Esposizione dei Salmi

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Salmo 150

1 - Simbolismo del numero 150

L'ordine dei salmi contiene, a mio avviso, un sacramento grande e occulto: finora a me non è stato rivelato.

Nel loro complesso i salmi sono centocinquanta e, con questo numero, anche a noi che non siamo riusciti a penetrare con l'acume della nostra mente la loro profondità, insinuano qualcosa su cui non sarà azzardato trattenerci alquanto, con l'aiuto del Signore.

Iniziamo coll'esaminare il numero quindici, di cui centocinquanta è un multiplo.

Ciò che rappresenta il numero quindici nell'ordine delle unità, lo rappresenta il centocinquanta nell'ordine delle decine, poiché centocinquanta è il risultato di dieci per quindici.

La stessa cosa esprime il numero millecinquecento nell'ordine delle centinaia: è infatti cento moltiplicato per quindici; e lo stesso ancora è di quindicimila, cioè quindici volte mille.

Ebbene, il numero quindici significa l'armonia dei due Testamenti.

Nel primo [ Testamento ] infatti si osservava il sabato, che vuol dire " quiete "; ( Es 20,10 ) nel secondo si osserva la domenica, che ricorda la resurrezione.

Ora, se il sabato è il settimo giorno e la domenica viene dopo il settimo giorno, cos'è se non il giorno ottavo, ovvero, secondo un'altra valutazione, il primo [ della settimana ]?

Difatti la domenica si chiama anche primo [ giorno ] dopo il sabato, ( Mc 16,2 ) al quale poi seguono il secondo, il terzo, il quarto e così via fino al settimo, che è lo stesso sabato.

Da una domenica fino alla successiva domenica ci sono otto giorni, segno che in essa si palesa la rivelazione del Nuovo Testamento, mentre nel Vecchio Testamento la stessa rivelazione era occultata come da promesse terrene.

Notate come sette più otto fa quindici e come quindici sono anche i salmi cosiddetti "dei gradini", proprio perché tanti di numero erano gli stessi gradini del tempio.

Inoltre lo stesso numero cinquanta rappresenta di per se stesso un grande sacramento.

È infatti la risultanza di una settimana di settimane con l'aggiunta di una unità, come d'un ottavo giorno, per completare la cinquantina: sette per sette fa quarantanove, a cui, per fare cinquanta, occorre aggiungere una unità.

È, questo cinquanta, un numero denso di significato: terminati infatti tutti questi giorni a cominciare dalla resurrezione, cioè nel giorno cinquantesimo, venne lo Spirito Santo su coloro che erano radunati in Cristo. ( At 2,1-4 )

Ora, lo Spirito Santo nella Scrittura è celebrato in maniera preminente attraverso l'uso del numero sette, e questo tanto in Isaia quanto nell'Apocalisse.

In questi passi si descrivono anzi in maniera estremamente chiara sette Spiriti di Dio, a motivo dell'azione che in sette direzioni svolge l'unico e medesimo Spirito. ( Ap 1,20 )

Queste sette operazioni così sono descritte nel profeta Isaia: Riposerà su di lui lo Spirito di Dio, lo Spirito di sapienza e di intelligenza, lo Spirito di consiglio e di fortezza, lo Spirito di scienza e di pietà, lo Spirito del timore del Signore. ( Is 11,2-3 )

Per " timore " deve intendersi il timore casto che sopravvive nei secoli dei secoli. ( Sal 19,10 )

Quanto invece al timore servile, la carità perfetta lo esclude: quella carità che ci fa liberi, ( 1 Gv 4,18 ) impedendoci di compiere le opere servili proibite di sabato.

Ora la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Pertanto col numero sette si indica lo Spirito Santo.

Anzi, il Signore stesso divise il numero cinquanta in quaranta più dieci.

Quaranta giorni dopo la resurrezione infatti ascese al cielo e poi, al termine di altri dieci giorni, mandò lo Spirito Santo. ( At 2,3 )

Voleva, regolandosi così, insegnarci a vedere nel numero quaranta la nostra dimora in questo mondo.

Nel numero quaranta prevale il numero quattro: e quattro sono le parti del mondo e le stagioni dell'anno.

Aggiungendovi però il dieci, quasi percepita la ricompensa dovuta alle opere buone e all'osservanza della legge, si ha la figura dell'eternità.

Questo numero cinquanta ha il suo triplo nel numero centocinquanta, quasi che a moltiplicarlo sia stata la Trinità.

Sicché sotto questo punto di vista comprendiamo non essere disdicevole che tale sia il numero dei salmi.

Ricordiamo il numero dei pesci presi dopo la resurrezione quando [ al comando di Cristo ] furono calate le reti.

A centocinquanta se ne aggiunsero tre, ( Gv 21,11 ) come per farci attenti al numero delle parti in cui si sarebbe dovuto dividere il centocinquanta: vale a dire che il numero bisognava prenderlo per tre volte cinquanta.

Tuttavia quel numero dei pesci contiene anche un altro computo molto molto più sottile e attraente.

Lo si fa disponendo il diciassette a triangolo, cioè computando tutti i numeri da uno fino a diciassette, e si ottiene lo stesso numero centocinquantatre.

Ora nel numero dieci si raffigura la legge, nel numero sette la grazia, poiché la legge non si adempie se non per la carità che è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, simboleggiato dal numero sette.

2 - Uno o cinque i libri del salterio?

Alcuni hanno ritenuto essere cinque i libri dei salmi, e lo hanno stabilito sulla base della finale di certi salmi, quando cioè vi si dice: Così sia, così sia. ( Sal 41,14; Sal 72,19; Sal 89,53; Sal 106,48 )

Quanto a me, per quanto volessi comprendere il motivo di una simile divisione, non c'è l'ho fatta: le stesse cinque parti non sono uguali fra loro, non dico per l'estensione degli scritti, ma nemmeno per il numero dei salmi, che sarebbe dovuto essere di trenta ogni libro.

E se la finale di ogni libro è: Così sia, così sia, viene giustamente fatto di chiedersi perché il quinto libro, che è anche l'ultimo, non si chiuda con identica conclusione.

Noi seguiamo l'autorità della Scrittura canonica, dove si legge: È stato scritto nel libro dei salmi, ( At 1,20 ) e pertanto riteniamo che il libro dei salmi è uno solo.

Vedo però come questa, che è la verità, non sarebbe in contraddizione con l'altra ipotesi, supposta vera.

È infatti possibile che, sulla base di un'usanza propria della letteratura ebraica venga chiamato unico libro un libro che effettivamente consta di diversi libri.

Come si parla di una Chiesa, la quale tuttavia risulta di più Chiese, e di un unico cielo, anche se formato da moltissimi cieli.

Non omise infatti alcuno dei diversi cieli colui che disse: Il mio aiuto [ è ] dal Signore, che ha fatto cielo e terra. ( Sal 121,2 )

E, per quanto la Scrittura asserisca: E Dio chiamò il firmamento cielo, ( Gen 1,8 ) ponendo le acque al di sopra del firmamento, cioè del cielo, tuttavia non mentisce la stessa Scrittura quando dice: E le acque che sono sopra i cieli lodino il nome del Signore. ( Sal 148,4-5 )

Non dice: Il cielo, ma: I cieli. Lo stesso vale per la terra, che è unica e risulta di molte terre.

Anche nell'uso comune parliamo infatti di circolo della terra e delle terre.

Così colui che dice: È stato scritto nel libro dei salmi ( At 1,20 ) può essersi adattato al modo comune di esprimersi e così dare l'impressione che unico è il libro [ dei salmi ].

Si potrebbe rispondere che è detto: Nel libro dei salmi nel senso di: In uno dei quei cinque.

Tuttavia ciò non è nel linguaggio corrente o lo è molto di rado, al segno che la stessa cosa potrebbe, allora, tirarsi in ballo a proposito dei dodici profeti.

Ci si potrebbe cioè convincere che unico è il loro libro per il fatto che si legge, come nel caso dei salmi: Come è stato scritto nel libro dei profeti. ( At 7,42 )

Ci sono di quelli che chiamano libro unico tutte quante le Scritture, a motivo del loro accordo che davvero è mirabile e divino.

Per questo motivo sarebbe stato detto: In apertura del libro è stato scritto di me, che io faccia la tua volontà, ( Sal 40,8 ) intendendo con ciò la verità che il Padre creò il mondo mediante il Figlio: della quale creazione si parla nel libro della Genesi, che costituisce l'inizio delle Scritture.

Inoltre, questa profezia sembra non raccontare fatti avvenuti ma preannunziare eventi futuri.

( Non dice infatti: Ecco io ho fatto, ma: Affinché faccia, o facessi, la tua volontà ); per questo sembra piuttosto l'espressione doversi riferire a ciò che è scritto nelle parti iniziali di quel libro, e precisamente alle parole: Saranno due in una carne sola. ( Gen 2,24 )

Sacramento grande, questo - al dire dell'Apostolo - in rapporto a Cristo e alla Chiesa. ( Ef 5,31-32 )

A dir il vero poi, nelle parole: In apertura del libro è stato scritto di me, che io faccia la tua volontà, si potrebbe trovare un richiamo proprio a questo libro dei salmi.

Continua infatti: Dio mio, ho voluto, e la tua legge è in mezzo al mio cuore. ( Sal 40,8-10 )

La profezia, riguardante lui, si prende cioè proprio dall'inizio di questo libro, ed è esattamente il primo salmo.

Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi e non si ferma nella via dei peccatori, e non siede nella cattedra delle pestilenze; ma nella legge di Dio si compiace e nella sua legge medita giorno e notte. ( Sal 1,1-2 )

Questo sarebbe il corrispondente di: Dio mio, ho voluto, e la tua legge è in mezzo al mio cuore. ( Sal 40,9 )

Quanto poi alle parole successive, e cioè: Ho annunziato la tua giustizia in una grande assemblea, ( Sal 40,10 ) più opportunamente le si riferiscono all'altro passo: E saranno due in una carne sola. ( Gen 2,24 )

3 - Predestinazione e glorificazione

Le parole: In apertura del libro ( Sal 40,8 ) possono essere intese nell'una o nell'altra maniera.

Sta però di fatto che questo libro dei salmi, presi cinquanta per cinquanta, se lo si esamina nelle sue articolazioni di cinquanta per cinquanta, presenta un fenomeno notevole e veramente degno d'essere considerato.

Non mi sembra infatti casuale che il salmo cinquantesimo parli della penitenza, il centesimo della misericordia e del giudizio, il centocinquantesimo della lode di Dio nei suoi santi.

Questo infatti è l'ordine secondo il quale tendiamo alla vita eterna e beata: prima detestiamo i nostri peccati, poi viviamo rettamente, affinché, disapprovando la vita cattiva e praticando la vita buona, ci meritiamo la vita eterna.

Dio infatti, secondo un proposito della sua occultissima giustizia e bontà, quelli che ha predestinati, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati, li ha anche glorificati. ( Rm 8,30 )

La nostra predestinazione non è avvenuta in noi ma segretamente presso di lui, nella sua prescienza.

Le altre tre [ componenti del processo ], la vocazione, la giustificazione, la glorificazione, avvengono invece in noi.

Siamo chiamati attraverso la predicazione della penitenza.

Così infatti cominciò il Signore a proclamare la sua lieta novella: Fate penitenza perché il regno dei cieli è vicino. ( Mt 3,2; Mt 4,17 )

Quanto alla giustificazione, essa avviene nella chiamata, che è opera della misericordia [ divina ], e mediante il timore del giudizio.

Per questo si dice: Dio, nel tuo nome salvami e nella tua potenza giudicami. ( Sal 54,3 )

Non teme d'essere giudicato colui che antecedentemente ha ottenuto salvezza.

Chiamati, rinunziamo al diavolo nella penitenza, per non restare sotto il suo giogo; giustificati, veniamo risanati dalla misericordia per non dover temere il giudizio; glorificati, passiamo alla vita eterna, dove loderemo Dio senza fine.

A questo penso si riferiscano le parole del Signore: Ecco, scaccio i demoni e opero guarigioni oggi e domani, e il terzo giorno sarò consumato. ( Lc 13,32 )

La qual cosa egli comprovò anche nei tre giorni della sua passione, dormizione e risveglio.

Infatti fu crocifisso, sepolto e risorse.

Sulla croce trionfò dei principi e delle potestà [ del male ], nel sepolcro riposò, nella resurrezione esultò.

La penitenza tormenta, la giustizia tranquillizza, la vita eterna glorifica.

Voce della penitenza è: Dio, abbi pietà di me secondo la tua grande misericordia, e cancella la mia iniquità secondo la moltitudine delle tue misericordie. ( Sal 51,3.19 )

Compito della penitenza infatti è offrire a Dio, come sacrificio, uno spirito contrito, un cuore spezzato e umiliato.

Voce della giustizia di Cristo nei suoi eletti è: Signore, celebrerò in te la misericordia e il giudizio; salmeggerò e comprenderò nella via dell'innocenza, quando verrai a me. ( Sal 101,1-2 )

Dalla misericordia infatti ci viene l'aiuto per compiere la giustizia e così giungere tranquilli al giudizio.

Nel giudizio poi vengono dispersi dalla città del Signore tutti gli operatori d'iniquità. ( Sal 101,8 )

Con questo verso si chiude il presente salmo: è la voce della vita eterna.

4 - [vv 1.2.] La potenza di Dio in Cristo e nei santi

Lodate il Signore nei suoi santi.

Certo in coloro che ha glorificato.

Lodatelo nel consolidamento del suo vigore.

Lodatelo nelle sue potenze, ( o, come altri hanno tradotto, nei suoi poteri sovrani ).

Lodatelo secondo la moltitudine della sua grandezza.

Tutto questo sono i suoi santi, come dice l'Apostolo: Affinché noi siamo giustizia di Dio in lui. ( 2 Cor 5,21 )

Se sono la giustizia di Dio, giustizia che egli ha in loro operata, perché non dovrebbero essere anche la forza di Dio? quella forza che egli ha in essi esercitato risuscitandoli dai morti?

In realtà, la forza [ o potenza ] di Dio si segnala in maniera superlativa nella resurrezione di Cristo, come nella sua passione era apparsa la debolezza.

Lo dice l'Apostolo: Che se egli fu crocifisso per la sua debolezza, vive però per la potenza di Dio. ( 2 Cor 13,4 )

E in un altro passo: Per conoscere lui e la potenza della sua resurrezione. ( Fil 3,10 )

Perfetta è poi l'affermazione: Nel consolidamento del suo vigore.

[ Nella resurrezione ] ci fu proprio questo consolidamento di vigore, perché egli non morrà più, la morte non avrà più su di lui alcun potere. ( Rm 6,9 )

Perché poi gli interventi da lui operati nei santi non dovrebbero chiamarsi anche poteri sovrani?

Anzi, i santi stessi sono i suoi principi sovrani, come fu detto: Noi siamo giustizia di Dio in lui. ( 2 Cor 5,21 )

C'è forse, in realtà, qualche potere che superi quello di regnare in eterno, ponendosi sotto i piedi tutti i nemici?

Perché non saranno, gli stessi santi, anche la moltitudine della sua grandezza?

Non della grandezza per cui egli è grande, ma per la quale egli ha reso grandi tante persone, o meglio miriadi di persone.

Non diversamente in alcuni luoghi si tratta della giustizia per la quale egli è giusto, mentre altrove della giustizia che egli produce in noi affinché noi siamo giustizia in lui.

5 - Gli stessi santi sono poi simboleggiati in tutti gli strumenti musicali elencati più avanti per lodarvi Dio.

In effetti, l'espressione d'apertura, cioè: Lodate il Signore nei suoi santi, ( Sal 150,1 ) ritorna sempre nel seguito del testo, indicando in varie maniere gli stessi santi.

6 - [v 3.] Lodatelo al suono della tromba, per l'insuperabile sonorità della lode.

Lodatelo sul salterio e sulla cetra.

Il salterio è chi loda Dio muovendo dall'alto, la cetra chi loda Dio muovendo dal basso: quasi a dirci che chi ha fatto il cielo e la terra dev'essere lodato dalle creature celesti e da quelle terrestri.

In un altro salmo infatti abbiamo esposto come il salterio ha nella parte più alta quel legno sonoro sul quale poggia la serie delle corde per rendere migliore il suono.

Lo stesso legno è, nella cetra, dalla parte più bassa.

7 - [v 4.] Simbolismo dei diversi strumenti musicali

Lodatelo nel timpano e nel coro.

Il timpano loda Dio in quanto nella carne trasformata non c'è più ormai alcuna miseria derivante dalla corruzione terrena.

Il timpano infatti si fabbrica con pelli essiccate e tese robustamente.

Il coro loda Dio quando lo loda una società in pace.

Lodatelo con le corde e con l'organo.

Hanno le corde tanto il salterio quanto la cetra, già sopra ricordati.

Quanto all'organo, è un nome generico per indicare tutti gli oggetti producenti armonia, sebbene ormai sia invalsa la consuetudine di chiamare propriamente organo lo strumento che si gonfia con mantici.

Tuttavia, io non penso che qui si tratti di questo specifico strumento.

In effetti, la parola " organo " è greca, come ho già detto, e si applica genericamente a tutti gli strumenti musicali.

L'organo che va a mantice i greci lo chiamano con vocabolo diverso, e chiamarlo senz'altro "organo" è piuttosto un'usanza latina e popolare.

Dove pertanto dice: Con le corde e con l'organo, io ritengo che egli abbia voluto intendere uno strumento fornito di corde.

Non sono infatti solo il salterio e la cetra ad avere le corde; ma, siccome nel salterio e nella cetra a motivo del suono che esce dal basso e dall'alto è stato trovato qualcosa che quadra bene con questa distinzione, qui attraverso la menzione delle corde in se stesse ci si invita a cercare qualche altro significato.

Anche le corde infatti sono carne, ma ormai esente da corruzione.

Alle corde poi ha aggiunto l'organo, forse per dirci che esse non debbono suonare isolatamente, ma, nonostante la diversità, produrre un accordo perfettamente armonioso, come quando sono disposte nell'organo.

Questo, perché anche di là i santi saranno diversi gli uni dagli altri, ma tutti saranno in armonia, non in disaccordo: saranno cioè tutti d'un unico sentire, non di diversi sentimenti.

Si avrà così un soavissimo concerto, risultante di numerosi suoni diversi ma non contrastanti fra loro.

Una stella infatti differisce in splendore dall'altra, così sarà pure della resurrezione dei morti.

8 - [vv 5.6.] I santi raffigurati negli strumenti musicali

Lodatelo nei cembali armoniosi, lodatelo nei cembali del giubilo.

I cembali per suonare devono urtarsi l'uno con l'altro, e per questo motivo da certuni sono stati paragonati alle nostre labbra.

Ma suppongo che sia meglio intendere la cosa in quest'altra maniera: si loda Dio con i cembali quando uno riceve l'onore da un altro, non ne va a caccia da sé, e così i due, onorandosi scambievolmente, lodano Dio.

Quanto all'aggiunta: Nei cembali del giubilo, penso vi sia stata posta per impedire che si intendessero i cembali che suonano senza avere l'anima. In effetti il giubilo, cioè la lode inesprimibile, non nasce se non dall'anima.

Né giudico opportuno passare sotto silenzio quanto ci dicono gli esperti di musica ( tanto più che si tratta d'una cosa di per sé nota ), e cioè che tre sono i tipi di suono: della voce, degli strumenti a fiato, degli strumenti a percussione.

Il suono vocale si produce attraverso il palato e le corde vocali dell'uomo che canta, senza l'uso di alcuno strumento.

Il suono a fiato è quello dato, ad esempio, dal flauto o da strumenti similari.

Il suono a percussione è quello prodotto, ad esempio, dalla cetra o da simili strumenti.

Nessuno di questi tre tipi di suono è stato omesso dal salmo: si ha infatti la voce nel coro, lo strumento a fiato nella tromba, quello a percussione nella cetra.

Sembra quasi un'allusione alla mente, allo spirito e al corpo: naturalmente in un linguaggio non proprio ma figurato.

Aveva detto peraltro in apertura: Lodate il Signore nei suoi santi; ( Sal 150,1 ) ma a chi dice queste parole se non ai santi stessi? e in chi lo loderanno come Dio se non in se stessi?

Dice: Voi dunque, o santi di Dio, siete il suo vigore, ma perché egli l'ha prodotto in voi; voi siete i suoi poteri sovrani e l'abbondanza della sua grandezza, perché ciò egli ha operato e mostrato in voi.

Voi siete la tromba, il salterio, la cetra, il timpano, il coro, le corde e l'organo, e i cembali del giubilo che emettono bei suoni, che cioè suonano armoniosamente.

Voi siete tutte queste cose.

Non si pensi, ascoltando il salmo, a cose di scarso valore, né a cose transitorie, né a oggetti teatrali.

E siccome aver sentimenti carnali è [ causa di morte ], ogni spirito lodi il Signore.

Preghiera conclusiva

Volgiamoci al Signore Dio Padre onnipotente e con cuore puro, per quanto è concesso alla nostra pochezza, ringraziamolo immensamente e con tutta verità.

Invochiamo con tutta l'anima la sua misericordia senza pari affinché, nel suo beneplacito, si degni di esaudire le nostre preghiere.

Si compiaccia ancora d'intervenire con la sua forza a scacciare il nemico dai nostri atti e dai nostri pensieri.

Aumenti in noi la fede, governi la nostra mente, ci conceda pensieri spirituali, e ci conduca alla sua beatitudine.

Per Gesù Cristo, Figlio suo e Signore nostro, che è Dio e con Dio [ Padre ] nell'unità dello Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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