Trattati brevi

Indice

Trattato XI

Considerazioni che i Fratelli debbono fare periodicamente soprattutto durante il ritiro

A proposito del loro stato e del loro lavoro

I - Riflettete sullo stato che avete abbracciato e su come vi siete entrati: se l'avete fatto, cioè, per ottemperare agli ordini e alla volontà di Dio.

II - Se c'è stato qualcosa di male, ritrattatelo; se l'intenzione non è stata sufficientemente pura, formulatela bene ora; immaginate, anzi, di entrarvi ora e protestate che intendete restarvi, solo perché credete che questa è la volontà di Dio.

III - Convincetevi che è molto importante, per la vostra salvezza, essere fedeli alla vocazione e che questa fedeltà consiste nell'osservare quanto Dio vi chiede, perché dovrete rendergliene conto fino ai minimi particolari ( Mt 5,19 ).

IV - Non fate alcuna differenza tra gli interessi propri del vostro stato e quelli della vostra salvezza e della vostra perfezione.

Siate certi che opererete meglio per la vostra salvezza e raggiungerete una grande perfezione, solo se capirete bene i doveri del vostro stato; purché lo facciate in ossequio alle divine disposizioni.

V - Considerate che siete in questo mondo, come pure nel vostro stato, solo per compiere il bene.

Considerate quali sono i beni propri del vostro stato ed esaminatevi su come li praticate, quali sono i difetti in cui cadete, quali ne sono le cause e quali ne sono i rimedi.

VI - A quale livello siete giunti nell'osservanza delle regole del vostro stato e di quelle proprie del vostro ufficio? Passatele ora in rivista.

VII - Con quale attenzione e con quale spirito interiore adempite gli obblighi del vostro stato e del vostro ufficio?

Unite le vostre azioni alle azioni e ai progetti di Gesù Cristo?

VIII - Come vi comportate con le persone con le quali venite a contatto, siano essi superiori, uguali o inferiori?

IX - Qual è il vostro atteggiamento e il vostro autocontrollo quando le cose che fate e le iniziative che avevate presentato nel vostro stato o nel vostro ufficio non hanno avuto l'esito che avevate previsto e, magari, auspicato?

X - Accettate volentieri - come se venissero da Dio - le contrarietà che siete costretti a soffrire sia nel vostro stato che nel vostro ufficio, da qualsiasi parte vengano? ( MD 34,2 )

XI - Durante gli esercizi del vostro stato o durante le ore del vostro ufficio non date troppo ascolto alla natura e alle sue inclinazioni, piuttosto che alle ispirazioni e allo Spirito di Dio?

XII - Qual è il punto più debole del vostro ufficio?

È forse quello di essere troppo sollecito e premuroso ovvero troppo pusillanime e trascurato?

XIII - Non vi occupate di qualcosa che vi impedisce di dedicarvi con impegno agli esercizi del vostro stato e del vostro ufficio?

L'uso del tempo

I - Riflettete sull'importanza che date al buon uso del tempo.

Se volete davvero riuscirvi, vivete ordinatamente ( 1 Cor 14,40 ); se volete mettere ordine nelle azioni esteriori, regolate prima il vostro interno e lasciatevi guidare dalla grazia ( 2 Cor 6,1 ).

II - Come mettete ordine nelle vostre azioni?

Non mettete, forse, più impegno a vivere comodamente e a fare la prima cosa che vi passa per la testa, piuttosto che seguire l'ordine e la direzione della Comunità?

III - Date un'impronta spirituale anche alle azioni comuni, pensando solo a Dio e a ciò che può fargli piacere ( Mt 11,26; Lc 10,21 ) o lo fate, invece, seguendo le inclinazioni per abitudine, per rispetto umano, ovvero per motivi soltanto naturali?

IV - Non lasciate, talvolta, trascorrere troppo tempo inutilmente, perché non siete stati esatti a eseguire l'ordine delle [ cose da fare ]?

V - Vi ritenete fortunato di vivere sempre sotto una regola come fate ora?

Decidetevi, però, a osservarla inviolabilmente.

VI - Vi capita mai di lasciarvi guidare dall'umore fino al punto di cambiare o di non seguire l'ordine?

Vi capita anche di dispensarvene, magari senza motivo, decidendo voi, senza esserne stati autorizzati?

VII - Non vi siete, molto spesso, serviti delle difficoltà o dell'opposizione della natura come pretesto per fare cambiamenti o per non fare gli esercizi ordinari?

Riflettete ora e chiedetevi se è proprio questo il motivo che vi ha spesso tratto in inganno e premunitevi per l'avvenire.

VIII - Credete che è già molto fare ogni cosa a suo tempo e che non è il caso di infastidirsi troppo per eseguirla alla perfezione?

Siete convinti che compiere ogni cosa al tempo stabilito, significa già avvicinarsi alla perfezione?

Cercate, infine, di compiere le vostre azioni con la maggiore perfezione possibile?

IX - Non preoccupatevi troppo di sapere cosa si deve fare per compiere alla perfezione ciò che dovete fare.

Ciò che più conta è agire con la maggiore perfezione di cui siete capaci, perché facendo perfettamente ciò che sapete fare, meritate di conoscere e di sapere ciò che ancora non sapete.

X - Contentatevi di ciò che riuscite a fare e Dio sarà contento; ma non risparmiatevi in nulla di ciò che potete con l'aiuto della grazia.

Convincetevi che, purché lo vogliate, con l'aiuto della grazia divina, compirete cose più grandi di quanto pensate.

Alzata e orazione

I - Considerate il momento dell'alzata come un'azione molto importante, dato che lo Spirito Santo dice espressamente nella Scrittura di non trascurarlo affatto ( Pr 6,9-10; Sir 32,11 ).

Non è, quindi, il caso di angustiarci troppo, di esitare o di riflettere a lungo se dobbiamo o no alzarci quando è ora.

Il suono della campana è come se ci dicesse che dobbiamo alzarci subito, perché così è stabilito, e che non si deve pensare ad altro che a eseguirlo subito. Come vi comportate su questo argomento?

II - Il primo pensiero che dovete avere in mente, mentre vi vestite, deve essere rivolto a Dio, sia pregandolo, sia adorandolo con qualche breve ma fervente preghiera. Come vi comportate?

III - Mentre vi vestite pensate anche al soggetto dell'orazione che state per fare e manifestate a Dio il desiderio che avete di farla bene.

Non siete troppo lenti nel vestirvi? o troppo leggeri nel distrarre la mente, durante quei momenti, da pensieri inutili?

IV - Avete cura di bandire dalla mente ogni pensiero e di pensare solo a Dio, fino al momento di fare orazione?

Siete solleciti ad arrivare prima che venga detto il Viva Gesù, alle quattro e tre quarti del mattino, e senza mancarvi?

V - Con quale fervore vi recate all'orazione?

Quale amore avete per questo santo esercizio?

Assumete un atteggiamento di dignitosa compostezza?

Qual è la concentrazione della vostra mente?

Terminate l'orazione con qualche buon proposito?

VI - Le riflessioni della mente e gli affetti della volontà costituiscono, in pratica, la parte sostanziale dell'orazione?

lo Spirito Santo ne è l'anima che illumina e istruisce la mente e infiamma la volontà?

Quale profitto ne ricavate? ( Rm 5,5; Gc 4,5 ).

Cosa vi aiuta a trarre profitto da esse e quale, invece, ve lo impedisce?

VII - Fate orazione prendendo qualche buon proposito?

Quale affetto vi mettete? Vi date, poi, pensiero di metterli in pratica?

VIII - Alla fine dell'orazione fate anche un esame su come avete occupato il tempo ad essa destinato?

Questo esame dovete farlo sempre.

IX - Avete cura di fare, all'inizio dell'orazione ordinaria, una breve considerazione sulle azioni che compirete durante il giorno, soprattutto su quella che, forse, vi darà più fastidio?

Sugli incontri che, probabilmente, angustieranno la natura, in modo da disporvisi?

Sulle buone azioni che potrete fare e sui difetti da evitare?

Sull'intenzione che dovete proporvi?

Sulle virtù che avrete modo di praticare, nel compiere queste azioni?

E, infine, sul nostro ufficio o su argomenti di questo genere?

Credete, forse, di perdere tempo facendo questa considerazione?

No, essa è, invece, molto importante perché, la sera, non andrete a dormire senza avere fatto prima un esame della giornata per rendervi conto delle colpe che avete commesso e portarvi un giusto rimedio.

Ma non è meglio prevedere, al mattino, le colpe in cui potreste cadere e cercare di non cadervi, piuttosto che deplorare, la sera, di non averle previste?

Non mancate mai di fare così.

Ufficio e preghiere vocali

I - Considerate che Dio ci ha promesso di esaudire le nostre preghiere, se le diciamo bene ( Mt 21,22; Mc 11,24; Gc 5,15-16 ).

Non è, quindi, assolutamente il caso di dubitare se otterremo quanto è contenuto nell'Orazione domenicale - tranne che siamo noi a mettere ostacolo - perché il Pater è la più nobile, la più eccellente, la più facile e la più efficace delle preghiere.

Quali sono gli ostacoli che potreste frapporre tra voi e Dio?

II - Se vi esaminate attentamente sui difetti esteriori circa il rispetto e l'attenzione nelle preghiere, vi accorgerete subito che il vostro intimo non è sempre conforme alle richieste che fate.

Forse siete voi i primi a non volere ciò che domandate: pregate solo con le labbra, con il suono delle parole ( Is 29,13; Sal 78,36; Mt 15,8 ).

Potrebbe essere questo un grande ostacolo perché le vostre preghiere ottengano il loro effetto?

III - Che uso fate del tipo di preghiera detto « orazioni giaculatorie »?

Esse sono animate da sentimenti di pietà e di fervore e sono espresse da parole adatte alle necessità in cui veniamo a trovarci?

IV - Esaminatevi se vi capita spesso di dire le preghiere senza attenzione, come l'Orazione domenicale, la salutazione angelica, l'Angelus, la benedizione e il ringraziamento prima e dopo i pasti.

Passate in rassegna anche le altre preghiere e rimediate ai difetti in cui di solito cadete nel recitarle.

V - Con quale attenzione recitate il Rosario?

Fate trascorrere alcuni giorni senza dirlo?

VI - Vi capita di prendere qualche iniziativa o di cambiare ciò che state facendo?

Dite qualche preghiera entrando o uscendo dalla sala degli esercizi o dal dormitorio?

Lasciate, talvolta, trascorrere molto tempo - un'ora, ad es., o anche una mezzora - senza dire qualche preghiera?

Può bastare, in questi casi, un'elevazione del cuore a Dio.

VII - Imparate a memoria qualche versetto dei Salmi o di altri libri della Sacra Scrittura, come pure dell'imitazione di Cristo o di altre opere che state leggendo.

Cercate di conservare qualche buon pensiero dell'orazione del mattino, per nutrire ogni tanto il vostro spirito durante il lungo scorrere delle ore.

Lasciate, infine, al vostro spirito la libertà di produrre qualche buon pensiero o qualche santo affetto.

Siete attenti a non trascurare queste pratiche? Quale profitto ne traete?

VIII - Quale devozione avete verso la SS.ma Vergine, l'Angelo custode, il santo Patrono e il Santo che, ogni mese, vi viene assegnato come protettore e del quale dovete essere particolarmente devoto?

IX - Che uso fate dei sacramentali come l'acqua benedetta, le immagini dei santi, le loro reliquie, le medaglie e le indulgenze?

Essi ci procurano sempre qualche grazia, se li usiamo con il rispetto che meritano.

Quale rispetto avete per essi?

Con quale fede e con quale pietà ve ne servite?

Sarebbe mai possibile che nutriate per essi disprezzo e negligenza?

X - Fate, talvolta, qualche preghiera per la Chiesa, per i Superiori, per i benefattori, per gli amici e per i nemici?

Pregate per la conversione delle anime, specialmente per quelle che sono affidate alle vostre cure?

Vi ricordate delle anime del Purgatorio, delle necessità pubbliche e, soprattutto, del vostro prossimo?

Le preghiere che a questo scopo ci propone la Chiesa sono sempre le migliori.

XI - Fate in modo che le preghiere e le pratiche devote siano sempre controllate dai Direttori e che siano gradite a Dio che conosce meglio di noi ciò di cui abbiamo bisogno ( Mt 6,8 ).

Unitele ai meriti e ai disegni di Gesù, il quale ha anche meritato per noi grazie speciali: che siano magari guidate dal movimento dello Spirito Santo che ci fa pregare meglio con i suoi gemiti ineffabili di quanto non farebbero i nostri desideri naturali ( Rm 8,26 ).

Esercizi e azioni della giornata. I pasti, le ricreazioni e le conversazioni

I - Siate molto attenti al vostro dovere, soprattutto quando esercitate il vostro ufficio.

Esaminatevi se, talvolta, cadete in una di queste due colpe:

a) agire con eccessivo entusiasmo e per inclinazione naturale o, al contrario:

b) agire con esagerata svogliatezza, non considerando che è Dio che servite con queste azioni e con questo impiego.

II - Se si presentano diverse cose da fare, come diversi libri da leggere, diverse iniziative da prendere… scegliete ciò che piace di più alla natura o, invece, date ascolto alla ragione e alla grazia che vi consigliano ciò che è meglio fare in quel dato momento, anche se la scelta che fate contrasta fortemente le vostre inclinazioni?

III - Per compiere la volontà di Dio, avete più fiducia nel suo divino aiuto o, piuttosto, nelle vostre capacità intellettuali, nell'abilità o nel vostro modo di agire?

IV - Nelle cose che dovete fare, non date troppo ascolto al compiacimento e al gusto naturale?

V - Date più importanza al giudizio che la gente di mondo potrebbe dare [ sulle vostre azioni ] o ai vantaggi che ciò potrebbe procurarvi, anziché al frutto solido e veritiero che il vostro lavoro può procurarvi per la gloria di Dio e il semplice compimento di ciò che gli piace?

Dio, che ha voluto impegnarvi in questo esercizio per gli scopi che egli conosce, non vuole che vi preoccupiate d'altro.

VI - Fate gli esercizi spirituali ed eseguite il lavoro assegnatevi nel tempo stabilito?

Leggete solo i libri che vi sono stati dati da leggere?

VII - Mettete la stessa premura a fare ciò che non dovreste fare di quanta ne mettete a non fare ciò che invece dovete fare perché è richiesto dalla vostra professione?

VIII - Vi preoccupate di trovare una via di mezzo tra i due eccessi del troppo e del troppo poco, anche in ciò che riguarda la pratica della virtù?

Fate tutto senza fretta e senza preoccupazione?

Non avete, ad es., troppa fretta di portare a termine ciò che avete appena iniziato?

Non vi preoccupate eccessivamente quando ricevete l'ordine di fare ciò che non auspicavate minimamente?

IX - Vi ricordate spesso di Dio durante gli esercizi e le altre attività?

Vi preoccupate di ringraziarlo, alla fine, per le grazie che vi ha concesso?

Lo pregate perché continui a concedervele e perché vi perdoni le colpe in cui siete caduti nel compierli?

X - Cosa avviene durante i pasti? Come vi comportate?

Prestate, forse, più attenzione alle pietanze che alla lettura che si fa?

Siete troppo avidi nel mangiare o, invece, troppo lenti, per meglio assaporare i cibi portati in tavola?

Mescolate sempre il vino con molta acqua?

Riscontrate in voi altri difetti che si manifestano mentre siete a tavola?

XI - Imponetevi la norma di non parlare mai del bere e del mangiare, anzi non prestate loro alcuna attenzione.

In qualsiasi modo vi presentino i cibi, date prova che ne siete soddisfatti.

Come vi comportate in proposito?

XII - Siate esatti a mettere in pratica questo insegnamento di san Paolo, di mostrarvi soddisfatto sia quando il cibo manca sia quando abbonda? ( Fil 4,12 ).

XIII - Come trascorrete il tempo destinato alla ricreazione?

Siete davvero modesti? Riuscite a controllare la lingua?

Vi sorvegliate bene durante questo tempo che presenta parecchi pericoli e state in guardia per non cadere in qualche colpa?

Provate rimorso per i torti che - durante il suo corso - la lingua potrebbe avere arrecato alla vostra coscienza? ( Gc 3,2 ).

L'esperienza che avete acquistato, in seguito a colpe precedentemente commesse, vi spinge a essere più saggi, magari a vostre spese?

Siete riusciti a correggervi? Ne avete cercato i mezzi? E ve ne siete serviti?

Soffermatevi a lungo su questo punto, che ha la sua importanza; soppesatelo bene, fate attenzione a tutte le sue parti e non prendetene alcuna con leggerezza.

XIV - Non siate mai tristi della cattiva tristezza ( 2 Cor 7,9-10 ) che hanno i mondani, che proviene dalla mancanza di mortificazione e dalla scontentezza che si prova nell'avere ciò che non si vuole e di non avere ciò che si vorrebbe.

State anche attenti, però, a non lasciarvi andare a esplosioni di gioia che provocano in voi risate smodate, scherzi volgari e dissolutezze, che sono la peste della pietà e dello spirito ulteriore che deve regnare in Comunità ( Pr 12,18; Pr 14,13; Pr 24,9 ).

XV - Quando conversate con qualcuno, sia di casa che di fuori, lo fate con la maggiore correttezza possibile?

Senza complimenti e senza alcuna affettazione umana?

Cercate che i colloqui non siano troppo lunghi e di terminarli al più presto, tranne che un ordine del Fratello Direttore vi obblighi a prolungarli?

XVI - Siate davvero persuasi che la virtù vera non si riscontra nelle forme di sdolcinata cortesia.

È vero che essa ci prescrive di essere educati, cortesi e cordiali, di non offendere nessuno e di non offenderci al minimo pretesto.

Ma è anche vero che non ci permette di assumere atteggiamenti troppo mondani.

Esaminatevi sul vostro comportamento a questo riguardo, soprattutto quando dovete conversare con i secolari.

Esortazioni, conferenze, lettura spirituale

I - Considerate come sia un gran bene ascoltare la Parola di Dio e quanto grande è il male che potremmo fare non mettendola a profitto com'è nostro dovere fare ( Gc 1,22 ).

II - Avete ricavato qualche frutto dalla conferenza o dalla lettura spirituale?

Perché se vogliamo, qualcosa di buono possiamo sempre ricavarne.

III - La curiosità e la negligenza sono due grandi ostacoli che ci impediscono di ricavare, dalla lettura spirituale o dall'ascolto della Parola di Dio, quel profitto che Dio si aspetta da noi e che noi dobbiamo pretendere.

Siete caduti, talvolta, in uno o nell'altro di questi difetti?

IV - Dopo avere letto o avere ascoltato la Parola di Dio, l'avete applicata a voi personalmente?

E avete riflettuto se il vostro comportamento esterno e interno è conforme o no alle verità da essa dichiarate?

V - Non è certo il libro che leggiamo, ne i ragionamenti che ascoltiamo che riusciranno a commuovere le coscienze, è Dio che si serve di questi mezzi.

E a lui, quindi, che dobbiamoci rivolgerci sempre per domandargli la grazia di conseguire i risultati che vuole comunicarci.

L'avete fatto?

VI - Terminata la lettura e ascoltata l'esortazione, cosa fate?

Ringraziate Dio che vi ha concesso di farvi leggere o ascoltare la sua parola?

Gli chiedete perdono delle colpe che queste verità vi hanno fatto scoprire?

Vi chiedete: Quale profitto posso trarre dal libro letto o dal discorso ascoltato?

O, invece, una volta letto il libro o ascoltato il discorso, non vi date più preoccupazione alcuna?

VII - Avete un libro spirituale?

Ne fate lettura all'ora indicata, senza mancarvi mai?

Ne traete qualche frutto?

C'è qualche situazione che vi impedisce di farla con profitto?

Pensate di rimediare?

VIII - Vi tornano spesso in mente passi del Nuovo Testamento o dell'Imitazione di Cristo?

Sarebbe un'ottima cosa saperne qualcuno a memoria.

È opportuno leggere questi testi di seguito e per ordine ma, talvolta, anche ad apertura di libro, nei momenti liberi che capitano durante il giorno.

IX - Non scegliete e non chiedete in prestito libri spirituali, seguendo un vostro criterio, che sarà sempre alterato dall'amor proprio?

Lasciatene la scelta al Fratello Direttore: questa sottomissione vi procurerà un'intelligenza più facile e più chiara del libro stesso e un godimento maggiore per trame profitto.

X - Non vi sfuggirà, certo, la differenza che c'è tra una lettura che si fa per motivi di studio e una lettura spirituale.

Chiedetevi se siete sempre fedeli a questa distinzione.

XI - Avete cura di rendere conto del vostro comportamento al Direttore nel giorno che vi è stato fissato?

Nel farlo, vi mantenete sulle generali o scendete ai particolari?

Domandate al Direttore di aiutarvi a comportarvi bene?

Vi impegnate, poi, a mettere in pratica quanto vi ha raccomandato?

XII - Vi comportate con semplicità e come vuole Dio, in ogni vostro atteggiamento, come se aveste a che fare solo con lui, soprattutto nei rapporti con il Direttore?

O non siete, piuttosto, riservato e falso nei suoi riguardi, ricorrendo all'astuzia o a giri di parole, che magari chiamate prudenza e che, invece, sono pura follia al cospetto di Dio.

Sarà proprio lui a svergognarvi e a punirvi severamente, perché egli predilige la sincerità di cuore e la semplicità di spirito.

Esame di coscienza e confessione

I - Considerate che è cosa di grande importanza fare bene l'esame di coscienza e la confessione, perché sono i rimedi ai nostri mali spirituali.

Essi, però, saranno efficaci solo se li fate con la maggior esattezza possibile e con un cuore ben disposto ( Lam 3,40 ).

II - Siete esatti a osservare i cinque punti dell'esame indicati da sant'Ignazio?

Quale trascurate più frequentemente?

III - Viene dal profondo del cuore la contrizione che provate?

Vi infastidisce rinunziare all'affetto delle cose che vi spingono a peccare?

IV - Avete preso la risoluzione di emendarvi dei difetti più in vista: siete consapevoli in che cosa consista questa decisione?

Vi avvalete dell'esame di coscienza contro i difetti più notevoli?

V - Sareste pronti a morire dopo questo esame?

Se così non fosse chiedetevi, con apprensione, se l'avete fatto bene.

VI - Quale riparazione fate e quali penitenze vi imponete per espiare i vostri peccati?

Fate penitenza anche per quelli che non conoscete?

Vi viene a mente, per caso, che i peccati occulti sono in voi più numerosi di quelli palesi o manifesti?

VII - Dopo l'esame, trovate attrattiva per il raccoglimento e siete maggiormente consapevoli della bruttezza del peccato, di quanto non lo eravate prima?

Se non è così, è brutto segno.

VIII - Come vi preparate a ricevere il sacramento della penitenza?

IX - Con quale candore, semplicità e sincerità dichiarate le vostre colpe, nonostante la ripugnanza che la natura potrebbe sentirne?

X - Non sorvolate, con troppa facilità, su alcuni peccati sui quali dovreste, invece, soffermarvi maggiormente, per provarne una maggiore confusione e per meglio soddisfare alla divina giustizia che avete offeso?

XI - Sapete che un secondo peccato della stessa specie è più grave del primo, che il terzo è più grave del secondo e che è così degli altri che seguono.

Quello che confessate ora è forse il centesimo che avete commesso, nonostante le tante promesse fatte per non caderci più.

Tuttavia, l'avete commesso ancora, forse perché non vi siete cautelato abbastanza e, forse, senza provare lo stesso allettamento che provaste la prima volta.

E d'altronde risaputo che non c'è motivo che tenga per convincervi a peccare e per accondiscendere anche alla più piccola imperfezione, anche se dovesse inabissarsi l'universo intero.

Vi rendete conto, infine, che i pretesti che adducete sono davvero futili e che, proprio per questo, non dovreste smettere di piangere amaramente sulle vostre colpe?

XII - Sapete anche che per essere assolti dai peccati veniali bisogna essere profondamente decisi, tanto da non caderci più.

Ma se, dopo averli confessati, amate ancora le circostanze che vi hanno fatto cadere o quelle che ne sono state la causa, c'è molto da temere che la vostra sia stata una buona confessione.

XIII - Cosa direste a un eretico o a un infame peccatore, dopo la sua confessione generale?

Non gli direste che ora non deve cadere più in peccato?

E perché non dite la stessa cosa a voi, dopo aver confessato anche un solo peccato veniale?

Perché voi - a motivo della confessione - avete gli stessi obblighi di lasciarlo di quelli che un tizio qualsiasi ha a proposito dei peccati mortali.

XIV - Quali penitenze fate per i numerosi peccati che avete commesso?

Quali digiuni fate, o altre mortificazioni, sia volontarie che obbligatorie?

Con quale spirito interiore li animate?

Vi lasciate guidare dal vostro Direttore?

XV - Scegliete, però, un genere di mortificazione che possiate continuare a fare.

Non ne fate troppe, ma non risparmiatevi neanche troppo per viltà: il secondo aspetto dev'essere, tuttavia, più temuto del primo, perché produce conseguenze peggiori del primo.

Se intendete smettere di fare penitenza, badate bene che il motivo che vi spinge a farlo sia altrettanto virtuoso di quello che vi fece decidere a darle inizio.

Esaminatevi su ognuno di questi argomenti, perché sono tutti importanti.

Chiedete a Dio i lumi necessari per conoscere la moderazione che dovete osservare e per metterne a parte chi vi dirige.

La santa Messa

I - Tenete presente che i frutti che si possono ottenere dalla partecipazione alla Santa Messa dipendono molto dalla disposizione di animo con cui vi assistete.

II - Quando andate a Messa pensate di salire sul Calvario per rinnovare quanto lì si svolse?

Perché è lo stesso sacrificio ed è lo stesso Gesù Cristo che rinnova, per voi solo, quanto ha già fatto sulla Croce per tutti gli uomini.

Con quale preparazione partecipate a questo sacrificio?

III - La purezza del cuore e dei sentimenti è la disposizione più idonea che si possa avere per tale esercizio.

Se Gesù da la sua vita divina per noi ( Ef 5,2; Gal 5,24; Tt 2,14; 1 Gv 3,16 ), noi dobbiamo almeno presentargli la nostra, anche se essa è sensuale e animale.

Dobbiamo offrirgliela in sacrificio, se vogliamo partecipare al suo.

Siete disposti a farlo? E in quale modo?

IV - È opportuno fare queste considerazioni prima di andare a Messa.

Non dimenticate mai di formulare un'intenzione che sia, però, il più possibile conforme ai vari tipi di sacrificio che sono contenuti nella Santa Messa:

1° Olocausto, per riconoscere il potere sovrano che Dio ha su di noi.

2° Eucaristico, per ringraziarlo dei benefici che ci ha fatto.

3° Propiziatorio, per chiedergli perdono dei nostri peccati.

4° Impetratorio, per ottenere le grazie che ci sono necessario.

Ogni fedele può avere, inoltre, un'intenzione particolare per partecipare alla Santa Messa, intenzione che si può cambiare ogni giorno o ogni settimana, secondo le necessità di ognuno.

Fate proprio così?

V - Il modo migliore per ascoltare la Santa Messa è unirsi con il cuore a tutto ciò che il sacerdote esegue con le azioni.

Chi assiste al sacrificio, sacrifica con il sacerdote, perché prende parte con lui al sacrificio, benché sia solo lui a consacrare: deve avere perciò - almeno nel limite del possibile - lo stesso pensiero e lo stesso cuore del sacerdote.

Possiamo, tuttavia, pensare alla vita e alla morte di N. S. Gesù Cristo che vengono rappresentate durante la Santa Messa.

Ci si può, anche, occupare in qualche altro modo, come impetrare da Nostro Signore la pratica di una virtù o l'estirpazione di un vizio, che potremo facilmente ottenere in virtù, appunto, di questo santo sacrificio.

Come vi comportate?

VI - La confessione generale posta all'inizio della Santa Messa ha una grandissima importanza.

Esaminatevi se avete la contrizione necessaria per ricevere l'assoluzione che, subito dopo, il sacerdote impartisce e che ha il potere di cancellare i peccati veniali.

VII - Conoscete il motivo per cui si sta in piedi alla lettura del Vangelo che si dice durante la Messa?

E per confessare che siamo pronti a combattere e a morire per difendere le verità che vi sono contenute.

Provate - in quei momenti - questi sentimenti di fede e fate col cuore questa professione di fede?

VIII - Poiché vi recate a Messa per offrire in sacrificio voi stessi, perché non vi offrite, assieme all'ostia, al momento del cosiddetto offertorio?

Pensate a farlo in quel momento?

Fate questa offerta in verità e dal profondo del cuore - come fa Gesù Cristo che si offre in sacrificio - e la fate con le sue disposizioni? ( Eb 10,5 ).

IX - Quali sentimenti provate durante l'elevazione del corpo e del sangue di Gesù Cristo?

Con quale fede, con quale amore e con quale rispetto vi prostrate - in quel momento - per adorarlo?

X - Sapete cos'è la comunione spirituale? La fate ogni giorno assieme al sacerdote?

Essa ha grande merito, soprattutto se il desiderio che abbiamo di Gesù è grande e tale da disporvi a ricevere tutte le grazie che Nostro Signore è disposto a darvi.

La santa Comunione

I - Il frutto che otterrete dalla santa Comunione dipende dalle disposizioni con le quali vi ci accostate.

Quali disposizioni di animo avete in quel momento?

E qual è la purezza di cuore e di intenzione con la quale vi presentate alla sacra mensa?

II - È molto facile fare le quattro riflessioni che seguono, prima di accostarsi alla sacra mensa.

Fatele dunque e mettete il vostro cuore nello stato in cui deve stare per compiere un'azione così santa.

Chiediamoci:

1° Cosa sto per fare?

2° Chi sono io in confronto a Dio?

3° Perché e per quale motivo mi appresso al santo altare, con l'intenzione di riceverlo?

4° Come e per quale scopo debbo ricevere oggi la santa Comunione?

Avete già l'abitudine di fare queste quattro riflessioni prima di accostarvi alla Comunione?

III - Vi accostate alla sacra mensa con le stesse disposizioni che vorreste avere al momento di fare il vostro ingresso in paradiso?

Ci vuole, è evidente, almeno lo stesso rispetto per ricevere Gesù di quando sarà lui a riceverci.

IV - Sarebbe davvero un grande abuso e un vero disordine per la vostra anima, se la Comunione frequente ne diminuisse il fervore, perché - di solito - non c'è nulla che disponga meglio alla Comunione successiva di quella precedente ( Imitazione di Cristo, IV ).

Se non resistiamo alla grazia - che questo sacramento ci da - ci sazierà, ma non ci toglierà l'appetito e il desiderio di riceverla.

Così avviene con la gloria celeste che soddisfa, sì, i Beati, ma non fa loro perdere il desiderio di contemplare Dio, e pur avendolo visto un milione di volte, bramano ancora di vederlo, come se fossero da poco entrati un cielo.

Provate, anche voi, questo desiderio nei confronti della santa Comunione?

V - E giudizioso - al momento di ricevere la santa Comunione e durante il ringraziamento - ricordarci delle difficoltà che, ordinariamente, incontriamo nel servizio di Dio, facendo, suppergiù, questo ragionamento con la propria anima: Ecco, il tuo Dio si offre completamente a tè; non vuoi, anche tu, fare lo stesso?

Se le difficoltà sono solo queste, perché non cerchi di superarle per suo amore?

E per il rispetto che gli porti, non vuoi concedergli questo?

Sono certo che non ti permetterai di rifiutarglielo.

Basta sollecitare noi stessi e impegnarci dolcemente a vincersi.

VI - Riflettete sul fatto che in tutta la nostra esistenza non c'è un momento migliore di quello della S. Comunione e di quello che la segue, durante il quale avete la gioia di intrattenervi bocca a bocca e cuore a cuore con Gesù.

Eppure, se ci riflettete bene, dovete ammettere di non avere raccolto il frutto da queste sante comunioni.

Cercate, allora, la causa. Non potrebbe essere questa, e cioè che a parlare siete sempre voi, per cui non avete il tempo di ascoltare il Signore che vuole, anch'egli, intrattenersi con voi?

O non potrebbe essere la svogliatezza durante questi momenti?

Vi abbandonate a Gesù Nostro Signore per entrare nei progetti che ha su di voi e per eseguirli?

VII - Non preoccupatevi troppo di cercare pensieri nuovi per ogni giorno con l'intento di comunicarvi bene.

I più semplici e i più comuni sono anche i migliori, perché non c'è nulla di più emozionante e al tempo stesso di più potente per unirvi intimamente a Dio, della considerazione di ciò che di più comune c'insegna la fede a proposito di questo sacramento. Non è forse così?

E allora, perché non prendere l'abitudine di nutrire ogni giorno il vostro animo con questi pensieri e con questi sentimenti?

VIII - Se, come si afferma, è vero che basta una sola Comunione fatta bene per essere perfetti, è davvero il caso di ammettere che, per quanto vi riguarda, la colpa è in gran parte vostra se, dopo tante comunioni, siete ancora tanto imperfetti.

IX - Approfondite, nei particolari, la conoscenza dei vostri difetti - soprattutto di quelli più importanti -, chiedetene perdono a Dio e decidete di non ricadervi più.

Rinnovate i propositi che, in precedenza, avete fatto su questo argomento.

Fare così al momento della Comunione e durante il ringraziamento, vi sarà certamente molto utile.

X - Lasciate passare anche una sola Comunione senza chiedere a Dio qualche grazia speciale o qualche virtù di cui avete bisogno?

Esaminate quelle necessarie e chiedetele con insistenza, soprattutto durante la Comunione o immediatamente dopo, finché Nostro Signore è ancora nel vostro stomaco.

È certo, infatti, che - finché sarà dentro di voi - egli, che è tanto buono, non vi rifiuterà nulla di ciò che gli domandate.

Fine ( della raccolta del 1711 )

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