Patriarchi

IndiceS

1) biblici

Furono personaggi preistorici antichissimi che la Bibbia distingue in due epoche, anteriore e successiva al diluvio, e che trasmette secondo un doppia tradizione.

La loro longevità e la loro cronologia propongono problemi di incerta soluzione: prevale comunque l'idea che le liste non abbiano intenti di completezza, ma scopi religiosi e giuridici: vogliano cioè segnare, più che una catena di anelli continui, delle tracce di progressione familiare, delle quali sono segnalati soltanto i nodi direzionali.

Mirano a stabilire delle linee di legittimità lungo le quali si sviluppa il piano divino di salvezza.

L'ambiente ci conduce ai popoli nomadi allevatori di bestiame e la cultura al periodo neolitico.

2) ecclesiastici

Osservando lo sviluppo organizzativo della Chiesa primitiva si nota una tendenza, sufficientemente netta, verso aggregazioni sempre più vaste.

Il rapporto originario tra la Chiesa d'una città importante, dalla quale era partita la predicazione, che aveva condotto all'istituzione di sedi suburbicarie, e queste comunità derivate, aveva condotto a raggruppamenti di ambito regionale, che tra di loro apparivano coordinati; da questo livello metropolitano si procedette ad aree assai più spaziose ( patriarcati ) che subordinavano queste province.

Già il concilio di Nicea ( 325 ) aveva riconosciuto come investiti di una speciale supremazia i vescovi di Alessandria per l'Egitto e la Cirenaica, di Antiochia per l'Oriente e di Roma per tutto l'Occidente.

Nel concilio di Costantinopoli ( 381 ) si aggiunse anche il vescovo di Costantinopoli, perché la città era capitale e sede imperiale analoga a Roma: la motivazione era pericolosissima, in quanto poneva su basi puramente politiche la vita interna della Chiesa e la legittimità dei suoi rapporti d'autorità: e difatti le conseguenze risultarono rovinose, poiché favorì la soggezione della Chiesa bizantina allo stato, dipendenza che fu germe di precarietà.

La preminenza di Roma non fu invece mai giustificata sulla presenza degli imperatori, ma su quella di Pietro, che Gesù aveva stabilito a fondamento della Chiesa.

La storia nel suo cammino ha esplicitato la diversa vitalità dei due princìpi.

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In seguito fu riconosciuto, ad ambiti assai più ridotti, un patriarcato per ogni rito orientale in comunione con Roma e per particolari situazioni storiche ( Venezia e la frastagliata dislocazione dei suoi domini ).

Nella disciplina canonica vigente i patriarchi esercitano una preminenza d'onore senza una specifica azione di governo, tranne che sia loro affidata dal Papa o connessa ad altre incombenze ( siano, ad esempio, titolari di diocesi ); quelli orientali sono equiparati ai cardinali.

Nell'AT il nome è dato ai capostipiti del popolo ebreo, Abramo, Isacco e Giacobbe e i suoi figli, fondamento ed origine del popolo intero.

Nel NT sono presentati come « patriarchi » del Nuovo popolo di Dio ( la Chiesa ) i Dodici Apostoli.

Nel linguaggio ecclesiastico antico, i patriarchi erano i Vescovi delle cinque città più importanti dell'Impero Romano ( Roma, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Costantinopoli ) ed anche di altre sedi ( es. Aquileia, Milano… ).

Nell'Occidente cristiano sono chiamati oggi patriarchi i Vescovi di città importanti, specie italiane ( Venezia, ecc. ); ma il loro titolo è onorifico.

Il I° concilio ecumenico di Nicea ( 325, can. 6 ) dichiarò che doveva mantenersi la pratica preesistente, per cui il vescovo di Alessandria esercitava una giurisdizione superiore sull'episcopato di tutta la diocesi civile romana di Egitto ( tutto l'impero romano era stato diviso da Diocleziano in dodici diocesi ).

Il I° concilio ecumenico di Costantinopoli ( 381, can. 2 ) sanzionò i diritti per gli esarchi o vescovi delle capitali metropoli delle tre diocesi civili: dell'Asia ( Efeso ), del Ponto ( Cesarea ) e della Tracia ( Eraclea ).

Cominciò allora a essere riservato per chi reggeva le sedi di Alessandria e di Antiochia il titolo di arcivescovo.

Il concilio ecumenico di Calcedonia ( 451 ) staccò da Antiochia le tre Palestine per darle a Gerusalemme, costituita in arcivescovado o patriarcato.

Il medesimo concilio riconobbe all'arcivescovo di Costantinopoli il diritto di giudicare in appello le cause dei tre esarcati.

Da quell'epoca ai titolari delle grandi sedi di Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme fu riservato il titolo di patriarca che, per l'innanzi, solevasi dare anche ad altri vescovi.

Questo stesso titolo fu pure portato dai capi delle Chiese antiche orientali ( v. ) che non accettarono le definizioni cristologiche dei concili di Efeso ( 431 ) o di Calcedonia ( 451 ).

A misura che il cristianesimo si diffondeva geograficamente, mentre al patriarcato di Roma si univano le Chiese locali d'Occidente fondate di recente, l'Oriente, che aveva cessato di essere in comunione con la sede di Roma, ammise al rango dell'autocefalia quelle Chiese sorte e formate dalla sua attività missionaria.

Diverse tra queste furono a loro volta erette in patriarcati.

In tal modo esistono oggi in Oriente, oltre agli antichi patriarcati di Costantinopoli, di Alessandria, di Antiochia e Gerusalemme, i patriarcati di Russia ( autocefalia dichiarata nel sinodo di Mosca 1448; elevazione a patriarcato 1589 ), di Serbia ( 1920 ), di Romania ( 1925 ), di Georgia ( sec. VII ), di Bulgaria ( 1953,1961 ).

Durante le crociate furono costituiti patriarcati latini residenziali ( meno quello di Alessandria, che fu sempre semplice titolo ).

Dopo il periodo delle crociate questi patriarchi latini risiedettero, per lo più, a Roma, soltanto come titolari.

Pio IX, con la bolla Nulla celebrior ( 23.VII.1847 ), ricostituì il patriarcato latino di Gerusalemme con giurisdizione sui fedeli latini della Palestina, della Transgiordania e di Cipro.

La precedenza di Costantinopoli sulle altre sedi patriarcali, riconosciuta dal IV concilio del Laterano ( 1215 ) per i patriarcati latini, è stata ammessa per i patriarchi orientali nel concilio di Firenze ( 1439 ).

Oltre ai patriarcati ortodossi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme che non sono in piena comunione con la sede di Roma, sono stati costituiti anche dei patriarcati per quelle frazioni di queste Chiese che sono entrate in comunione con la Santa Sede a partire dalla fine del XVI sec.; si hanno oggi un patriarcato alessandrino dei copti, tre di Antiochia ( dei greci meikiti, dei siri, dei maroniti ) più uno per gli armeni del titolo di Sis e Cilicia e uno per i caldei del titolo di Babilonia: questi due ultimi si denominerebbero più propriamente catholicos ( cioè, delegati ad universalitatem causarum ).

I patriarcati latini titolari di Costantinopoli, Alessandria e Antiochia sono stati soppressi da Paolo VI nel gennaio 1964.

I patriarchi cattolici di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme prendono rango senza distinzione di rito, secondo il detto ordine di dignità della sede e, subordinatamente, secondo l'ordine di anzianità di promozione.

Vengono in seguito, non solo senza alcuna distinzione di rito, ma anche senza alcuna precedenza per dignità di sede, tanto i patriarchi orientali di Sis e Cilicia degli armeni e di Babilonia dei caldei - con giurisdizione - quanto gli altri, semplicemente titolari, che sono: il vescovo di Aquileia poi di Grado ( a. 607 ), trasferito a Venezia da Nicolo V ( Cost. Regis, 8.VII. 1451 ), il patriarca delle Indie occidentali ( Leone X ), il patriarca di Lisbona ( Clemente XI, Cost. In Supremo, 7.XI.1716 ), il patriarca delle Indie orientali, residente a Goa ( Concord. Leone XIII, 26.VI.1886 ).

Tutti questi prendono rango unicamente secondo la loro anzianità di promozione.

Il titolo di patriarca nella Chiesa latina non comporta ordinariamente alcuna potestà di regime ( can. 438 ).

Con questo nome si indicano quelli che nei testi biblici sono i primi padri del popolo di Israele: Abramo, Isacco, Giacobbe.

Il termine viene esteso, a volte, anche ai figli di Giacobbe e ai patriarchi antidiluviani; i dati relativi alla lunghezza della loro vita contenuti in Genesi 5 vanno intesi in senso teologico e non storico: la durata della vita dell'uomo diminuisce con il progredire del male.

L'unica fonte relativa ai patriarchi è costituita dai testi biblici; per questa ragione molti critici ritengono che i protagonisti dei racconti di Genesi 12-50 siano figure mitiche, create in epoca tardiva, forse al ritorno dall'esilio a Babilonia.

Diversi elementi contenuti in questi capitoli potrebbero tuttavia avvalorare l'ipotesi di una collocazione storica dei patriarchi nel II millennio a.C.

La loro storia è comunque riletta e attualizzata dalla Bibbia per presentare un cammino di fede.

Il nostro Dio è il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe, il Dio che si è legato ad alcuni uomini e che tramite loro si è fatto conoscere.

Vescovo che, specialmente nelle Chiese Orientali, in ragione della sede, gode di speciali facoltà e prerogative su una Chiesa rituale di diritto proprio.

Concilio Ecumenico Vaticano II

Patriarcati orientali
Fondazioni apostoliche Lumen gentium 23
  Unitatis redintegratio 14
Istituzione antichissima, chi è il Patriarca Orientalium ecclesiarum 7
uguaglianza e precedenza Orientalium ecclesiarum 8
diritti e privilegi Orientalium ecclesiarum 9
  Orientalium ecclesiarum 10
da riconoscersi dai Vescovi Christus Dominus 11
fondazione di nuovi Patriarcati Orientalium ecclesiarum 11
Facoltà dei … per la fissazione della Pasqua Orientalium ecclesiarum 20
… e lingue liturgiche Orientalium ecclesiarum 23
Religiosi e … Lumen gentium 45
Rottura fra i … Orientali e la Sede Romana Unitatis redintegratio 13
… della Bibbia
Vivificati dallo Spirito Santo Ad gentes 4
  Ad gentes 19
In loro l'inizio della fede e della elezione della Chiesa Nostra aetate 4
v. Abramo; Israele; Testamento antico

Catechismo della Chiesa Cattolica

Dio elegge Abramo 60
L'unità dell'Antico e del Nuovo Testamento 130
Il Dio vivente 205
La catechesi sulla creazione 287
I Misteri dell'infanzia di Gesù 528
Nelle Teofanie e nella Legge 707
La Chiesa e i non cristiani 839
La celebrazione della Confermazione 1297
Il matrimonio sotto la pedagogia della Legge 1610

Codice Diritto Canonico

titolo d'onore 438
orientali possono far parte del Collegio dei Cardinali 350 §§ 1 e 3