Polemica con Massimino

Libro II

26.1 - Ancora prima dell'incarnazione il Figlio di Dio si rese visibile agli uomini

Il tuo ultimo punto di discussione verteva sul modo in cui Dio apparve ai padri quando Cristo non aveva ancora assunto il corpo umano nel quale fu visto, essendo la natura divina di per sé invisibile.

Dapprima anche tu hai ammesso questo, dicendo, tra le altre cose, che non solo il Padre, ma neppure lo stesso Figlio è visibile nella sostanza della sua divinità non solo agli uomini ma neppure alle stesse potenze celesti; poi, cambiato parere, affermi che Egli, anche prima della sua incarnazione, si è offerto alla vista dei mortali, asserendo che quanto dice l'Apostolo: Il quale nessuno degli uomini lo ha visto né lo può vedere, ( 1 Tm 6,16 ) fu detto del solo Dio Padre; il Figlio, invece, fin dall'inizio del genere umano fu solito essere visto dagli uomini.

E avendo voluto provare questo, hai proposto molte testimonianze tratte dalle sante Scritture, testimonianze che non hanno potuto affatto aiutarti.

Infatti, da nessuna parte leggi che Mosè scrisse, come dici, che il Figlio è stato visto sempre, dal primo uomo Adamo fino alla stessa incarnazione.

Affermi, infatti, che egli descrive questo nel libro della Genesi, il che è così falso da essere anche ridicolo.

Infatti, nel libro della Genesi sono forse contenute le opere compiute da Adamo fino all'incarnazione di Cristo?

O forse lo stesso Mosè visse nella carne fino al tempo dell'incarnazione di Cristo, o scrisse ciò che avvenne fino ad allora?

Tu dici questo e pensi di dire qualcosa di importante, oppure sei preso in considerazione da coloro che non sono capaci di discernere neppure queste cose che con tanta evidenza sono false.

26.2 - Per quanto poi concerne la tua menzione delle parole che il Padre rivolge al Figlio: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, ( Gen 1,26 ) ti chiedo quanto attenga all'argomento e se abbia una qualche importanza.

Forse ti è mancato il tempo per parlare, tanto che, senza tenere in considerazione ciò che ti eri prefissato di dimostrare, hai sventolato davanti a noi a memoria e inutilmente la Scrittura della Genesi?

Forse di qui è possibile provare che Cristo, prima di assumere la nostra carne, fu visto dagli uomini, poiché il Padre disse al Figlio: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza?

Quindi prosegui citando: E Dio fece l'uomo ( Gen 1,27 ) e aggiungi: Quale Dio se non il Figlio?

E, come per darmi indicazioni sulla mia opera, dici: Anche tu certamente hai esposto questo nei tuoi trattati.

Ora non voglio indagare fino a che punto affermi il vero, allorché vedo che quanto dici non attiene affatto all'argomento.

Stiamo infatti discutendo se Cristo si sia offerto alla vista degli uomini nella sostanza della sua divinità.

E tu dici: Dio fece l'uomo e aggiungi: Quale Dio, se non il Figlio?, quasi che per questo fosse necessario che l'uomo vedesse Dio, suo creatore, con occhi corporei.

Se così fosse, tutti gli uomini vedrebbero Dio: chi altro li genera infatti nel seno materno?

Inoltre aggiungi tali parole dicendo: Questo Figlio, dunque, che è profeta di suo Padre, affermava: " Non è un bene che l'uomo sia solo, creamogli un aiuto che sia simile a lui ". ( Gen 2,18 )

Se ti chiedessi chi ti ha indicato che il Figlio diceva questo, in quali angustie ti vedrai?

Infatti, la Scrittura, che disse: In principio Dio fece il cielo e la terra ( Gen 1,1 ) senza specificare se ad averli creati fu il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo o la stessa Trinità, che è un solo Dio, anche in altri passi ricorda Dio, come quando dice: E Dio fece; e Dio disse ( Gen 1-2 ) per tutte le sue opere delle quali afferma che Egli è il creatore.

Dunque, con una espressione simile afferma: E Dio disse " Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza ".

E Dio fece l'uomo. ( Gen 1, 26.27 ) E non parlò diversamente dove dice: Non è bene che l'uomo sia solo; creamogli un aiuto che sia simile a lui. ( Gen 2,18 )

Da dove pertanto sei stato persuaso che il Padre disse le prime cose e il Figlio le ultime?

Da dove, di grazia, distingui e da dove discerni che il Padre disse: Sia fatta la luce ( Gen 1,3 ) e quanto segue, e che poi il Padre disse: Facciamo l'uomo, mentre fu il Figlio a dire: Creamogli un aiuto, quando la Scrittura non ti dice altro se non: Dio disse?

Che temerità è questa? Che presunzione? Quindi, poiché voi siete soliti affermare che il Padre è maggiore per il fatto che disse: " Sia fatto questo o quello " come ordinandolo al Figlio, mentre il Figlio è minore per il fatto che eseguì gli ordini, che cosa direte a proposito dell'espressione: Facciamo l'uomo?

Infatti non ha detto come nei luoghi precedenti: Sia fatto l'uomo, come se avesse ordinato ciò al Figlio; ma ha detto: Facciamo l'uomo.

E non ti chiedo chi ritieni abbia detto ciò: infatti sappiamo già dalle tue parole che fu il Padre a dire questo al Figlio.

Perché allora non dice: "Avvenga " o: "Fa' ", ma dice: Facciamo?

O forse Dio diede altri ordini e il Figlio li eseguì, e in verità fecero entrambi l'uomo, ma il Padre dando ordini e collaborando, mentre il Figlio non ordinando, ma soltanto eseguendo gli ordini?

Ma se tu intendi che il Padre dava ordini, poiché sta scritto: Dio disse: " Facciamo l'uomo ", allora anche il Figlio diede ordini, giacché tu stesso non accetti che fu il Padre a parlare, ma il Figlio, dicendo: Creamogli un aiuto.

E dove si dice: E Dio fece l'uomo, tu vuoi far intendere che il Figlio obbedì al Padre che gli dava ordini, perché è il Padre ad aver detto: Facciamo l'uomo; ma allora anche quando leggiamo: Il Signore fece scendere un torpore su Adamo che si addormentò, e gli tolse una delle sue costole ( Gen 2,21 ) con ciò che segue, dove si mostra che venne creato un aiuto per l'uomo, dovremmo allo stesso modo intendere, a tuo avviso, che il Padre obbedì al Figlio che gli dava ordini, giacché tu stesso sostieni che non fu il Padre, ma il Figlio a dire: Creamogli un aiuto.

26.3 - Ma io parlo così, quasi che, qualsiasi cosa tu abbia voluto credere o ipotizzare, sia attinente all'argomento che stiamo trattando.

Come propriamente affermi che il Padre ordinò, dove si dice: Facciamo l'uomo, e che il Figlio obbedì, dove si dice: E Dio fece l'uomo, così sicuramente ti fa piacere che il Figlio abbia detto: Non è un bene che l'uomo sia solo; creamogli un aiuto; tuttavia, se, dicendo questo, egli non lo ha ordinato, secondo quanto voi volete, in che modo dimostri che il Figlio, che fece l'uomo, fu visto dall'uomo?

Come dimostri che il Figlio, che disse: Non è un bene che l'uomo sia solo, creamogli un aiuto, fu visto dall'uomo o dalla stessa donna, se non vuoi che quest'ultima sia stata fatta dal Padre, affinché il Padre non sembri obbedire al Figlio, ma se è lo stesso Figlio che, come ordinando e obbedendo a se stesso, disse che doveva essere creata e la creò?

Dimostra che il Figlio fu visto da un uomo e che fu visto da una donna.

Avevi promesso infatti che avresti dimostrato che il Figlio comparve alla vista degli uomini prima che si incarnasse.

Dimostra quanto hai promesso. Perché ti incammini nel vuoto? Perché deludi la nostra aspettativa e non mantieni la tua promessa?

Moltiplichi parole non necessarie, occupando un tempo per noi tanto prezioso.

Se perciò il Figlio fu visto dall'uomo in quanto lo fece e fu visto dalla sua donna in quanto la fece, stabilisci, se osi, che Dio Figlio non può creare le cose visibili e non può essere visto dalle sue creature, sebbene queste vedano altre cose.

Se invece Dio Figlio può tutto questo, in quanto Egli certamente ha creato e crea tutto ciò che è visibile, senza tuttavia essere visto dagli occhi da lui creati, cosa significa ciò che hai detto?

Perché hai presentato nel tuo discorso queste citazioni tratte dal libro della Genesi?

Perché con la tua superflua loquacità ci hai fatto perdere del tempo a noi tanto prezioso?

26.4 - Ma questo Figlio - affermi - fu visto da Adamo, secondo quanto leggiamo di Adamo che disse: " Ho udito la tua voce mentre passeggiavi nel Paradiso e mi sono nascosto, perché sono nudo ". ( Gen 3,10 )

Se avessi detto questo prima, dunque, o buon uomo, avresti cominciato di qui a dimostrare quanto avevi promesso.

Per quanto anche qui Adamo dica: ho udito la tua voce, e non: " ho visto il tuo volto e la tua figura ".

E poiché dice: Mi sono nascosto perché sono nudo, queste parole mostrano che egli ebbe paura di essere visto da Dio, non che Dio fu visto da lui.

Infatti, se è vero che, alla voce che viene udita, segue la visione, allora anche Dio Padre fu visto ogniqualvolta ha parlato al Figlio.

Conosciamo infatti le parole contenute nel Vangelo pronunciate dal Padre, che dice: Tu sei il mio figlio diletto, eccetera, ( Mc 1,11 ) dove fu udito dagli uomini ma non fu tuttavia visto.

E perciò quelle parole che aggiungi, dove si dice: Chi ti ha detto che sei nudo? e seguenti, mostrano che Dio poté essere udito e non essere visto.

Pertanto vedi che non hai ancora detto nulla di quanto avevi promesso.

E di' infine qualcosa che dobbiamo discutere o che dobbiamo ammettere in difesa della tua causa.

26.5 - Questo Dio - dici - fu visto anche da Abramo. Non possiamo negare che Dio sia apparso ad Abramo.

Difatti la Scrittura, che è fedelissima, lo dice in modo del tutto chiaro: Apparve a lui Dio presso la quercia di Mambre. ( Gen 18,1 )

Ma neppure qui viene specificato se ad apparire fu il Padre o il Figlio.

Quando narra in che modo Dio apparve ad Abramo, la Scrittura afferma che gli apparvero tre uomini, nei quali si può giustamente ravvisare la stessa Trinità, che è un unico Dio.

Infine, vede tre, e li chiama non signori bensì Signore, poiché la Trinità è certamente tre persone, ma un unico Signore Dio.

In questo modo Abramo narra ciò che vide: Osservando, vide con i suoi occhi.

Ed ecco tre uomini stavano al di sopra di lui, e vedendoli corse loro incontro dall'entrata della sua tenda, e li adorò prostrato a terra, e disse: Signore, se è vero che ho trovato grazia davanti a te, non dimenticare il tuo servo. ( Gen 18,2-3 )

Qui vediamo che apparvero tre uomini e che vengono chiamati un solo Signore, e che all'unico Signore veniva chiesto di non dimenticare il suo servo, poiché si addice a Dio visitare i suoi servi.

Quindi si rivolge alle tre persone al plurale con queste parole: Prenderò ora l'acqua e laverò i vostri piedi e vi rinfrescherete sotto l'albero e prenderò del pane e mangerete e poi vi rimetterete sulla vostra via, perché avete deviato per venire verso il vostro servo. ( Gen 18,4-5 )

È evidente che essi sono invitati come uomini: infatti non verrebbe offerto loro un refrigerio, con cui ristorare i corpi, se non fossero considerati uomini.

E la Scrittura ricorda che essi risposero al plurale. Dice infatti: E dissero: " Fa' così come hai detto". ( Gen 18,5 )

Non dice " E disse ", ma dissero. Poi, essendo pronto il pasto, la Scrittura dice: E lo pose davanti a loro, e mangiarono. ( Gen 18,8-9 )

Non dice: " Lo pose davanti a lui, e mangiò ".

Ma quando si arrivò al punto che ad Abramo venne promesso un figlio da Sara, dal momento che veniva offerto un beneficio divino e non si trattava più di un ossequio umano reso tra uomini, la Scrittura narra che fu uno solo a dire: Dov'è Sara, tua moglie?

Infatti non disse: Chiesero pertanto a lui, ma disse: Chiese a lui: " Dov'è Sara tua moglie? " ( Gen 18,9 )

E poi la Scrittura mostra chi fu a dire questo, quando, avendo Sara riso, dice: E disse il Signore ad Abramo: " Perché Sara ha riso da sola? ", ( Gen 18,13 ) e il testo che segue fino alla fine parla al singolare come un unico Signore.

E dopo questo, si narra che se ne andarono, al plurale, come uomini, e si dice: Alzandosi poi di lì gli uomini rivolsero lo sguardo verso Sodoma e Gomorra, mentre Abramo camminava con loro accompagnandoli. ( Gen 18,16 )

Di nuovo la Scrittura ritorna al numero singolare e dice: Il Signore disse: " Forse che nasconderò al figlio mio Abramo le cose che faccio?". ( Gen 18,17 )

Quindi viene promessa ad Abramo una illustre e copiosa discendenza e viene annunciata la rovina dei sodomiti.

Di seguito la Scrittura dice: E partendo da lì, gli uomini, vennero a Sodoma; Abramo ancora se ne stava in piedi davanti al Signore.

E avvicinandosi Abramo disse: " Non rovinare insieme il giusto con l'empio; e un giusto varrà come un empio?". ( Gen 18,22-23 )

E dopo la conversazione del Signore e di Abramo, la Scrittura prosegue dicendo: Se ne andò il Signore, come smise di parlare ad Abramo, e Abramo ritornò al suo posto.

Vennero poi due angeli a Sodoma verso sera. ( Gen 18, 33-19,1 )

Questi sono quelli dei quali poco prima aveva detto: Partiti di là gli uomini vennero a Sodoma. ( Gen 18,22 )

Ma non aveva detto espressamente che erano due, mentre fin dall'inizio aveva detto che tre uomini apparvero ad Abramo e da lui furono accolti con ospitalità, e che quando se ne andarono li accompagnò, camminando con loro.

26.6 - Forse ormai ti affretti ad affermare che tra essi l'unico Signore era Cristo, che al singolare prometteva e rispondeva ad Abramo, mentre gli altri due i suoi angeli, che vennero a Sodoma come angeli mandati dal loro Signore.

Ma aspetta: perché sei così precipitoso? Consideriamo tutto con attenzione e in primo luogo le parole del Signore che dice ad Abramo: Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è assai grave.

Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui mi è giunto il grido. ( Gen 18,20-21 )

Qui affermò che sarebbe disceso a Sodoma, dove tuttavia non discese lui in persona, bensì i due angeli.

Egli, infatti, se ne andò, come smise di parlare ad Abramo e Abramo ritornò al suo posto.

Vennero poi, come è stato detto, due angeli verso sera a Sodoma. ( Gen 18, 33 -19,1 )

E se anche in quei due angeli si trova un solo Signore, che, secondo la sua parola, proprio nelle vesti degli angeli discese a Sodoma?

Non è evidente che in quei tre uomini apparve un solo Signore? E a cosa si allude qui se non alla stessa Trinità?

Ma vediamo se la santa Scrittura ci dimostra che anche in quei due angeli, come ho detto, era presente un solo Signore, perché non sembri che abbiamo affermato queste cose per conto nostro.

Vennero dunque due angeli a Sodoma verso sera; Loth sedeva, come è stato scritto, vicino alla porta di Sodoma.

Vedendoli Loth, si alzò per andare loro incontro e si prostrò con il volto a terra. ( Gen 19,1 )

Tu qui vedi certamente che gli angeli vengono adorati da un uomo giusto, e non vuoi che sia adorato lo Spirito Santo, che anche voi, senza dubbio alcuno, preponete a tutti gli angeli?

Ma starai per replicare: " Credeva che fossero uomini. Infatti li ospitò come uomini ".

Questo piuttosto è contro di te, che dici che lo Spirito Santo, che deve essere anteposto a tutti gli angeli, non dev'essere adorato, mentre vedi che anche gli uomini, inferiori agli angeli, sono adorati dagli uomini giusti.

Ma ancora ribatterai: " Adorò il Signore. Difatti lo riconobbe in quei due che pensava essere uomini, come nei profeti ".

In questo modo ti è stato già dimostrato quanto avevo promesso di dimostrare attraverso la santa Scrittura: che il medesimo Signore, del quale si era detto che era andato via quando cessò di parlare ad Abramo, discese in quei due angeli a Sodoma, come aveva detto, e in loro fu riconosciuto da un uomo giusto.

Pertanto, offrì loro l'ospitalità come a uomini santi di Dio, nei quali riconobbe la presenza di Dio, dal momento che anche lo stesso Abramo non sapeva che fossero angeli.

Questi patriarchi infatti sono designati nell'Epistola agli Ebrei, dove, a proposito dell'ospitalità, si dice: con questa fede alcuni senza saperlo ospitarono gli angeli. ( Eb 13,2 )

Dopo che Loth li accolse, senza sapere che erano angeli, riconoscendo tuttavia, come lo stesso Signore gli aveva concesso di conoscere, chi rappresentavano - passo sotto silenzio quanto avvenne nel frattempo -, egli uscì con loro da Sodoma.

E prima che questo accadesse, come afferma la Scrittura: Dissero gli uomini a Loth: " Chi hai ancora qui?

I tuoi figli, le tue figlie e tutti coloro che hai nella città, falli uscire da questo luogo, perché noi stiamo per distruggere questo luogo: è grande il grido innalzato contro di loro al cospetto del Signore, e il Signore ci ha mandato a distruggerli ". ( Gen 19,12-13 )

Ecco dove appare quell'incendio di Sodoma appiccato attraverso gli angeli mandati dal Signore, nei quali tuttavia c'era anche Lui.

Infatti, non manda i suoi per poi allontanarsi da loro.

In loro dunque discese a Sodoma, cosa che aveva predetto che avrebbe fatto mentre parlava con Abramo.

E dopo aver fatto ciò, si dice che se ne andò e che vennero degli angeli verso sera a Sodoma.

Poco dopo, non appena lo condussero fuori e dissero, come la medesima Scrittura narra: Metti in salvo la tua anima senza voltarti a guardare indietro; non dimorare in tutta la regione, ma mettiti in salvo sul monte, per evitare di essere sorpreso. ( Gen 19,17 )

Disse loro Loth: Ti prego, Signore, perché tuo figlio ha trovato misericordia davanti a te, ( Gen 19,18-19 ) e così via.

E dopo aver finito di parlare ed aver scelto per sé una piccola città in cui salvarsi, di seguito la Scrittura dice che egli ebbe questa risposta: Ecco, ho ammirato il tuo volto e obbedito a queste parole, per non distruggere la città di cui hai parlato.

Affrettati dunque a metterti in salvo là: non potrò infatti proferire parola finché tu non vi sia entrato. ( Gen 19,21-22 )

Chi gli rispose questo, se non colui al quale aveva detto: Ti prego, Signore?

Aveva detto questo a entrambi, non a uno solo, come con tutta evidenza è stato scritto: Disse loro Loth: " Ti prego, Signore ".

Dunque, Loth riconobbe un unico Signore nei due angeli, così come Abramo aveva riconosciuto un solo Signore nei tre uomini.

26.7 - Non c'è motivo di dire: Quegli che era il Signore e che aveva parlato con Abramo se ne era andato; però, mentre egli se ne andava, vennero a Sodoma due suoi angeli.

Infatti, tutti e tre quelli che apparvero ad Abramo sono detti uomini, come la Scrittura suole chiamare uomini anche gli angeli.

Né ad uno solo di loro Abramo obbedì con più prontezza e umiltà che agli altri due, ma lavò i piedi ugualmente a tutti e tre, e ugualmente a tutti e tre servì il pasto.

Dunque, vide Dio in tutti. Per questo, la Scrittura aveva predetto che Dio sarebbe apparso ad Abramo presso la quercia di Mambre, sotto la cui ombra diede da mangiare a tre uomini, che vide con gli occhi del corpo; in essi, tuttavia, vide Dio non con gli occhi del corpo ma con quelli del cuore, ossia lo comprese e lo riconobbe, così come Loth che con i due angeli non parlava al plurale ma al singolare, ed anche essi gli rispondevano come se fossero uno solo.

Infatti Abramo lo udì dapprima attraverso i tre uomini, poi attraverso uno solo, che, mentre quelli andavano a Sodoma, rimase a parlare con lui; Loth, invece, lo udì attraverso due e tuttavia anch'egli udì un solo Signore, che egli pregava per la sua liberazione e che gli rispondeva.

Per quanto entrambi, cioè sia Abramo che Loth, ritenessero che fossero uomini quelli che erano angeli, in essi hanno veramente compreso Dio quale era, non hanno ritenuto che fosse quello che non era.

Che cosa vuole dunque per sé questa visibile Trinità e questa intelligibile unità, se non che si insinui in noi l'idea che sono tre il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in modo tuttavia da non essere tre dèi e signori, ma un solo Signore Dio?

Tu poi hai detto: Questo Dio apparve ad Abramo, sapendo di aver letto ciò che sta scritto, ossia che apparve Dio ad Abramo presso la quercia di Mambre.

E volendo quasi dimostrare che il Signore Figlio apparve a quel patriarca, ti sei allontanato da quei tre uomini e hai taciuto del tutto quelli nei quali la Scrittura narra che Dio apparve ad Abramo, per non farci comprendere che Dio Trinità è di un'unica sostanza, come di un'unica sostanza erano i tre uomini che Abramo vide.

Infatti, la Scrittura aveva predetto: Apparve Dio ad Abramo, ma non si tratta di tre dèi, poiché si dice anche: Apparve Dio, non: " Apparvero degli dèi".

Lo stesso Abramo vide tre e adorò uno solo dal quale non volle essere abbandonato, e da uno solo ricevette i responsi della divinità, né pensò che gli altri due fossero due dèi, ma che fosse un solo Dio in tutti, poiché anche Loth vide due e tuttavia riconobbe un solo Signore.

E lì mi sembra che, attraverso gli angeli, si alluda al Figlio e allo Spirito Santo, poiché quegli angeli dissero di essere stati mandati.

Quanto alla Trinità, che è Dio, solo del Padre si legge che non fu mandato, mentre si legge che furono mandati sia il Figlio sia lo Spirito Santo, la cui natura, pertanto, non è diversa: infatti, anche quegli uomini, attraverso i quali si allude al Figlio e allo Spirito Santo, erano di un'unica ed identica natura.

Dunque, hai schivato con astuto silenzio questa Scrittura, con la quale potresti convincerti.

E quando hai detto: Questo Dio apparve ad Abramo, volendo che quanto si legge nella Genesi, ossia che Dio apparve ad Abramo, venisse inteso nel senso che solo il Figlio apparve, non hai voluto dire in che modo apparve, affinché qui non venisse riconosciuto come Dio non solo il Figlio, ma anche la Trinità.

26.8 - Hai detto poi: E che il Figlio fu visto da Abramo, se lo vuoi credere, lo ha affermato in modo inequivocabile lo stesso Dio unigenito nel santo Vangelo, quando dice: " Abramo vostro Padre esultò al vedere il mio giorno, e lo vide e si rallegrò ". ( Gv 8,56 )

Ancora discussioni, ancora promesse da dimostrare!

Quasi che il Figlio di Dio avesse detto: " Abramo vostro Padre desiderò vedermi, e mi vide, e gioì ".

Per quanto anche questo lo si potrebbe intendere così: il santo Patriarca vide il Figlio di Dio con gli occhi del cuore, non con gli occhi della carne sui quali invece verte la nostra discussione.

Ma dal momento che Cristo ha detto: Abramo desiderò vedere il mio giorno, e lo vide, e gioì, perché non intendiamo il giorno di Cristo come il tempo di Cristo, nel quale era destinato a incarnarsi, cosa che Abramo, come anche gli altri Profeti, poté vedere in spirito e di cui poté gioire?

Pertanto, neppure qui sei riuscito a dimostrare ciò che ti eri riproposto e che avevi promesso di dimostrare.

26.9 - Dopo tutto questo, sei passato a Giacobbe, che lottò con l'Angelo, e che la stessa scrittura della Genesi chiama sia uomo sia Dio.

Infatti, si legge così: Giacobbe rimase solo ed un uomo lottò contro di lui fino allo spuntar dell'aurora.

Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo percosse nel cavo del femore; e il cavo del femore di Giacobbe si lussò mentre egli lottava con lui.

Disse colui: " lasciami andare che spunta l'aurora ". Rispose: " non ti lascerò partire se non mi avrai benedetto ".

Gli domandò colui: " Qual è il tuo nome? ". Rispose: " Giacobbe ".

Riprese: " Non più Giacobbe sarà il tuo nome, ma Israele perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto".

Giacobbe allora gli chiese: " Dimmi il tuo nome, ti prego! ". Gli rispose: "Perché chiedi il mio nome? ". Ed ivi lo benedì.

Allora Giacobbe chiamò quel luogo Visione di Dio, " perché, disse, ho visto Dio faccia a faccia eppure la mia vita è rimasta salva ". ( Gen 32,24-30 )

Da questa lettura tenti di dimostrare che il Figlio unico di Dio, anche prima di incarnarsi, apparve visibilmente.

Sebbene non sia assurdo intendere che qui sia figurato Cristo, a causa della profezia che annuncia il futuro, poiché doveva accadere che, nei suoi figli che crocifissero Cristo, Giacobbe sembrasse aver vinto Cristo, e che nei suoi figli vedesse Cristo faccia a faccia e fosse così salva l'anima degli Israeliti che videro ciò con fede, tuttavia il profeta Osea chiama evidentemente angelo quest'uomo che lottò con Giacobbe.

Così infatti egli scrive di Giacobbe: Nel seno materno soppiantò suo fratello e nella lotta ebbe la meglio su Dio e fu confortato dall'angelo e vinse. ( Os 12,3-4 )

Come dunque nella Genesi colui che lottò con Giacobbe è detto sia uomo sia Dio, così anche da questo profeta è detto sia Dio sia angelo.

E perciò colui che era angelo fu detto uomo nel modo in cui furono detti uomini coloro che apparvero ad Abramo, allorché, ignari, sia lui che Loth ospitarono gli angeli.

Dio dunque era nell'angelo, come Dio è nell'uomo, soprattutto quando parla attraverso l'uomo.

Così, in verità, attraverso questo angelo fu figurato Cristo, come attraverso l'uomo. Infatti, anche Isacco, figlio di Abramo, non era forse figura di Cristo, quando fu condotto come un agnello per essere immolato, ( Is 53,7 ) e quando portava su di sé la legna sulla quale doveva essere posto, così come il Signore portava la croce?

Infine, perché ci stupiamo che Gesù sia stato figurato attraverso un angelo, se fu figurato non solo attraverso un uomo, ma anche attraverso un animale?

Infatti, chi altro era l'ariete, che era trattenuto per le corna nel rovo, se non Cristo crocifisso, incoronato anche di spine?

Abramo immolò questo ariete al posto del figlio, che aveva ricevuto l'ordine di risparmiare. ( Gen 22,6-13 )

Dio, infatti, ordinò di perdonare l'uomo, in modo tale, tuttavia, che, attraverso un animale e a causa della passione di Cristo che in questo modo veniva preannunciata, si compisse il mistero del sangue sacro.

Dunque, se sostieni che, propriamente e non figuratamente, era Cristo l'angelo che lottò con Giacobbe, puoi dire infine che, propriamente e non figuratamente, Cristo fu l'ariete che il patriarca Abramo immolò.

Puoi infine affermare che, propriamente e non figuratamente, Cristo fu la pietra che percossa dal legno distribuì acqua in abbondanza al popolo assetato. ( Es 17,6 )

Così infatti dice l'Apostolo: Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava: quella roccia era Cristo. ( 1 Cor 10,4 )

Queste furono figure soltanto, non le realtà complete: le cose reali che sarebbero accadute erano significate anticipatamente da quelle figure.

Le quali si sono rese visibili agli sguardi umani attraverso una creatura soggetta a Dio e soprattutto attraverso il ministero degli angeli, sempre però sotto il potere di Dio, ma rimanendo occulta la natura sia del Padre, sia del Figlio, sia dello Spirito Santo.

26.10 - Invano, pertanto, affermi che il Figlio di Dio fu visto dagli uomini, e che il Padre invece non fu visto.

Infatti, sia il Padre, sia il Figlio, sia lo Spirito Santo poterono essere visti attraverso una creatura a loro sottoposta, ma nessuno di loro fu visto attraverso la propria sostanza.

Dunque Dio, come d'accordo con i deboli sensi degli uomini, fu piuttosto indicato allusivamente attraverso figure che mostrato nella sua realtà.

Pertanto, non fu visto come è: questo difatti è promesso ai santi nella vita futura.

Per cui l'apostolo Giovanni dice: Carissimi, fin da ora siamo figli di Dio e non si è ancora manifestato quel che saremo.

Sappiamo che quando egli si sarà manifestato saremo simili a lui, poiché lo vedremo com'egli è. ( 1 Gv 3,2 )

Gli Apostoli videro dunque in questo mondo il Signore; lo videro, ma non come egli è.

Infine Mosè voleva che gli si mostrasse sebbene parlasse con lui faccia a faccia, come indica la Scrittura. ( Es 33,13 )

Questo lo avevo già detto nella mia esposizione precedente, ma tu, quasi non lo avessi udito, lo hai trascurato, ed hai voluto che ti venissero letti tutti gli appunti della mia medesima disquisizione.

Dal momento che non discerni la differenza che c'è tra il fatto che Dio sia visto attraverso la sua sostanza e il fatto che sia visto attraverso una creatura sottoposta a lui, sei incorso in una bestemmia così grave da dire che l'unigenito Figlio di Dio è mutevole per il fatto stesso che è Dio.

Infatti hai ritenuto che dovesse essere attribuita al solo Padre la frase che menzionasti: Io sono colui che sono, e non muto, quasi che il Figlio o lo Spirito Santo fossero mutati quando apparvero visibilmente, come se il primo fosse quello che, com'è noto, è nato da una donna e il secondo quello che si mostra agli sguardi umani nell'aspetto di colomba o in lingue di fuoco.

A questo ti ho già risposto in quel discorso in cui ho dimostrato che non eri riuscito a confutare quanto avevo detto.

Ma ora, affinché tu capisca in che modo Dio disse: Io sono colui che sono e non muto, o piuttosto ancora ciò che sta scritto: Io sono il Signore, non cambio, ( Es 3,14; Ml 3,6 ) poiché non solo il Padre, ma l'unico Dio ha detto questo, cioè la stessa Trinità, poni mente al Salmo, dove si legge: Tu, in principio, Signore, hai fondato la terra, e i cieli sono opera delle tue mani.

Eppure questi periranno, mentre tu rimarrai, e tutti invecchieranno come vestiti, e come un manto tu li muterai ed essi saranno mutati.

Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non verranno mai meno. ( Sal 102, 27.28 )

Che ciò sia stato detto a proposito del Figlio di Dio, lo attesta la sacra Scrittura nell'Epistola agli Ebrei. ( Eb 1,10-12 )

Dove si dice: I cieli muteranno, ma tu sei sempre lo stesso, chi non capirebbe che nient'altro è detto se non " Tu non muti "?

E perciò anche al Figlio di Dio si addice dire: Io sono colui che sono, e non muto, o: Io sono il Signore e non cambio.

Espressioni che tu hai attribuito al solo Padre, affinché si credesse che nella sua sostanza il Figlio è mutevole, come se avesse assunto la forma di uomo per trasformarsi in uomo.

Non correggerai una così grave bestemmia, se non crederai che, nell'assumere la forma umana, si è aggiunto al Figlio ciò che non aveva, senza che egli abbandonasse o perdesse ciò che aveva.

26.11 - Ti chiedo, quindi, chi apparve a Mosè nel fuoco, quando il rovo era in fiamme e non bruciava.

Certo, anche qui la Scrittura dichiara che apparve un angelo: Gli apparve l'angelo del Signore in una fiamma di fuoco, nel mezzo di un roveto. ( Es 3,2 )

Ma chi dubiterebbe che nell'angelo c'era Dio? Ma quale Dio? Il Padre o il Figlio?

Tu starai per rispondere: " Il Figlio ": non vuoi infatti che in alcun modo, neppure attraverso una creatura a lui inferiore, il Padre sia apparso agli sguardi dei mortali.

Ma qualunque di essi tu scelga, ti rispondo: se era il Padre, apparve anche il Padre agli uomini; se era il Figlio, non muta neppure il Figlio.

Avendo infatti chiesto Mosè chi fosse colui che lo mandava, egli rispose: Io sono colui che sono. ( Es 3,14 )

E questo cos'altro significa, se non: " Non sono mutevole ", secondo la testimonianza profetica che tu stesso hai proposto: Io sono colui che sono, e non muto? ( Ml 3,6 )

Disse poi di rimando a Mosè: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. ( Es 3,6 )

Osa negare, se puoi, che Dio Padre è il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe; ( Es 3,15 ) se non era Dio Padre a parlare dal rovo, allora era il Figlio.

Se invece parlava il Padre, devi confessare che anche Dio Padre apparve agli uomini.

E se, in verità, l'uno e l'altro sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe, cosa che ammetti, perché sei in dubbio sul fatto che l'uno e l'altro sono un solo Dio?

Difatti Giacobbe è lo stesso Israele, ai cui figli si dice: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. ( Dt 6,4 )

26.12 - Devi pertanto riconoscere che è vero quanto ho detto, ossia che la divinità apparve quando volle agli occhi dei mortali non nella sua sostanza, nella quale è invisibile e immutabile, ma attraverso una creatura inferiore a sé.

Pertanto, io non ho detto, come tu hai cercato di accogliere o di far accogliere le mie parole, che la divinità si rese visibile ai padri, come se avessi voluto far credere visibile quella divinità che prima avevo affermato essere invisibile.

Ma ho detto che, quando la divinità si mostrava ai padri, si dimostrava visibile attraverso una creatura ad Essa sottoposta.

Infatti, nella sua stessa natura è invisibile, a tal punto che lo stesso Mosè, parlando con Dio faccia a faccia, gli diceva: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrami te stesso manifestamente. ( Es 33,13 )

Ecco ciò che ho detto. Rileggi e scoprirai che dico il vero, mentre sei tu che non hai voluto o potuto capire ciò che ho detto.

Ascolta dunque ora che sto per esporre il medesimo punto anche più chiaramente.

Io affermo che la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella sua natura e sostanza è invisibile a occhi mortali.

E non sia mai che io dica che essa si trasforma in forme visibili, poiché affermo ancora una volta che è immutabile.

Resta dunque da comprendere che, quando si mostrò agli sguardi umani come volle, lo fece attraverso una creatura sottomessa a sé, che può apparire a occhi mortali.

26.13 - Che motivo hai avuto allora di aggiungere: Uno solo anche incomprensibile e immenso, dopo aver detto del Padre: È l'unico invisibile, questione di cui si è già discusso abbastanza?

Certo non leggiamo che Dio è incomprensibile. E perché tu affermi che è incomprensibile, non lo so.

Se infatti non può essere compreso, in che modo non solo il Figlio, ma anche il Padre viene all'uomo, così come dice lo stesso Figlio, ed insieme fanno dimora presso di lui? ( Gv 14,23 )

Penso che vengano compresi da colui presso il quale fanno dimora.

O forse dici: " Non in tutto, ma in parte sono compresi "? Di' ciò che vuoi: ti sarà infatti risposto: " Non sono dunque incomprensibili, coloro che sono almeno in parte comprensibili ".

O forse non ti basta affermare che il Padre è incomprensibile, ma hai aggiunto anche che è immenso, per esporre in che senso hai detto che è incomprensibile?

Ossia, egli è immenso per il fatto che la natura umana non è capace di tutto? Questo è vero e lo si può dire anche del Figlio.

Infatti, nessuno comprende il Verbo unigenito, così da osare di professare di essere totalmente capace di Lui.

Perciò non dubitiamo che anch'egli è immenso.

Ti chiedo, infatti, riguardo a chi ritieni che sia stato scritto: È grande e non ha fine, eccelso e immenso. ( Bar 3,25 )

Dello stesso infatti poco dopo si dice: Questi è il nostro Dio e nessun altro gli può essere paragonato.

Questi ha trovato tutte le vie della dottrina, che diede a Giacobbe suo servitore, a Israele suo prediletto.

Pertanto, essa è comparsa sulla terra e ha conversato tra gli uomini? ( Bar 3,36-38 )

Chi è questi, rispondi? Chi è, dicevo, colui che è grande e non ha fine, eccelso e immenso, che è comparso sulla terra e ha conversato tra gli uomini?

Vedo quali pene, quali angustie sopporti. Temi di dire: " È il Padre " quando senti: è comparso sulla terra ed ha conversato tra gli uomini.

Tu, infatti, non vuoi che il Padre sia apparso agli uomini attraverso la sua sostanza, che è veramente invisibile, ma neppure attraverso una creatura a Lui soggetta.

Temi di dire: " È il Figlio ", quando senti: non ha fine, eccelso e immenso. Tu, infatti, sostieni che solo il Padre è immenso.

Temi di dire: " È lo Spirito Santo ", quando senti: Questi è il nostro Dio. Tu non vuoi infatti neppure che lo Spirito Santo sia Dio.

Che cosa bisogna fare, che cosa rispondere, o uomo che non vuoi essere cattolico, affinché tu accetti che Cristo è comparso sulla terra in forma di servo e ha conversato tra gli uomini, e affinché tuttavia professi che Egli è immenso nella forma di Dio nella quale rimase invisibile?

Questo è il nostro Dio e nessun altro gli può essere paragonato.

Chi è quest'altro, se non l'Anticristo, che la fede vera non stima vero Cristo, ma che l'errore esecrabile dei Giudei diffonde invece del Cristo vero?

26.14 - Se preghi e domandi di essere, come dici, discepolo delle divine Scritture, considera le testimonianze divine attinenti al nostro dibattito.

Non devi disperderti in mezzo a molte cose che non ti aiutano affatto: scegli avvedutamente di tacere piuttosto che parlare inutilmente, dal momento che non trovi una risposta ad una verità così evidente.

Mostri di temere che io ti metta a nudo davanti ai tuoi discepoli.

Magari tu potessi rivestirti di Cristo così da volere che i tuoi discepoli siano Suoi piuttosto che tuoi.

Infatti, per quanto il Signore me lo concede, non mi pento di fare in modo che tu e i tuoi discepoli siate miei condiscepoli sotto un unico maestro.

Se invece vuoi rispondere al mio trattato, al quale dopo tanto tempo ancora prometti che risponderai, nel modo in cui poco fa hai risposto sia alle mie domande sia alle mie argomentazioni, è chiaro che non risponderai nulla, ma non tacerai, per trarre in qualche modo in inganno uomini privi di intelletto.

In conclusione, da tutti questi argomenti, che ho discusso come ho potuto, appare chiaramente che uno solo è il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, una sola è la sostanza, una la deità, una la maestà, una la gloria, poiché la stessa Trinità è il nostro solo Signore Dio, del quale si è detto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. ( Dt 6,4 )

E questo venne detto, quando solo il Signore li conduceva via e non c'era tra loro un dio straniero. ( Dt 32,12 )

E neppure si può dire che non ci fosse anche Cristo a condurli via, poiché l'Apostolo dice: Non tentiamo Cristo, come lo tentarono alcuni di quelli. ( 1 Cor 10,9 )

O Cristo non è Dio, o Cristo è un dio straniero.

Qui, dunque, Dio è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la Trinità, che è un solo Dio, al quale solo ci viene ordinato di servire con quella servitù che è dovuta unicamente a Dio, quando sentiamo: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai. ( Dt 6,13 )

Né si può dire che con questa servitù non serviamo Cristo, delle cui membra siamo costituiti, e lo Spirito Santo, di cui siamo tempio.

Questa Trinità, che è un solo Dio, dice: Io sono il Signore e non ve n'è un altro all'infuori di me. ( Dt 32,39 )

Né infatti è possibile dire che non sia Signore Cristo, che anche voi professate come Dio e Signore, o che lo Spirito Santo non sia il Signore della sua casa, cioè del suo tempio.

Egli è infatti lo Spirito del Signore del quale si dice: Il Signore è Spirito; dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà. ( 2 Cor 3,17 )

Questa Trinità è l'unico Dio, del quale l'Apostolo dice: Non v'è nessun Dio, fuori del Dio unico. ( 1 Cor 8,4 )

Infatti, quando sentite queste parole, non osate negare che l'Unigenito è Dio.

Questo Dio, che è Trinità, dice: Io sono colui che sono e non muto. ( Ml 3,6; Es 3,14 )

Non muta infatti Cristo, al quale si dice: Muterai i cieli, ed essi saranno mutati; ma tu sei sempre lo stesso. ( Sal 102, 27.28 )

Né muterà lo Spirito di verità, dal momento che la verità è immutabile, quello Spirito al quale Cristo stesso tributa tanto onore da dire: È meglio per voi che io parta; perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi, ( Gv 16,7 ) e: Chiunque dirà una parola contro il Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma per chi l'avrà detta contro lo Spirito Santo non ci sarà perdono. ( Mt 12,32 )

E avendo detto di se stesso: Ecco io sono con voi fino alla fine del mondo, ( Mt 28,20 ) dello Spirito disse: Affinché sia con voi in eterno. ( Gv 14,16 )

Se acconsentirai pacificamente a queste testimonianze e ad altre simili, che sarebbe troppo lungo cercare e raccogliere, sarai, cosa che dici di pregare e di desiderare, discepolo delle divine Scritture, in modo che anche noi possiamo godere della tua fraternità.

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