Abramo

Patriarca biblico.

Secondo la tradizione della Genesi, Abramo è il grande antenato degli israeliti, tramite Isacco ( v. ), e degli ismaeliti ( progenitori degli arabi ), tramite Ismaele.

Il suo nome è tramandato in due forme diverse: sino a Gen 17,5 il nome è scritto 'avram, mentre in seguito 'avraham.

Il cambio del nome esprime la nuova missione ricevuta da Dio per diventare "padre di moltitudini" ( 'avraham ).

In realtà, le due forme sono varianti dialettali del medesimo nome, composto da un titolo divino ( 'av: padre ) e un verbo.

Se fosse collegato al semitico orientale, Abramo significherebbe "il Padre ama"; se invece è collegato al semitico occi
dentale, significa "il Padre è esaltato", oppure il "Padre elevato".

Il racconto biblico.

Il ciclo narrativo di Abramo ( Gen 11,27-25,18 ) porta in sé memorie di diverse epoche.

Si può affermare che nella redazione attuale sono sedimentati almeno 1500 anni di storia.

Dell'antenato Abramo nella Genesi non si parla in modo asettico e documentario, bensì in modo partecipato e coinvolgente: attraverso la narrazione si fa teologia.

In Abramo, ciascuna generazione ha proiettato la propria storia.

Benché l'arco di tempo attraversato dalla tradizione orale e scritta del materiale narrativo sia stato ampio, la composizione della Genesi è da considerarsi una vera e propria opera letteraria.

Con il ciclo di Giacobbe ( v. ) e la storia di Giuseppe ( v. ), il ciclo di Abramo funge da premessa e promessa al racconto dell'esodo.

Nel racconto biblico, il tema della promessa è il vero centro d'interesse: Dio promette ad Abramo un figlio, un popolo numeroso e
una terra.

La trama narrativa è data dai continui tentativi di superare gli ostacoli, in primo luogo la sterilità della moglie Sarà ( Gen 11,30 ).

Bisogna che la promessa si adempia, ma non alla maniera umana, bensì secondo il progetto divino.

I racconti che riguardano Lot ( Gen 13-14 e Gen 18-19 ) mettono ancora più in evidenza che il baricentro narrativo sta nei capitoli Gen 15-17, dedicati appunto alla promessa di Dio e al modo umano di aggirare gli ostacoli ( Gen 16 ).

La promessa, invece, anche quando sembra adempiuta con la nascita di Isacco ( Gen 21 ), mantiene sempre un lato imprevedibile e assurdo (la richiesta del suo sacrificio, Gen 22 ); Dio tuttavia non smentisce, ma rinnova le sue parole ( Gen 22,15-18 ).

E con due stupendi racconti (la morte di Sarà e il matrimonio di Isacco, Gen 23-24 ), il ciclo narrativo si conclude rimarcando il carattere pur sempre paradossale del compimento della promessa divina.

Il problema storico.

Ricostruire con esattezza storica la figura di Abramo è molto difficile, dal momento che i racconti biblici sono l'unica fonte di documentazione.

Bisogna evitare i due estremi: da una parte, la negazione di ogni valore storico ( come ha fatto a cavallo tra '800 e '900 lo storico tedesco J. Welihausen ) e, dall'altra, la lettura fondamentalista ( v. esegesi ) e acritica per cui nel racconto biblico tutto è "storico".

Si può giungere a un giudizio più sfumato, tenendo in debito conto sia la critica della tradizione, approfondita dalla scuola tedesca ( A. Alt, M. Noth, G. von Rad, C. Westermann ), sia la documentazione archeologica, valorizzata dalla scuola americana ( W.F. Albright, J. Brighi, E.A. Speiser ).

Per la critica della tradizione, è molto importante la memoria di gruppo: pur registrando con fedeltà molti elementi documentari, il "ricordo di gruppo", che si distende oltre le tre o quattro generazioni del "ricordo individuale", confonde spesso le figure storiche e perde l'esatta profondità cronologica.

La documentazione archeologica può offrire solo il teatro globale del periodo patriarcale, corrispondente alla media e tarda età del bronzo, ma non può attestare l'esattezza delle tradizioni bibliche.

Nel caso di Abramo, è probabile che i clan dei figli di Abramo, abbiano mantenuto con fedeltà il ricordo dell'origine amorrita ( attestato dall'importanza della città mesopotamica di Carran nei racconti di Abramo e Giacobbe ).

Lo stile di vita e l'ambiente familiare, privo di ogni altra struttura sociale o religiosa, permettono di accostare i clan di Abramo ai pastori seminomadi in fase di sedentarizzazione, di cui abbiamo testimonianza nelle lettere di Mari ( secc. XIX-XVIII a.C. ).

Difficile è comunque fissare la cronologia, in quanto la migrazione in Canaan s'inquadra bene in tutta la media e tarda età del bronzo, tra il XX e il XIII sec. a.C.

Il valore teologico.

La promessa "fatta ad Abramo e alla sua discendenza per sempre" ( Lc 1,55 ) è il fondamento della storia salvifica come è stata pensata dalla tradizione biblica e la chiave di volta della sua teologia: "In tè si diranno benedette tutte le famiglie della terra" ( Gen 12,3 ).

A questo giuramento il Dio d'Israele non verrà mai meno, come conferma s. Paolo ( Rm 9 ).

La fede e la giustizia di Abramo ( soprattutto Gen 15 ) stanno all'origine delle tre grandi tradizioni monoteistiche ebraica, cristiana e islamica.

Il giudaismo venera Abramo come il "padre" non solo della fede, ma anche della propria stirpe, e con la circoncisione mantiene viva di generazione in generazione l'alleanza stretta da Dio con lui ( Gen 17 ).

Il cristianesimo riconosce in Abramo il padre di tutti i credenti in quel Dio, come dice s. Paolo, che "da vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono" ( Rm 4,17 ), e crede che la promessa divina si è adempiuta in Gesù, l'autentica discendenza di Abramo, in cui sono benedetti tutti i popoli della terra ( Gal 3,8 ).

Per l'Islam, Abramo si è "dato interamente" (muslim) al Signore dei mondi e, con Ismaele, ha fondato la ka'ba, la "casa di Dio", dove i fedeli musulmani devono andare in pellegrinaggio almeno una volta in vita: "Chi dunque, che non sia stolto nell'anima, ripudierà la religione di Abramo, quando noi lo abbiamo eletto in questo mondo, e nella vita futura egli starà fra i santi?" ( Corano, Sura II, 130 ).

Abram e Abraham sembrano essere due forme dialettali del medesimo nome e significare ugualmente: « Egli è grande quanto a suo padre, è di stirpe nobile ».

Ma Abraham è spiegato qui dalla assonanza con 'ab hamon' « padre di moltitudine ».

... il credente

I cc 12-13 sono un racconto jahvista con alcune aggiunte sacerdotali o redazionali.

Rompendo tutti i suoi legami terrestri, Abramo parte per un paese sconosciuto, con la moglie sterile ( Gen 11,30 ), perché Dio lo ha chiamato e gli ha promesso una posterità: è il primo atto della fede di Abramo, fede che si ritroverà al momento del rinnovamento della promessa ( Gen 15,5-6+ ) e che Dio metterà alla prova richiedendo Isacco, frutto di questa stessa promessa ( Gen 22+ ).

L'esistenza e l'avvenire del popolo eletto dipendono da questo atto assoluto di fede ( Eb 11,8-9 ).

Non si tratta soltanto della sua discendenza carnale, ma di tutti coloro che la stessa fede renderà figli di Abramo, come lo mostra san Paolo ( Rm 4, Gal 3,7 ).

Gen 12,1
La fede di Abramo è la fiducia in una promessa umanamente irrealizzabile.

Dio gli riconosce il merito di quest'atto ( Dt 24,13; Sal 106,31 ), lo mette in conto alla sua giustizia, essendo, il « giusto », l'uomo la cui rettitudine e sottomissione rendono gradito a Dio.

San Paolo utilizza il testo per provare che la giustificazione dipende dalla fede e non dalle opere della legge; ma la fede di Abramo comanda la sua condotta, essa è principio di azione e san Giacomo può invocare il medesimo testo per condannare la fede « morta », senza le opere della fede

Gen 15,6
Il racconto implica la condanna, pronunziata più volte dai profeti, dei sacrifici di fanciulli ( Lv 18,21+ ).

Vi aggiunge una lezione spirituale più alta: l'esempio della fede di Abramo che trova qui il suo punto culminante.

I Padri hanno visto nel sacrificio di Isacco la figura della passione di Gesù, il Figlio unico.

Gen 22,1
Esultò nella speranza di vedere il mio giorno: la venuta di Gesù.

Qui Gesù si appropria ancora un'espressione riservata a Dio nell'A. T.: il « giorno di Jahvè » ( Am 5,18+ ).

Lo vide e se ne rallegrò: Abramo ha visto il « giorno » di Gesù ( come Isaia ha « visto la sua gloria »: ( Gv 12,41 ), « da lontano » ( Eb 11,13; Nm 24,17 ), in un evento profetico: la nascita di Isacco, che provocò il « riso » di Abramo ( Gen 17,17+ ).

Gesù si dà come il vero oggetto della promessa fatta ad Abramo, la vera causa della sua gioia,l'Isacco spirituale ( Gen 12,1+ ).

Gv 8,56
In Abramo, la fede ha motivato una partenza verso l'ignoto, l'attesa della nascita di Isacco, il sacrificio di questo unico figlio. Eb 11,8
nome di ...

Secondo la concezione antica, il nome di un essere non lo designa soltanto, ma determina anche la sua natura.

Un cambiamento di nome sottolinea quindi un cambiamento di destino, v 15 e Gen 35,10, Abram e Abraham sembrano essere due forme dialettali del medesimo nome e significare ugualmente: « Egli è grande quanto a suo padre, è di stirpe nobile ».

Ma Abraham è spiegato qui dalla assonanza con 'ab hamôn, « padre di moltitudine ».

Gen 17,5
seno di ...

Espressione giudaica che corrisponde alla antica locuzione biblica « essere riunito ai propri padri », cioè ai patriarchi ( Gdc 2,10; Gen 15,15; Gen 47,30; Dt 31,16 ).

L'immagine esprime l'intimità ( Gv 1,18 ) e la prossimità con Abramo nel banchetto messianico ( Gv 13,23; Mt 8,11+ ).

Lc 16,22
riso di ...

Al riso di Abramo faranno eco il riso di Sara ( Gen 18,12 ) e quello di Ismaele ( Gen 21,9; Gen 21,6 ), altrettante allusioni al nome di Isacco, forma abbreviata di jçhq'el, che significa: « Dio sorrida, sia favorevole » o « ha sorriso, si è mostrato favorevole ».

Il riso di Abramo esprime meno l'incredulità che la sua sorpresa davanti all'enormità della promessa.

Almeno vuole una conferma, che sollecita richiamando l'esistenza di Ismaele, che potrebbe essere l'erede promesso.

Gen 17,17
Gesù figlio di ...

La genealogia di Mt, pur mettendo in rilievo influenze straniere da parte delle donne ( vv 3.5.6 ), si restringe all'ascendenza israelitica del Cristo e mira a ricollegarlo ai principali depositari delle promesse messianiche, Abramo e Davide, e ai discendenti regali di quest'ultimo ( 2 Sam 7,1+; Is 7,14+ ).

La genealogia di Lc, più universalistica, risale ad Adamo, capo di tutta l'umanità.

Da Davide a Giuseppe, le due liste hanno in comune solo due nomi.

Questa divergenza si può spiegare, sia con il fatto che Mt ha preferito la successione dinastica alla discendenza naturale, sia con l'equivalenza posta tra la discendenza legale ( legge del levirato, Dt 25,5+ ) e la discendenza naturale.

Il carattere sistematico della genealogia è d'altronde sottolineata in Mt, con la ripartizione degli antenati di Gesù in tre seria di 7 + 7 generazioni ( Mt 6,9+ ); ciò obbliga a omettere tre re fra Ioram e Ozia, e a contare Ieconia ( vv 11-12 ) per due ( dato che lo stesso nome greco può tradurre i due nomi ebraici affini di Ioiakim e Ioiachin ).

Le due liste terminano con Giuseppe che è soltanto il padre legale di Gesù: sta il fatto che agli occhi degli antichi la paternità legale ( per adozione, levirato, ecc ) bastava a conferire tutti i diritti ereditari: in questo caso, quelli della stirpe davidica.

Ciò non esclude che Maria stessa sia appartenuta a questa stirpe, sebbene gli evangelisti non lo dicano.

Mt 1,1
i credenti figli di ...

Nonostante la professione disprezzata che esercita.

Nessuna condizione è incompatibile con la « salvezza » ( Lc 3,12-14 ).

Era la qualità di « figli di Abramo » che conferiva ai giudei tutti i loro privilegi ( Lc 3,8; Rm 4,11s; Gal 3,7s ).

Lc 19,9
Che diremo dunque di Abramo: volg. legge: « Che diremo dunque che ha ottenuto Abramo ».

Secondo la carne: il ritorno del medesimo tema, la paternità di Abramo ( vv 1.12.16-18 ), segna le tappe dell'argomentazione.

Rm 4,1.11
Nostro padre: la tradizione giudaica considerava Abramo come il giusto fedele a Dio ( Sir 44,19-21+ ), amico di Dio ( 2 Cr 20,7; Is 41,8 ), padre dei credenti ( Mt 3,8; Gv 8,39 ).

Gc su questo punto si ricollega a Paolo ( Rm 4,1.16 ).

Gc 2,21

Schedario biblico

Cristo, Figlio di Abramo B 36
Stirpe di Abramo C 4
Eredi delle promesse C 9
Cristo, mediatore B 57
Maria e l'alleanza C 79
Circoncisione e Battesimo D 10
Battesimo e Chiesa D 14
Benedizione E 34
Fede ( A. T. ) E 46

Concilio Ecumenico Vaticano II

Sua alleanza con Dio nel piano della salvezza Dei verbum 14
Padre dei cristiani secondo la fede Nostra aetate 4
Nella fede islamica Nostra aetate 3
  Lumen gentium 16
Esempio di fede ai sacerdoti Presbyterorum ordinis 22

Catechismo della Chiesa Cattolica

Dio elegge Abramo 59ss
Dio forma Israele come suo popolo 63
L'obbedienza della fede 144ss
La fede - inizio della vita eterna 165
Cristo « con tutti i suoi angeli » 332
La Buona Novella: Dio ha mandato il suo Figlio 422
I Misteri dell'infanzia di Gesù 527
Gesù e la fede d'Israele nel Dio unico e Salvatore 590
Cristo discese agli inferi 633
Lo Spirito della promessa 705ss
La Chiesa - preparata nell'Antica Alleanza 762
La Chiesa e i non cristiani 841
Il Padre, Sorgente e Fine della Liturgia 1080
Le prefigurazioni del Battesimo nell'Antica Alleanza 1221
  1222
Il sacerdozio dell'Antica Alleanza 1541
Le beatitudini 1716
La speranza 1819
La creazione - sorgente della preghiera 2569ss
La preghiera di intercessione 2635
In comunione con la Santa Madre di Dio 2676
Sia santificato il tuo Nome 2810
Comp. 8; 26; 79; 360; 536