La città di Dio

Indice

La Chiesa, città di Dio nella storia

45.1 - La Chiesa tempio del Signore

Dopo che il popolo giudaico cominciò a non avere più Profeti, senza dubbio divenne peggiore, proprio in quel tempo in cui con la ricostruzione del tempio dopo la schiavitù in Babilonia sperava di avere una vita più prospera.

Quella razza carnale interpretava in questo senso quel che fu preannunziato dal profeta Aggeo con le parole: La fama di questa casa nuova sarà più grande della prima. ( Ag 2,10 )

L'aveva fatto capire poco prima che il passo era riferito alla Nuova Alleanza con le parole con cui dice parlando apertamente del Cristo: Muoverò tutti i popoli e verrà il desiderato di tutti i popoli. ( Ag 2, 8 )

In questo passo i Settanta hanno espresso con autorità profetica un altro significato più adatto al corpo che al capo, cioè più alla Chiesa che al Cristo: Verranno le cose elette del Signore da tutti i popoli, cioè gli uomini di cui Gesù ha detto nel Vangelo: Molti sono i chiamati, pochi gli eletti. ( Mt 22,14 )

Con questi eletti delle nazioni viene edificato il tempio di Dio nella Nuova Alleanza con pietre vive, molto più illustre del tempio che fu costruito da Salomone o ricostruito dopo la cattività.

Per questo da quel periodo il popolo giudaico non ebbe Profeti e fu umiliato con molte sconfitte da re stranieri e dagli stessi Romani, affinché non si presumesse che questa profezia di Aggeo fosse compiuta con la ricostruzione del tempio.

45.2 - Da Alessandro a Giuda Maccabeo

Poco dopo fu assoggettato con la venuta di Alessandro senza nessun saccheggio perché non osarono resistergli e perciò lo accolsero facilmente rabbonito dalla loro sottomissione, tuttavia il buon nome di quella casa non fu così grande come era nel libero potere dei propri re.

Difatti Alessandro offrì vittime nel tempio di Dio, non perché convertito al suo culto da vero sentimento religioso, ma perché pensava con leggerezza da miscredente che egli doveva essere adorato assieme ai falsi dèi.75

Poi Tolomeo, figlio di Lago, come ho ricordato precedentemente, dopo la morte di Alessandro li condusse prigionieri in Egitto.

Il successore Tolomeo Filadelfo, molto ben disposto, li lasciò tornare.

A lui si deve, come ho narrato poco fa, che avessimo la traduzione dei Settanta.

Poi furono afflitti dalle guerre che sono esposte con tanti particolari nei Libri dei Maccabei.

In seguito furono soggiogati dal re di Alessandria Tolomeo, chiamato Epifane, poi spinti con molte e gravissime pene al culto degli idoli dal re di Siria Antioco.76

Il tempio stesso fu violato dalle sacrileghe pratiche religiose dei pagani, finché il loro valorosissimo condottiero Giuda, chiamato anche Maccabeo, dopo aver respinto i generali di Antioco, lo purificò da ogni contaminazione. ( 2 Mac 10,1-9 )

45.3 - Da Alcimo alla nascita di Gesù

Non molto tempo dopo un certo Alcimo, pur essendo estraneo al rango sacerdotale, quindi contro ogni diritto sacrale, per ambizione si fece eleggere pontefice.77

Da questo fatto dopo una cinquantina di anni, durante i quali tuttavia non ebbero pace, sebbene avessero compiuto anche alcune imprese con esito favorevole, Aristobulo, primo di loro, accaparrandosi la corona, divenne re e pontefice.

Precedentemente, da quando erano rientrati dall'esilio babilonese e fu ricostruito il tempio, non ebbero re, ma condottieri e principi, sebbene chi è re si possa considerare principe dal primato nel potere e condottiero perché guida gli eserciti, ma senz'altro non coloro, che sono principi o condottieri, possono anche essere considerati re, come questo Aristobulo.

Gli successe Alessandro, anche egli re e pontefice che, come si narra, esercitò il potere con crudeltà contro i sudditi.

Dopo di lui la moglie Alessandra fu regina dei Giudei, ai quali da quel tempo sopravvennero mali ancora peggiori.

I figli di Alessandra, Aristobulo e Ircano, contrastandosi per il potere, provocarono l'intervento dell'esercito romano contro il popolo d'Israele.

Ircano appunto chiese il loro aiuto contro il fratello.

Allora Roma aveva già assoggettato l'Africa e la Grecia e avendo esteso il proprio dominio ampiamente in altre parti del mondo, come se non fosse più capace di contenersi, in certo senso s'era logorata per la sua stessa potenza.

Aveva approdato infatti a gravi rivolte interne e da esse alle guerre sociali e subito dopo civili e s'era così fiaccata e svigorita che le si imponeva il passaggio dalla repubblica alla monarchia.

Pompeo, celebre condottiero del popolo romano, entrato in Giudea con l'esercito, occupa la capitale, riapre il tempio non con la devozione dell'orante ma per diritto del vincitore, entra, non come devoto ma come profanatore, nella parte sacrale del tempio, nella quale soltanto al sommo sacerdote era lecito entrare.

Dopo aver confermato l'autorità pontificale di Ircano e imposto al popolo sottomesso Antipatro come sorvegliante, carica che allora era definita dei procuratori, condusse con sé Aristobulo in catene.

Da allora i Giudei cominciarono a essere anche tributari di Roma.

In seguito Cassio depredò anche il tempio.

Poi dopo pochi anni meritarono di avere un re straniero, Erode.

Durante il suo regno nacque il Cristo.

Era giunta infatti ormai la pienezza dei tempi, ( Gal 4,4 ) simboleggiata con profetica ispirazione dalle parole del patriarca Giacobbe quando disse: Non mancherà un capo da Giuda né un condottiero della sua stirpe, finché venga colui a cui è riferita la promessa ed egli sarà l'attesa dei popoli. ( Gen 49,10 )

Non mancò un capo da Giuda fino ad Erode, il primo re straniero che ebbero i Giudei.

Dunque era giunto il tempo in cui doveva venire colui, al quale era riferito ciò che era promesso con la Nuova Alleanza: cioè, che egli fosse l'attesa dei popoli.

Era impossibile che i popoli ne attendessero la venuta, come osserviamo che è atteso perché venga a emettere il giudizio nello splendore della potenza, se prima non credevano in lui, quando è venuto per assoggettarsi al giudizio nell'umiltà della pazienza.

46 - La diaspora ebraica e la Chiesa

Mentre in Giudea era re Erode e a Roma, in seguito al cambiamento della forma di Stato, era imperatore Cesare Augusto e mentre, grazie a lui, il mondo era in pace, nacque il Cristo, secondo la predizione profetica in Betlem di Giudea, ( Mi 5,2 ) visibilmente uomo da una creatura umana vergine, invisibilmente Dio da Dio Padre.

Aveva infatti predetto il Profeta: Ecco una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno Emanuele che significa Dio con noi. ( Is 7,14; Mt 1,23 )

Egli, per segnalarsi come Dio, ha compiuto molti miracoli.

Il Vangelo ne narra alcuni soltanto nei limiti richiesti per segnalarlo all'attenzione.

Il primo dei miracoli è la sua nascita prodigiosa, l'ultimo l'ascensione al cielo col suo corpo glorificato.

I Giudei, che lo uccisero e non vollero credere che erano ineluttabili la sua morte e risurrezione, sottoposti dai Romani alla strage più desolante, costretti al completo ad emigrare dal regno, in cui dominavano già re stranieri e dispersi per il mondo, giacché non mancano in nessuna parte, mediante i loro libri della Bibbia, ci sono di prova che noi non abbiamo inventato nulla sul Cristo.

Molti di loro, esaminandoli attentamente, credettero in lui, anche prima della sua passione e soprattutto dopo la sua risurrezione.

Di loro è stato preannunziato: Se il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, solo una parte si libererà. ( Is 10,22 )

Gli altri divennero ciechi e di essi è stato predetto: Divenga la loro tavola per loro un tranello, una resa dei conti, un inciampo.

Si offuschino i loro occhi affinché non vedano, sfibra per sempre i loro fianchi. ( Sal 69,23-24 )

Quindi sebbene non credono alla nostra Bibbia, si avvera in essi la loro perché la leggono da ciechi.

Qualcuno potrebbe dire che i cristiani hanno inventato quelle profezie sul Cristo che si allegano col nome della Sibilla e di altri, se ve ne sono di quelle che non appartengono alla razza dei Giudei.

A noi in verità bastano quelle che vengono allegate dal testo dei nostri avversari che riconosciamo per la prova che, sebbene a malincuore, ci offrono ritenendo e conservando il medesimo testo, che anche esso, cioè, è divulgato fra tutti i popoli, per ogni dove si diffonde la Chiesa.

Sul fatto è stata fatta precedere una profezia nei Salmi, che anche essi leggono, in questo passo: Mio Dio, la sua bontà mi verrà in aiuto.

Il mio Dio me lo ha mostrato nei miei nemici.

Non ucciderli, affinché non dimentichino la tua legge, nella tua bontà falli andare in vari luoghi. ( Sal 59,11-12 )

Dunque Dio ha mostrato alla Chiesa mediante i Giudei, suoi avversari, il favore della sua bontà perché, come dice l'Apostolo, il loro delitto è la salvezza per i pagani. ( Rm 11,11 )

Perciò non li ha uccisi, cioè non li ha fatti scomparire perché sono Giudei, sebbene furono sconfitti e sopraffatti dai Romani affinché non avvenisse che, dimentichi della legge di Dio, non offrissero quella prova, di cui sto parlando.

Perciò non bastava dire: Non ucciderli affinché non dimentichino la tua legge, se non aggiungeva: Falli andare in vari luoghi perché se con questa attestazione a favore della Scrittura fossero rimasti soltanto nel proprio paese non ovunque, la Chiesa, che è in ogni parte del mondo, poteva servirsene fra tutti i popoli come testimoni di quelle profezie che sono state preannunziate del Cristo.

47 - La Città di Dio nei pagani e in Giobbe

Mettiamo che si venga a sapere che un qualsiasi straniero, cioè non proveniente dalla razza d'Israele e non accolto da quel popolo nel novero degli agiografi, ha profetato qualcosa sul Cristo.

Se lo scritto è arrivato o arriverà alla nostra conoscenza, si può da noi considerare come un aggiunto, non perché sia indispensabile recuperarlo, se venisse a mancare, ma perché si ritiene ragionevolmente che anche fra gli altri popoli vi furono individui ai quali fu rivelato questo mistero.

Vi furono anche coloro i quali furono indotti a preannunziare questi eventi, tanto se furono provvisti di quella grazia come se ne furono sforniti, ma informati dagli angeli cattivi.

Sappiamo che costoro riconobbero il Cristo presente che i Giudei non ammettevano. ( Mc 5,7; At 19,15 )

Ritengo che neanche i Giudei osino sostenere che nessuno, fuorché gli Israeliti, si fosse dedicato a Dio da quando ebbe inizio la razza da Israele con la destituzione del suo fratello maggiore.

Certamente non ci fu nessun altro popolo che si potesse considerare veramente popolo di Dio.

Non possono negare però che anche negli altri popoli vi furono per un vincolo derivante dal cielo degli appartenenti ai veri Israeliti, cittadini della patria dell'alto.

Se lo negano, vengono facilmente confutati dal santo e meraviglioso Giobbe che non fu né indigeno né proselito, cioè un forestiero del popolo d'Israele, ma discendente dalla stirpe degli Idumei, lì nato, lì morto, ma viene così esaltato dalle parole di Dio che, per quanto attiene alla morale e alla religione, nessuno dei suoi contemporanei può essergli paragonato. ( Gb 1,2; Ez 14,20 )

Sebbene nella Cronaca non troviamo il periodo in cui egli visse, rileviamo tuttavia dal suo libro, accolto in vista del valore dagli Israeliti nell'autenticità del canone, che fu di tre generazioni posteriore a Israele.

Non ho dubbi che il fatto è rientrato nei disegni della divina Provvidenza affinché da questo unico esempio apprendessimo che anche fra gli altri popoli vi poterono essere individui appartenenti alla Gerusalemme spirituale, che vissero secondo Dio e furono a lui accetti.

E si deve ammettere che a nessuno fu concesso tale favore se non a chi con divina ispirazione fu rivelato l'unico Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

Allora agli eletti dell'antichità si annunciava che egli sarebbe venuto nel mondo, come oggi a noi si annuncia che è già venuto, affinché per la sua mediazione l'unica vera fede conduca a Dio tutti i predestinati a giungere nella città di Dio, casa di Dio, tempio di Dio.

Però si potrebbe eccepire che tutte le profezie di altri autori, che si adducono sulla grazia di Dio per la mediazione di Gesù Cristo, siano state inventate dai cristiani.

Perciò per ribattere i non cristiani, se fanno difficoltà in proposito e per renderli nostri, se ragionano con criterio, nulla è più sicuro che addurre quelle predizioni sul Cristo che si hanno nel testo dei Giudei.

Appunto perché essi sono stati cacciati dal proprio paese e per offrire questa attestazione sono dispersi in tutto il mondo, la Chiesa di Cristo è cresciuta da ogni parte.

48 - La Chiesa e il tempio giudaico

Questa casa di Dio ha maggior gloria della prima, costruita con legno, pietre, con altri materiali e metalli preziosi.

Quindi la profezia di Aggeo non si è adempiuta con la ricostruzione del tempio.

Si rileva che mai, da quando è stato ricostruito, ebbe tanta gloria quanta ne ebbe al tempo di Salomone.

Si rileva piuttosto che dapprima la gloria di quella casa diminuì con il cessare della profezia, poi con le grandi sconfitte del popolo giudaico fino all'ultimo sterminio perpetrato dai Romani, come documentano gli avvenimenti sopra ricordati.78

Invece questa casa, che appartiene alla Nuova Alleanza, è di tanto maggior gloria quanto migliori sono le pietre vive ( 1 Pt 2,5 ) con cui è costruita, cioè uomini nuovi perché hanno la fede.

Per questo è stata simboleggiata con la ricostruzione del tempio, perché la rimessa a nuovo di quell'edificio simboleggia nel linguaggio profetico l'altra Alleanza che è detta nuova.

Dunque, nelle parole che Dio rivolge mediante il Profeta citato: Darò la pace in questo luogo, ( Ag 2, 10 ) mediante il luogo che simboleggia si deve intendere il luogo che ne è simboleggiato.

E poiché nel tempio ricostruito è stata simboleggiata la Chiesa, che doveva essere costruita dal Cristo, la frase: Darò la pace in questo luogo si deve interpretare nel senso che darà la pace nel luogo che questo luogo simboleggia.

Si ritiene che tutti i simboli sostengano la parte degli oggetti che simboleggiano.

Difatti si ha nell'Apostolo: La roccia era il Cristo ( 1 Cor 10,4 ) perché la roccia, di cui si parla, simboleggiava il Cristo.

Più grande è quindi la gloria della casa della Nuova Alleanza che della casa della precedente Antica Alleanza e si manifesterà più grande quando sarà inaugurata.

Allora, come dice il testo ebraico, verrà l'atteso di tutti i popoli. ( Ag 2, 8 )

Infatti la sua prima venuta non era ancora attesa da tutti i popoli.

Non sapevano chi dovevano attendere, perché non avevano creduto in lui.

Allora secondo il testo dei Settanta, poiché anche in esso si ha un significato profetico, verranno gli eletti del Signore da tutti i popoli.

Allora in verità verranno soltanto gli eletti, dei quali dice l'Apostolo: Come ci ha eletti in lui prima della creazione del mondo. ( Ef 1,4 )

L'Architetto stesso ha detto: Molti sono i chiamati, pochi gli eletti, ( Mt 22,14 ) per dimostrare che la casa, la quale in seguito non subirà alcun crollo, è stata edificata con gli eletti e non con quelli che invitati vennero per essere scacciati dal banchetto.

Ora invece che le chiese sono affollate anche da costoro, che saranno vagliati nell'aia con l'esposizione al vento, non appare la grande gloria di questa casa quanta ne apparirà allorché, chi vi sarà, vi sarà per sempre.

49 - La Chiesa agli albori

In questo mondo malevolo, in questo tempo perverso, in cui attraverso l'abbattimento presente la Chiesa si acquista la futura elevazione e viene istruita con lo sprone dei timori e il tormento delle sofferenze, con i disagi del lavoro e i pericoli delle tentazioni, lieta soltanto nella speranza, quando sa esser lieta, molti malvagi sono mescolati ai buoni.

Gli uni e gli altri sono, per così dire, radunati nella pescagione del Vangelo e chiusi nelle reti nuotano, senza distinguersi, in questo mondo come in un mare, fino a che si giunga alla riva, dove i cattivi sono separati dai buoni ( Mt 13,47-50 ) e nei buoni, come nel suo tempio, Dio sia tutto in tutti. ( 1 Cor 15,28 )

Perciò avvertiamo che si adempie la parola del salmista il quale diceva: Ho annunziato e proclamato: sono aumentati al di là di ogni numero. ( Sal 40,6 )

Questo avviene ora, da quando prima con la parola del suo precursore Giovanni, poi con la sua parola annunziò e proclamò: Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino. ( Mt 3,2; Mt 4,17 )

Elesse discepoli che denominò anche Apostoli, ( Lc 6,13 ) nati da umile gente, senza cariche, senza cultura, affinché tutto ciò che fossero e operassero di grande, egli stesso lo fosse e lo operasse in loro.

Fra di essi ve ne fu uno cattivo affinché egli, usandone bene, raggiungesse quanto era disposto per la sua passione e offrisse alla sua Chiesa l'esempio di sopportare i malvagi.

Sparso il seme del Vangelo mediante la sua presenza corporale, subì la passione e la morte e risuscitò, mostrando con la passione ciò che dobbiamo sopportare per la verità, con la risurrezione ciò che dobbiamo sperare nell'eternità, a parte la sublimità del mistero del suo sangue sparso per la remissione dei peccati.

Si trattenne con i suoi discepoli per quaranta giorni, alla loro presenza salì al cielo ( At 1,9 ) e dopo dieci giorni mandò lo Spirito Santo che aveva promesso. ( At 2,1-4 )

Simbolo immenso e immensamente necessario della sua venuta su coloro i quali avevano già creduto fu che ciascuno di essi parlasse nella lingua di tutte le nazioni. Simboleggiava così che sarebbe avvenuta fra tutte le nazioni l'unità della Chiesa cattolica ed essa avrebbe parlato in tutte le lingue.

50 - La Chiesa nei primi secoli

La Chiesa si propagò in conformità alla profezia: Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore ( Is 2,3 ) e in conformità alla predizione dello stesso Cristo Signore, quando dopo la risurrezione ai discepoli, stupiti nel vederlo, aprì la mente affinché intendessero la Scrittura e disse che così era scritto, che il Cristo doveva subire la passione e risuscitare dai morti il terzo giorno e che saranno predicati nel suo nome la conversione e il perdono dei peccati a tutti i popoli, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 )

E poiché essi di nuovo lo interrogavano sull'ultima sua venuta, rispose con le parole: Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra. ( At 1,7-8 )

Quindi in principio la Chiesa si propagò da Gerusalemme e dopo che molti credettero nella Giudea e nella Samaria, si ebbe la diffusione negli altri popoli, poiché annunziavano il Vangelo coloro che Egli come fiaccole aveva allestito con la parola e infiammato con lo Spirito Santo.

Aveva detto loro: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima. ( Mt 10,28 )

Essi per non irrigidirsi nel timore, ardevano del fuoco della carità.

Poi il Vangelo fu predicato in tutto il mondo non solo da quelli che avevano visto e udito il Cristo prima della passione e dopo la risurrezione, ma dopo la loro morte dai loro successori fra le orribili persecuzioni, i vari tormenti e il supplizio dei martiri, poiché Dio li assisteva con miracoli, prodigi e con i vari carismi e i doni dello Spirito Santo. ( Mc 16,20 )

Perciò le popolazioni pagane, credendo in Lui, che era morto per la loro salvezza, con amore cristiano venerarono il sangue dei martiri che avevano versato con odio diabolico.

Gli stessi sovrani, dalle cui leggi era desolata la Chiesa, riverirono a proprio vantaggio quel nome che avevano tentato di cancellare dalla storia e cominciarono a sopprimere i falsi dèi, in considerazione dei quali avevano perseguitato gli adoratori del vero Dio.

51.1 - La Chiesa e l'eresia

Il diavolo, osservando che i templi dei falsi dèi erano abbandonati e che il genere umano accorreva al nome del Mediatore che riscatta dal male, sobillò gli eretici affinché col palliativo del nome cristiano si opponessero alla dottrina cristiana, quasi fosse possibile essere accolti senza ammonizione nella città di Dio, come la città della Confusione accolse indiscriminatamente filosofi che sostenevano teorie diverse e contrarie.

Coloro dunque che nella Chiesa di Cristo sostengono una opinione erronea e immorale e, avvertiti affinché ne sostengano una vera e conforme all'onestà, resistono con ostinazione e non vogliono rettificare le proprie teorie apportatrici di errore e di malcostume, ma persistono nel difenderle con caparbietà, divengono eretici e ponendosi fuori sono considerati avversari di professione.

Anche così col proprio male giovano ai cattolici veri membri del Cristo, poiché Dio usa per il bene anche i malvagi e per coloro che lo amano tutto concorre al bene. ( Rm 8,28 )

Infatti tutti i nemici della Chiesa, qualsivoglia sia l'errore che li rende ciechi e la malvagità che li rende disonesti, se hanno la possibilità di affliggerla nel corpo, allenano la sua pazienza, se la contrariano con false dottrine, allenano la sua sapienza.

Ed affinché siano amati anche i nemici, allenano la sua attitudine a volere il bene o anche a farlo, tanto se si comporta con loro mediante la convinzione dell'insegnamento, quanto mediante il timore della correzione.

Perciò il diavolo, principe della città terrena, sia pure aizzando i propri gregari contro la città di Dio, esule in questo mondo, non ha possibilità di nuocerle in alcun modo.

A lei senza dubbio dalla divina provvidenza sono garantiti il conforto mediante la prosperità, affinché non sia indebolita dalle avversità, e lo sprone dalle avversità, affinché non sia depravata dalla prosperità.

Così l'una e l'altra emergenza si contengono a vicenda, affinché si riconosca che solo dalla Chiesa proviene quel grido contenuto nel Salmo: Quando ero oppresso da tanti dolori nel mio cuore il tuo conforto mi ha consolato. ( Sal 94,19 )

Dello stesso senso è il detto dell'Apostolo: Siate lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione. ( Rm 12,12 )

51.2 - La Chiesa e i cattivi cristiani

Non si deve pensare però che in qualche tempo possa non verificarsi quel che ha detto lo stesso Apostolo: Coloro che vogliono vivere piamente nel Cristo subiscono la persecuzione. ( 2 Tm 3,12 )

Infatti quando sembra che da parte di quelli che sono al di fuori e che non infieriscono vi sia tranquillità e la si ha veramente e apporta molto conforto, soprattutto ai deboli, tuttavia non mancano, anzi ve ne sono molti all'interno che tormentano, col comportamento depravato, il sentimento di coloro che vivono religiosamente, poiché per colpa loro viene oltraggiato il nome cristiano e cattolico. ( Rm 2,24; Is 52,5; Ez 36,20.23 )

E se questo nome è molto caro a quelli che vogliono vivere religiosamente nel Cristo, essi si dolgono molto del fatto che per colpa dei cattivi cristiani lo si ami di meno di quanto desidera la coscienza dei devoti.

Anche gli eretici, poiché si pensa che abbiano di cristiano il nome, i sacramenti, la Scrittura e la professione, causano un grande dolore nel cuore dei devoti perché molti, che vorrebbero essere cristiani, sono costretti a esitare a causa del loro dissenso e anche per colpa loro molti maldicenti trovano materia d'insultare il nome cristiano, perché anche essi in qualche modo sono considerati cristiani.

A causa di questi e simili costumi depravati ed errori degli uomini subiscono persecuzione coloro che vogliono vivere religiosamente in Cristo, anche se non v'è chi affligge e tormenta il loro corpo.

Subiscono infatti questa persecuzione non nel corpo ma nel cuore.

Da qui quel grido: Quando ero oppresso da tanti dolori nel mio cuore.

Non ha detto "nel mio corpo".

Ma si sa che le promesse divine sono immutabili e che è vero ciò che dice l'Apostolo: Il Signore conosce i suoi, ( 2 Tm 2,19 ) perché non può andare perduto alcuno di quelli che da sempre ha conosciuto e predestinato a esser conformi all'immagine del Figlio suo. ( Rm 8,29 )

Perciò nel Salmo citato si ha di seguito: Il tuo conforto mi ha consolato. ( Sal 94,19 )

Anche il dolore che si verifica nel cuore dei devoti, perseguitati dal comportamento dei cristiani malvagi o falsi, giova a coloro che lo sopportano, poiché proviene dalla carità con cui desiderano che i malvagi non vadano perduti e che non impediscano la salvezza degli altri.

Inoltre grande conforto deriva anche dalle loro conversioni che inondano l'anima dei devoti di tanta gioia, pari al dolore che li tormentava per la loro perdizione.

Ma in questo tempo, in questi giorni malvagi, non solo dal periodo della presenza corporale del Cristo e dei suoi Apostoli, ma dallo stesso Abele, il primo giusto ucciso dal fratello scellerato, e di seguito fino alla fine del tempo la Chiesa si evolve pellegrina fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio.

52.1 - La Chiesa e le persecuzioni di Roma

Poi ritengo che non si deve affermare o sostenere sconsideratamente la tesi di alcuni i quali hanno detto o dicono che la Chiesa non subirà più persecuzioni fino alla venuta dell'Anticristo oltre quelle che ha già subite, cioè dieci, in modo che l'undicesima provenga dall'Anticristo.

Calcolano che la prima sia stata messa in atto da Nerone, la seconda da Domiziano, la terza da Traiano, la quarta da Antonino, la quinta da Severo, la sesta da Massimino, la settima da Decio, l'ottava da Valeriano, la nona da Aureliano, la decima da Diocleziano e Massimiano.

Alcuni pensano che le piaghe d'Egitto, anche esse dieci, prima che il popolo di Dio uscisse dal Paese, debbano essere ricondotte a questa spiegazione, che cioè l'ultima persecuzione dell'Anticristo si possa confrontare con l'undicesima piaga, per cui gli Egiziani, nell'inseguire da nemici gli Ebrei, annegarono nel Mar Rosso, mentre il popolo di Dio lo passava all'asciutto.79

Io non ritengo che le persecuzioni furono simboleggiate profeticamente da quell'evento in Egitto, sebbene da coloro che la pensano così gli uni e gli altri avvenimenti siano stati raffrontati fra di loro con acutezza e perspicacia, però non con spirito profetico ma in una ipotesi dell'intelligenza umana che talora attinge il vero, talora prende abbaglio.

52.2 - La Chiesa e le altre persecuzioni

Ma i sostenitori di questa ipotesi non sanno che dire della persecuzione, nella quale il Signore stesso fu crocifisso, e a quale computo assegnarla.

Possono, fatta eccezione per questa, presentare un computo in cui siano annoverate soltanto quelle che riguardano il corpo e non quella con cui è stato imprigionato e ucciso il capo.

Nell'ipotesi non sapranno come considerare quella che, dopo l'ascensione del Cristo in cielo, si verificò a Gerusalemme, nella quale il beato Stefano fu lapidato, ( At 7, 58 - 8,2 ) Giacomo fratello di Giovanni fu ucciso di spada, nella quale Pietro fu incarcerato per essere ucciso e fu liberato da un angelo, nella quale i fratelli furono scacciati e allontanati da Gerusalemme, ( At 12,1ss ) nella quale Saulo, che poi divenne l'apostolo Paolo, sconvolgeva la Chiesa, nella quale egli stesso, mentre già predicava la fede che aveva perseguitato, subì le pene che aveva inflitto nella Giudea e nelle altre nazioni, dovunque con grande fervore predicava il Cristo.

Non hanno motivo di ritenere che si debba iniziare da Nerone, perché la Chiesa nel suo sviluppo giunse al tempo di Nerone fra spietate persecuzioni e si andrebbe per le lunghe a parlarne.

Se ritengono che nel computo devono apparire anche le persecuzioni eseguite dai re, vi sarebbe il re Erode che scatenò una violenta persecuzione dopo l'ascensione del Signore.

Non hanno da ribattere nei confronti di Giuliano che non includono fra i dieci.

Anche egli ha perseguitato la Chiesa perché vietò ai cristiani d'insegnare e di apprendere le discipline liberali.

Da lui Valentiniano I, che fu il terzo imperatore dopo di lui e aveva professato la fede, fu radiato dall'esercito.

Ometto quel che avrebbe cominciato a fare presso Antiochia, se non fosse rabbrividito nell'ammirare la serena arditezza di un giovane molto religioso e risoluto che, fra molti imprigionati per essere torturati, fu torturato per primo e che canticchiava fra gli strumenti di tortura e gli strazi.

Giuliano temette che se avesse continuato con gli altri, avrebbe dovuto arrossire più vergognosamente.

Infine ai nostri giorni Valente, ariano, fratello del suddetto Valentiniano, con una grande persecuzione desolò in Oriente la Chiesa cattolica.

È quasi assurdo non riflettere che la Chiesa, la quale è in sviluppo e incremento in tutto il mondo, può subire la persecuzione dai re in alcune nazioni, anche se in altre non la subisce.

Si deve considerare persecuzione anche quella in cui il re dei Goti, nel proprio paese, perseguitò i cristiani con incredibile crudeltà, sebbene fossero tutti cattolici.

Molti furono coronati dal martirio, come ho udito da alcuni fratelli che allora erano fanciulli e si ricordavano di aver visto questi fatti.

E attualmente nella Persia? Vi infierì contro i cristiani una persecuzione, seppure è cessata, che alcuni, fuggendo dal paese, giunsero in territorio romano.

Quando rifletto su questi e analoghi avvenimenti, non mi pare che si possa calcolare il numero delle persecuzioni con cui la Chiesa viene messa alla prova.

Ma non è minore sconsideratezza affermare che ve ne saranno altre dai sovrani oltre la finale, di cui nessun cristiano dubita.

Quindi lasciamo sospeso l'argomento senza garantire o demolire alcuna delle due parti della questione, ma denunziando l'arrogante pretesa di affermare l'una o l'altra.

53.1 - Mistero sull'ultima persecuzione

Gesù stesso con la sua presenza porrà fine alla persecuzione finale che sarà attuata dall'Anticristo.

È stato scritto infatti che lo ucciderà col soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua presenza. ( 2 Ts 2,8 )

A questo punto si suol chiedere: Quando avverrà? Domanda del tutto a sproposito.

Se ci giovasse saperlo, ci sarebbe stato manifestato molto opportunamente dallo stesso Dio Maestro, quando i discepoli lo interrogarono.

Non tacquero sull'argomento con lui, ma chiesero a lui presente: Signore, in questo tempo ristabilirai il regno d'Israele?

Ed egli rispose: Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato al suo potere. ( At 1,6-7 )

Quando ricevettero questa risposta, non l'avevano interrogato sull'ora, il giorno, l'anno, ma sul tempo.

Quindi tentiamo inutilmente di calcolare e fissare gli anni che rimangono al tempo, poiché ascoltiamo dalla bocca della Verità che non ci spetta saperlo.

Alcuni dicono che dall'ascensione del Signore fino alla sua ultima venuta possono trascorrere quattrocento anni, altri cinquecento, altri mille.

Sarebbe lungo e non necessario mostrare come ciascuno di loro sostiene la propria opinione.

Si servono di criteri umani e da loro non si adduce una prova certa fondata sull'autorità della Scrittura canonica.

Ordina di distendere e tener ferme le dita di tutti coloro che conteggiano colui che dice: Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato al suo potere.

53.2 - Il mito di Pietro stregone

Ma poiché questa è una frase del Vangelo, non fa meraviglia che gli adoratori di molti e falsi dèi non siano stati trattenuti dall'immaginare attraverso i responsi dei demoni, venerati come dèi, che è stato stabilito per quanto tempo rimarrà la religione cristiana.

Si sono accorti che non poteva esser distrutta da tante e così gravi persecuzioni ma che da esse aveva ricevuto uno sviluppo enorme.

Immaginarono allora non saprei quali versi in greco che sarebbero stati fatti udire durante la consultazione di un oracolo.

In esso considerano il Cristo innocente dal delitto di questa supposta profanazione, ma soggiungono che Pietro ha compiuto atti di stregoneria perché il nome di Cristo fosse venerato per altri trecentosessantacinque anni; quindi, terminato questo numero di anni, il cristianesimo senza indugio avrebbe avuto fine.

Questo è il buon senso dei dotti.

Questo è l'ingegno di voi, persone colte, disposte a credere certe cose del Cristo, sebbene non volete credere nel Cristo.

Il suo discepolo Pietro non avrebbe appreso le arti magiche da lui ma, rimanendo Egli innocente, sarebbe stato il suo stregone, avrebbe preferito che fosse onorato il suo nome anziché il proprio con le arti magiche, con le proprie sofferenze e pericoli e infine con lo spargimento del sangue.

Se Pietro fu uno stregone perché il mondo amasse il Cristo in tal modo, che cosa ha fatto il Cristo innocente perché Pietro lo amasse a quel punto?

Si rispondano da se stessi e cerchino di capire, se possono, che per merito della grazia dall'alto è avvenuto che il mondo amò il Cristo in vista della vita eterna.

In virtù di questa grazia è avvenuto anche che Pietro amò il Cristo per ricevere da lui la vita nell'eternità fino a sopportare per lui la morte nel tempo.

Ci si chiede che razza di dèi sono questi che possono prevedere ma non impedire tali fatti perché soggiacciono a uno stregone e al suo misfatto malefico.

Con esso, dicono, un bimbo di un anno fu ucciso, squartato e sepolto con un rito infame per permettere che la setta, a loro avversa, potesse essere in vigore per un lungo tempo non respingendo ma superando con la pazienza tante orribili crudeltà delle grandi persecuzioni e giungere all'annientamento dei loro idoli, templi e oracoli sacri.

Infine qual è questo dio, loro non nostro, che è stato o sedotto o costretto da sì grande delitto a concedere simili prerogative?

Quei versi dicono che Pietro con l'arte magica suggerì quegli eventi a un dio, non a un demone.

Hanno un tale dio quelli che non hanno il Cristo.

54.1 - Confutazione del mito di Pietro stregone

Addurrei queste e simili fantasticherie, se non fosse ancora trascorso l'anno che la simulata predizione ha promesso e l'ingannata frivolezza ha creduto.

Poiché da alcuni anni sono già passati i trecentosessantacinque dal tempo in cui la venerazione del nome di Cristo ha avuto inizio mediante la sua esistenza terrena e l'opera degli Apostoli, non c'è altro da chiedersi per respingere questa fandonia.

Anche se non fissiamo l'inizio di questo evento storico alla sua nascita, perché da bambino e da fanciullo non aveva discepoli, tuttavia quando iniziò ad averli, si manifestarono mediante la sua presenza fisica la dottrina e la religione cristiana, cioè dopo che fu battezzato nel fiume Giordano con la funzione ministeriale di Giovanni.

Perciò parlando di lui la profezia aveva premesso: Dominerà da un mare all'altro, dal fiume fino ai confini della terra. ( Sal 72,8 )

Perciò prima che subisse la Passione e risuscitasse dai morti, la fede non era stata ancora stabilita per tutti.

Fu stabilita nella risurrezione del Cristo, così infatti si esprime l'apostolo Paolo parlando agli Ateniesi: Ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di convertirsi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti. ( At 17,30-31 )

Quindi nel risolvere il problema prendiamo le mosse da quel tempo, soprattutto perché allora fu mandato anche lo Spirito Santo, era infatti conveniente che fosse mandato dopo la risurrezione del Cristo in quella città, da cui doveva avere inizio la seconda legge, cioè la Nuova Alleanza.

La prima venne dal monte Sinai mediante Mosè e si considera l'Antica Alleanza.

Invece dell'Alleanza, che doveva essere accordata mediante il Cristo, era stato predetto: Da Sion uscirà la legge e la parola del Signore da Gerusalemme. ( Is 2,3 )

Anche egli disse a coloro i quali dovevano predicare la conversione che dovevano cominciare da Gerusalemme. ( Lc 24,47 )

In quella città ebbe dunque inizio la venerazione di questo nome affinché si credesse in Gesù Cristo crocifisso e risorto.

A Gerusalemme la fede si segnalò splendidamente ai suoi inizi.

Alcune migliaia di uomini, convertiti al nome di Cristo con meravigliosa prontezza ( At 2,37-41; At 4,4 ) e venduti i propri beni, perché fossero distribuiti ai bisognosi, ( At 4,34-37 ) abbracciarono con un santo proposito e con carità appassionata la povertà volontaria.

Poi a contatto con i Giudei sdegnatissimi e sitibondi di sangue si prepararono a combattere fino alla morte per la verità, non con un potere armato ma con la più potente sopportazione.

Se questo è avvenuto senza le arti magiche, non hanno motivo per dubitare che sia potuto avvenire in tutto il mondo con quel divino potere con cui è avvenuto.

Se poi la stregoneria di Pietro aveva ottenuto che a Gerusalemme si dedicasse con ardore alla venerazione del nome di Gesù una grande moltitudine di uomini che l'avevano crocifisso dopo averlo catturato e schernito dopo averlo crocifisso, si deve investigare quando, partendo da quell'anno, si sono compiuti i trecentosessantacinque anni.

Dunque il Cristo è morto sotto il consolato dei due Gemini il 25 marzo.

Risuscitò il terzo giorno, come gli Apostoli hanno verificato per diretta esperienza. ( Lc 24,39-43 )

Dopo quaranta giorni salì al cielo, ( Mc 16,19; At 1,9 ) dopo dieci giorni, cioè cinquanta dopo la sua risurrezione, inviò lo Spirito Santo. ( At 2,2ss )

In quella circostanza tremila uomini credettero agli Apostoli che lo annunziavano. ( At 2,41 )

Con loro cominciò allora il cristianesimo per l'azione dello Spirito Santo, come noi crediamo e la verità attesta ma, come immagina o ritiene l'empia frivolezza, con le arti magiche di Pietro.

Poco dopo, in seguito anche a un prodigioso evento, allorché alla parola dello stesso Pietro un mendicante, zoppo dalla nascita sicché era portato alla porta del tempio e lì collocato a chiedere l'elemosina, nel nome di Gesù Cristo, saltò su sano e salvo, ( At 3,6ss ) credettero cinquemila uomini. ( At 4,6 )

In seguito con continue aggiunte dei credenti la Chiesa aumentò di numero.

Perciò si calcola anche il giorno, in cui l'anno ha avuto inizio, cioè quando fu inviato lo Spirito Santo, esattamente il 15 maggio.

Quindi col numero dei consoli si costata che trecentosessantacinque anni al 15 di maggio si compirono col consolato di Onorio ed Eutichiano.

Inoltre l'anno seguente, sotto il consolato di Manlio Teodoro, quando secondo il responso dei demoni o la fandonia degli uomini non doveva esservi più la religione cristiana, non fu necessario investigare cosa avvenne nelle altre parti del mondo.

Frattanto, questo lo sappiamo, nella famosa e illustre città di Cartagine in Africa Gaudenzio e Giovio, conti dell'imperatore Onorio, il 19 marzo, demolirono i templi dei falsi dèi e ne fracassarono le statue.

Da allora fino ad oggi, per circa trent'anni, ognuno può costatare quanto è aumentato di numero il cristianesimo, soprattutto dopo che si sono resi cristiani molti di quelli che da quel responso, ritenuto vero, erano allontanati dalla fede e si accorsero, ormai compiuto il numero degli anni, che era stupido e ridicolo.

Noi dunque che siamo e siamo chiamati cristiani, non crediamo in Pietro, ma in colui in cui Pietro credette perché siamo ammaestrati dalle parole di Pietro sul Cristo, non avvelenati dalle sue formule magiche, non ingannati dalle sue operazioni malefiche, ma aiutati dalle sue buone azioni.

Il Cristo è il maestro di Pietro nella dottrina che guida alla vita eterna, egli è anche il nostro maestro.

54.2 - Confronto fra le due città

Ma concludiamo ormai questo libro, dopo aver esposto fin qui e, per quanto sembrava opportuno, dimostrato quale sia l'evoluzione storica delle due città, la celeste e la terrena, commischiate dall'inizio fino alla fine.

La terrena ha creato per sé, da ogni provenienza o anche dagli uomini, i falsi dèi che ha voluto, per sottomettersi a loro mediante l'offerta di vittime.

Invece quella celeste, che è esule sulla terra, non crea falsi dèi, ma essa è stata creata dal vero Dio ed essa stessa è la sua vera immolazione.

Tutte e due però usano ugualmente i beni temporali e sono colpite dai mali con diversa fede, diversa speranza, diverso amore, fino a che siano separate dal giudizio finale e raggiunga ognuna il proprio fine che non ha fine.

Del fine di entrambe si parlerà in seguito.

Indice

75 Flavio Giuseppe, Ant. iud. 11, 8, 5
76 2 Mac 5,11-21;
Flavio Giuseppe, Ant. iud. 12, 3, 3; 12, 5, 4;
Eusebio, Chronic.: PL 27, 411. 415 (1813 e 1850 da Abramo)
77 1 Mac 7,5-25;
Flavio Giuseppe, Ant. iud. 1, 9, 7;
Eusebio, Chronic.: PL 27, 417 (1856 da Abramo)
78 Vedi sopra 46
79 Es 14;
Paolo Orosio, Hist. 7, 27