tutti i cristiani o ci sia una specifica categoria di persone che, mature nella perfezione, convivano nell'unità, per cui la benedizione di questo salmo non è per tutti ma per certi privilegiati dai quali poi si propaga agli altri.

2 - La vita comune nella Chiesa primitiva di Gerusalemme

Queste parole del salterio, questa dolce armonia, questa melodia soave tanto a cantarsi quanto a considerarsi con la mente, hanno effettivamente generato i monasteri.

Da questa armonia sono stati destati quei fratelli che maturarono il desiderio di vivere nell'unità.

Questo verso fu per loro come una tromba: squillò per il mondo ed ecco riunirsi gente prima sparpagliata.

Il grido divino, il grido dello Spirito Santo, il grido della profezia, non udito in Giudea, è stato udito nel mondo intero.

A questo suono rimasero sordi coloro in mezzo a cui veniva cantato, mentre aprirono l'orecchio coloro di cui era stato scritto: Lo vedranno coloro a cui non fu annunziato, lo capiranno coloro che non l'udirono. ( Is 52,15 )

Se però, o carissimi, consideriamo a fondo le cose, questa benedizione prese avvio proprio da quella parete formata dai circoncisi.

Forse che, infatti, tutti i giudei si sono perduti? Ma da dove sono venuti gli Apostoli, figli dei profeti, figli degli sbattuti ( Sal 127,4 )

Parliamo a persone istruite! - Da dove quei cinquecento che videro il Signore risorto, dei quali parla l'apostolo Paolo? ( 1 Cor 15,6 )

Da dove quei centoventi che si trovavano riuniti in uno stesso luogo dopo la resurrezione del Signore e la sua ascensione al cielo? ( At 1,15 )

Su costoro, riuniti in uno stesso luogo, il giorno di Pentecoste scese lo Spirito Santo mandato dal cielo, ( At 2,1ss ) mandato in conformità con le promesse.

Tutti costoro appartenevano al popolo giudaico, e furono proprio loro a cominciare la vita nell'unità, vendendo tutti i propri averi e ponendone il prezzo ricavato ai piedi degli Apostoli. ( At 4,34-35 )

È quel che si legge negli Atti degli Apostoli: E ne distribuivano a ciascuno secondo il suo bisogno e nessuno diceva di alcunché che era sua proprietà ma tutto era fra loro comune. ( At 2,45 )

Cos'è dunque il nostro: Nell'unità? Dice: E avevano un cuor solo e un'anima sola protesi in Dio. ( At 4,32 )

Furono dunque loro i primi ad ascoltare le parole: Ecco, com'è buono e giocondo che i fratelli vivano nell'unità!

Le ascoltarono per primi ma non restarono soli.

Non si estesero infatti soltanto a loro questo amore e questa unità fraterna: si propagarono anche fra i posteri tanto la gioia frutto della carità quanto il voto fatto a Dio.

Si fanno infatti voti a Dio, e di ciò si dice: Fate voti e manteneteli al Signore Dio vostro. ( Sal 76,12 )

Certo è meglio non far voti anziché farli e poi non mantenerli. ( Qo 5,4 )

Tuttavia l'animo dev'essere solerte tanto nel far voti quanto nel mantenerli, in modo che non succeda che uno, credendosi incapace di mantenere, sia svogliato anche nell'impegnarsi con la promessa. Una cosa poi è certa: nessuno manterrà mai alcuna promessa se pretenderà di mantenerla con le sue sole forze.

3 - Monaci cattolici e circoncellioni donatisti

Dalle parole di questo salmo è derivato anche l'appellativo di monaci, per cui nessuno può deridere voi cattolici a causa di questo nome.

Quando voi, a buon diritto, rinfacciate agli eretici l'esistenza dei circellioni e provate a svergognarli perché si salvino, loro vi rinfacciano l'esistenza dei monaci.

In primo luogo, vedete voi stessi se si possa stabilire un qualche paragone.

Se ci fosse bisogno di parole da parte vostra, potreste trovarvi in difficoltà; ma non c'è bisogno d'altro che di richiamare l'attenzione [ di chi vi ascolta ].

Basta che osservi le cose e le metta a confronto.

Che bisogno c'è di parole? Si confrontino gli ubriaconi con i temperanti, gli avventati con i riflessivi, gli arrabbiati con i morigerati, i girandoloni con i raccolti [ in vita comune ].

Tuttavia s'è ormai diffusa fra loro la diceria: Ma che rappresenta questo nome di monaci?

Con quanto maggior ragione diciamo noi: Ma cosa significa codesto nome di circellioni?

Rispondono: Non è vero che si chiamano circellioni.

Può darsi, in effetti, che noi li chiamiamo con un termine storpiato.

Dobbiamo dirvi quale sia esattamente il loro nome? Invece di circellioni, li dovremmo forse chiamare circoncellioni.

Se davvero si chiamano così, vi indichino cosa siano.

In effetti essi sono stati chiamati circoncellioni perché vanno in giro e circondano le abitazioni.

Si spostano infatti da un luogo all'altro e non hanno alcuna sede fissa.

E cosa facciano, voi lo sapete, come pure lo sanno loro, volenti o nolenti.

4 - In ogni stato di vita ci sono buoni e cattivi

Ci sono anche purtroppo, o carissimi, dei falsi monaci e noi ne siamo al corrente.

Tuttavia non è compromessa la vita santa dei [ veri ] fratelli a motivo di quei tali che si spacciano per ciò che non sono.

Ci sono monaci falsi, come ci sono falsi chierici e falsi fedeli.

Tutti e tre gli stati della vita dei quali una volta - anzi, credo non solamente una volta - vi ho discorso, hanno, fratelli miei, e i buoni e i cattivi.

Di tutte e tre queste categorie di persone fu detto: Di due uomini nel campo uno sarà preso e l'altro lasciato.

Di due nel letto uno sarà preso e l'altro lasciato. Di due donne addette alla mola l'una sarà presa e l'altra lasciata. ( Mt 24,40-41; Lc 17,34-35 )

Sono nel campo coloro che governano la Chiesa, tant'è vero che di loro ( vedete se non siano lavoratori dei campi! ) dice l'Apostolo: Io ho piantato, Apollo ha irrigato ma Dio ha fatto crescere. ( 1 Cor 3,6 )

Per " gente a letto " vuole intendere coloro che amano la quiete: in realtà il letto richiama il senso del riposo.

Sono dunque coloro che non si cacciano in mezzo alla gente, né amano il clamore della folla; al contrario servono Dio nella quiete.

Eppure anche da questa categoria di persone uno verrà preso e l'altro lasciato: segno che anche lì ci sono i giusti e i meritevoli di castigo.

Non spaventatevi per il fatto che anche lì ci siano dei reprobi: per ora lo sono in segreto e solo alla fine lo si potrà controllare.

Quanto alle due persone addette alla mola, le designa con un termine femminile perché vuole che vi intendiamo la gente ordinaria.

Perché addette alla mola? Perché immerse nel mondo presente rappresentato dalla mola.

Il mondo presente infatti gira come una macina e guai a chi si lascia schiacciare.

Sta di fatto però che, dei buoni cristiani che vivono la loro vita nel mondo, qualcuno ne viene maciullato mentre altri vengono prelevati.

Ci sono certuni che amano il mondo e compiono le azioni proprie del mondo: sono i fraudolenti, i simulatori.

Altri invece vivono nel mondo come suggerisce l'Apostolo: E quelli che usano di questo mondo come se non ne godessero, perché passa la figura di questo mondo.

Io vorrei che voi foste senza preoccupazioni. ( 1 Cor 7,31-32 )

Vuoi sentire chi sarà ad essere prelevato da vicino alla mola?

Ovviamente, menzionandosi i molti peccati, si ha tutta l'impressione che si tratti dei ricchi.

Essi infatti debbono sbrigare più faccende, amministrano maggiori ricchezze, rispondono di più estesi patrimoni; per questo è difficile che non commettano più peccati.

Difatti proprio di loro fu detto esser più facile che un cammello entri per la cruna di un ago che non un ricco nel Regno dei cieli. ( Mt 19,24-26 )

I discepoli si rattristarono pensando che la sorte dei ricchi fosse, disperata, ma il Signore lì consolò dicendo: Ciò che è impossibile agli uomini è facile a Dio.

Come fa Dio a render facile una cosa del genere? Odi l'Apostolo e non trascurare quel che egli prescrive.

Dice: Raccomanda ai ricchi di questo secolo di non essere orgogliosi. ( 1 Tm 6,17 )

Si trovano infatti poveri orgogliosi e ricchi umili; e ci sono cristiani che san valutare bene tutte le cose: constatano come i beni della terra fuggono e volano via; si rendono conto che, come non si sono portati nulla venendo in questo mondo, così nulla potranno portarsi nell'altro; riflettono sul caso di quel ricco che bruciava nelle fiamme dell'inferno e smaniava che una goccia di acqua stillasse dal dito di colui che un tempo aveva desiderato cibarsi con le briciole cadute dalla sua mensa. ( Lc 16,19-24 )

Pensando a tutto questo, praticano le parole dell'Apostolo: Essi non ripongono la propria speranza nelle instabili ricchezze, ma nel Dio vivo, che ci dà con abbondanza ogni cosa affinché ne godiamo.

Dice ancora: Siano ricchi di buone opere, siano liberali, generosi, tesorizzino.

E quale guadagno, ne ricaveranno? Si accumulino per l'avvenire un buon fondamento per fare acquisto della vera vita. ( 1 Tm 6,17-19 )

Ecco chi è la persona prelevata dal lavoro presso la mola.

Chi al contrario avrà agito come quel ricco che indossava abiti di porpora e bisso, e ogni giorno banchettava lautamente, disprezzando il povero sdraiato dinanzi alla sua porta, costui sarà scartato.

Si dice infatti che anche dal lavoro della molitura una sarà presa e un'altra abbandonata.

5 - Noè, Daniele e Giobbe e loro simbolismo

Anche Ezechiele parla di tre personaggi, nei quali non è assurdo vedere le tre categorie sopra elencate.

Dice: Se il Signore mandasse la spada sulla terra e fra la gente ci fossero Noè, Daniele, e Giobbe, non si salverebbero né figli né figlie, ma solo questi tre. ( Ez 14,13-14 )

Loro personalmente sono stati liberati già da un pezzo, ma nei loro tre nomi intese riferirsi a tre categorie di persone.

Noè rappresenta i presuli della Chiesa, in quanto fu lui a dirigere l'arca durante il diluvio. ( Gen 7,14 )

Daniele si scelse una vita di quiete, servì Dio nel celibato, cioè senza prender moglie. ( Dn 6,22; Dn 14,30 )

Fu un uomo santo che trascorse la vita in desideri di cielo e, sebbene sottoposto a molteplici prove, risultò temprato come l'oro di zecchino.

Quanto doveva essere interiormente pacato se riuscì a conservarsi tranquillo anche in mezzo ai leoni!

Col nome di Daniele, chiamato anche l'uomo dei desideri ( Dn 10,11 ) ( desideri certo santi e casti ), si indicano dunque i servi di Dio, dei quali è detto: Ecco com'è buono e giocondo che i fratelli vivano nell'unità.

Col nome di Giobbe si designa quell'una delle addette alla molitura che venne prelevata.

Egli infatti aveva moglie, figli e abbondanti ricchezze; anzi tanta era l'abbondanza dei beni da lui posseduti che il diavolo poté rinfacciargli di servire Dio non disinteressatamente ma per quel che ne aveva ricevuto.

Questo rinfacciava il nemico [ infernale ] a quel sant'uomo; ma nella prova si poté dimostrare quanto fosse disinteressato il culto che Giobbe prestava a Dio e com'egli l'amasse non per i beni ricevuti ma per l'attaccamento al donatore.

Difatti, a seguito di una sciagura e prova improvvisa, egli perse tutto: perse l'eredità e perse gli eredi, rimanendogli solo la moglie, la quale non fu per lui un conforto ma costituì una nuova tentazione.

Ebbene durante questa prova egli disse le parole a voi ben note: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come è piaciuto al Signore così è avvenuto: sia benedetto il nome del Signore. ( Gb 1,1-21 )

Si adempirono in lui le parole che ogni giorno cantiamo, augurandoci che ad esse sia conforme la nostra vita: Benedirò il Signore in ogni tempo.

La sua lode [ sia ] sempre sulla mia bocca. ( Sal 34,2 )

Si può quindi concludere che in questi tre personaggi sono designate tre categorie di persone, come pure in quei tre, ricordati dal Vangelo, dei quali vi ho parlato sopra.

6 - Origine del termine " agonistico " e " monaco "

Cosa dicono, dunque, quei tali che ci deridono per via dei monaci?

Forse vi diranno: I nostri non si chiamano circoncellioni.

Ce li chiamate voi usando quel termine spregiativo, ma noi non li chiamiamo così.

Vi dicano come li chiamano e capirete subito [ di che si tratta ].

Li chiamano agonistici. È un nome onesto, ne conveniamo, ma dovrebbe corrispondere alla realtà.

Voglia tuttavia notare la vostra Santità che, se essi ci chiedono dove nella Scrittura si trova il nome di monaci, dovrebbero indicarci dove si trovi il nome di agonistici.

Dicono: Noi li chiamiamo così per la lotta [ che sostengono ].

Sono infatti dei lottatori, nel senso che dice l'Apostolo: Ho combattuto una buona battaglia. ( 2 Tm 4,7 )

Essendo persone che lottano contro il diavolo e lo vincono, meritano di essere chiamati soldati agonistici di Cristo.

Oh, fossero davvero soldati di Cristo e non del diavolo!

Non fossero di quei tali il cui grido " Lode a Dio! " incute più spavento che non il ruggito del leone!

Ma essi osano deriderci perché i nostri fratelli, incontrando qualcuno, lo salutano dicendo " Grazie a Dio! "

Dicono: Cos'è codesto " Grazie a Dio "? Ma che sei davvero tanto sordo da non sapere cosa significhi " Grazie a Dio "?

Chi dice: " Grazie a Dio " intende ringraziare il Signore, e rifletti se non debba ringraziare Dio un fratello quando incontra un altro fratello.

O che forse non si dovrebbero rallegrare incontrandosi due che [ concordi ] abitano in Cristo?

Ma voi vi fate beffe del nostro " Grazie a Dio ", mentre la gente piange all'udire il vostro " Lode a Dio ".

Comunque, sapete spiegare a sufficienza il significato del nome " agonistici " e perché li chiamate così.

Che la cosa sia davvero conforme al nome! Che sia davvero così!

Noi vi diamo tutto il nostro appoggio. Voglia il Signore concederci [ la gioia ] di vederli lottare contro il diavolo e non contro Cristo, di cui perseguitano la Chiesa!

Sta di fatto che voi li chiamate "agonistici" perché lottano, e avete trovato anche la fonte di tale appellativo nelle parole dell'Apostolo: Ho combattuto una buona battaglia.

Perché dunque non dovremmo noi chiamar monaci [ quelli che così chiamiamo ] se nel salmo è detto: Ecco, com'è buono e giocondo che i fratelli vivano nell'unità?

In realtà μόνος significa "uno" sebbene non uno in qualsiasi caso.

" Uno " infatti si può dire anche di chi è immerso tra la folla, "uno" si può dire anche di chi si trova insieme a molti; di lui però non si può dire che è μόνος, cioè solo.

Μόνος infatti significa uno solo.

Eccovi ora della gente che vive nell'unità al segno da costituire un solo uomo, gente che veramente ha - come sta scritto un'anima sola e un sol cuore. ( At 4,32 )

Molti ne sono i corpi ma non molte le anime; molti i corpi ma non molti i cuori.

Di costoro giustamente si afferma che sono μόνος cioè uno solo.

Proprio come nel caso della piscina dove venne guarito uno solo.

Vengano a darci risposta tutti coloro che deridono il nome " monaci ".

Ci spieghino perché mai quel tale che da trentotto anni si trascinava la sua malattia rispose al Signore: Non ho nessuno che mi metta nella piscina appena l'acqua è agitata, un altro vi discende prima di me. ( Gv 5,7 )

Vi era sceso uno, non poteva più scendervi un altro.

Uno solo veniva guarito: era una figura dell'unità della Chiesa.

Si capisce ora come e perché deridano il nome che indica unità coloro che si sono staccati dall'unità della Chiesa.

È ovvio che il nome "monaci" sia sgradito a coloro che ricusano d'abitare nell'unità insieme con i fratelli e, postisi al seguito di Donato, hanno abbandonato Cristo.

Valeva la pena che la vostra Carità ascoltasse queste parole sull'uno e l'uno solo.

Rallegriamoci ora insieme col salmo dando uno sguardo a quel che aggiunge.

È breve e lo si può scorrere celermente, secondo l'ispirazione del Signore.

Sono infatti dell'avviso che, dopo quanto detto antecedentemente, le cose che restano siano piuttosto chiare, pur presentandosi con una certa apparente oscurità.

7 - [v 2.] Cristo sacerdote e sostegno dei martiri

Ecco, com'è buono e giocondo che i fratelli vivano nell'unità.

Dicendo: Ecco, mostrava a dito [ ciò che vedeva ].

E anche a noi, fratelli, è dato vedere la stessa cosa e ne benediciamo il Signore e preghiamo per poter dire anche noi: Ecco.

Ci dica poi il salmo a cosa sono simili [ coloro che vediamo ].

Come l'unguento sulla testa, che scende sulla barba, la barba di Aronne, e cola fin nell'orlo della sua veste.

Cos'era Aronne? Un sacerdote.

E chi è sacerdote se non quell'unico che penetrò nel santo dei santi?

Chi è sacerdote se non colui che è stato insieme vittima e sacerdote? se non colui che, non trovando nel mondo un'ostia monda da offrire [ a Dio ], offrì se stesso?

Sulla sua testa c'è dell'unguento poiché, sebbene il Cristo totale comprenda anche la Chiesa, l'unguento fluisce [ esclusivamente ] dalla testa.

La nostra testa, o capo, è Cristo: crocifisso, sepolto e risuscitato, salì al cielo. Dal capo venne lo Spirito Santo.

E dove scese? Sulla barba.

La quale barba è segno di fortezza, è una prerogativa dei giovani, della gente valorosa, dinamica, decisa, al segno che, quando vogliamo raffigurare gente di tal fatta, diciamo: È un uomo con tanto di barba.

Ebbene, quell'unguento scese in primo luogo sugli Apostoli, in coloro che per primi sostennero l'urto delle potenze mondane.

In loro scese lo Spirito Santo e cominciarono ad abitare nell'unità; e quando si riversò su di loro la persecuzione, essendo sceso sulla loro barba quell'unguento, subirono sì la persecuzione ma non ne furono vinti.

Li aveva infatti preceduti la testa da cui quell'unguento scendeva.

E se dinanzi alla barba c'era un modello così sublime, chi avrebbe potuto superarla?

8 - S. Stefano modello di carità e di fortezza

Di tal barba faceva parte santo Stefano [ martire invitto ].

E in questo sta il non essere vinti: far sì che la carità non venga sopraffatta dai nemici.

Quando perseguitavano i santi, i nemici pensavano d'aver in pugno la vittoria: loro infierivano, gli altri ricevevano i colpi; loro uccidevano, gli altri si lasciavano uccidere.

Chi non avrebbe detto che gli uni erano vincitori e gli altri vinti?

Ma poiché non fu sopraffatta la carità, per questo l'unguento scese sulla barba.

Osserva Stefano! In lui vibrava la carità, e violento inveiva contro coloro che l'ascoltavano.

Quando invece lo lapidavano egli pregava per loro. Cosa diceva agli uditori?

Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchie, voi sempre resistete allo Spirito Santo. ( At 7,51 )

Osserva che razza di barba! L'odi forse adulare o temere?

I nemici ascoltavano le parole che Stefano diceva contro di essi e sembrava quasi che egli li minacciasse.

In realtà egli era violento con le labbra ma aveva il cuore pieno di carità, poiché effettivamente in lui la carità non fu sopraffatta.

Ecco allora i nemici, atterriti dalle sue parole come tenebre in fuga dinanzi alla luce, ricorrere alle pietre e lapidare Stefano.

Come prima le parole di Stefano avevano colpito a guisa di sassi la loro coscienza, così dopo i sassi scagliati da loro si rovesciarono su Stefano.

Quando si sarebbe dovuto adirare di più Stefano? quando veniva lapidato o quando parlava? Guardatelo!

Mentre parla è furibondo, quando viene lapidato è tutto mitezza.

Ma perché tanta furia verso i suoi uditori? Perché voleva trasformarli.

Quando poi cominciarono a cadere su di lui le pietre, la sua carità non fu vinta, e questo perché sulla barba era sceso l'unguento scaturito dalla testa, aveva cioè ascoltato dalla bocca del capo le parole: Amate i vostri nemici, e pregate per chi vi perseguita. ( Mt 5,44 )

Dallo stesso capo sospeso sulla croce aveva sentito pronunciare le parole: Padre, perdona loro perché non sanno ciò che fanno. ( Lc 23,34 )

Ecco come l'unguento dalla testa era sceso sulla barba; ecco perché anche Stefano, mentre veniva lapidato, si pose in ginocchio ed invocò: Signore, non imputar loro questo peccato. ( At 7,60 )

9 - La veste della Chiesa

Costoro dunque erano, per così dire, la barba.

Erano infatti una schiera di forti e molte furono le persecuzioni che toccò loro subire.

Tuttavia se da quella barba l'unguento non fosse fluito ancora più in basso, ora non avremmo i monasteri.

Siccome invece è fluito fin nell'orlo della veste ( dice infatti che esso è sceso fin nell'orlo della sua veste ), ne è venuta fuori la Chiesa, e [ quell'unguento ] dalla veste del Signore proliferò in monasteri.

La veste sacerdotale è in effetti un simbolo della Chiesa, la quale è la veste di cui dice l'Apostolo: Poiché egli volle presentare a se stesso la Chiesa tutta risplendente, senza macchia né piega. ( Ef 5,27 )

Essa viene pulita affinché non le resti macchia, viene stirata perché sia senza pieghe.

E di che cosa si serve per stirarla il lavandaio se non d'un bastone?

Ogni giorno vediamo delle tuniche, per così dire, crocifisse dai lavandai.

Vengono crocifisse per eliminare le pieghe.

E allora cosa sarà mai l'orlo della veste? Cosa intenderemo, miei fratelli, per orlo del vestito?

L'orlo è dove il vestito finisce. Ma come intenderemo questa fine del vestito?

Forse nel senso che alla fine dei tempi la Chiesa avrà dei fratelli che vivono nell'unità?

Ovvero, siccome con l'orlo il vestito diviene completo, vi intenderemo la stessa perfezione?

E chi saranno in tal caso i perfetti se non coloro che praticano la vita comune?

Perfetti sono coloro che adempiono la legge.

Ora, come si adempie perfettamente la legge di Cristo da parte di questi fratelli che vivono nell'unità?

Ascolta l'Apostolo: Sopportate gli uni i pesi degli altri e così adempirete perfettamente la legge di Cristo. ( Gal 6,2 )

Ecco l'orlo del vestito. Ma come intenderemo, miei fratelli, quale sia esattamente l'orlo di cui parla, l'orlo in cui è potuto fluire l'unguento?

Non penso si sia voluto riferire agli orli che il vestito ha lateralmente, poiché ci sono effettivamente anche questi orli laterali.

Perché l'unguento scendendo dalla barba potesse cadere sull'orlo, quest'orlo doveva essere dalla parte della testa, dove si apre il cappuccio.

In realtà i fratelli che convivono nell'unità sono proprio così.

Come dentro all'orlo del cappuccio passa la testa dell'uomo che indossa un vestito, così Cristo, nostro capo, passa per la concordia dei fratelli quando noi vogliamo rivestirci di lui, quando la Chiesa si propone d'essergli unita.

10 - [v 3.] I nostri meriti e la grazia di Dio

Cos'altro dice? Come la rugiada dell'Hermon che cade sopra i monti di Sion.

Volle significare, miei fratelli, che è per grazia di Dio che i fratelli dimorano nella unità.

Non è per le loro forze né per i loro meriti, ma per dono di Dio, per la sua grazia, che come rugiada [ scende ] dal cielo.

Non è infatti la terra che manda a se stessa la pioggia: quella pioggia che se non venisse dal cielo, ogni prodotto finirebbe col seccarsi.

In un passo del salmo è detto: Distillerai pioggia volontaria, Dio, per la tua eredità. ( Sal 68,10 )

Perché la chiama volontaria? Perché non dipende dai nostri meriti ma dalla sua volontà.

Qual merito infatti avremmo potuto mai allegare noi peccatori e iniqui?

Da Adamo [ noi siamo nati altrettanti ] Adamo e su un tale Adamo ha proliferato una moltitudine di peccati.

Ogni uomo che nasce, nasce [ nella condizione di ] Adamo: da lui dannato [ nasce ] dannato.

E per giunta, vivendo male, aggiunge colpe alla colpa di Adamo.

Qual merito dunque poteva avere questo Adamo? Eppure colui che è misericordioso lo ha amato: lo sposo ha amato [ la sposa ] non perché fosse bella ma perché voleva renderla bella.

Per rugiada caduta sull'Hermon dunque intende la grazia di Dio.

11 - Da Cristo la rugiada che santifica i buoni

Ma dovete anche sapere cosa sia l'Hermon. È un monte assai lontano da Gerusalemme, cioè da Sion, sicché è strano quel che afferma il salmo.

Come la rugiada dell'Hermon che cade sopra i monti di Sion, mentre il monte Hermon dista assai da Gerusalemme trovandosi, a quel che si dice, in Transgiordania.

Dobbiamo dunque cercare qualche significato [ recondito ] del nome Hermon.

È infatti un nome ebraico e di esso conosciamo il significato tramandatoci dagli esperti in lingue semitiche.

Ci si riferisce che Hermon significa " lume posto in alto ".

Orbene, da Cristo scende la rugiada poiché all'infuori di Cristo non c'è altro lume posto in alto.

E in che senso fu egli posto in alto? Prima sulla croce, poi in cielo.

Fu in alto sulla croce nel giorno della sua umiliazione, poiché anche la sua umiliazione non poteva essere se non una elevazione.

La vicenda dell'uomo era un continuo decrescere, com'è figurato in Giovanni; il piano divino realizzatosi nel Signore nostro Gesù Cristo era in crescendo.

Lo si vede anche nel giorno del loro rispettivo natale.

Stando infatti alla tradizione della Chiesa, Giovanni sarebbe nato il 24 giugno, quando cioè i giorni cominciano ad accorciarsi, mentre il nostro Signore è nato il 25 dicembre, quando i giorni cominciano ad allungarsi.

Odi cosa proclama lo stesso Giovanni: Bisogna che egli cresca e io diminuisca. ( Gv 3,30 )

E questo fu comprovato dal loro rispettivo martirio.

Il Signore fu innalzato su di una croce, l'altro fu accorciato col taglio della testa.

Sta comunque di fatto che il lume posto in alto è Cristo.

Da lui proviene la rugiada dell'Hermon: sicché quanti intendete convivere nell'unità dovete bramare questa rugiada e lasciarvi irrorare da lei.

Altrimenti non potrete mantenere ciò che avete professato.

Come non potrete avere il coraggio di promettere senza che lui abbia tuonato dal cielo, così non potrete perseverare senza il nutrimento da lui inviato.

Dico di quel nutrimento che scende sopra i monti di Sion.

12 - Per vivere insieme indispensabile la carità

Eccoci ai monti di Sion, ai grandi di Sion. Cos'è Sion? La Chiesa.

E chi sono i monti di Sion? I grandi personaggi.

Monti sono gli stessi che prima erano raffigurati con la simbolica barba e con l'orlo della veste.

Non si capisce infatti la barba se non fra uomini perfetti.

Non potranno quindi abitare in vita comune se non coloro che hanno perfetta la carità di Cristo.

Coloro infatti che non posseggono la perfezione della carità di Cristo, una volta uniti insieme, non mancheranno di odiarsi e di crearsi delle molestie, saranno turbolenti e propagheranno agli altri la propria irrequietezza, né ad altro baderanno che a captare dicerie sul conto di terzi.

Saranno come un mulo indomito attaccato al carretto.

Non solo non tirerà, ma a furia di calci lo sconquasserà.

Se viceversa un fratello possiede la rugiada dell'Hermon, quella che scende sopra i monti di Sion, sarà una persona pacifica, calma, umile, capace di tollerare [ il male ] e alla mormorazione risponderà con la preghiera.

Tutti i mormoratori sono stati infatti descritti in un stupendo passo scritturale, là dove si dice: Il cuore dello stolto è come la ruota del carro. ( Sir 34,5 )

Che significa: Il cuore dello stolto è come la ruota del carro? Cigola mentre trasporta la paglia.

Non può la ruota di un carro non cigolare. Così molti fratelli.

Ora questi non abitano nell'unità se non col corpo.

Quali sono invece i fratelli che davvero abitano nell'unità?

Coloro di cui sta scritto: E avevano un cuor solo e un'anima sola protesi in Dio, né vi era chi dicesse suo quello che possedeva, ma tutto era tra loro comune. ( At 4,32 )

Ecco delineati e descritti coloro che fan parte della barba, dell'orlo del vestito, e che vengono computati fra i monti di Sion.

E se fra loro ci sono altri, che si comportano da mormoratori, ricordino la parola del Signore: L'uno sarà preso e l'altro lasciato. ( Mt 24,40 )

13 - Benedire con la lingua e con le opere

Perché in questo il Signore ha ordinato la benedizione. Dov'è che l'ha ordinata? Tra i fratelli che vivono nell'unità.

Là è stata ordinata la benedizione e là difatti benedicono il Signore coloro che abitano concordi.

Se sei in discordia non benedici il Signore. È inutile che la tua lingua risuoni di benedizioni al Signore quando non le fai risuonare col cuore.

Benediresti con la bocca e malediresti col cuore.

Benedicevano con la bocca e maledicevano col cuore. ( Sal 62,5 )

Sono forse parole nostre queste? Ci sono [ però ] raffigurati [ benissimo ] certi individui!

Ecco, ti metti a pregare benedicendo il Signore, poi alla tua preghiera fai seguire la maledizione contro il tuo nemico.

È forse questo l'insegnamento che hai appreso dal tuo Maestro quando diceva: Amate i vostri nemici? ( Mt 5,44 )

Se viceversa pratichi il comandamento di amare il tuo nemico e preghi per lui, in questo certamente il Signore ha ordinato la sua benedizione, in questo troverai davvero la vita che dura nel secolo, cioè in eterno.

Capita infatti, anzi è il caso di molti, che chi ama la vita presente maledica i propri nemici.

E perché mai se non per l'attaccamento a questa vita e ai propri vantaggi materiali?

Dov'è che il tuo nemico ti ha creato molestie per cui l'hai dovuto maledire? Sulla terra certamente.

Ebbene, cambia sede, abita in cielo. Ma - replicherai - come farò ad abitare in cielo, rivestito come sono di carne e immerso nella carne?

Inizia a muoverti col cuore verso la meta dove dovrai arrivare [ anche ] col corpo.

Non ascoltare a orecchi turati l'invito: In alto i cuori!

Eleva il cuore in alto e, una volta in cielo, nessuno ti creerà molestie.

Per cui molto a proposito si può proseguire con il salmo seguente.

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