Annotazioni su Giobbe

20 - ( 20,2-29 ) Parole di Sofar il mineo: Voi non capite più di me.

Si rivolge agli amici che, come lui, volevano consolare Giobbe.

Ascolterò l'insegnamento della mia confusione.

Indirettamente vuole che Giobbe ascolti l'insegnamento che scaturisce dalla sua confusione, poiché in tal modo può ottenere anche lo spirito di sapienza.

È un'espressione enfatica, come quando noi, per dire a chi ascolta che deve stare in guardia, diciamo: È bene che io me ne guardi poiché, se no, ci starei male.

O che tu dai secoli [ eterni ] sei al corrente di queste cose?

Conosci forse queste cose da quando ebbero inizio i secoli?

Egli crede che Giobbe non le conosca perché è empio.

L'occhio vedrà e non aggiungerà niente. Egli infatti non sarà visto.

L'empio disperda i suoi figli. Il diavolo disperderà coloro che lo imitano o si lasciano sedurre da lui.

Le sue mani brucino per i dolori. Siano tormentate per le sue opere.

Le sue ossa sono robuste per la sua giovinezza. Egli va superbo per la sua stabilità.

La nasconderà sotto la sua lingua. Essendo un imbroglione non la manifesterà, ma se ne servirà in silenzio.

La risparmierà e non l'abbandonerà. Innamorato di lei e non volendo privarsene, non la combatte; ovvero: Il Signore lo risparmierà, e per questa impunità egli non la lascerà andar via.

La terrà proprio in gola: come una cosa [ assai ] gradevole.

Non potrà soccorrere se stesso. Non pertanto si libererà.

Fiele di serpe sarà nel suo ventre.

Nel suo intimo, dove nessuno vede, ha la malizia che lo porta a nuocere.

Le ricchezze ammassate ingiustamente saranno vomitate: con dolore delle interiora e oppressione nel cuore.

L'angelo lo scaccerà dalla sua casa, allorché sotto il peso delle tribolazioni saranno rese pubbliche le sue intenzioni occulte.

E risplenderà della rabbia dei draghi.

Quegli che dapprima era rimasto occulto viene messo allo scoperto dalle tribolazioni e così brilla dinanzi a tutti della della rabbia dei draghi.

Lo uccida la lingua del serpente. Cioè: lo seduca il diavolo.

Non veda la mungitura del gregge. Non porti i frutti che sogliono ricavarsi dalle pecore, cioè le opere di giustizia dalle quali concluda che gli potrà venire la redenzione.

Non [ avrà ] nemmeno il nutrimento del miele e del burro.

Non avrà le opere buone proprie di colui che elargisce con carità e con gioia e larghezza di cuore.

In effetti il burro è il latte rappreso. Ha lavorato invano e senza risultati.

Perché non comprende che tali effetti si procurano mediante le opere di misericordia.

Al riguardo anche del Signore si dice che mangerà burro e miele ( Is 7,15 ) in quanto saranno a lui serviti nella persona dei suoi discepoli più insignificanti.

Questi alimenti saranno come un qualcosa di talmente indurito che non lo si potrà né mangiare né ingoiare.

Non saprei dire cosa sia questo cibo indurito, se la cattiveria o la superbia.

Non si salverà per il suo desiderio. Perché ha desiderato cose cattive.

Non ci saranno avanzi del suo cibo. Passano le sue voglie insane.

Quando penserà d'essere sazio dovrà stringere la cintura.

Dalle voglie carnali pienamente soddisfatte non deriva sazietà ma angustia.

Se in qualche modo potrà riempire il suo stomaco.

Gli verrà un'angustia tale che egli dubiterà di poter riempire il suo stomaco, mentre in effetti queste cose le si ricerca proprio per liberarsi di tale angustia.

Questo egli afferma perché di tali beni più se ne ha e più se ne desidera.

E scaricherà su di lui il furore della [ sua ] ira. Perché non l'ha visto compiere opere buone.

Lo ferisca con dardo celeste: che duri per sempre. Il giavellotto traversi il suo corpo.

La tentazione lo penetri in modo tale che sia ferito e da ciò che spera e da ciò che lascia da parte: lo attraversi, per così dire, dal petto alla schiena.

Ci siano fulmini sopra le sue tende. Terrori improvvisi nei suoi pensieri.

Lo straniero danneggi la sua casa. È detto del diavolo, che quando viene a tentarci viene dal di fuori, mentre l'uomo ha già dentro se stesso le sue tentazioni.

Ma il cielo metta a nudo le sue iniquità. Il cielo, cioè il giudizio divino.

Dal [ divin ] sorvegliante deriva il possesso dei suoi beni. Glieli concederà Iddio.

21 - ( 21,2-34 ) Parole di Giobbe: E non mi venga da voi questa consolazione.

Quella cioè di credere che occorre godere dei beni temporali, mentre essi sono comuni ai buoni e ai cattivi e, nel caso dei cattivi, che costoro ne siano castigati.

Giobbe al contrario sostiene che gli empi godono di questi beni fino alla morte e nessun castigo è loro inflitto a causa loro.

E che mai? È forse inflitto dall'uomo il mio castigo? Il castigo viene dato a me da Dio.

Pertanto egli soltanto può consolarmi, non voi.

O perché non dovrei andare in collera? Non statemi dunque a consolare così, poiché la prosperità degli empi mi è davanti agli occhi.

Guardatemi e stupite pure: quasi che io dica sciocchezze. Se me ne ricordo, sono sconvolto.

Ripensando alle esperienze del passato, così diverso dallo stato in cui si trova ora, denunzia le amarezze e i guai della vita umana.

Le mie carni sono nella morsa dei dolori. Ho dolori nel corpo.

Perché vivono gli empi? Chiede loro il motivo, poiché essi dicevano che qui in terra gli empi sono castigati.

Le loro pecore, sebbene nella vecchiaia, sono di lunga vita.

Vivono a lungo, per quanto è possibile nella vecchiaia. In effetti non vivranno per sempre.

Nelle loro mani c'erano dei beni. Sebbene dicessero cose come queste, egli non tolse loro i beni posseduti.

Al contrario la lucerna degli empi sarà spenta.

Intendere: il luccichio della vita presente, da non intendersi però come pensavano loro.

I suoi figli vengano privati dei beni di lui. Cioè dei beni temporali che loro suggerì o l'anticristo o il diavolo.

I suoi occhi vedano la sua uccisione. Vuol dire che tale prosperità è sconosciuta agli stessi soggetti che la godono, mentre nella vita futura essa raggiungerà gli empi anche nella loro sensibilità.

Perché nella sua casa non ci fu volontà alcuna [ d'andar ] dietro a lui.

Perché nelle tribolazioni non hanno seguito il Signore con coscienza.

Sebbene il numero dei suoi mesi sia stato dimezzato.

Cioè: sebbene sia stato fedele nel servizio di Dio, tuttavia non ha sperato nei beni futuri, che sarebbero rappresentati dal completo numero dei mesi.

Ma egli giudicherà gli omicidi? Infatti gli empi, inculcando l'empietà per amore delle empietà carnali, uccidono l'uomo in ordine alla vita futura.

Tali omicidi non li giudicano gli uomini ma solo Dio. Costui morirà nella forza della sua schiettezza.

Sembra perseguire gli omicidi occulti, definendo l'uno prodigo e l'altro avaro; poiché gli uomini facoltosi sono ritenuti prodighi e onesti.

Le sue interiora sono colme di grasso. Egli possiede la gioia.

Le loro midolla si spandono. Il midollo che è dentro di loro si espande perché essi non tengono dentro di sé i loro beni, ma li spendono o in se stessi o negli altri.

So infatti che voi mi aggredite audacemente. Poiché non parlate sensatamente.

Poiché dite: Dov'è la casa del principe? Cioè degli empi o del superbo.

Credevano infatti che già in questo mondo venissero strappati loro i beni, mentre la maggior parte [ dei cattivi ] finisce la vita ancor pieni dei propri averi, per i quali saranno in realtà tormentati.

E poi, dov'è la coltre nelle tende degli empi? Cioè l'onore.

Interrogate coloro che camminano per la via. A chi non ripone la felicità nella via ma in essa cammina soltanto.

E non vi sfuggiranno i loro segni. O i segni che danno gli empi nel loro passaggio dicendo quel che loro accadrà, o i segni dai quali gli empi si riconoscono.

Chi riferirà a lui la sua via? Dinanzi all'empio nessuno osa denunziargli coraggiosamente la sua via all'infuori del Signore.

In effetti è lui che gli risponde. Eppure: Lo stesso Signore fu condotto nel sepolcro.

Tant'è vero che non è in questo mondo che occorre attendersi la ricompensa per la vita timorata [ di Dio ].

E sopra il mucchio si risvegliò. Egli risorse prima che l'insieme degli uomini destinati a risorgere sia tornato in vita.

Furono a lui dolci le pietre del torrente: di coloro cioè che il mondo non travolse, cioè dei suoi discepoli.

Dopo di lui gli va appresso ogni uomo, e innumerevoli uomini [ vanno ] davanti a lui.

Intendi: Dopo di lui ogni uomo, cioè l'unico uomo.

E davanti a lui uomini innumerevoli, cioè coloro che ora sono computati fra gli uomini; ovvero: Dopo di lui la moltitudine dei credenti e avanti a lui i patriarchi e i profeti.

Come dunque potete consolarmi con delle sciocchezze?

Decantandomi i beni del tempo presente ed esagerandone i mali?

22 - ( 22,2-30 ) Parole di Elifaz il temanita: Non è forse il Signore che insegna l'assennatezza e la scienza?

Quasi che Giobbe avesse affermato che Dio non giudica con giustizia.

In effetti non si può riprendere Dio se non in forza dell'intelligenza, ma in questa Dio è a noi superiore, perché è lui che la dà all'uomo.

Ebbene, dovrà egli comparire dinanzi a te per il giudizio? Perché tu possa essere confrontato con lui.

La tua luce s'è cambiata in tenebra, cioè la tua dignità.

L'acqua ti ha coperto mentre dormivi. La fiumana della tribolazione ti ha coperto quando ti sentivi sicuro.

Il suo giudizio avviene forse fra le nebbie? Come se egli, impedito dalla nebbia, non riesca a vedere.

O sono forse le nubi il suo nascondiglio, per cui non lo si vede?

Per questo sarebbe a lui celato quel che accade in terra. Egli percorre l'estensione del cielo.

La figura, non anche la terra. Stai tu forse a guardia della via percorsa dal tempo?

Quasi che Giobbe abbia supposto che Dio non si curi delle vicende umane.

Perché sono stati presi gli immaturi? Gli immaturi, com'essi si reputavano.

Infatti erano convinti di possedere un'esistenza eterna o, quanto meno, [ così pensavano ] prima di raggiungere la sapienza.

Tali cose avevano sentito, ma non erano questi i pensieri degli amici di Giobbe.

È estraneo a lui il pensiero dell'empio, se riempie di beni la sua casa.

È ignoto a lui il pensare dell'empio in quanto Dio non si comporta come spera l'empio.

E ciò significherebbe che o gli piace l'empietà o non la vede. Vedendo, i giusti si misero a ridere.

Essi capirono; mentre gli altri non riuscirono a capire, credendo che agli empi la ricompensa fosse data quaggiù.

L'innocente li derise. Derise gli empi. Sii saldo per sostenere [ la prova ].

Sii paziente, cioè tieni duro. Allontanerai l'iniquità dalla tua tenda.

[ Muterai ] il tuo comportamento o la tua vita. Essi dicono queste cose in senso carnale.

Lo porrai sulla roccia al di sopra del terrapieno.

È in opposizione con quanto ha detto, e cioè: Fiume che corre sono le loro fondamenta.

Egli si è umiliato. La stessa luce. E dirai: È montato in superbia. Lo dice contro i superbi.

Libera l'innocente e sarai salvo per l'innocenza delle tue mani.

Non stancarti di fare il bene, poiché Dio ha cura delle vicende umane.

23 - ( 23,2-16 ) Parole di Giobbe: So veramente che dalla mia mano [ proviene ] il rimprovero.

Il rimprovero dei miei peccati. La mia mano si è appesantita sopra il mio gemere.

Mi hai percosso perché me ne dolga. [ Potrò io ] giungere fino al suo trono?

Potrò io essere così santo da esser annoverato fra coloro che sono sua sede?

Allora sarei in grado di dire e udire la verità.

Per questo motivo i santi sono chiamati anche cieli, e conoscere le accuse che pronuncerà contro di me: l'esposizione dei motivi con cui egli dimostra di giudicare con giustizia tutte le cose, e sentire ciò che mi annunzia, essendomi avvicinato a lui.

Ovvero si metterà a giudicarmi con grande vigore? Opponendosi a me con potenza.

No di certo! Che però non mi strapazzi mentre sono atterrito.

Non mi maltratti a causa dei miei peccati, per i quali ora già sono nel timore, anzi ne sono atterrito.

Del resto, quando verrò a lui: in quella libertà per cui sarò computato fra [ coloro che formano ] il suo trono, amerò ogni cosa, e la sua potenza non si opporrà a me, anche se adesso, essendo io peccatore, egli potrebbe fare di me quel che gli piace, e ciò giustamente, anche se con mia sofferenza.

Da lui proviene la verità e la riprensione. Cioè: egli non rimprovera ingiustamente.

Porterà a termine il mio giudizio. Anche se ora mi rimprovera poi lo manifesterà.

Se per primo camminerò, poi non esisterò.

Non debbo sperare con alterigia né disperarmi per diffidenza; cioè non debbo deviare né a destra né a sinistra, come è detto: Se salirò fino al cielo, là tu sei, ( Sal 139,8 ) e chi potrà sloggiarmi? Con quel che segue.

Non riuscirò a comprendere quello che compirà a sinistra.

Ripete quanto detto sopra. Dice che non lo comprenderà dalla parte sinistra in quanto cioè immerso in cose temporali.

Si volgerà a destra e io non lo vedrò. Per questo non debbo essere dalla parte sinistra.

Se dice: Si volgerà è perché egli si trova fra gli spirituali, e io gli volgo le spalle se mi troverò dalla parte sinistra.

Ma egli conosce la mia via. E quindi io voglio seguirlo anche se mi farà passare in mezzo a tribolazioni.

Mi ha saggiato come l'oro: mediante le varie tentazioni. Uscirò [ rimanendo ] nei suoi precetti.

Uscirò dalle mie tenebre, ma resterò nella via dei suoi precetti.

Anche se lui ha deciso così: cioè di saggiarmi come l'oro mediante le molte tribolazioni.

Per questo ho affrettato il passo verso di lui.

Avendomi egli messo alla prova con le tribolazioni io mi sono distaccato dalle cose temporali e mi sono affrettato verso di lui.

Ammonito [ dalle tribolazioni ] sono diventato zelante di lui. Cioè: Per queste pene temporali ho evitato la condanna eterna.

Pertanto sarò turbato alla vista di lui. Pensando al giudizio futuro, dov'egli si manifesterà, anche adesso ne sono turbato e così potrò evitarlo.

Il Signore ha ammorbidito il mio cuore. Ascrive alla misericordia di Dio lo stesso timore che gli fa evitare le pene future.

Non saprebbe infatti che ai cattivi sono riservate nel futuro pene e tenebre, se il Signore non gli ammorbidisse il suo cuore con le presenti tribolazioni.

In contrasto con quant'è detto del faraone, a cui Dio indurisce il cuore. ( Es 7,3 )

24 - ( 24,1-25 ) Perché al Signore non sono nascoste le ore.

" Per questo motivo ", o: " Pertanto ". Hanno oltrepassato il fine: cioè Cristo.

E distolsero i poveri dalla via giusta, o inducendoli a imitare la loro condotta o a pensare che non c'è giudizio divino, vedendo che rimaneva impunita la malizia di chi, abbandonando la giustizia, li opprimeva.

Insieme [ con loro ] si sono nascosti i miti della terra.

I miti si sono nascosti insieme con coloro che avevano abbandonato la via della giustizia e per questo non sono venuti in mio aiuto.

Quando infatti la Chiesa è perseguitata ci sono in essa tre categorie di persone: quelli che approvano, quelli che fuggono e quelli che affrontano la sofferenza, raffigurati appunto dalla persona di Giobbe.

Asini inferociti si sono buttati addosso a me nella campagna.

Gente stolta e indomita, e per questo preda della superbia, si è buttata addosso a me mentre io stavo confessando.

Intendi: addosso alla Chiesa. Uscendo per la loro attività.

La loro attività è quella di scagliarsi contro di me. Di questo li ha incaricati Dio.

A lui è diventato gustoso il pane mangiato a danno degli adolescenti.

Dice che all'empio e al persecutore è diventato gustoso il pane, cioè la persecuzione, di cui volentieri gioiva quando la sollevava contro gli adolescenti.

Per adolescenti intendiamo gli amanti del piacere, in quanto essi facilmente vi acconsentono, ovvero quei tali che nella Chiesa hanno fatto tali progressi per cui sono al di là del candore semplice dei bambini ma non hanno ancora raggiunto quella fortezza virile per cui si sa disprezzare il persecutore.

Hanno mietuto anzitempo il campo che non era loro.

Lo dice di quei tipi di persecuzione in cui atterrivano la gente danneggiandola in qualche modo riguardo ai campi; ovvero per campo dobbiamo intendere la Chiesa, che essi volevano falciare con persecuzioni prima che il grano giungesse a maturazione, cioè prima che i grani buoni, cresciuti insieme con la zizzania, al tempo della mietitura ne fossero separati.

Saranno bagnati dal gocciolare dei monti: mentre si rifugiano nudi nelle spelonche, dove i sassi gocciolano.

Hanno strappato l'orfano dal petto [ di sua madre ].

Spesse volte l'orfano e la vedova sono da prendersi come simbolo della Chiesa: essi rappresentano un popolo fra i tormenti.

Hanno umiliato l'uomo caduto [ a terra ]. Cioè l'uomo privo dell'aiuto di Dio o di qualsiasi persona: non risparmiare persone come queste è segno di grande crudeltà.

Hanno iniquamente insidiato [ chi era ] nelle strettezze. Chi era in necessità.

Li cacciavano dalla città e dalle case. Altri venivano da loro espulsi.

L'anima poi dei bambini in grande gemito. Sottintendere: Era. Lo stesso Dio, inoltre, non aveva cura di loro.

Cioè degli empi. Non avendo cura di loro al tempo presente li privò della speranza in vista del giudizio di Dio poiché impunemente potevano compiere il male.

Per questo furono consegnati alle tenebre: dell'ignoranza quanto al giudizio divino.

E improvviso come un ladro li raggiungerà quel giorno. L'occhio dell'adultero aspetta le tenebre.

Vuol indicare a quali tenebre siano consegnati gli empi quando li si lascia impuniti: cioè non le tenebre che cercano gli adulteri e tutti i malfattori che agiscono di notte, per cui essi non sono riconosciuti di giorno, ma quelle tenebre che sono in loro anche allo spuntare del mattino.

Scava le case nelle tenebre. Ricorda altre opere cattive.

Di giorno misero se stessi sotto sigillo. Si occultarono.

Non conobbero la luce perché nello stesso tempo resta fissa sopra di loro l'ombra della morte.

La notte è passata ma non per questo li abbandona l'ombra della morte. È leggera sopra lo specchio dell'acqua.

Quanti sono penetrati dall'immagine e dalla forma di realtà evanescenti dobbiamo ritenerli più rilucenti della terra, e per questo è leggera in essi l'ombra della morte, che essi portano in sé per la condizione mortale; ovvero dice: È leggera sopra lo specchio dell'acqua, in riferimento a coloro che confessano Cristo nel battesimo.

Sia maledetta sulla terra la loro porzione. Sia infruttuoso quel che essi si sono scelti.

[ Lo ] rapirono infatti dal seno degli orfani. Con cattivi suggerimenti [ rapirono ] la parola dal cuore dei deboli.

Successivamente si è presa memoria del suo peccato: mentre egli pensava che venisse dimenticato.

Come una pianta inguaribile sia fatto a pezzi ogni iniquo. Una pianta cioè che non è capace di guarire.

Egli infatti non ha fatto del bene alla sterile, cioè a colui che è privo della consolazione dei figli.

Non si alza a prendere decisioni contro la sua vita. Non si decide [ ad agire ] contro la sua vita.

Doveva credere infatti che la sua vita era cattiva e perciò sollevarsi [ contro di essa ].

Quando comincerà ad indebolirsi, non speri di guarire. Indebolirsi, cioè: essere messo alla prova.

Ma cadrà malato. L'empio quando è nell'avversità va in cerca di quelle consolazioni che lo rendono ancora più debole.

Marcisce coma la malva al sopraggiungere della calura.

[ S'affloscia ] la sua altezza non sopportando il fuoco della tribolazione.

Parla di malva perché è un'erba poco resistente. O come una spiga che da sé si stacca dallo stelo.

La sua altezza era fasulla poiché egli si era scelto da se stesso consolazioni tali che peggioravano il suo stato di debolezza.

O in fin dei conti chi oserà affermare che io dico la falsità? Nell'ipotesi che le cose stiano diversamente.

25 - ( 25,1-5 ) Parole di Baldad il Sauchita: Cosa prenderò come principio se non il suo timore?

Questa aggiunta sembra combaciare con le parole che dice Giobbe, e cioè: Pertanto sarò turbato per il suo sguardo; vi rifletterò sopra e ne avrò timore.

Nessuno pensi che ci sia una dilazione per i pirati.

Essi tentano senza indugio, conforme a quanto Dio ha loro concesso.

Contro chi infatti si levano insidie che non provengano da lui? Cioè: avvengono quando lui le permette.

Le insidie, com'egli le chiama, sono le tentazioni. Ovvero, in che modo l'uomo potrà dirsi giusto di fronte al Signore?

Egli quindi giustamente lascia che l'uomo venga tentato. Ovvero, in che modo potrà diventare puro colui che è nato da donna?

Se Dio non lo purifica egli sarà sempre immondo. Se egli comanda alla luna [ di non splendere ] lei non splende.

Se motivi [ validi ] e l'ordine della sua Provvidenza esigano che la luna non splenda, egli comanda alla luna di non spendere ed essa non splende.

Ma perché questo? Vuol forse mostrarci che la luna non è pura dinanzi a lui perché lui le dà ordini ed essa non risplende?

Ovvero in questo passo si allude alla natura dell'anima razionale, alla quale fa da sole quella luce vera che illumina ogni uomo?

È risaputo poi che all'occhio umano la luna risplende tanto più luminosa quanto più dista dal sole, mentre quando si avvicina al sole scompare sulla terra.

Dobbiamo concludere che dal Signore viene ingiunto all'anima di superare l'origine terrestre e mortale per la quale il suo splendore si manifesta a chi guarda con occhio profano.

Quest'anima dovrà piuttosto manifestarsi e avvicinarsi, anzi aggiogarsi alla sapienza in modo che rallegrandosi intimamente per la sua luce si guardi dal praticare la sua giustizia davanti agli uomini per essere da loro ammirata ( Mt 6,1 ) ma, qualora voglia gloriarsi si glorii nel Signore. ( 1 Cor 1,31 )

In effetti anche ciò che è dato osservare agli uomini è dono del Creatore, nemmeno le stelle sono pure dinanzi a lui.

Se confrontate con lui.

26 - ( 26,2-14 ) Parole di Giobbe: A chi sei vicino?

Ovvero: chi intendi aiutare? È sdegnato ritenendo che essi dovrebbero essere puniti da Dio per la loro ingiustizia.

Viceversa egli parlando con se stesso si sottrae [ dal giudicare ] lasciando a Dio il giudizio su di loro.

Fa così per non dar l'impressione che voglia mettersi al fianco di Dio o magari anche aiutarlo, quasi che egli sia incapace di tenere a freno gli uomini e farli ravvedere, o peggio ancora, pare voglia suggerirgli come si debba comportare con loro ovvero stare appresso a lui per poter in qualche modo individuare il motivo per cui Dio permette che ci siano truffatori e perché li lasci vivere, mentre egli con la sua potenza imperscrutabile supera ogni anima che si mette ad indagare.

Sembrerebbe quasi che, parlando così, voglia in qualche modo comunicare a Dio qualcosa sul loro conto, mentre la verità è che, quando l'uomo apre la bocca, lo fa perché da Dio riceve anche il respiro.

O che forse i giganti saranno annientati? Se è vero che Dio non annienta i giganti, non c'è da stupirsi che egli perdoni anche costoro.

Perché poi non si dicesse: " Ma costoro sono stati rinchiusi nel carcere infernale ", aggiunge che Dio vede l'inferno, eppure costoro li ha sistemati là dov'essi hanno meritato di andare, come [ ha fatto anche con ] i giusti, tanto quelli che sono giusti ora, quanto quelli che lo saranno in seguito.

Egli non li allontanerà mai totalmente dalla sua presenza, poiché tutte le cose sono nude ai suoi occhi.

In tal modo per " giganti che stanno vicini " prendiamo anche i consolatori di Giobbe, che erano superbi.

Sotto l'acqua anche i loro vicini. Dobbiamo forse sottintendere: Sono tenuti, o una parola simile, che regga quel sotto l'acqua? Non c'è velo per il regno dei perduti.

Nemmeno chi va perduto è a lui nascosto. Stende il settentrione sopra il nulla.

Il settentrione può significare il diavolo, e la terra può significare il peccatore, poiché vana è la speranza dell'uno e dell'altro.

Sospende la terra sul vuoto. Cioè nell'aria.

Ferma l'acqua nelle sue nubi. Riferito all'oscurità della profezia.

Sotto di lui non si è squarciata la nube. Cioè sotto la verità contenuta nella nube: la quale non si squarcia per chi comprende le Scritture.

In esse infatti non ci sono affermazioni fra loro in contrasto, come ritengono coloro che non le capiscono.

Tiene nascosto il volto del sole. E per questo il sole della giustizia non è conosciuto dagli empi.

Stende sopra di lui la sua nube. Cioè la carne che il Signore assunse.

Sopra l'estensione delle acque delimitò il precetto. Cioè sopra i popoli.

Fino al termine della luce. Vale a dire: Sino alla fine di questa vita, cioè sino alla fine del mondo; ovvero finché non siano giunti al fine, cioè resi perfetti, gli uomini ai quali è stato detto: Un tempo eravate tenebra, ora invece siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

Le colonne del cielo tremarono e si bloccarono per il suo rimprovero severo.

La cosa capitò a Pietro quando fu ripreso da Paolo. Con la sua potenza calmò il mare.

Placò il mondo, da cui la Chiesa era perseguitata.

Ne deriva che l'affermazione secondo la quale le colonne del cielo tremarono per il suo rimprovero severo, potrebbe interpretarsi anche nel senso che gli uomini più forti della Chiesa tremarono dinanzi al pericolo che derivava ai deboli dal rimprovero del Signore che permetteva la prova della persecuzione.

Era infatti una colonna colui che grida: Chi è debole senza che divenga debole anch'io?

Chi subisce uno scandalo senza che io ne bruci? ( 2 Cor 11,29 )

Dalla sua avvedutezza fu ferita la squadra. Dice che il diavolo si sentì ferito di dolore quando i giusti smisero di cedere dinanzi a lui.

Lo temono le cateratte del cielo. Vale a dire o gli angeli o coloro che hanno ricevuto le chiavi del regno dei cieli.

Con un comando uccise il drago disertore. Prima lo aveva chiamato la squadra, adesso mostra com'egli sia stato ferito.

La cosa avvenne quando gli uomini, ricevuto il comando [ di Dio ], rinunziarono a lui.

Ecco, queste le parti della sua via. Cioè della via con cui si giunge a Dio.

Chi conoscerà la voce del suo tuono quando egli farà [ questo ]? Chiama tuono la voce più che mai eloquente che annunzia la sua manifestazione, ovvero anche quella voce pronunziata dal " figlio del tuono " quando scrisse: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Per cui questa è la successione delle parole: Quando lo farà, ci sarà forse qualcuno che conosca la forza del suo tuono?

27 - ( 27,3-23 ) Uno spirito divino è nelle mie narici.

Con queste parole mostra che le cose che dice le dice profeticamente, e profeticamente conosce che i suoi consolatori sono pieni di falsità.

Mai mi succeda che io vi qualifichi come giusti: ne vada anche la vita.

Anche se mi perseguiterete fino alla morte perché io vi rimprovero liberamente.

Non separerò infatti l'innocente. Non separerò quindi nemmeno voi.

Io non sono consapevole d'aver commesso azioni inique.

Sogliono infatti ordinariamente risparmiare rimproveri agli altri coloro che temono che da loro possano essere rimproverati per colpe realmente commesse.

Quale speranza c'è per l'empio? Poiché egli attende.

Perché non si creda che egli desiderasse il male contro i suoi nemici, qui espone con quale animo abbia pronunziato le sue parole.

Egli vuole certamente che la loro empietà sia abbattuta e che la loro superbia scompaia: la qual cosa avviene quando l'anima in colpa viene liberata dalla sua empietà.

Ora questa liberazione si ottiene mediante la confessione dell'uomo pentito e il dono di grazia concesso da Dio, che rimette la colpa.

Per cui: Quale speranza c'è per l'empio? è la domanda; alla quale fan da risposta le parole: Poiché egli attende e nel Signore confida che [ la colpa ] gli sia rimessa e che il Signore esaudisca le sue implorazioni.

Si potrebbe, è vero, pensare che queste parole abbiano un senso diverso, ma non si adatterebbe né al testo né agli insegnamenti della fede la spiegazione che desse all'intera frase una tinta di disperazione, quasi che per l'empio non ci sia assolutamente alcuna speranza [ di salvezza ].

Contro tale ipotesi è stato scritto: Se uno crede in colui che giustifica l'empio, questa fede gli viene computata come giustizia. ( Rm 4,5 )

Si comprende quindi che egli dice che [ a ciò ] segue la grazia del Signore.

O se gli sopraggiunga la necessità. Per questo motivo dobbiamo attendere la grazia di colui che rimette [ la colpa ].

In realtà, non fu forse nella necessità, cioè nella tentazione, che egli ebbe fiducia di meritare dinanzi a Dio?

O se lo invocherà, [ Dio ] lo esaudirà? [ Lo esaudirà ] forse se lo invocherà riponendo fiducia nelle sue opere, che sono inesistenti?

Per questo vi paleserò cosa ci sia nella mano del Signore. Cosa cioè Dio disponga.

Ecco voi tutti sapete che stoltamente parlate di cose insulse.

Per questo motivo c'è da attendersi la grazia.

Infatti uno che parla stoltamente di cose vane come potrebbe presentare meriti a lui derivati dalle sue opere?

Sopra di loro arriverà, col consenso dell'Onnipotente, il dominio dei potenti.

Li domineranno le potenze, cioè il diavolo e i suoi angeli.

Li chiama le potenze perché gli altri diverranno deboli seguendo la vanità, e così avranno il sopravvento su di loro i capi e i principi [ del mondo ] della vanità.

Anche il Signore, del resto, chiama " il forte " il diavolo, ( Lc 11,21 ) e ciò per il semplice motivo che tiene in suo dominio gente priva di vigore.

Se saranno molti i suoi figli, essi ci saranno per dargli la morte.

Chiama suoi figli coloro che lo sollecitano e seducono, cioè ogni uomo che suggerendo falsi dogmi conduce alla perdizione. Se arriveranno all'età giovanile, si troveranno in miseria.

Cioè: se persisteranno nell'errore proveranno la miseria, poiché la vanità non li appaga.

Quelli che gli stanno vicini non eviteranno la morte.

Lo dice di coloro che gli somigliano di più nell'arte di sedurre.

Non ci sarà compassione per le loro vedove.

Cioè per le moltitudini della gente comune che egli è riuscito a sedurre quando a loro, rimaste sole per la morte dello sposo, ha fatto conservare una specie di fedeltà coniugale con promesse basate sull'errore.

Se ammasserà l'argento come argilla. Cioè: Se i saggi e gli intelligenti la penseranno come loro, essendo ancora terra e fango cioè animati da pensieri stolti e sentimenti carnali; in seguito però si correggeranno e conosceranno [ la verità ] e così torneranno fra i giusti.

Le loro case infatti saranno come la tignola e il ragno, che egli ha conservato.

Parla del cuore o della coscienza. Ovvero chiama case le difese dove essi riparano, difese fatte d'astuzia e di sotterfugi e quindi oltremodo inconsistenti, come il bozzolo dove si nasconde il tarlo e come il buco del ragno, dov'egli cioè si rifugia e poi lo copre e ottura.

Che ha conservato. Lo intendiamo nel senso che in quel buco ha conservato se stesso, poiché non tutti i ragni si comportano così.

Diciamo questo a motivo dell'interna corruzione che spontaneamente deriva dai cattivi pensieri e per le opere infruttuose che con apparente diligenza l'empio ammassa nella sua casa. Il ricco si addormenterà e non accrescerà [ i suoi beni ].

Infatti dopo la morte egli non aggiungerà altre sostanze alle sue malefatte.

Egli apre gli occhi, e più non esiste. Infatti nella resurrezione non si troverà più ricco, a differenza di quanto aveva sperato.

Lo porterà via il bollore, ed egli sparirà. Si riferisce al bollore del mare, cioè alle tribolazioni di questa vita, ovvero alla calura estiva che secca l'erba priva di radici.

E lo spazzerà via dalla sua sede. Lo priverà, cioè, di quanto sperava; ovvero: Dio lo spazzerà via dalla sua sede, in modo che egli non si trovi più nella casa di Dio, cioè nel popolo dove Dio abita.

Scaraventerà su di lui, e non lo risparmierà. Sembra parlare delle pene, viste come un gran mucchio.

Con le sue mani lo applaudirà. Non diversamente è stato detto: E io me la riderò della loro rovina. ( Pr 1,26 )

Egli infatti non verserà lacrime quando gli empi andranno in rovina.

28 - ( 28,1-27 ) C'è infatti un luogo per l'argento, dov'esso è lavorato.

Sono gli uomini prudenti, dediti prevalentemente all'azione.

E un luogo per l'oro, dov'esso è purificato. Sono i sapienti, dediti alla contemplazione.

Il ferro infatti si ricava dalla terra. Questi metalli dobbiamo prenderli tutti, senza distinzione, in senso buono.

Infatti se parla del ferro senza differenziazioni è per indicarci che anche sopra parlava del ferro.

Tuttavia col nome di ferro possono indicarsi gli uomini forti.

In concreto infatti non c'è distinzione nella sapienza degli uomini all'infuori dell'essere o no in suo possesso.

Anche il rame si estrae similmente come le pietre.

Cioè lo si separa totalmente dalla terra. Intende mostrare il perché i buoni sono temporaneamente mescolati ai cattivi.

Accade perché i buoni sono stati separati dall'identica massa dei cattivi, ad opera dei quali poi vengono purificati.

È quanto accade nei metalli che occorrono per costruire un oggetto o un edificio: essi debbono sciogliersi e prendere forma insieme alla terra, dalla quale poi sono separati affinché, avvenuta la separazione, la terra occupi il suo posto e la sua collocazione precisa, come accadrà agli empi dopo la condanna da loro meritata.

Egli trova il fine ad ogni cosa. Cioè dove condurla. Dice trova per dire stabilisce.

La pietra della tenebra e l'ombra di morte. La pietra, cioè il Vecchio Testamento, è stato dato in mano alle tenebre e all'ombra di morte, cioè in mano a coloro che andavano dietro a cose carnali, sebbene le attendessero dall'unico vero Dio.

Allora gli uomini in preda alla superbia non separavano le acque del torrente, cioè non scivolavano sopra le cose temporali per raggiungere, al di là di queste, una qualsiasi solidità, ma erano trasportati dal loro stesso precipitare.

Ed è stata effettuata la separazione del torrente dalla cenere.

È stata effettuata da colui che confessa i propri peccati e non si inorgoglisce di meriti di opere [ buone compiute ]: la qual cosa si fa mediante la grazia del Nuovo Testamento.

La separazione del torrente dalla cenere. Cioè dagli uomini.

E sono stati sospinti lontano dagli uomini. Da coloro che con lusinghe li distoglievano, senza che Dio li rimproverasse, dalle cose che erano state loro promesse perdendo il loro primato.

La terra dalla quale è venuto fuori il pane. Sottintendi: Dico che sono stati rimossi coloro dai quali, come da un terreno, uscì il pane del Signore.

Egli la brucerà. Il Signore brucerà l'incredulo nel giudizio che verrà a fare dal cielo.

Le sue pietre saranno un luogo di zaffiro. Ordina: Saranno un luogo di zaffiro, cioè di metallo prezioso e necessario alla costruzione della città celeste.

Mucchi d'oro per lei. Essa avrà oro non in piccola quantità ma a mucchi.

La strada che l'uccello non ha conosciuto. L'umiltà del Signore.

Non l'ha vista l'occhio dell'avvoltoio. Del diavolo.

Il leone non vi è passato. Colui che va superbo per la sua forza.

Ha steso la sua mano su pietra durissima. Dio infatti è talmente potente da suscitare dalle pietre figli ad Abramo. ( Mt 3,9 )

Ha rotto gli argini dei fiumi: per irrigare tutto il terreno.

Chiama fiumi certi annunziatori della parola, i quali volevano essere rinchiusi dentro le loro sponde predicando tutto [ il dato rivelato ] ai soli circoncisi.

Il mio occhio, viceversa, ha visto tutto il bene prezioso. Il mio occhio umano [ lo ] ha veduto attraverso il Verbo incarnato.

Ha svelato le profondità dei fiumi. Le energie interiori per cui si sopportano le persecuzioni, martirio compreso, sono occulte e impervie all'uomo finché siano palesate dalla prova della persecuzione stessa.

Mostrò in [ piena ] luce la sua potenza. La mostrò in coloro ai quali disse: Voi siete la luce del mondo. ( Mt 5,14 )

Per la loro opera infatti si convertì anche una non piccola parte dei giudei. L'abisso diceva: Non è in me.

Per questo motivo gli uomini residenti nell'abisso non riuscirono a trovarla: perché lì non c'era.

Per essa non si dà l'oro serbato [ nella borsa ]. Cioè il tesoro.

Non è meno pregevole dell'oro di Ofir. È come se dicesse: Almeno per questo cercatela, perché non vale meno dell'oro di Ofir.

Non si può paragonare a lei l'oro né il cristallo. Da intendersi riferito a un qualche cristallo prezioso, o perché ci sono uomini che amano il vetro più della sapienza.

E suo controvalore i vasi d'oro. Sottintendi: Non sono permutabili con lei.

Le cose sublimi e il gabis non li si ricorda. Saranno dimenticati, a differenza di lei.

Si può anche dire che le cose sublimi e il Gabis sia riferito ad ogni cosa eminente di cui si perde la memoria, affinché tu attinga la sapienza dalle cose nascoste mediante l'umiltà.

La sapienza in che modo è stata trovata? Dice così perché l'uomo non può trovarla senza l'aiuto della grazia; per cui il nostro cuore deve rivolgersi a Dio.

È nascosta agli occhi di tutti gli uomini. Perché non risiede fra le realtà sensibili.

Dissero la perdizione e la morte. Cioè gli uomini perduti e già morti perché vivono immersi in piaceri.

Il Signore indicò premurosamente la sua via. Cioè la via dell'umiltà, che è nascosta agli uccelli del cielo.

Egli conosce la sua dimora. Dimora della sapienza chi è se non il Padre?

Dicendo infatti: io sono in lui ed egli è in me, ( Gv 10,38 ) i due sono come dimora l'uno per l'altro.

Egli raggiunge con lo sguardo tutto ciò che esiste sotto il cielo.

Egli conosce tutte le cose come colui che le ha create, e non attraverso i sensi.

Il sollevarsi dei venti e le loro dimensioni. È descritto l'intero mondo creato segnalando le singole parti.

E molto a proposito dice che tutto è stato creato secondo un peso, una dimensione e un numero, da cui con la mente si può raggiungere il Creatore.

Quando le fece le enumerò conforme le vedeva.

Non guardò fuori per fabbricarle ma, essendone l'artefice, le vide in se stesso.

E la via alle voci delle tempeste. Dice tempeste per designare le tentazioni; e tentazioni sta in vece delle persone tentate, come se si dicesse le " grida del naufragio " invece di " grida dei naufraghi ".

Allora egli la vide e la manifestò. Nella sua predestinazione il Signore vide la via per la quale tornano indietro gli uomini caduti in tentazione.

La preparò e la penetrò. Nella predestinazione, non nella realtà dei fatti.

29 - ( 29,2-25 ) Chi mi riporterà ai mesi dei giorni passati?

Queste parole sembrano dette a nome della Chiesa unita al suo capo, Cristo.

Si ha l'impressione che a parlare sia l'intero corpo di questo uomo, mentre si trova nell'imperversare di molte tribolazioni e prove, e cioè in quei giorni nei quali diceva il Signore: Verranno giorni nei quali desidererete vedere uno solo di questi giorni ma non lo vedrete. ( Lc 17,22 )

Nel tempo infatti che il Signore rimase sulla terra non c'erano motivi di angustia, in quanto il popolo cristiano era ancora piccolo di numero, risultando solo di coloro che avevano creduto in lui.

Fra questi credenti c'erano quei cinquecento fratelli ( e più ancora ), ai quali il Signore si degnò di apparire dopo la sua risurrezione, come riferisce l'Apostolo. ( 1 Cor 15,6 )

Allora non c'erano preoccupazioni o che la Chiesa fosse governata male da gente cattiva o che fosse lacerata dalle male arti degli eretici o degli scismatici.

Non subì nemmeno persecuzioni con pene fisiche e non ebbe a sopportare avversità né all'interno né all'esterno.

Giobbe quindi parla a nome dell'uomo, cioè del popolo, appartenente al Nuovo Testamento in quanto animato dal desiderio di quei giorni predetti dal Signore.

Se pertanto parla di mesi, e non di anni, lo fa probabilmente perché da quando il Signore scelse i discepoli fino al tempo della passione trascorsero non anni ma solo dei mesi.

Quando la sua lucerna splendeva sul mio capo. Cioè: sul corpo del Signore lì presente in modo visibile o sulla parola uscita dalla bocca di lui che lì era presente corporalmente.

Quando la parola del Signore era diretta alla mia casa.

Per [ accrescere ] la diligenza nel custodire la [ sua ] familiarità.

E accanto a me [ stavano ] i miei servi. I quali mi trattavano con rispetto servendomi umilmente ciò che necessitava.

Quando egli per le mie strade faceva piovere il burro.

Attraverso la mia [ buona ] condotta egli procurava l'esultanza della fede e delle opere buone.

Quando i miei monti abbondavano di latte. Quando i profeti erano ben spiegati ai piccoli.

Quando di buon mattino uscivo [ e mi recavo ] in città. O nel senso che, trascorse le tenebre della paura, splendeva ormai il chiarore [ della luce ], o che si era agli inizi della Chiesa, per cui egli non era né del tutto nascosto né del tutto manifesto.

A me si alzava un seggio nelle piazze. Cioè dalle moltitudini si concedeva a me il potere d'insegnare.

I giovinetti nel vedermi si nascondevano. Essendo schiavi delle concupiscenze.

Invece gli anziani si alzavano in piedi. Lo si dice dei saggi.

I potenti smettevano di parlare. Coloro che andavano orgogliosi delle loro dottrine.

L'orecchio ascoltava e mi proclamava beato. Il popolo che non conoscevo mi ha servito, ascoltandomi mi ha obbedito. ( Sal 18,45 )

Vedendomi, l'occhio si volgeva altrove. L'occhio dei giudei increduli.

La bocca della vedova mi benediceva. Lo dice della bocca dell'anima che ha rinunziato allo sposalizio con il diavolo.

Ecco, si portava al sepolcro un morto, figlio unico della madre, che era vedova. ( Lc 7,12 )

Mi vestivo del [ giusto ] giudizio come di un manto. Nel preferire i beni spirituali a quelli carnali non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra: ( Mt 6,3 ) non sappia cioè con quale intenzione ci si muova ad operare.

Infatti quando si indossa la clamide come veste, la sinistra rimane coperta mentre la destra sporge al di fuori: la qual cosa esattamente fa colui che giudica rettamente a qual fine si debba riferire ciò che si sta compiendo.

Ho ricercato un giudizio che non conoscevo. Ecco noi abbiamo lasciato tutto per seguirti: che vantaggio ne avremo? ( Mt 19,27 )

Dice che è stato motivo di contentezza per lui l'avere incontrato uno a cui chiedere qualcosa sul giudizio futuro.

Ho spezzato i denti molari degli iniqui, affinché non divorassero il popolo per cibarsene come di pane.

La mia vita giungerà alla vecchiaia e, come palma, vivrò lungo tempo.

La mia vita si allungherà e come palma sarò eternamente onorato: godrò per la mia esaltazione e la mia giustizia.

La rugiada si manterrà a lungo sulle mie messi. Si chiama messe un campo quando vi germoglia il grano seminato.

La nuova mia gloria sarà con me. Sarà con me la gloria del nuovo Testamento.

E il mio arco avanzerà stando nella mia mano. Farò quel che comando.

Non aggiunsero [ nulla ] al mio dire. Allude alla perfezione del Vangelo.

In effetti il parlare che era stato concesso alla sinagoga ebbe bisogno di aggiunte.

Si rallegravano quando parlavo con loro. Infatti il parlare antico conteneva parole di timore, il nuovo parole di carità.

E se anche ridevo con loro essi non credevano. Si riferisce alle parole espresse in parabole, che non erano capite, tuttavia stando al suono delle parole, non le si credeva espressioni prive di significato.

Tale è il riso sulla bocca di Sara, ( Gen 18,12 ) il quale significava che gli antichi compivano tutto con valore profetico.

Lo stesso è di quanti dicono qualcosa in senso figurato.

Ho scelto la loro via e mi sono assiso come protagonista.

Lo dice in quanto Egli assunse la nostra mortalità o perché si mise a tavola con i pubblicani e i peccatori, sempre però per essere il protagonista in ordine alla loro salvezza.

E stavo in casa come un re circondato da eroi.

Da coloro, cioè, che abbandonate le proprie cose lo avevano seguito. Come uno che consola gli afflitti.

Lo dice di coloro che godevano nella speranza mentre per la loro vita presente erano rattristati.

Di loro è detto: Beati quelli che piangono, ( Mt 5,5 ) e ancora: Come gente triste, ma che è sempre nella gioia. ( 2 Cor 6,10 )

Essi non possono racchiudere dentro di sé quella grandezza di cui è detto: Chi avrà così operato e insegnato sarà chiamato grande nel regno dei cieli. ( Mt 5,19 )