Sermoni per l’Avvento

Sermone VI

Il triplice avvento e la risurrezione della carne

1. Voglio, fratelli, che voi non ignoriate il tempo della vostra visita ( Lc 19,44 ), ma neanche ignoriate ciò che in questo tempo viene visitato in voi.

Questo è il tempo assegnato alle anime, non ai corpi, perché l’anima è cosa molto più eccellente del corpo, e per questo deve essere naturalmente per prima oggetto della nostra sollecitudine.

Essa per prima dev’essere restaurata, essendo stata la prima a cadere.

L’anima infatti, corrotta per la colpa, fece sì che anche il corpo come pena fosse assoggettato alla corruzione.

E poi, se vogliamo essere trovati membra di Cristo ( 1 Cor 6,15 ), dobbiamo certamente seguire il nostro Capo, cioè prima dobbiamo essere solleciti circa le anime, per le quali egli è già venuto, e alle quali cercò per prima cosa di portare rimedio.

Differiamo invece la cura del corpo, riservandola a quel giorno in cui verrà appunto a riformare il corpo, come ricorda l’Apostolo dove dice: Aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro povero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso ( Fil 3,20-21 ).

Nella prima venuta, Giovanni Battista come un araldo, anzi, vero araldo di lui, grida: Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo ( Gv 1,29 ).

Non dice le malattie del corpo, non le molestie della carne, ma il peccato, che è malattia dell’anima, che è corruzione della mente.

Ecco colui che toglie i peccati del mondo.

Di dove li toglie? Dalla mano, dall’occhio, dal collo, dalla carne, insomma, in cui è profondamente infisso.

2. Toglie i peccati dalle mani, cancellando i peccati commessi, li toglie dagli occhi, purificando l’intenzione del cuore; li toglie dal collo, allontanando la violenta dominazione, come sta scritto: Hai spezzato il giogo che l’opprimeva, come al tempo di Madian ( Is 9,4 ); e altrove: Marcirà il giogo per il grasso ( Is 10,27 ).

E l’Apostolo dice: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale ( Rm 6,12 ).

Altrove ancora dice lo stesso Apostolo: So che non c’è in me il bene, cioè, nella mia carne ( Rm 7,18 ); e altrove: Me infelice!

Chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Rm 7,24 ).

Sapeva infatti che non sarebbe liberato da quella pessima radice, che è infissa nella carne, la legge del peccato che è nelle nostre membra ( Rm 7,23 ) prima di essere sciolto dallo stesso corpo; per questo bramava di essere sciolto da esso ed essere con Cristo ( Fil 1,23 ), sapendo che il peccato che ci separa da Dio non potrà scomparire del tutto fino a che siamo liberati dal corpo ( Rm 7,24 ).

Avete sentito di quel tale che il Signore liberò dal demonio, come uscì questi da lui straziandolo e gridando ( Mc 1,26 ).

Così vi dico, quella specie di peccato che tanto spesso ci reca molestia ( Mc 9,28 ), parlo della concupiscenza e delle tendenze cattive, deve essere certamente repressa, e lo possiamo fare con la grazia di Dio, di modo che non regni in noi, né facciamo delle nostre membra delle armi di iniquità ( Rm 6,12-13 ), e non vi sia dannazione per quelli che sono in Cristo Gesù ( Rm 8,1 ); ma non può essere sradicata se non nella morte, quando sentiamo lo strazio della separazione dell’anima dal corpo.

3. Ecco per che cosa è venuto Cristo, ecco ciò a cui deve mirare il cristiano.

Perciò, o corpo, non voler anticipare i tempi: puoi infatti impedire la salvezza dell’anima, ma non è in tuo potere operare la salvezza di te stesso.

Ogni cosa ha il suo tempo ( Qo 3,1 ).

Lascia che ora l’anima lavori per sé, anzi, cerca anche di collaborare con essa, perché se con lei soffri, con lei regnerai ( Rm 8,17; 2 Tm 2,12 ).

Quanto metti ostacoli alla sua riparazione, altrettanto impedirai la tua; non potrai infatti essere trasformato fino a che Dio veda in essa riformata la sua immagine.

Hai un nobile ospite, o carne, molto nobile, e tutta la tua salvezza dipende da quella di lui.

Rendi onore a un tanto ospite.

Tu abiti infatti nella tua regione, l’anima invece è esule ed è ospitata presso di te ( Mi 4,10 ).

Pensa un po’: se un povero contadino venisse richiesto di dare ospitalità ad un uomo nobile e potente, non si adatterebbe volentieri a sistemare se stesso in un angolo di casa sua, in un sottoscala, o perfino nella cenere, per cedere all’ospite il posto migliore, come si conviene?

Anche tu, pertanto, fa’ ugualmente ( Lc 10,37 ).

Non aver paura dei cattivi trattamenti o delle molestie, purché il tuo ospite possa abitare presso di te con onore.

È un onore per te mostrarti per il momento a causa di lui tu stesso senza onore.

4. E per non disprezzare o tenere in poco conto il tuo ospite, per il fatto che ti appare come pellegrino e straniero ( 1 Cr 29,15; Sal 39,13 ecc. ), poni mente con diligenza a quanto ti viene donato dalla presenza di questo ospite ( Pr 23,1 ).

È lui infatti che dà agli occhi la vista, l’udito agli orecchi; è lui che fa parlare la lingua, dà al palato il gusto, il movimento a tutte le membra ( Mt 11,5 ).

Se c’è vita in te, se c’è senso, se c’è bellezza, devi riconoscerlo come un beneficio di questo ospite.

Del resto, la sua partenza mette in evidenza quello che la sua presenza produceva.

Non appena infatti l’anima esce dal corpo, la lingua diventa muta, gli occhi non vedono più, le orecchie non sentono, tutto il corpo diventa rigido e freddo, il volto diventa cereo.

In breve tutto il corpo va in putrefazione ed emette fetore, e tutta la sua bellezza si risolve in marciume.

Perché dunque per un qualsiasi diletto passeggero contristi e danneggi questo ospite, senza del quale ti è impossibile sentire quello stesso piacere?

Inoltre, se tanti vantaggi ti procura quest’anima, mentre è esule, e cacciata dalla faccia del Signore a causa della colpa ( Gen 3,8; Gen 4,16 ecc. ), quanto ti gioverà una volta riconciliata con Dio?

Non volere, o corpo, impedire quella riconciliazione: da essa ne verrà grande gloria per te.

Con pazienza, volentieri anzi, sii disposto a tutto; non essere restio a tutto ciò che possa sembrare utile a questa riconciliazione.

Di’ al tuo ospite: « Il tuo Signore si ricorderà di te, e ti restituirà nel tuo primitivo grado, e tu ricordati di me » ( Gen 40,13-14 ).

5. Certamente infatti si ricorderà di te per il tuo bene, se lo avrai servito bene; e quando sarà giunto al suo Signore, gli parlerà di te ( Gen 40,14 ), e si interesserà a tuo favore dicendo: « Quando il tuo servo era in esilio per espiare la sua colpa, un certo povero, presso il quale fui ospite ( At 21,16 ), mi usò misericordia, e ora ti prego, o Signore mio, di ricompensarlo per me ( Sal 138,8 ).

Per mio bene infatti egli ha sacrificato prima tutti i suoi averi, e poi anche se stesso, non risparmiando se stesso per me, sottoponendosi a molti digiuni, a frequenti fatiche, a veglie senza misura, soffrendo la fame, la sete, e anche il freddo e la nudità » ( 2 Cor 11,23.27 ).

E allora? Di sicuro non mentirà la Scrittura che dice: Farà la volontà di coloro che lo temono, ed esaudirà la loro supplica ( Sal 145,19 ).

Oh se potessi gustare questa dolcezza ( 1 Pt 2,3 ), se potessi apprezzare questa gloria!

Dirò infatti cose meravigliose, ma vere e certe, ai fedeli: lo stesso Signore degli eserciti ( Rm 9,29 ecc. ), il Signore delle Schiere e Re della gloria ( Sal 24,10 ), egli personalmente scenderà a trasformare i nostri corpi e a configurarli al suo corpo glorioso ( Fil 3,21 ).

Quanto grande sarà quella gloria, quanto ineffabile quella esultanza, quando il Creatore dell’universo, che prima era venuto umile e nascosto per giustificare le anime, per glorificare te, o misera carne, verrà sublime e manifesto ( At 2,20 ), non nell’infermità, ma nella sua gloria e maestà ( Mc 8,38; Lc 9,26 ecc. )!

Chi potrà farsi un’idea del giorno di quell’avvento ( Mal 3,2 ), quando discenderà con pienezza di luce, preceduto dagli angeli che, con il suono della tromba ( 1 Ts 4,15-16 ) faranno risorgere il povero corpo dalla polvere, e lo porteranno rapito incontro a Cristo nell’aria?

6. Fino a quando, dunque, la misera, insipiente, cieca e del tutto stupida carne va dietro alle cose transitorie e cerca consolazioni caduche, anzi, desolazioni, più che consolazioni, rischiando di venire condannata come indegna di quella gloria, e destinata piuttosto ad essere tormentata per l’eternità da indicibile pena?

Non così, ve ne scongiuro, fratelli miei, non sia così ( Sal 1,4 ); ché anzi, si rallegri in queste considerazioni l’anima nostra ( Sal 35,9 ), e la stessa nostra carne riposi nella speranza ( Sal 16,9 ): Aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, il quale la trasfigurerà, per conformarla al suo corpo glorioso ( Fil 3,20-21 ).

Così infatti dice il Profeta: Di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne ( Sal 63,2 ).

L’anima cioè del Profeta bramava il primo avvento, con il quale sapeva che sarebbe stata redenta; ma molto più il suo corpo desiderava l’ultimo avvento e la sua glorificazione.

Allora infatti saranno realizzati i nostri desideri, e tutta la terra sarà piena della maestà del Signore ( Sal 72,19; Is 6,3 ).

A questa gloria, a questa felicità, a questa pace che sorpassa ogni intendimento ( Fil 4,7 ) ci conduca per la sua misericordia, e non ci confonda nella nostra aspettativa ( Sal 119,116 ), egli stesso, il Salvatore che aspettiamo ( Fil 3,20 ) Gesù Cristo nostro Signore che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli ( Rm 9,5 ).

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