Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 140 (139)

Discorso al popolo

1 - I fratelli signori nostri - e tramite loro il Signore di tutti - mi hanno affidato l'incarico di rendervi accessibile il presente salmo.

Lo farò per quanto il Signore vorrà donarmi.

Spero infatti che egli, per le vostre preghiere, mi aiuti a dire le cose che nel mio dovere ho da dirvi e aiuti anche voi ad ascoltarle, in modo che la parola di Dio riesca di comune utilità per tutti.

In effetti potrebbe succedere che non sia utile a tutti, poiché non di tutti è la fede: ( 2 Ts 3,2 ) quella fede che nell'anima è come una radice buona che trasforma la pioggia in frutti.

Il contrario è dell'incredulità, dell'errore diabolico e della bramosia di possesso, cattiva radice di ogni male, ( 1 Tm 6,10 ) simile a radice di pianta spinosa, che trasforma anche la dolce pioggia in spine pungenti.

2 - O membro di Cristo o nemico del corpo di Cristo

Suppongo che, durante il canto del salmo, voi ne abbiate percepito il contenuto.

Vi si lamenta e geme, alzando a Dio la sua preghiera, il corpo di Cristo mentre deve vivere in mezzo ai cattivi.

Sì, veramente - come in ogni profezia simile a questa - si tratta della voce di quel povero, o bisognoso, non sazio ma affamato e assetato di giustizia, ( Mt 5,6 ) al quale è stata promessa una sazietà, che gli è tenuta in serbo per i tempi della fine.

Nel frattempo, cioè adesso finché vive in questo mondo, assapori la sete e la fame, gema, picchi e cerchi.

Non si lasci lusingare dalle attrattive dell'esilio, non prenda per sua patria il mondo presente, da cui l'ha liberato Cristo mediante la sua venuta, disponendo cioè di diventare nostro capo, cioè capo di un misterioso corpo.

Non si potrebbe infatti parlare di capo dove non ci fosse un corpo a cui questo capo appartenesse.

Quindi, se Cristo è capo, è conseguentemente capo di un corpo; e corpo di quel Capo è la santa Chiesa, fra le cui membra siamo anche noi se amiamo il nostro Capo.

Porgiamo quindi ascolto agli accenti del corpo di Cristo, cioè alla voce di noi stessi, se apparteniamo al corpo di Cristo.

Se al contrario qualcuno non fa parte di quel corpo, è dei cattivi in mezzo ai quali geme il corpo di Cristo.

Per conseguenza, o sei parte di quel corpo e gemi perché mescolato ai cattivi, o di quel corpo non sei parte e allora sei di quei cattivi tra i quali geme il corpo [ di Cristo ].

Che infatti esso gema fra i cattivi è cosa certa.

Quindi, o membro di Cristo o nemico del corpo di Cristo.

Quanto poi a questi nemici o avversari del corpo di Cristo, non si presentano con omogeneità né agiscono in maniera uniforme.

Il loro re è d'indole versipelle ed è lui che si serve dei cattivi come di suoi strumenti.

Meno male però che molti vengono sottratti dal suo dominio e vengono incorporati a Cristo: chi siano e quanti saranno in appresso lo sa soltanto colui che a loro insaputa li redense col suo sangue.

Certuni, viceversa, persevereranno nella loro malizia né verranno a far parte del corpo di Cristo.

Anche questi sono noti a colui cui nulla sfugge.

Viene ora da chiedersi cosa accada durante questo periodo a coloro che vivono compaginati nell'unità delle membra di Cristo.

Essi non hanno ancora conseguito la resurrezione promessa per la fine, nella quale scomparirà ogni gemito e in sua vece subentrerà la lode, cesserà ogni tribolazione e ci sarà gioia senza fine.

Non posseggono questi beni nella realtà ma ne hanno certa speranza, per cui, sospinti da un desiderio misterioso, gemono invocando la liberazione dai cattivi, in mezzo ai quali sono costretti a vivere anche i buoni.

Non tutti infatti sono sicuri d'esserne definitivamente separati, e a compiere la separazione interverrà colui che non è soggetto a errori.

Che significa: Non soggetto a errori? Che non porrà alla destra alcun cattivo, né alla sinistra alcun buono.

Noi invece, nella vita presente, a mala pena conosciamo noi stessi: con quanto maggior ragione dobbiamo quindi astenerci da giudizi affrettati sul conto degli altri?

Anche se oggi ci risultasse che uno è cattivo, non sappiamo come sarà domani; e quel tale verso il quale siamo animati da odio feroce potrebbe anche essere, a nostra insaputa, un nostro fratello.

Avremo pertanto la tranquillità di coscienza solo se nei cattivi odieremo la cattiveria e ameremo la persona, solo cioè se in essi ameremo l'opera di Dio pur odiando quanto ha compiuto l'uomo.

Opera di Dio è l'uomo, la persona; opera dell'uomo è il peccato.

Ama l'opera di Dio e odia l'opera dell'uomo.

In questa maniera perseguitando cioè tu l'opera dell'uomo, porterai a liberazione l'opera di Dio.

3 - [v 1.] David e Cristo

Per la fine. Salmo, per lo stesso David.

Per fine non intendere altro se non quanto ti è stato già fissato con autorità dall'Apostolo: Fine, infatti, della legge è Cristo, a giustizia per ogni credente. ( Rm 10,4 )

Se pertanto in un salmo odi le parole: Per la fine, indirizza il cuore a Cristo.

Il titolo del salmo, in realtà, è una specie di araldo rispetto al salmo stesso.

Esso ti dice: Ecco che viene; di lui parlerò, canterò di Cristo.

Anzi le stesse parole: Per lo stesso David, non voglio intenderle riferite ad altri se non a colui che secondo la carne fu tratto dalla stirpe di David. ( Rm 1,3 )

A motivo di questa appartenenza certo gli si adatta bene il nome [ del capostipite ].

Per discendenza carnale egli, dunque, procede da David, ma per la genealogia soprannaturale egli supera David.

È infatti anteriore non solo a David ma anche ad Abramo, ( Gv 8,58 ) né solo ad Abramo ma anche ad Adamo, né solo ad Adamo ma anche al cielo e alla terra, a tutti gli angeli, le potestà e le virtù, a tutte le cose visibili e invisibili.

Perché questo? Perché, nel trarre all'esistenza queste cose, tutte le cose furono create per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto. ( Gv 1,3 )

Se quindi lo si dice della discendenza di David, questo non riguarda la sua divinità, per la quale è creatore di David, ma riguarda la sua carne.

È comunque un fatto che egli nella profezia si degnò lasciarsi chiamare col nome di David; e, siccome il salmo si canta per lo stesso David, intendilo riferito a colui che è anche nostra fine.

Ascolta [ in esso ] la voce del suo corpo e procura di essere membro di quel corpo.

Che la voce da te ascoltata sia tua; prega e di' quanto segue.

4 - [v 2.] Ogni perverso è anche nocivo

Liberami, Signore, dall'uomo malvagio.

Non da un singolo uomo ma da tutta la categoria; né solo dagli strumenti [ esecutori del male ] ma dallo stesso caporione, il diavolo.

Ma perché dire: Dall'uomo, se [ è da intendersi ]: Dal diavolo?

Perché con linguaggio figurato anche lui fu chiamato uomo.

Diceva: Venne l'uomo malvagio e vi ha seminato sopra la zizzania.

E quando i servi andarono dal padrone di casa per chiedergli: Non hai forse seminato del buon seme?

Come dunque c'è la zizzania? si sentirono rispondere: L'uomo malvagio ha fatto questo. ( Mt 13,27-28 )

Ebbene, da questo " uomo malvagio " prega con tutto l'ardore affinché venga liberato.

La tua lotta infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà e i dirigenti del mondo di queste tenebre, ( Ef 6,12 ) cioè contro i dirigenti dei peccatori.

A tale categoria, veramente, anche noi siamo appartenuti, come or ora abbiamo ascoltato dalla voce dell'Apostolo: Una volta foste tenebre, ora invece siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

Diventati dunque luce, non in noi stessi ma nel Signore, preghiamo per essere scampati non solo dalle tenebre, cioè dai peccatori che il diavolo continua a tenere in suo dominio, ma anche dallo stesso diavolo, loro principe che agisce sui figli dell'incredulità.

Liberami dall'uomo ingiusto.

Sono espressioni equivalenti: Uomo malvagio e: Uomo ingiusto, e in tanto lo dice malvagio in quanto è ingiusto, perché non si pensi che qualche ingiusto possa essere buono.

In effetti, molti sono gli ingiusti che si presentano come innocui: non sono aggressivi né pungenti, non perseguitano né opprimono alcuno, eppure sono ingiusti.

Ingiusti in qualche altra maniera, poni perché lussuriosi, ubriaconi, schiavi del piacere.

Come infatti si potrebbe definire innocuo uno che danneggia se stesso?

Innocuo è colui che non nuoce ad alcuno, non lo è chi nuoce a se stesso.

Come infatti non reca danno anche a te uno che danneggia se stesso?

Mi rispondi: Ma dov'è questo danno?

Mai s'è appropriato dei miei averi, mai ha attentato alla mia incolumità; si limita alla lussuria, di cui si pasce, e ai piaceri nei quali ripone la sua gioia.

Ma se si prende dei piaceri sporchi, la sporcizia riguarda lui: che m'interessa se a me non reca alcuna molestia?

Tutt'altro! egli danneggia anche te: quanto meno con l'esempio.

Vivendo infatti accanto a te ti invita a fare quel che lui fa.

E non è forse vero che, vedendolo godere di ogni fortuna nonostante la sua vita depravata, tu sei attratto dal piacere di quelle stesse azioni?

E anche se non vi consenti, per lo meno ti tocca combattere con un nemico in più.

E puoi dire che a te non arrecava alcun nocumento, se devi tanto affaticarti per vincere il male che egli t'ha prodotto nel cuore?

Concludiamo quindi che chiunque commette ingiustizia è malvagio, e per ciò stesso è nocivo, tanto se il suo comportamento è mite quanto se è violento.

Chiunque si lascia frastornare da lui, chiunque si lascia prendere ai suoi lacci, ben presto si accorgerà di quanto fosse nocivo quel che egli riteneva innocuo.

Pensate, fratelli, agli spini. Nemmeno loro pungono con la loro radice.

Sradica dal suolo una pianta di spini e toccane le radici: vedi se ti danno dolore.

Eppure quella spina che più tardi, sviluppatasi sopratterra, ti causerà dolore, è cresciuta da quella radice.

Non vi lasciate, quindi, affascinare da chiunque vi si presenti con maniere carezzevoli e blande quando sapete che si tratta di gente dal cuore attaccato ai piaceri carnali e schiavo di passioni affatto pulite.

Non vi incantino! Per quanto infatti vi sembrino blandi, sono radici da cui proverranno spine, e, una volta divenuti spine, attraverso la lussuria cacceranno fuori, almeno in via normale, ciò che li riempie.

E per riempire il vuoto lasciato in essi da ciò che hanno emesso cosa faranno?

Sapranno rinunciare alle rapine, a progetti di frode, a ogni sorta di malvagità che loro saltino in mente?

Ecco diventato cattivo un uomo che credevi innocuo.

Quando lo vedevi dedito al vino era un buon uomo; ora lo vedi ladro e temi che divenga assassino.

Sono spine cresciute da quelle radici.

Quando ti accorgesti delle radici di quelle piante spinose, allora, potendolo, avresti dovuto bruciarle, se ti premeva che non spuntasse ciò che più tardi ti ha punto.

Sentite dunque, miei fratelli, corpo di Cristo e sue membra, gementi in mezzo a tanti cattivi.

Se vedete delle persone buttarsi a capofitto nel gorgo delle passioni disordinate o dei malsani piaceri, riprendetele subito, subito punitele bruciando [ la piaga ].

Date fuoco alla radice e le spine non potranno più spuntare.

Se l'impresa però non vi riuscirà, state pur certi che dovrete sorbirvele come nemici.

Potranno anche tacere, potranno tener nascosta la loro ostilità, ma non potranno mai esservi amiche.

Se dunque non vi ameranno e se è una necessità che chi vi odia vi desideri anche il male, non si stanchi la vostra lingua, come anche il vostro cuore, di dire a Dio: Salvami, Signore, dall'uomo malvagio, liberami dall'uomo ingiusto.

5 - [v 3.] Pericolosità dell'insidiatore occulto

Quelli che covarono ingiustizie nel cuore.

Che dire di coloro che non osano manifestare a parole [ la propria malizia ] ma se la covano in cuore?

Dice infatti così riferendosi a coloro che in via ordinaria parlano rettamente.

Ne ascolti le parole e sono parole da uomo giusto; il cuore però non è da giusto.

Altrimenti con che utilità avrebbe aggiunto le parole: Quelli che covarono ingiustizie nel cuore?

Da costoro liberami; in tali frangenti intervenga la tua mano onnipotente e mi salvi.

Poiché è facile evitare le inimicizie manifeste, è facile sfuggire a un nemico dichiarato e palese, nel quale la cattiveria s'è spinta fino alle labbra.

L'altro invece, quello occulto, è veramente dannoso ed è difficile evitarlo, poiché mentre con la bocca presenta il bene, nel cuore nasconde il male.

Quelli che covarono ingiustizie nel cuore.

Per tutto il giorno macchinavano guerre.

Cosa sono queste guerre? Mi presentavano occasioni di combattere che si protraevano tutto il giorno.

Da cuori siffatti nasce, in realtà, tutto ciò che offre al cristiano motivo di combattimento.

Sedizioni, scismi, eresie, contestazioni tumultuose: tutto ciò, non prolifera se non da quei pensieri occulti.

E anche quando ti rivolgevano parole amichevoli, essi per tutto il giorno macchinavano guerre.

Odi parole di pace, ma dal cuore non esulano trame di guerra.

Quanto all'espressione: Tutto il giorno, essa significa: senza tregua, cioè di continuo.

6 - [v 4.] Aguzzarono le loro lingue come serpenti.

Se ancora cerchi di chi si tratti, osserva bene il paragone.

Doti specifiche del serpente sono l'astuzia e l'abilità di nuocere fraudolentemente.

Non per altro infatti esso striscia.

Non ha nemmeno i piedi, sicché possano udirsi i suoi passi quando si avvicina.

Nel suo incedere c'è un fare, diresti, morbido, che però non è diritto.

Così dunque strisciano e s'insinuano quei tali che vengono a nuocerci: portano un veleno nascosto e lo comunicano con impercettibile contatto.

Per questo continua [ il salmo ]: Hanno veleno di aspidi sotto le loro labbra.

Ecco, questo veleno è [ nascosto ] sotto le labbra, per cui dobbiamo riflettere che una cosa tengono nascosta sotto le labbra e un'altra ne tengono sulle labbra.

La stessa gente è descritta più apertamente in quell'altro passo, dove si dice: Coloro che parlano di pace col loro prossimo, ma nutrono malvagità nel proprio cuore. ( Sal 28,3 )

7 - [v 5.] Non lasciarsi traviare dal malvagio

Guardami dalla mano del peccatore, o Signore: liberami dagli uomini ingiusti.

Sono loro, li conosciamo. Non occorrono ricerche ma fatti e preghiere. Ricercarli è superfluo.

Quanto poi alla preghiera da farsi contro tali uomini, te la suggerisce nel testo seguente, in cui si ovvia all'imperizia di molti che non sanno pregare contro i nemici.

Dice: Essi hanno pensato di farmi lo sgambetto.

Potrebbe certo intendersi in senso materiale, in quanto ognuno ha un nemico che cerca o di defraudarlo negli affari o di sottrargli il denaro, pur svolgendo un'attività in comune; e potrebbe esser nostro nemico anche il vicino che trama di danneggiare la nostra casa o portar via qualcosa di nostra appartenenza.

Lo trama con inganno, con frode, s'affretta ad attuarlo servendosi di vari artifizi diabolici.

Nessuno dubita [ dell'esistenza di questi nemici ].

Tuttavia, da gente siffatta non si deve star lontani per questi motivi, ma perché non succeda che con le loro insidie ti attirino a sé, ti separino cioè dal corpo di Cristo e ti inseriscano nella loro congrega.

Come infatti dei buoni capo è Cristo, così dei cattivi capo è il diavolo.

Dice: Essi hanno pensato di farmi lo sgambetto.

Che significa: Farmi lo sgambetto? Non, per così dire, turlupinarti nell'affare che hai in comune con lui né ingannarti nella causa che in tribunale dovrai trattare insieme con lui.

Ti avrà sgambettato nel tuo incedere, se ti avrà ostacolato nella via di Dio, per cui quel bene che tu ti eri proposto di conseguire ti diventa problematico, ti sfugge lungo la via o ti cade per terra, o ti si allontana dalla via o ti si arresta lungo la via, o torna indietro verso il luogo di partenza.

Qualunque risultato, fra questi elencati, abbia ottenuto, egli ti ha fatto lo sgambetto, ti ha ingannato.

Ebbene, contro tutte queste insidie tu prega affinché non perda il patrimonio che ti è serbato nei cieli, né ti allontani da quel tuo coerede che è Cristo, poiché è stato lui a farti erede [ dei beni eterni ] e sarà con lui che vivrai in eterno.

Non ti ha fatto erede nel senso che tu debba succedergli quando morrà, ma nel senso che vivrai eternamente insieme con lui.

8 - [v 6.] Insensata l'invidia dei beni spirituali

I superbi nascosero la trappola per me.

Parlando di superbi ti ha laconicamente presentato l'intera compagine dei membri del diavolo.

Perché superbi, essi, pur essendo iniqui, si qualificano normalmente come giusti.

Perché superbi, non c'è per loro nulla di più gravoso che la confessione dei peccati.

Essendo falsi giusti, essi necessariamente invidiano i veri giusti.

Nessuno infatti invidia l'altro per cose che non intende né essere né comparire.

Ecco uno che ti invidia perché sei ricco.

Se ti invidia, è perché vuole essere ricco o perché gli piace far la figura di ricco.

Un altro ti invidia perché sei una persona ragguardevole e nobile.

È segno che o smania di diventare così o gli piace che la gente ce lo creda.

Ciò vale per tutte le cose che in questo mondo si presentano come beni o come tali vengono credute.

Se uno vuol possedere qualcosa o segnalarsi in qualcosa o averne la nomea, sapendotene fornito ti invidierà.

Ebbene, tutti costoro sono falsi giusti: vorrebbero far la figura di giusti senza esserlo; e se vedono che uno è realmente giusto, necessariamente ne provano invidia e fanno del tutto perché perda ogni titolo di gloria.

Tale l'origine di tutte le lusinghe e gli sgambetti.

Questo il proposito che primo fra tutti concepì il diavolo: caduto lui provò invidia per l'uomo che ancora si reggeva in piedi.

E avendo lui perso il regno dei cieli, non volle che l'uomo lo raggiungesse, e non lo vuole nemmeno adesso, anzi fa del tutto per impedire che l'uomo arrivi al possesso della patria da cui lui fu cacciato. ( Gen 3,1ss )

È un essere superbo e, perché superbo, anche invidioso.

Come lui e per suo influsso tutta la compagine dei suoi seguaci è [ una compagine ] superba e invidiosa.

Quanto a noi, preghiamo contro colui che non può ravvedersi e a favore di quanti invece lo possono.

All'uomo ingiusto diciamo: O ingiusto, perché invidi il giusto?

Perché desideri apparire giusto? Mettiti subito a fare il bene, e ti sarà facilissimo essere effettivamente ciò che vorresti apparire.

Sii giusto! e in tal modo amerai chi prima invidiavi, poiché quello che ora in lui ti rattrista lo sarai anche tu, e amerai te in lui e lui in te.

In realtà, se tu fossi invidioso di chi è ricco non sarebbe in tuo potere diventar ricco; se invidiassi un benestante, un senatore, un nobile, non sarebbe in tuo potere diventar nobile e famoso anche tu; se invidiassi un uomo bello, non per questo potresti donarti la bellezza, né, invidiando l'uomo forte e robusto, potresti accrescere la tua forza.

Se viceversa invidi il giusto, la cosa è alla portata della tua volontà: sii dunque quel che con rammarico vedi essere l'altro.

Ciò che tu non sei e l'altro è, non è roba che si debba comprare.

Si acquista gratis, si acquista subito. Pace in terra agli uomini di buona volontà. ( Lc 2,14 )

9 - I peccati sono una fune

Ma quei superbi nascosero la trappola: cercarono di farmi lo sgambetto.

E cosa fecero? E allungarono le funi come laccio ai miei piedi.

Quali funi? È, questo, un termine ben noto nelle Scritture: spesso, in altri passi, abbiamo messo in risalto il significato di " funi ".

Fu con delle funi che il Signore fece una frusta per cacciare dal tempio coloro che vi si comportavano malamente. ( Gv 2,15 )

Ciò facendo, ci indicò cosa dobbiamo intendere per funi, in quanto ciascuno è stretto dai lacci dei propri peccati, ( Pr 5,22 ) come dice altrove la Scrittura.

E chiaramente Isaia: Guai a coloro che tirano il peccato come una lunga fune! ( Is 5,18 )

Ma perché chiamarli fune? Perché ogni peccatore che si ostina nel peccato aggiunge peccato a peccato.

Egli si dovrebbe emendare accusando il peccato: difendendolo lo raddoppia, come viceversa confessandolo gli sarebbe cancellato.

Invece, non di rado, con i peccati che aggiunge vuol sentirsi sicuro riguardo ai peccati commessi.

Ha commesso un adulterio: per non essere ucciso trama l'omicidio.

Aggiunge peccato a peccato.

Che se ha già commesso un omicidio, ecco che mentre prima era in paura per un delitto ora lo è per due.

Oh sì! vedendosi più di prima oppresso da timori, non pensa ad alleviare le colpe commesse ma ve ne aggiunge altre non ancora commesse: ad esempio, ricorre alle arti magiche.

Ecco, ormai ha accumulato tre misfatti.

Il seguito chi potrà immaginarlo? E chi potrà troncare la fune dei peccati?

Veramente con molta proprietà la si chiama fune.

Difatti per comporre una fune si procede aggiungendo filo a filo, e i fili aggiunti non sono dritti ma torti.

Così della malizia. Si aggiunge malizia a malizia e la si allunga.

Non si pensa a troncare il male che si era tessuto, ma ve se ne aggiunge dell'altro, lo si protrae e lo si allunga.

Con la conseguenza che, alla fine, chi l'ha tessuto vi si trova legato mani e piedi e viene gettato fuori nelle tenebre. ( Mt 22,13 )

Intanto però, [ questi perversi ] gettano verso i giusti le funi dei loro peccati ogni qual volta tentano di persuaderli a commettere le stesse loro colpe.

Per questo dice [ il salmo ]: E allungarono le funi come laccio ai miei piedi, cioè: per mezzo dei loro peccati vollero atterrarmi.

E questo dove? Ai margini della strada posero lo scandalo per me.

Non in mezzo alla strada ma: Ai margini della strada.

Tua strada sono i comandamenti di Dio.

Ora, se essi ti frappongono ostacoli ai margini della strada, tu non allontanarti dalla strada e non t'imbatterai negli scandali.

Né permetto che tu dica: Oh, se Dio impedisse loro di pormi degli inciampi lungo la strada, sicché loro effettivamente non ce li mettessero!

Tutt'altro! È stato proprio Dio a permettere loro che ponessero degli ostacoli a fianco della strada, affinché tu non t'allontani dal centro della strada stessa.

Ai margini della strada posero scandali per me.

10 - [v 7.] La vera vocazione richiede conversione

Che fare quindi? dove trovare un rimedio per mali così gravi, per le tentazioni e i pericoli che ci attorniano?

Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio.

Loro sono uomini e uomini estranei a me; tu sei Dio e sei il mio Dio.

Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio. Bel grido di preghiera! eccita a fiducia.

Ma forse che Dio non è Dio anche per loro? Se egli è il vero Dio, c'è forse qualcuno di cui egli non sia Dio?

Eppure, a parlare con proprietà, egli è Dio per quanti sanno godere di lui, per quanti lo servono e volontariamente si assoggettano a lui.

È vero che anche i cattivi sono soggetti a Dio, sia pure controvoglia; ma i buoni ricorrono a lui per esserne coronati, mentre i cattivi, che pur sono sotto di lui, cercano di fuggirlo per paura d'essere condannati.

Ma questo iniquo che si rifiuta d'avere per padrone il suo Dio, dove fuggirà per evitare colui che è Dio dell'universo?

Buon per lui se convertendosi si volgerà a questo Dio dell'universo e mediante la conversione se lo renderà suo Dio.

Buon per lui se, dovendo vivere tra peccatori, seduttori, ipocriti, superbi, potrà dire a Dio, divenuto per la conversione suo Dio, le parole: Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio.

Porgi l'orecchio, Signore, alla voce della mia supplica.

È un'espressione semplice e facile a comprendersi; tuttavia piace, suppongo, riflettere sul motivo per cui non ha detto: Con l'orecchio ascolta la mia supplica, ma: La voce della mia supplica.

Ha, in certo qual modo, voluto esprimere più manifestamente l'affetto del suo cuore, che della supplica costituisce la vita, l'anima.

Ascolta - dice - non ciò che suonano le mie parole ma ciò che vivifica le mie parole.

In effetti, ogni strepito che esclude la partecipazione dell'anima può dirsi rumore, ma non voce, poiché emettere voci è proprio degli esseri aventi anima, dei viventi.

Orbene, quanti invocano Dio senza avere alcun senso di Dio o senza avere di Dio una concezione esatta?

Essi potranno emettere suoni indicanti supplica, ma non potranno elevare la voce, poiché sono privi di vita.

Il salmista, al contrario, viveva, conosceva intimamente il suo Dio, vedeva chi fosse il suo liberatore e constatava da quali [ nemici ] veniva liberato: per questo la sua era precisamente una voce di supplica.

11 - [v 8.] La perseveranza frutto di preghiera

Inoltrando abilmente la sua invocazione all'orecchio di Dio, dica pure: Signore, Signore.

Tu, Signore, Signore. Cioè: tu che sei Signore con assoluta verità; non come sono signori gli uomini che si comprano [ gli schiavi ] sborsando di tasca propria, ma come lo è quell'unico Signore che [ ci ] comprò a prezzo del [ suo ] sangue.

Signore, Signore, forza di mia salvezza.

Cioè: tu che mi dai la forza per la mia salvezza.

Ma che significa questo forza di mia salvezza? Poc'anzi si lamentava degli scandali e delle insidie causategli dai peccatori, dei malvagi che, veri strumenti diabolici, gli latravano tutt'all'intorno e ovunque gli tendevano insidie, dei superbi pieni di invidia per i giusti.

È questa infatti la gente fra cui dobbiamo vivere finché dura quaggiù il nostro pellegrinaggio.

Anzi, per quanto riguarda il futuro, il Signore ci ha predetto che gli scandali si moltiplicheranno.

Diceva: Abbonderà l'iniquità, e: Poiché abbonderà l'iniquità si raffredderà la carità di molti, ma a nostro conforto aggiungeva subito: Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo. ( Mt 24,12 )

Il salmista volle por mente [ a tutto questo ] e ne fu spaventato.

Turbato dal cumulo di mali [ intravisti ], volse lo sguardo alla speranza, sapendo che chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo.

Intraprese lo sforzo per perseverare, ma vide che la via era lunga.

Vide che perseverare sarebbe stato cosa ardua e difficile; quindi, per ottenere la perfetta perseveranza cominciò a pregare colui che gli aveva comandato di perseverare.

Sarò certamente salvo se persevererò sino alla fine, ma la perseveranza con cui meriterò la salvezza rientra nell'ambito della fortezza.

Ebbene, la fortezza che mi salverà sei tu: tu mi farai perseverare finché non abbia raggiunto la salvezza.

Signore, Signore, forza di mia salvezza.

Ma in base a che posso io sperare che tu sarai la forza di mia salvezza?

Hai steso la tua ombra sopra la mia testa nel giorno della guerra.

Ecco, adesso sto ancora combattendo.

Al di fuori contro i finti buoni, al di dentro combatto contro le mie passioni disordinate.

Vedo infatti nelle mie membra un'altra legge che combatte contro la legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra.

Me uomo infelice! chi mi libererà da questo corpo di morte?

La grazia di Dio, per Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,23-25 )

Affranto da tal guerra volse lo sguardo alla grazia di Dio, e, siccome già cominciava a bruciarsi e inaridire, trovò come un'ombra sotto la quale avrebbe potuto vivere.

Hai steso la tua ombra sopra la mia testa nel giorno della guerra, cioè nell'ardore [ della battaglia ], e così non fui oppresso dalla fatica né divenni arido.

12 - [v 9.] Come sfuggire ai lacci del diavolo

O Signore, non consegnarmi a causa del mio desiderio al peccatore.

Ecco il vantaggio che mi arrecherà la tua ombra: non mi farà incendiare da me stesso.

Quanto al peccatore che è al di fuori, cosa potrà farmi anche se vorrà sfogare contro di me tutta la sua ferocia?

Gli iniqui si accanirono contro i martiri: li strascinarono, li incatenarono, li incarcerarono; tagliarono loro la testa, li fecero sbranare dalle belve, li bruciarono vivi.

Tutto questo fecero, ma Dio non li consegnò nelle mani dei peccatori, perché essi non si lasciarono consegnare dal loro proprio desiderio.

Per questo dunque prega con tutto l'ardore possibile: perché Dio non ti consegni al peccatore a causa del tuo proprio desiderio.

Sei infatti tu che col tuo desiderio fai posto al diavolo.

Ecco, ad esempio, il diavolo presentarti l'occasione d'un profitto e invitarti a commettere una frode.

Non potrai ricavare quel profitto senza commettere quella frode.

Guarda! il profitto è l'esca, la frode è il laccio.

Guarda pure all'esca ma senza perdere di vista il laccio.

Pensa che, se non puoi raggiungere quel profitto senza commettere la frode, commettendo questa frode tu sei preso al laccio.

Non dico " sei preso " nel senso che sarai scoperto dalla gente.

Può infatti succedere che nessuno tra gli uomini ti scopra; ma non ti scoprirà forse Dio? Sarai preso, catturato e ucciso.

Chiunque commette tali colpe si suicida.

Lì dunque c'è un'esca e c'è un laccio.

Frena il desiderio e non cadrai nel laccio.

Se invece ti lascerai vincere dal desiderio dell'esca, il cacciatore delle anime ti butterà il laccio al collo e vi resterai preso.

Non consegnarmi a causa del mio desiderio al peccatore.

Per questo nel giorno della battaglia viene coperto dall'ombra.

Se infatti il desiderio produce calore, l'ombra del Signore placa il desiderio, consentendoci di frenare ciò che violentemente ci attraeva.

In tal modo, smorzato l'ardore [ della passione ], non siamo presi al laccio.

Malignarono contro di me: non abbandonarmi perché non si inorgogliscano.

In un altro passo leggi: Chi mi opprime esulterà se io vacillo. ( Sal 13,5 )

I nostri nemici sono fatti così, poiché tale è lo stesso diavolo.

Quando riesce a sedurre un uomo, gode, canta vittoria, si esalta vedendo l'altro umiliato.

Ma perché questa umiliazione? Perché si era innalzato malamente.

Ma anche colui che oggi canta vittoria sull'altro verrà umiliato.

A tale categoria appartengono tutti coloro che godono del male.

Per un momento sì illudono di essere nella gloria: procedono orgogliosi e a testa alta.

Non vi incanti la loro baldanza: nella loro gola è entrata l'esca ma, con l'esca, anche l'amo.

C'è quel che li fa godere, ma c'è anche ciò che li porta a rovina.

Non abbandonarmi perché non si inorgogliscano, cioè: affinché non cantino vittoria su di me, non godano a causa mia.

13 - [v 10.] Menzogna e verità a confronto

Il principio del loro girare, la fatica delle loro labbra li coprirà.

Dice: Mi coprirà l'ombra delle tue ali, poiché tu stendesti su di me la tua ombra nel giorno della guerra.

Ma loro chi li coprirà? Il principio del loro girare: cioè la superbia.

E quel loro girare cos'è? La superbia li farà circolare senza mai fermarsi; li caccerà nel gorgo dell'errore dove il muoversi non ha fine.

Quando infatti si cammina per diritto, c'è un punto di partenza e un punto di arrivo; ma quando si gira attorno, il moto non finisce mai.

E tale appunto è l'affaticarsi degli empi, come più chiaramente espone un altro salmo, [ che dice ]: Gli empi camminano girando all'intorno. ( Sal 12,9 )

Inizio poi di questo loro girare è la superbia, poiché la superbia è l'inizio di ogni peccato. ( Sir 10,15 )

Ma come può essere la superbia la fatica delle loro labbra?

Per il fatto che ogni superbo è anche finto e ogni finto è anche mentitore.

Ora, imbrogliare con la menzogna è faticoso, mentre è facilissimo parlare dicendo la verità.

Veramente, uno che vuol inventare delle sue chiacchiere ha da lavorarci, a differenza di chi intende parlare secondo verità, il quale non incontra difficoltà: lascia parlare la verità stessa, che parla senza alcuna fatica.

Riferendosi pertanto a gente di questo tipo [ il salmista ] ha detto a Dio: A proteggere me ci sarà la tua ombra; loro protezione invece sarà la loro menzogna.

Questa stessa menzogna però sarà fatica per le loro labbra.

Ecco dà alla luce l'ingiustizia, concepisce il dolore e genera l'iniquità. ( Sal 7,15 )

In effetti, ogni cattiva azione comporta disagio, e la menzogna è capofila di ogni cattiva azione che si pensi [ di fare ].

La verità non si trova se non là dove sono le opere buone.

A questo proposito, sapendo cioè che ogni mentitore è nel disagio, cosa gridò la Verità?

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò. ( Mt 11,28 )

È la stessa voce che in un altro salmo, rivolgendosi ugualmente a gente affaticata, diceva: Figli degli uomini, fino a quando sarete tardi di cuore?

Fin quando amerete la vanità e cercherete la menzogna? ( Sal 4,3 )

Ascolta ancora un altro passo dove il faticare [ di questa gente ] viene collocato proprio nella menzogna.

Insegnarono alle loro lingue a mentire; si affaticarono per agire iniquamente. ( Ger 9,5 )

Il principio del loro girare, la fatica delle loro labbra li coprirà.

14 - [v 11.] Giusti e peccatori saggiati dalle prove della vita

In terra cadranno su loro carboni infuocati e li sterminerai.

Cosa significa: In terra? Quaggiù, durante la vita presente.

È quaggiù che cadono su loro carboni infuocati e li sterminerai.

Cosa sono i carboni infuocati? Li conosciamo.

O sono altri i carboni di cui parla il salmo e altri quelli di cui vogliamo parlare noi?

Noto infatti che gli uni servono per punire, gli altri ( quelli che descriverò ) portano a salvezza.

Ci sono infatti dei carboni dei quali, in un contesto dove uno che chiedeva aiuto contro la lingua ingannatrice, diceva: Che cosa ti sarà dato, ovvero che riceverai tu per giunta contro la lingua ingannatrice?

Saette acute di persona potente, e carboni distruttori. ( Sal 120,4 )

Tutto questo sono la parola di Dio - che trafigge il cuore, uccide il vecchiume [ del peccato ] e produce l'amore - e [ insieme con la parola ] gli esempi di coloro che erano morti ma tornarono in vita, erano oscuri e divennero luminosi.

I carboni infatti sono materia tenebrosa - lo indica lo stesso loro colore - ma, non appena li tocca la fiamma della carità, da morti divengono vivi, tanto che sono per loro le parole dell'Apostolo: Foste una volta tenebre, ora però siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

Sono questi, o fratelli, i carboni che osserviamo quando, colpiti dal dardo di Dio, decidiamo di cambiar vita.

Insorgono ad impedircelo le male lingue di quella gente che or ora cercavamo d'individuare.

Volendo distoglierci dalla via della verità e trascinarci nei loro errori, ci dicono che, se professeremo [ una tal vita ], non riusciremo a mantenere il nostro proposito.

Osserviamo ben bene questi carboni.

Ecco: uno che ieri era ubriacone oggi è sobrio; un altro che ieri era adultero oggi è casto; un terzo che ieri era ladro oggi dona del suo al prossimo.

Tutti costoro sono carboni accesi.

Se dunque alla ferita causata dai dardi ( non temo di usare la parola " ferita " dal momento che la sposa del Cantico può dire: Sono ferita d'amore ( Ct 2,5 sec. LXX ) ) si aggiungono gli esempi - che poi sarebbero questi carboni -, allora nell'anima viene distrutta ogni erbaccia.

Tant'è vero che li si chiama carboni distruttori.

Viene incenerita l'erbaccia, ma purificato l'oro.

L'uomo passa dalla morte alla vita e comincia lui stesso ad essere carbone acceso.

E qui notate che sorta di carbone sia stato l'Apostolo.

Prima era un persecutore, un bestemmiatore, un violento: ( 1 Tm 1,13 ) un essere nero e morto.

Ma conseguì misericordia, fu acceso dal cielo.

La voce di Cristo l'incendiò e scomparve da lui quanto c'era di nero: infiammato dallo spirito che gli ardeva dentro, cominciò a spargere la sua fiamma.

Ebbene? Sarà in questo senso che anche nel nostro salmo intenderemo i carboni infuocati che cadono sopra i malvagi e li abbattono?

Ovviamente, nulla ci vieta di scegliere una simile interpretazione; che anzi vedo in essa splendere dinanzi a noi un significato tutt'altro che improbabile e sul quale nessuno avrà da ridire.

E interpreto così: quando quei carboni cadono sui cattivi, questi vengono abbattuti.

Su certuni quindi cadono per accenderli, su altri per abbatterli.

Lo diceva quel gran Carbone: Per alcuni siamo odore di morte per la morte; per gli altri odore di vita per la vita. ( 2 Cor 2,16 )

Quando i malvagi volgono lo sguardo ai giusti, li trovano fiammanti di spirito, fulgenti di luce, e provandone invidia cadono.

Ecco cosa significa il piover loro addosso carboni infuocati, qui in terra, per cui essi sono abbattuti.

E cos'è quel qui in terra? La cosa capita qui, in questa vita.

Oltre, quindi, la pena che attende gli empi, tali carboni li abbattono prima che arrivi il fuoco eterno.

In terra cadranno su loro carboni infuocati e li sterminerai.

Nella miseria non resisteranno.

Li sorprende la miseria ed essi non la sopportano; il giusto, al contrario, resiste, come seppe resistere quel tale che diceva: Ma ci gloriamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza.

Ora la speranza non inganna, poiché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,3-5 )

Il rovescio è degli empi: se s'abbatte su loro una sventura, una disgrazia qualsiasi, non si reggono ma cadono.

Se debbono soffrire afflizioni come quelle del giusto, non hanno la forza per sopportarle e cadono in colpe e iniquità perché sono dominati dalle proprie passioni che li consegnano nelle mani del peccatore.

15 - [v 12.] Non amare le cose esteriori ma quelle interiori

L'uomo linguacciuto non righerà dritto sulla terra.

L'uomo linguacciuto ama la menzogna.

Che cosa infatti lo attrae, se non parlare? Non bada a ciò che dice; basta che parli.

Impossibile quindi che costui righi dritto.

Come invece dovrà essere il servo di Dio, acceso da quei carboni [ che sapete ] e diventato lui stesso carbone salutare?

Come si comporterà? Deve ascoltare più che non parlare, come sta scritto: Sia ogni uomo veloce ad ascoltare, lento a parlare. ( Gc 1,19 )

Anzi nei limiti del possibile, desideri non esser posto nella necessità di dover parlare, predicare e insegnare.

Ecco, l'attesto alla vostra Carità.

Miei fratelli, in questo momento noi stiamo parlando a voi per insegnarvi qualcosa; ma quanto sarebbe meglio se tutti sapessimo tutto e nessuno dovesse far da maestro agli altri, se non ci fosse uno che parli e un altro che ascolti ma tutti fossimo all'ascolto di quell'unico a cui è detto: Al mio udito farai sentire esultazione e letizia! ( Sal 51,10 )

Come ci si riferisce del beato Giovanni, il quale godeva non tanto perché gli era dato predicare e parlare ma perché poteva ascoltare.

Diceva infatti: Ma l'amico dello sposo sta in piedi ad udirlo e si riempie di gioia alla voce della sposo. ( Gv 3,29 )

In sostanza, fratelli, ecco detto in succinto alla vostra Carità quello in cui ciascuno deve specchiarsi: non è bene non parlare [ mai ], ma occorre parlare quando lo richiede l'ufficio della parola.

Si deve cioè serbare nella volontà il godimento del silenzio ma, richiedendolo la necessità, si deve aver pronta la parola della sapienza.

E quand'è che occorre avere pronta la parola della sapienza? Quando ti trovi di fronte a un ignorante, a un indotto.

Se ti piacesse far sempre da maestro, significherebbe che quello che tu istruisci dovrebbe restar sempre ignorante.

Se invece ti piace il bene altrui e desideri che tutti siano ben istruiti, non ti piace aver di continuo gente a cui insegnare: per cui l'esercizio o l'estrinsecazione della tua sapienza non deve dipendere dal tuo volere, ma dalla necessità.

Riponi la tua gioia nell'ascoltare Dio; nel tuo parlare ti muova solo la necessità.

In tal modo non sarai un linguacciuto e potrai rigar dritto.

E poi, perché voler parlare e non voler piuttosto ascoltare?

Uscire continuamente fuori e provar tanta difficoltà a tornar dentro?

Il tuo maestro sta dentro, mentre quando tu ti metti a far da maestro in certo qual modo esci fuori per avvicinarti a coloro che sono fuori.

In effetti, è dall'interno che ci si fa udire la verità; quando invece parliamo ci rivolgiamo a chi è fuori del nostro cuore.

Che se delle persone a cui pensiamo diciamo d'averle nel cuore ciò è solo per una loro immagine che abbiamo in noi scolpita.

Se infatti fossero realmente loro a starci dentro, logicamente conoscerebbero i sentimenti del nostro cuore e non ci sarebbe bisogno che noi andassimo a parlargliene.

Ad ogni modo se ti piace tanto buttarti all'azione esterna, guardati dal gonfiartene: poiché potrebbe risultarti impossibile rientrare per la porta stretta ( Mt 7,13 ) e allora il tuo Dio non potrebbe dirti: Entra nel gaudio del tuo Signore. ( Mt 25,21-23 )

Avendo tu amato cose esteriori, potrebbe piuttosto dirti: Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre esteriori. ( Mt 22,13 )

Mostrando che è un male l'essere cacciato fuori, con ciò stesso indica che è un bene entrar dentro.

Cosa disse infatti al servo buono? Entra nel gaudio del tuo Signore.

Al servo cattivo invece: Gettatelo nelle tenebre esteriori. ( Mt 25,30 )

Non amiamo, dunque, le cose esteriori ma quelle interiori!

Dei beni interiori godiamo, mentre di quelli esterni usiamo quanto richiede la necessità, non per un attaccamento della volontà.

L'uomo linguacciuto non righerà dritto sulla terra.

16 - I buoni presi di mira dai cattivi

Dell'uomo ingiusto i mali andranno a caccia [ per condurlo ] a rovina.

Giungono i mali ed egli non regge.

Per questo ha detto: Andranno a caccia per condurlo a rovina.

In effetti, anche ai buoni e ai giusti ( e spesso ) capitano i mali: diresti che vanno quasi a scovarli.

Il termine andare a caccia sembra, infatti, usato proprio per indicare che ognuno cerca di nascondersi di fronte al male, sicché quando se ne è colpiti, è come se si fosse presi durante una caccia.

E forse che soltanto i cattivi fuggono di fronte al male, quando cioè il male li perseguita?

O non fu detto anche ai buoni: Se vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra? ( Mt 10,23 )

Ne segue che, quando i cattivi perseguitavano i buoni - mi riferisco ai nostri martiri - ne andavano a caccia, ma non era a [ loro ] rovina.

Il corpo veniva ucciso ma l'anima riceveva la corona.

L'anima fu sprigionata dal corpo; e quanto allo stesso corpo, non gli si recò alcun nocumento che durasse dopo la morte.

L'avessero anche dato alle fiamme, o percosso [ con la spada ] o dilaniato [ per mezzo di belve ]: forse che, per essere stato consegnato nelle mani del persecutore, fu quel corpo sottratto al [ la potenza del ] Creatore?

E colui che lo creò dal nulla non saprà ricomporlo meglio di com'era prima?

Tutte le volte dunque che i giusti furono presi dai cattivi, divennero preda dei cacciatori, ma non fu a [ loro ] rovina.

Il rovescio sarà di coloro che non rigano dritti e sono linguacciuti: verranno i mali e li prenderanno nella rete e sarà a loro rovina.

Perché? Perché nelle miserie non troveranno stabilità.

17 - [v 13.] Le promesse divine fatte ai buoni

Io so che il Signore farà giustizia al bisognoso.

Questo bisognoso non è linguacciuto, poiché il linguacciuto vuol essere nell'abbondanza, non sa aver fame.

Sono invece bisognosi coloro cui è detto: Bussate e vi sarà aperto; cercate e troverete; chiedete e vi sarà dato. ( Mt 7,7 )

È bisognoso colui del quale si dice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati. ( Mt 5,6 )

Costoro gemono tra gli scandali suscitati dai malvagi e pregano il loro Capo che li scampi dall'uomo cattivo, li liberi dall'uomo malizioso e lì strappi dalle mani degli ingiusti.

La loro causa sarà certamente presa a cuore dal Signore e, se ora soffrono angustie, verrà il giorno in cui si rivelerà la loro gloria.

Sarà il giorno in cui apparirà il loro Capo.

Finché però vivono in questo mondo sono per loro le parole: Siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. ( Col 3,3 )

Siamo quindi dei poveri e la nostra vita è nascosta.

Ebbene, gridiamo in cerca di pane, poiché c'è un pane vivo disceso dal cielo ( Gv 6,41 ) il quale ci ristora durante la via e nella patria ci sazierà perfettamente.

Ora siamo ristorati per resistere.

È infatti necessario che soffriamo la fame finché non venga la sazietà.

Io so che il Signore farà giustizia al bisognoso.

Costui era certo che il Signore farà giustizia al bisognoso e vendicherà i poveri.

Allora mostrerà ai peccatori quanto amore aveva per i suoi giusti; mostrerà ai ricchi quanto amore aveva per i suoi poveri.

Chiama ricchi i superbi; chiama poveri gli umili.

Chiama ricchi coloro che, sentendosi nell'abbondanza, non hanno nulla da chiedergli; chiama poveri coloro che mossi dal desiderio sospirano a lui. Dio patrocinerà la loro causa.

18 - [v 14.] Vedremo il volto di Dio

Allora i giusti confesseranno al tuo nome.

Quando tu tratterai la loro causa e li giudicherai, essi confesseranno al tuo nome.

Nulla attribuiranno ai propri meriti ma tutto alla tua misericordia.

Allora i giusti confesseranno al tuo nome.

Confessando al tuo nome, per quanto siano giusti non si arrogheranno nulla, quasi fosse loro proprietà; nulla attribuiranno a sé.

Ma come faranno a raddrizzare il cuore? Come ripiegandolo su se stessi lo distorcono, così dirigendolo al Signore lo raddrizzano.

E dove sarà la loro delizia, il loro riposo, il loro gaudio, la loro beatitudine?

Forse in loro stessi? No, ma in colui nel quale trovano la loro luce.

Dice: Ora siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

Osserva allora come prosegue e conclude: E gli uomini retti abiteranno di fronte al tuo volto.

Fu un male per loro aver fissato il proprio volto; sarà un bene poter fissare il tuo volto.

Quando amarono il proprio volto, furono costretti a mangiare il pane con il sudore della loro fronte. ( Gen 3,19 )

Tornino indietro e, asciugato il sudore, cessate le fatiche, sparito il gemito, si farà loro incontro la tua faccia con l'abbondanza d'ogni bene.

Non avranno più nulla da cercare perché non avranno beni maggiori [ a cui aspirare ].

Non ti abbandoneranno in eterno né saranno da te abbandonati.

Difatti, cosa fu detto del Signore dopo che risorse? Mi riempirai di letizia di fronte al tuo volto. ( Sal 16,10 )

Se fosse privo di un suo volto, egli non potrebbe comunicarci la gioia; e noi, se purifichiamo il nostro sguardo, è per godere del suo volto.

Siamo infatti figli di Dio e non è ancora apparso ciò che saremo.

Sappiamo che quando apparirà saremo simili a lui poiché lo vedremo com'è. ( 1 Gv 3,2 )

Questo perché i retti abiteranno di fronte al tuo volto.

E cosa pensiamo? Sarà il volto del Padre e non il volto del Figlio?

O sarà il volto del Figlio e non quello del Padre? O non piuttosto sarà l'unico volto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?

Vediamo un istante cosa ci promette il Figlio come fonte di letizia: se non ci prometta proprio la visione del suo volto.

Il Signore Dio ci ha ispirati a leggere proprio oggi, dal Vangelo, quel capitolo che è una conferma del nostro salmo.

Diceva infatti il Signore: Chi ascolta i miei precetti e li custodisce, egli mi ama: e chi mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io l'amerò e gli manifesterò me stesso. ( Gv 14,21 )

Quale premio promette, o carissimi? Perché promettere che si sarebbe loro rivelato se lo stavano già vedendo?

O che non era lì davanti a loro? o che il suo volto [ fisico ] non cadeva sotto il loro sguardo?

Cosa voleva mostrare a coloro che l'avrebbero veduto?

Osservate però come allora i discepoli vedevano [ in lui ] quello stesso che vi vedevano i giudei che l'avrebbero crocifisso.

Invece in quel corpo si celava la divinità, e, se gli uomini erano in grado di vedere l'uomo, non erano certo in grado di vedere Dio celato nell'uomo: infatti beati i puri di cuore poiché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Presentò dunque la natura umana agli sguardi dei fedeli e degli empi, ma riservò la natura divina a coloro che fossero diventati puri e gli fossero stati fedeli, affinché fosse in lui la nostra letizia e per l'eternità godessimo di [ ogni ] bene alla presenza del suo volto.

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