Contro Fausto manicheo

Indice

Libro XII

1 - Perché Fausto respinge la testimonianza dei Profeti circa il Cristo?

Fausto. " Perché non accetti i profeti? ". Dimmi tu piuttosto se hai qualche motivo per il quale noi dovremmo accettare i profeti.

" Per le testimonianze " - tu rispondi - " che hanno anticipato sulla figura di Cristo ".

Io, a dire il vero, non ne ho trovata alcuna, pur avendo letto i loro scritti con molta attenzione ed interesse.

Tuttavia, anche questa è la confessione di una fede debole, non credere a Cristo senza l'appoggio di una testimonianza e di un'argomentazione razionale.

Voi stessi siete soliti insegnare che nulla deve essere indagato con troppa curiosità perché la fede cristiana è semplice e assoluta.

Perché dunque ora voi distruggete la semplicità della fede, appoggiandola su indizi e testimonianze per giunta giudaiche?

Se poi voi non accettate il primo modo di vedere e passate al secondo quale testimone può essere per voi più veritiero nei riguardi del figlio di Dio stesso, il quale, non attraverso un indovino o un interprete, ma con una voce sgorgata dal cielo, nel momento in cui lo inviava sulla terra, disse: Questo è il mio figlio dilettissimo, credete a lui. ( Mt 3,17; Lc 9,35 )

Ed egli, parlando di sé: Mi sono staccato dal Padre e sono venuto in questo mondo. ( Gv 16,28 )

E molti altri interventi consimili ha fatto reagendo aspramente, ma ai quali i Giudei: Tu dai testimonianza di te, dicevano, ma la tua testimonianza non è vera.

Ed egli a loro: Anche se do testimonianza di me la mia testimonianza è vera, perché non sono solo.

Anche nella vostra legge è scritto: la testimonianza di due persone è vera.

Io sono quello che da testimonianza di me e dà testimonianza di me il Padre che mi ha inviato. ( Gv 8,13-18 )

Non ha detto: I profeti. Oltre a ciò chiama a testimonianza anche le sue opere dicendo: Se non credete a me, credete alle mie opere; ( Gv 10,38 ) non ha detto: Se non credete a me, credete ai profeti.

Pertanto noi non manchiamo di alcuna testimonianza nei riguardi del nostro Salvatore.

Nei profeti cerchiamo semplicemente gli esempi di una vita onesta, prudenza e virtù.

Ma avverto che, come ben sai, nulla di tutto questo ebbero gli indovini degli Ebrei.

Quando ti ho chiesto perché ritenevi che si dovessero accettare i profeti, hai abilmente ed elegantemente passato sotto silenzio le loro opere limitandoti esclusivamente alle loro predizioni, dimenticandoti di quello che è scritto, che cioè non si deve mai cogliere l'uva dalle spine e i fichi da un cespuglio. ( Mt 7,16 )

Ho perciò risposto con rigore e precisione alla tua richiesta relativa alla ragione per la quale non accettiamo i profeti.

Del resto dai libri dei nostri padri è stato abbondantemente dimostrato ch'essi non hanno predetto nulla a proposito di Cristo.

Aggiungerò una mia considerazione: se gli indovini ebrei, pur conoscendo e predicando Cristo, vissero in modo così scapestrato, giustamente anche contro di loro si potrà dire ciò che contesta Paolo a proposito dei sapienti pagani: Pur conoscendo Dio, non lo glorificarono come Dio né lo ringraziarono, ma si smarrirono nei loro pensieri e fu ottenebrato il loro insipiente cuore. ( Rm 1,21 )

Vedi dunque che non è gran cosa conoscere grandi cose se la tua vita non è conforme alla loro altezza.

2 - I Profeti hanno annunziato Cristo ponendosi all'altezza della loro dignità

Agostino. Evidentemente con tutte queste parole Fausto ha voluto indurci a credere che i profeti ebrei nulla avrebbero previsto a proposito di Cristo e che anche nel caso che avessero fatto delle previsioni al riguardo le loro testimonianze non ci gioverebbero ed essi non sarebbero vissuti all'altezza di quelle testimonianze.

Noi perciò dimostreremo sia che i profeti hanno fatto delle predizioni riguardanti Cristo, sia che tali predizioni hanno molto contribuito a confermare la nostra fede, sia che i profeti stessi sono vissuti in modo congruente ed all'altezza della loro dignità profetica.

In questa discussione tripartita sarebbe troppo lungo trattare quello che io considero il primo punto in modo da trarre da tutti quei libri testimonianze atte a dimostrare che Cristo fu realmente predetto.

Schiaccerò tuttavia col grande peso dell'autorità la leggerezza di quest'uomo.

Egli non accetta i profeti ebrei, ma professa tuttavia di accettare gli apostoli.

Orbene ascoltiamo cosa dice della loro capacità profetica l'apostolo Paolo a proposito del quale Fausto, essendosi chiesto, come interrogato da un estraneo, se lo accettasse, aveva risposto " e in sommo grado ": ( Rm 1,3 ) Paolo servo di Gesù Cristo, chiamato a fare l'apostolo, consacrato al Vangelo di Dio, che Dio stesso aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, Vangelo riguardante il figlio suo, creato secondo la carne dalla stirpe di Davide. ( Rm 1,1-3 )

Che vuole di più? A meno che non voglia che questo si intenda riferito ad altri profeti, non ai nostri di nazionalità ebraica.

Comunque, quali che siano questi altri profeti, il Vangelo risulta promesso in riferimento a quel figlio di Dio creato secondo la carne dalla stirpe di Davide, Vangelo al quale l'Apostolo si dice consacrato.

Alla perfidia di costoro si opponga il fatto che secondo questo Vangelo crediamo al figlio di Dio, creato della stirpe di Davide secondo la carne.

Facciamo tuttavia loro conoscere prove più manifeste della evidentissima testimonianza fornita dai profeti ebrei attraverso quell'apostolo la cui autorità è in grado di spezzare il loro orgoglio.

3 - A proposito dei testi di san Paolo: che dice Cristo di Mosè e dei Profeti?

Dico la verità in Cristo, non mento e lo testimonia anche la mia coscienza nello Spirito Santo.

Ho una grande tristezza e un continuo dolore al cuore.

Vorrei io stesso essere maledetto da Cristo per i miei fratelli, miei congiunti secondo la carne, che sono Israeliti ai quali appartengono l'adozione filiale, la gloria, i Testamenti, la legge, il culto, le promesse.

Loro sono i Padri dai quali discende secondo la carne anche Cristo che è sopra tutto Dio benedetto nei secoli. ( Rm 9,1-5 )

Che cosa si può dire di più ampio, che cosa dichiarare di più esplicito, che cosa raccomandare di più santo?

Qual è l'adozione degli Israeliti se non quella compiuta attraverso il Figlio di Dio?

Di qui ciò che l'Apostolo dice ai Galati: Quando venne la pienezza del tempo Dio inviò suo figlio creato da donna sotto la legge per redimere quelli che erano sotto la legge e perché noi ricevessimo l'adozione di figli. ( Gal 4,4-5 )

E qual è la loro gloria se non soprattutto quella di cui parla Paolo nella stessa Lettera ai Romani: Che c'è di più grande per un Giudeo?

E qual è l'utilità della circoncisione? Molto in ogni senso.

Prima di tutto perché furono loro affidate le promesse di Dio. ( Rm 3,1-2 )

Cerchino costoro quali sono le promesse di Dio affidate ai Giudei e ce ne mostrino altre diverse da quelle dei profeti ebrei.

Inoltre perché ha detto che i Testamenti riguardano soprattutto gli Israeliti se non perché fu dato anche a loro sia il Vecchio Testamento sia il Nuovo figurato nel Vecchio?

Quanto alla costituzione della legge che Dio dette agli Israeliti costoro sogliono attaccarla con rabbia, mista ad ignoranza, non comprendendo di esserne dispensati, poiché Dio non vuole più che noi siamo sotto la legge, ma sotto la grazia.

Cedano dunque all'autorità degli apostoli che lodando e raccomandando l'eccellenza degli Ebrei, enumera fra i loro pregi anche la costituzione della legge che loro appartiene.

Se fosse un male non sarebbe mai contenuta nelle loro lodi.

Se il loro elogio non contenesse anche Cristo, il Signore direbbe: Se crederete a Mosè crederete anche a me; egli infatti ha scritto di me. ( Gv 5,46 )

Né dopo la risurrezione gli darebbe testimonianza dicendo: Occorreva che si compisse tutto ciò che è scritto di me nella legge di Mosè nei Profeti e nei Salmi. ( Lc 24,44 )

4 - I Manichei si ostinano ad accettare un falso Cristo e a respingerne uno vero

Ma poiché i Manichei predicano un Cristo che non è quello che predicavano gli apostoli, ma uno loro proprio, impostore e frutto di impostura, i seguaci della sua falsità coerentemente mentono anch'essi, salvo a pretendere che si creda loro quando si dichiarano discepoli di un impostore.

Capita loro quello che l'Apostolo dice dei Giudei infedeli: Quando si legge Mosè un velo è sopra il loro cuore.

Né si toglie il velo, a causa del quale non comprendono Mosè se non passando a Cristo non come essi se lo sono immaginato, ma come lo profetarono i Padri ebrei.

Così infatti dice lo stesso Apostolo: Quando tu passi al Signore si toglie il velo. ( 2 Cor 3,15-16 )

Né c'è da meravigliarsi che essi non credano a Cristo che, già risorto, dice: Occorreva che si compisse tutto ciò che è scritto di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei salmi.

Lo stesso Cristo narra che cosa Abramo aveva detto a un ricco privo di misericordia che, essendo tormentato negli inferi, chiedeva che fosse inviato qualcuno ai suoi fratelli per istruirli a non venire in quel luogo di tormenti.

Questo infatti gli fu detto: Hanno Mosè e i Profeti: li ascoltino.

Avendo egli detto che avrebbero creduto solo nel caso che qualcuno fosse risuscitato dai morti, fu correttamente risposto: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti avrebbero creduto. ( Lc 16,27-31 )

Costoro perciò, che non ascoltano Mosè e i Profeti, non solo non credono a Cristo risorto dai morti, ma neppure credono alla sua risurrezione.

Come possono infatti credere che sia risuscitato dal momento che credono che non sia mai morto?

Come possono credere che sia morto non credendo che avesse un corpo mortale?

5 - Vero Dio è il nostro che annunciarono i Profeti né è indispensabile una ulteriore fede in Mane e nell'Apostolo Paolo

Per quel che ci riguarda noi non crediamo tanto ai sostenitori di un Cristo impostore, quanto di un Cristo che non è mai esistito.

Noi abbiamo infatti un Cristo vero e verace preannunciato dai profeti, predicato dagli apostoli e che traggono dalla Legge e dai Profeti le testimonianze della sua predicazione, come mostrano in innumerevoli passi.

Questo concetto è stato sintetizzato in modo estremamente sintetico e aderente alla verità con le parole: Ora senza la legge la giustizia di Dio è stata manifestata e confermata dalla Legge e dai Profeti. ( Rm 3,21 )

E quali profeti, se non gli israeliti, dei quali dichiarò con estrema chiarezza il possesso e dei Testamenti e della struttura della legge e delle promesse? ( Rm 9,4 )

Promesse riferite a chi se non a Cristo?

È ciò che egli determina più brevemente in un altro passo quando parla di Cristo dicendo: Quante che siano le promesse di Dio, sono tutte in Cristo. ( 2 Cor 1,20 )

Paolo mi dice anche che la costituzione della legge appartiene agli Israeliti.

Mi dice anche: Fine della legge è infatti Cristo, a giustizia per ogni credente. ( Rm 10,4 )

Parlando di Cristo dice anche questo: Quale che sia il numero delle promesse di Dio, sono tutte in lui.

E tu mi dici che i profeti israeliti non hanno predetto nulla su Cristo!

Che cosa resta se non che io scelga se credere a Mani, che va narrando contro Paolo una favola vana e lunga, o all'ammonizione di Paolo che mi dice: Se qualcuno vi annuncia un Vangelo diverso da quello che vi annunzio io, sia anatema. ( Gal 1,8-9 )

6 - Considerato che tutti i popoli vengono benedetti in Cristo, figlio di Abramo, nostro sarà il vero Cristo

A questo punto forse potrebbero dire: Facci vedere dov'è il Cristo preannunciato dai profeti israeliti; come se fosse modesta l'autorità in base alla quale gli apostoli dicono ciò che leggiamo nei testi dei profeti ebrei e che si è compiuto in Cristo o che il Signore stesso attesta essere stato scritto di lui.

Per conseguenza chiunque non è in grado di mostrare questo, è egli stesso debole di comprendonio: non mentono né gli apostoli, né Cristo, né i sacri codici.

Pertanto per non esagerare col numero delle prove ne ricorderei almeno una, quella esposta coerentemente dall'Apostolo nel medesimo passo: La parola di Dio non può venir meno.

Non infatti tutti quelli che vengono da Israele sono Israeliti né coloro che sono della stirpe di Abramo sono tutti suoi figli, ma in Isacco sarà la tua discendenza.

Ciò significa che non questi che sono figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenti. ( Rm 9,6-8 )

Che cosa risponderanno di fronte a queste testimonianze, dal momento che in un altro passo ad Abramo viene detto apertamente a proposito di questa stirpe: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli? ( Gen 26,4 )

Poniamo il caso che fra noi discutessimo del tempo in cui l'Apostolo trattava questo tema dicendo: Le promesse furono fatte ad Abramo e alla sua discendenza, ma non dice e alle discendenze come se si trattasse di molti, ma fa riferimento a uno solo, alla tua discendenza che è Cristo. ( Gal 3,16 )

Forse qualcuno senza arroganza potrebbe non credere a questo volendo prima vedere tutti i Gentili credere in Cristo che è dichiarato della stirpe di Abramo.

Ora però noi vediamo realizzato ciò che da tanto tempo è stato preannunciato.

Tutti i Gentili sono benedetti nella discendenza di Abramo al quale era stato detto mille anni prima: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli.

Chi potrebbe tanto ostinatamente delirare sino al punto di cercare di introdurre un altro Cristo che non sia della stirpe di Abramo o di ritenere che le Profezie degli Ebrei, che hanno come progenitore Abramo, non abbiano preannunziato nulla di codesto vero Cristo?

7 - Molte e di vario genere sono le profezie su Cristo, ma tutte si riferiscono alla stessa persona

Chi sarebbe in grado, non dico con una breve risposta, quali sono quelle cui siamo costretti in quest'opera, ma con un qualsiasi volume di ampia estensione, di ricordare tutte le predizioni dei profeti ebrei sul Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, ove si consideri che tutto ciò che è scritto in quei libri o riguarda Lui o è per Lui?

Ma per esercitare chi indaga e per la gioia di chi riesce a pervenire a delle scoperte, molte più verità, attraverso il filtro delle allegorie e degli enigmi, vengono o suggerite nei vocaboli o espresse attraverso una narrazione.

A dire il vero se nelle Scritture alcuni dati non fossero manifesti, non si comprenderebbe il senso del testo in grado di illuminare i tratti oscuri.

Tuttavia se alcune fra le parti del testo avvolte dalle figure vengono considerate in un solo insieme, quasi che facessero parte di un contesto, queste accordano le loro voci nel chiamare Cristo a testimone in modo tale da provocare il rossore di chiunque sia affetto da ottusa sordità.

8 - I sette giorni della creazione raffigurano le sette età del mondo, Adamo ed Eva sono figure del Cristo

In sei giorni, secondo la Genesi, Dio portò a termine tutte le sue opere e nel settimo si riposò. ( Gen 2,1-2 )

Le opere di Dio identificano su questa base le sei età che il genere umano dovrà percorrere nel corso dei secoli.

La prima va da Adamo a Noè, la seconda da Noè ad Abramo, la terza da Abramo fino a Davide, la quarta da Davide alla trasmigrazione in Babilonia, la quinta giunge all'umile avvento del Signore Nostro Gesù Cristo, la sesta è quella che si vive oggi nell'attesa che l'Eccelso si presenti per giudicare.

La settima è quella in cui i santi riposeranno, non però in questa vita, ma nell'altra, quella nella quale il ricco, tormentato negli inferi, vide il povero che riposava, ( Lc 16,23 ) dove non c'è tramonto perché tutto è perfetto.

Nel sesto giorno secondo la Genesi viene creato l'uomo ad immagine di Dio. ( Gen 1,27 )

Nella sesta età del mondo si manifesta la nostra restaurazione nel rinnovamento della mente secondo l'immagine del nostro Creatore, come dice l'Apostolo: ( Col 3,10 ) fu formata per il maschio che dormiva una donna tratta dalla sua costola; ( Gen 2,22 ) fu creata per Cristo che moriva la Chiesa, tratta, dal sacramento del sangue che sgorgava dal fianco del morto; ( Gv 19,34 ) si chiama Eva la vita e madre degli uomini che fu fatta col suo fianco.

E il Signore dice nel Vangelo: Chi non mangerà la mia carne e non berrà il mio sangue non avrà la vita eterna. ( Gv 6,53 )

E tutto ciò che ivi si legge, trattato con ordine e precisione, parla di Cristo e della Chiesa sia nei buoni che nei cattivi Cristiani.

Non senza significato l'Apostolo ha detto: Adamo, che è forma del futuro ( Rm 5,14 ) e l'altra frase: L'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà al sua moglie e saranno due in una sola carne.

Questo, dice, è un grande sacramento, io dico in Cristo e nella Chiesa. ( Ef 5,31-32 )

Chi non riconoscerebbe che Cristo ha abbandonato in questo modo il Padre, lui che, pur essendo nella forma di Dio, non ritenne una usurpazione essere simile a Dio, ma si umiliò prendendo la forma dello schiavo? ( Fil 2,6-7 )

Lui che non ritenne una usurpazione lasciare la madre, sinagoga dei Giudei e carnalmente legata al Vecchio Testamento e legarsi alla moglie, la santa Chiesa, perché nella pace del Nuovo Testamento fossero due in una carne sola?

Pur essendo Dio presso il Padre, per mezzo del quale fummo creati, si fece parte di noi attraverso la carne perché fossimo corpo del suo capo.

9 - L'infedeltà di Caino è immagine dell'infedeltà del popolo giudaico

Come il sacrificio di Caino, fatto coi frutti della terra, è riprovato e quello di Abele, fatto con gli agnelli e la loro pelle, è accettato, allo stesso modo la fede del Nuovo Testamento che loda Dio per l'innocenza della grazia è anteposto alle opere terrene del Vecchio Testamento.

Benché infatti in precedenza i Giudei agirono rettamente, in questo tuttavia sono rei di infedeltà, nel non aver saputo distinguere all'avvento di Cristo il tempo del Nuovo Testamento da quello del Vecchio.

Aveva detto, infatti, Dio a Caino: anche se hai fatto correttamente la tua offerta, hai peccato per non averla divisa.

Se Caino avesse ascoltato Dio che gli diceva: Tu stattene tranquillo: si volgerà contro di te e tu lo dominerai, avrebbe volto verso di sé il suo peccato attribuendoselo e confessandolo a Dio.

In tal modo con l'indulgente aiuto della grazia avrebbe dominato il suo peccato e non avrebbe ucciso suo fratello essendo divenuto schiavo del peccato dominante su di lui. ( Gen 4,3-8 )

Lo stesso varrebbe per i Giudei, dei quali tutto questo racconto era la figura, se si fossero tenuti in pace e se, riconoscendo il tempo della salvezza attraverso la remissione dei peccati per mezzo della grazia, avessero ascoltato ciò che Cristo diceva loro: Il medico non serve ai sani ma agli ammalati; non sono venuto per chiamare i giusti al pentimento, ma i peccatori, e: Chi fa il peccato è schiavo del peccato; ( Mt 9,12-13 ) e ancora: Se il Figlio vi libererà, sarete veramente liberi. ( Gv 8,34.36 )

Se avessero ascoltato queste parole avrebbero volto contro di sé il peccato confessandolo e dicendo al medico, come si legge nel salmo: Ho detto, o Signore, abbi pietà di me; risana la mia anima perché ho peccato contro di te; ( Sal 41,5 ) inoltre, liberi attraverso la speranza della grazia, dominerebbero quel peccato per tutto il tempo della sua permanenza nel loro corpo mortale.

Attualmente però ignorando la giustizia di Dio e volendone costituire una propria, ( Rm 10,3 ) inorgogliti dalle opere della legge e per nulla umiliati dai loro peccati, non se ne stettero tranquilli.

Regnando nel loro corpo mortale il peccato che li costringeva ad obbedire ai suoi desideri ( Rm 6,12 ) incapparono nella pietra d'inciampo ( Rm 9,32 ) e si infiammarono d'odio contro colui le cui opere vedevano con irritazione essere bene accette a Dio.

Si irritarono per quel cieco nato che oramai vedeva e diceva loro: Sappiamo che Dio non esaudisce i peccatori, ma se qualcuno lo onora e fa la sua volontà, questo lo esaudisce. ( Gv 9,31 )

Era come se dicesse loro: Dio non guarda il sacrificio di Caino, ma guarda quello di Abele.

Perciò Abele, il fratello minore, è ucciso dal fratello maggiore, Cristo, capo di un popolo più giovane, viene ucciso dal popolo più vecchio dei Giudei, l'uno nel campo, l'altro sul Calvario.

10 - Altro accostamento fra Caino e il popolo Giudaico

Dio chiede a Caino dove sia suo fratello non come chi, ignorando un fatto, chiede per sapere, ma come un giudice interroga un reo per punirlo.

Quello risponde dicendo di non saperlo e di non essere il suo custode.

Fin qui che cosa ci rispondono i Giudei quando con la voce di Dio, vale a dire delle sacre Scritture, li interroghiamo sulla figura di Cristo?

Non sanno dirci altro se non che non conoscono quello che noi chiamiamo Cristo.

Falsa è infatti l'ignoranza di Caino, falsa la negazione dei Giudei.

Sarebbero in certo qual modo custodi di Cristo se volessero accettare e custodire la fede cristiana.

Infatti chi custodisce Cristo nel suo cuore non dice quello che dice Caino: Forse che io sono il custode di mio fratello?

Dice Dio a Caino: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello chiama me dalla terra. ( Gen 4,9-10 )

Così nelle sacre Scritture la voce di Dio rimprovera i Giudei.

Ha infatti una gran voce il sangue di Cristo nella terra dal momento che, quando è stato accolto, tutti i gentili rispondono: Amen.

Questa è la chiara voce del sangue che il sangue stesso suscita dalla bocca dei fedeli che lo stesso sangue ha redento.

11 - Sterile fu la terra per Caino e la passione di Cristo per i Giudei

Dice Dio a Caino: Sii maledetto tu dalla terra che aprì la sua bocca per ricevere dalle tue mani il sangue di tuo fratello.

Infatti lavorerai la terra e non ti darà i suoi frutti. Gemente e tremante ti aggirerai per la terra. ( Gen 4,11-12 )

Non ha detto: " Maledetta la terra ", ma: Maledetto tu dalla terra che aprì la sua bocca per ricevere dalla tua mano il sangue di tuo fratello.

Il popolo giudaico, poiché infedele, fu infatti maledetto dalla terra, cioè dalla Chiesa, che aprì la sua bocca per la confessione dei peccati al fine di ricevere da parte del persecutore che non voleva stare sotto la grazia, ma sotto la legge, il sangue di Cristo, che fu versato, in remissione dei peccati.

Ciò fece perché quel popolo fosse maledetto dalla Chiesa, cioè perché la Chiesa comprendesse e mostrasse che quel popolo era davvero maledetto come dice l'Apostolo: tutti coloro che si fondano sulle opere della legge sono sotto la maledizione della legge. ( Gal 3,10 )

Quindi dopo aver detto: Sii tu maledetto dalla terra che aprì la sua bocca per ricevere dalle tue mani il sangue di tuo fratello non ha detto: " Perché la lavorerai " bensì: Poiché lavorerai la terra e non ti darà i suoi frutti.

Non è quindi necessario intendere che Caino lavorava la stessa terra che aveva aperto la sua bocca per accogliere dalle sue mani il sangue di suo fratello, ma deve intendersi maledetto da quella terra poiché la terra non è disposta a dargli i suoi frutti.

Analogamente la Chiesa riconosce e mostra che il popolo dei Giudei è maledetto poiché dopo la morte di Cristo ancora opera la terrena circoncisione, il terreno sabato, il terreno azimo, la terrena Pasqua.

Tutta questa serie di operazioni terrene ha l'occulta virtù di far comprendere la grazia di Cristo, ma non è concessa ai Giudei che perseverano nell'empietà e nella infedeltà poiché quella virtù è stata rivelata dal Nuovo Testamento.

E a coloro che non passano al Signore non viene tolto il velo che rimane nella lettura del Vecchio Testamento, poiché può essere tolto solo in Cristo.

Non è naturalmente in discussione la lettura del Vecchio Testamento, che ha una occulta virtù, ma il velo da cui è nascosta. ( 2 Cor 3,14-16 )

È per questo che dopo la morte di Cristo sulla croce il velo del tempio si spezzò ( Mt 27,51 ) in modo che gli aspetti segreti dei sacramenti si rivelassero ai fedeli che compivano il loro cammino di fede apprestandosi a bere il suo sangue dopo aver aperto la bocca nella confessione.

Perciò quel popolo, come Caino, ancora lavora la terra, ancora esercita carnalmente l'opera della legge che non gli dà la sua virtù poiché in essa non comprende la grazia di Cristo.

Inoltre nella stessa terra, che portò Cristo, cioè nella sua carne, essi hanno operato la nostra salvezza crocifiggendo Cristo, che è morto per i nostri delitti.

La stessa terra non ha dato loro la sua virtù poiché non sono stati giustificati per la virtù della risurrezione di colui che è risuscitato per la nostra giustificazione: ( Rm 4,25 ) Perché anche se fu crocifisso per la sua infermità, vive per la potenza di Dio, ( 2 Cor 13,4 ) come dice l'Apostolo.

Questa è dunque la virtù di quella terra che Cristo non mostra agli empii e agli increduli.

Perciò neppure risorgendo apparve a coloro dai quali era stato crocifisso, così come a Caino, che lavorava la terra per seminarvi quel grano, quella medesima terra non mostrò il frutto della sua virtù: Poiché, dice, lavorerai la terra ed essa non ti darà i suoi frutti.

12 - Né Caino verrà ucciso né il popolo dei Giudei verrà sterminato

Ti aggirerai gemente e tremante sulla terra.

Chi non vedrebbe, chi non riconoscerebbe come quel popolo, ovunque sia disperso in tutta la terra, gema per la perdita del regno e tremi sotto gli innumerevoli popoli cristiani?

Perciò Caino rispose e disse: Troppo grande è la mia colpa; se oggi mi scacci dalla faccia della terra mi nasconderò alla tua vista e mi aggirerò gemente e tremante per la terra e chiunque mi troverà mi ucciderà.

Geme e trema nel timore che, perduto anche il regno della terra, sia ucciso da questa morte visibile.

Dice più grave questa colpa di quella per cui la terra non gli dà i suoi frutti nel timore di morire spiritualmente.

Ha infatti una conoscenza carnale e non ritiene grave nascondersi alla faccia di Dio, cioè avere Dio adirato contro di lui, se non per il timore di essere trovato e ucciso.

Ha una conoscenza carnale in quanto lavoratore della terra che non gli concede i suoi frutti.

Ma conoscere secondo la carne è la morte. ( Rm 8,6 )

Non conoscendo questo, geme per la perdita del regno e teme per la morte del corpo.

Ma che risponde Dio? Si esprime in questo modo: Non sarà così: chiunque ucciderà Caino avrà sette punizioni, ( Gen 4,12-15 ) cioè non così come tu dici: l'empia stirpe dei carnali Giudei non morirà di morte corporale.

Chiunque infatti li farà morire li libererà da sette punizioni che hanno meritato per il reato di aver ucciso Cristo.

Tutto questo ha un preciso scopo, quello di far sì che, non estinguendosi la stirpe giudea per tutto questo periodo svolgentesi secondo cicli settenari di anni, i Cristiani fedeli comprendano quale stato di soggezione abbiano meritato i Giudei che per superba arroganza uccisero il Signore.

13 - Continua la serie dei paragoni fra Caino e i Giudei; empietà dei manichei imitatori di Caino

E pose il Signore Iddio un segno su Caino perché chiunque l'incontrasse non l'uccidesse. ( Gen 4,13-15 )

È straordinario constatare come tutti i popoli che furono sottomessi dai Romani passarono alla religione dei conquistatori e ne osservarono e celebrarono i riti sacrileghi, mentre il popolo giudaico, sia sotto i re pagani sia sotto i Cristiani, non perse mai il segno della sua legge per il quale si distingue da tutte le altre nazioni e popoli e ogni imperatore o re che trovò nel suo regno uomini di quella stirpe li trovò con quel segno e non li uccise, non fece cioè in modo che non fossero più Giudei, separati com'erano da ogni comunione con le altre nazioni grazie a un loro segno certo e specifico della loro osservanza religiosa.

Questo è sempre valso per tutti i Giudei, a meno che qualcuno di loro non sia passato a Cristo per non essere più Caino e per non doversi sottrarre alla vista di Dio e abitare in terra di Naim che significa summovimento.

Contro questo male il Signore dice nel Salmo: Non mettere in moto i miei piedi; ( Sal 66,9 ) e: Non mi muovano le mani dei peccatori; ( Sal 36,12 ) e: Coloro che mi tormentano esulteranno se io verrò scosso; ( Sal 13,5 ) e: Il Signore è alla mia destra perché io non venga scosso, ( Sal 16,8 ) e molte altre frasi consimili che riguardano tutti coloro che escono dalla vista di Dio, cioè dalla misericordia del suo amore.

Perciò è detto in un salmo: Ho detto nella mia prosperità: non mi muoverò in eterno; ma vedi ciò che segue: O Signore, nella tua volontà hai dato forza alla mia dignità, ma quando hai volto altrove il tuo viso mi sono turbato. ( Sal 30,7-8 )

Di qui si comprende che ogni anima è bella, gradevole e virtuosa non per se stessa, ma perché partecipe della luce di Dio.

E se questo considerassero e comprendessero i manichei, non si macchierebbero di una grande bestemmia ritenendo di essere natura e sostanza di Dio.

Non sono però in grado di farlo perché non se ne stanno in pace.

Non comprendono infatti cosa sia il sabato del cuore.

Se ne stessero in pace, come fu detto a Caino, volgerebbero verso di loro il peccato, cioè lo attribuirebbero se stessi, e non a una imprecisata stirpe delle tenebre, e attraverso la grazia di Dio eserciterebbero sul peccato stesso il loro potere.

Ora invece sia essi sia tutti coloro che si intestardiscono in errori d'ogni tipo, resistendo alla verità si sottraggono alla vista di Dio.

Come Caino e come i Giudei maledetti abitano nella terra dello sconvolgimento, cioè nel turbamento della carne, contro la gioia di Dio, cioè contro l'Eden, ( Gen 4,16 ) che significa festino, dove è collocato il Paradiso.

Ora concentrerò il mio discorso su poche cose fra le molte e procedendo con brevità per non impedire, con l'eccessiva lunghezza delle mie risposte, che si realizzi quello che è lo scopo di quest'opera Enoch e Noè.

14 - Significato mistico dell'Arca

Ometterò di parlare di quei tratti scritturistici che, pur essendo tanto più invitanti alla lettura quanto più da esaminare in profondità, esigono una trattazione molto ampia da fondare su un elevato numero di testimonianze.

Fatta questa esclusione chi non si sentirebbe ugualmente spinto a cercare e a comprendere Cristo in quelle Scritture?

Chi non inviterebbe ad un salutare rafforzamento della propria fede il fatto che Enoc, settimo discendente dopo Adamo, piacque a Dio che alla fine lo prese con sé ( Gen 5,24 ) e che prende il nome di settimo giorno, quello nel quale viene trasferito chiunque, per l'avvento del Cristo, si forma nella sesta età del mondo, quasi ne fosse il sesto giorno?

O il fatto che Noè con i suoi viene liberato attraverso l'acqua e il legno ( Gen 7,23 ) così come la famiglia di Cristo viene segnata dal battesimo e dalla croce?

O il fatto che l'arca di Noè è fatta di legno squadrato, come la Chiesa è costruita dai santi sempre pronti ad ogni opera buona ( 2 Tm 2,21 ) ( il quadrato, infatti, comunque lo disponi, rimane lo stesso )?

O il fatto che l'arca era lunga sei volte più della sua larghezza e dieci volte più della sua altezza a somiglianza del corpo umano nel quale apparve Cristo?

O il fatto che la sua larghezza era di cinquanta cubiti? Come dice l'Apostolo: Il nostro cuore si è dilatato, ( 2 Cor 6,11 ) ma come, se non attraverso la carità dello spirito?

Perciò lo stesso Apostolo dice: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Infatti nel cinquantesimo giorno dopo la Risurrezione Cristo inviò lo Spirito Santo per dilatare i cuori dei credenti. ( At 2,1-4 )

Quanto alla lunghezza dell'arca che era di trecento piedi si consideri che si tratta del prodotto di sei per cinquanta, il che sta ad indicare che tutto il tempo di questo ciclo comprende sei età durante le quali Cristo non ha mai cessato di essere proclamato: nelle prime cinque perché preannunziato dai profeti e nella sesta perché diffuso dal Vangelo.

Che poi l'altezza dell'arca fosse di trenta cubiti, numero contenuto dieci volte in quello indicante la lunghezza, sta a significare che Cristo è la nostra altezza in quanto all'età di trenta anni consacrò la dottrina del Vangelo sostenendo di non essere venuto a sciogliere la legge, ma a completarla. ( Mt 5,17 )

Il cuore della legge è infatti nei dieci comandamenti così come la lunghezza dell'arca è costituita dal prodotto di tre per dieci e lo stesso Noè è computato come decimo a partire da Adamo. ( Gen 5; Lc 3,36-38 )

Il legno dell'arca fu inoltre incollato dentro e fuori con del bitume ( Gen 6,14-15 ) in modo che con la compagine dell'unità fosse indicata la tolleranza della carità al fine di evitare che, essendo la Chiesa colpita da scandali sia da parte di quelli che sono dentro di lei sia da parte di quelli che ne sono fuori, si spezzi l'unione fraterna e si sciolga il vincolo della pace.

Il bitume è infatti una colla attivissima e resistentissima che indica l'ardore della carità pronto a tutto sopportare per mantenere l'unione spirituale col vigore della sua forza. ( 1 Cor 13,7 )

15 - Altro significato simbolico dell'Arca di Noè

Nell'arca vengono rinchiusi animali di tutte le specie così come la Chiesa contiene tutti i Gentili, come rivela il vassoio mostrato in sogno a Pietro.

Fra gli animali ve ne sono di puri e di impuri ( At 10,11-12 ) come ai sacramenti della Chiesa partecipano buoni e cattivi.

Il fatto che delle coppie di animali accolte nell'arca sette siano pure e due impure ( Gen 7,2 ) non significa che i buoni siano in numero maggiore dei cattivi, ma solo che i buoni conservano l'unità dello spirito nel vincolo della pace.

La sacra Scrittura ci presenta lo Spirito Santo impegnato in sette attività: la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timor di Dio. ( Is 11,2-3 )

Da qui deriva che anche quel numero di cinquanta giorni in attesa dell'arrivo dello Spirito Santo si ottiene moltiplicando sette per sette che fa quarantanove, e aggiungendo un'unità.

Perciò è stato detto: Sforzandovi di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace. ( Ef 4,3 )

Quanto ai cattivi nel numero due sono facili alle scissioni e in certo modo si mostrano divisibili.

Quanto a Noè è ottavo assieme ai suoi poiché la speranza della nostra risurrezione si manifestò a Cristo nel giorno in cui risuscitò, giorno che era l'ottavo, cioè il primo dopo il settimo che era di sabato.

E questo giorno, terzo dopo la passione, diviene l'ottavo e il primo del gruppo di giorni che si alterna nello scorrere del tempo.

16 - L'Arca come immagine della Chiesa

Come l'arca, una volta terminata, fu perfezionata con un tetto alto un cubito, così la Chiesa, cioè il corpo di Cristo, si eleva e completa nell'unità.

Di qui le parole del Vangelo: chi non raccoglie con me, disperde. ( Mt 12,30 )

Una porta viene aperta su un fianco dell'arca, il che significa che nessuno può entrare nella Chiesa se non attraverso il sacramento della remissione dei peccati.

È una interpretazione emersa anche dal fianco aperto di Cristo.

Quanto alla ripartizione della parte inferiore dell'arca in due e tre parti ( Gen 6,16 ) sta a significare che fra tutti i Gentili la Chiesa raccoglie o una massa bipartita in circoncisi e non circoncisi o una massa tripartita in considerazione dei tre figli di Noè la cui progenie ha riempito il mondo.

Si parla inoltre di queste parti dell'arca come minori per il fatto che la diversità fra le genti esiste in questa vita terrena, ma alla fine tutti ci ridurremo in unità.

E questa non ha varietà poiché Cristo è tutto e in tutti e ci riunisce come in un solo cubito nell'unità celeste.

17 - Il diluvio, come immagine del Battesimo

Il fatto che dopo sette giorni da quando Noè entrò nell'arca venne il diluvio significa che noi ci battezziamo nella speranza della futura quiete che è simboleggiata dal settimo giorno.

Che al di fuori dell'arca ogni essere fatto di carne e sostenuto dalla terra sia perito nel diluvio significa che, al di fuori della comunità della Chiesa, l'acqua del battesimo, benché sia sempre la stessa, non solo non ha alcuna efficacia ai fini della salvezza, ma vale piuttosto per la dannazione.

Piovve per quaranta giorni e quaranta notti ( Gen 7,17-23 ) in quanto il numero quaranta si ottiene moltiplicando dieci per quattro: dieci sono infatti i comandamenti della legge nei quali rientra ogni taccia di peccato e quattro sono le zone in cui può essere diviso il mondo; il racconto può anche significare che quella colpa figurata dai giorni se contratta in un momento di prosperità o dalle notti se sfavorevole perché contratta nell'avversità può essere cancellata dal sacramento del battesimo celeste.

18 - Paragone fra l'età di Noè e le età del mondo

Noè aveva cinquecento anni quando il Signore gli parlò perché costruisse l'arca e aveva seicento anni quando vi entrò, ( Gen 5,31; Gen 7,6 ) dal che si ricava che la costruzione dell'arca durò cento anni.

Ma che altro sembrano significare i cento anni se non le singole età del mondo?

Perciò questa sesta età, che è significata dal completamento dei cinquecento anni fino ai seicento, costruisce la Chiesa attraverso la rivelazione evangelica.

Perciò chi aspira alla vita deve essere come un legno squadrato, preparato ad ogni buona azione e ad entrare nella santa fabbrica visto che anche il secondo mese del seicentesimo anno in cui Noè entra nell'arca significa la stessa sesta età.

Due mesi infatti comprendono il numero sessanta e dal numero sei prendono il nome il sessanta, il seicento, il seimila, il sessantamila, il seicentomila e il termine seicento volte, e così via il numero sale verso l'infinito attraverso il ricorso al medesimo moltiplicatore per cifre sempre più alte.

19 - Il giorno in cui l'Arca si arrestò, la profondità delle acque del diluvio e il loro significato simbolico

Quanto al ventisettesimo giorno del mese è ricordato in quanto si riferisce al significato della quadratura che è già stata esposta a proposito dei legni squadrati.

Ma qui con maggiore evidenza poiché la Trinità ci perfeziona dopo che siamo stati preparati ad ogni opera buona e in certo qual modo squadrati nella memoria per ricordarci di Dio, nell'intelligenza per conoscerlo e nella volontà per amarlo.

Tre per tre infatti e il risultato ancora per tre ci dà il numero ventisette che è il quadrato del numero tre.

Che poi nel settimo mese l'arca si sia fermata, cioè riposata, ( Gen 8,4.14 ) è un riferimento al solito settimo giorno di riposo.

E poiché a riposarsi sono i perfetti, anche qui viene reiterato il numero di quella squadratura.

Infatti questo mistero è stato indicato per il ventisettesimo giorno del secondo mese quando l'arca si riposò.

E di nuovo nel ventisettesimo giorno del settimo mese è confermata la stessa indicazione quando l'arca si fermò: ciò che risulta promesso nella speranza si rivela nella realtà.

Inoltre il settimo giorno dedicato al riposo si coniuga con l'ottavo della risurrezione.

Né finisce con la resa del corpo il riposo che accoglie i santi dopo questa vita: esso assorbe piuttosto nel dono della vita eterna, e non più nella speranza, ma nella realtà, tutto l'uomo nella sua integrità, rinnovato in tutti i sensi dalla compiuta salvezza dell'immortalità dello spirito e del corpo.

Quanto al legame che unisce il settimo giorno del riposo con l'ottavo della risurrezione è, nel sacramento della nostra rigenerazione, cioè nel battesimo, un alto e profondo mistero.

Che l'acqua, superando la cima dei monti, si alzò di quindici cubiti ( Gen 7,20 ) significa infatti che questo sacramento supera ogni sapienza fondata sulla superbia.

Sette più otto danno quindici come risultato e poiché settanta deriva etimologicamente da sette e ottanta da otto, sommando il settanta con l'ottanta si ottiene che l'acqua continuò a salire per centocinquanta giorni indicandoci e confermandoci l'altezza raggiunta del battesimo nel consacrare l'uomo nuovo al possesso della fede nel riposo e nella risurrezione.

20 - Qual è il significato simbolico dei corvi e delle colombe inviate fuori dell'Arca

Dopo quaranta giorni il corvo fu lasciato libero e non tornò o perché impedito dalle acque o perché attratto da qualche cadavere galleggiante.

Ciò significa che gli uomini, resi immondi dall'impudicizia della passione e troppo attenti alle cose che sono in questo mondo o sono ribattezzati o sono condotti e trattenuti da coloro per i quali al di fuori dell'arca, cioè della Chiesa, il battesimo è causa di perdizione.

Il fatto poi che la colomba, dopo essere stata liberata, ritornò per non aver trovato riposo, dimostra che un riposo in questo mondo non fu promesso ai santi attraverso il Vecchio Testamento.

Fu infatti liberata dopo quaranta giorni, un numero che simboleggia la vita che si conduce in questo mondo.

Alla fine, rimessa di nuovo in libertà dopo sette giorni, tornò riportando un rametto d'ulivo con frutti quale segno delle già ricordate sette operazione dello Spirito.

Tale evento starebbe a significare che alcuni, benché battezzati fuori della Chiesa e sempre che non venga loro meno la pienezza della carità, in un tempo successivo che potremmo definire sera della vita possono essere ricondotti all'unità nel becco della colomba, simbolo del bacio della pace.

Che poi la colomba, liberata dopo altri sette giorni, non era ritornata, ( Gen 8,6-12 ) è il segno della fine del mondo, quando vi sarà riposo per i santi e non più nel sacramento della speranza, che è il legame che attualmente tiene unita la Chiesa e la terrà finché si berrà il sangue sgorgante dal fianco di Cristo, bensì nella perfezione della vita eterna, quando il Regno verrà trasmesso a Dio Padre ( 1 Cor 15,24 ) in modo che nella chiara contemplazione dell'immutabile verità non avremo più bisogno di simboli materiali.

21 - L'argomento non può essere esaurito

Anche se mi attenessi al criterio di brevità finora seguito nel trattare questi argomenti, troppo lungo sarebbe toccarli tutti.

Facciamo qualche esempio. Perché nell'anno seicento e uno di Noè, cioè trascorsi seicento anni, viene aperto il tetto dell'arca e viene rivelato il sacramento che vi era nascosto?

Perché si dice che la terra si sarebbe seccata il ventisettesimo giorno del secondo mese ( Gen 8,13-14 ) quasi che la necessità del battesimo fosse cessata in cinquantasette giorni?

È lo stesso ventisettesimo giorno del secondo mese che ottiene dalla congiunzione dello spirito col corpo il numero otto volte sette con l'aggiunta di uno per il vincolo dell'unità.

Perché dall'arca uscirono uniti quelli che vi erano entrati separati?

Così infatti fu detto che entrarono nell'arca Noè con i suoi figli e la moglie con le mogli dei suoi figli, ( Gen 7,7 ) ricordando separatamente gli uomini e separatamente le donne; ed in realtà per tutto il tempo che dura questo sacramento la carne concupisce contro lo spirito e lo spirito si oppone alla carne. ( Gal 5,17 )

Escono quindi dall'arca Noè, sua moglie, i suoi figli e le mogli dei suoi figli ( Gen 8,18 ) ricordati tutti unitamente, maschi e femmine.

Ciò sta ad indicare che alla fine del mondo e nella risurrezione dei giusti in una pace comunque perfetta il corpo si armonizzerà con lo spirito senza la resistenza di alcuna esigenza legata alla mortalità o dei morsi della concupiscenza. ( Gen 8,20 )

22 - Segni simbolici citati brevemente qua e là

Quando poi Dio parla a Noè e gli illustra la figura della Chiesa come se il mondo ricominciasse di nuovo ( in molti modi infatti occorreva che fossero rappresentate le stesse cose ) che significa il fatto che la progenie di quel patriarca è benedetta per ripopolare la terra e che a lui vengono dati da mangiare tutti gli animali come in quel vassoio fu detto a Pietro: Uccidi e mangia? ( At 10,13 )

Il significato è che bisogna lasciar colare il sangue prima di mangiare per fare in modo che la vita precedente non venga soffocata e conservata nella coscienza, ma sparsa in qualche modo attraverso la confessione.

Quanto al patto stabilito fra Dio, gli uomini ed ogni anima vivente di non distruggerli col diluvio e quanto all'arcobaleno che appare nelle nubi ( Gen 9,1-17 ) e non risplende mai se non della luce del sole questo è il significato.

Non periscono per il diluvio coloro che, pur se separati dalla Chiesa, nei profeti e in tutte le sacre Scritture riconoscono, come nelle nubi di Dio, la gloria di Cristo senza cercare la propria.

In realtà perché gli adoratori di questo sole non si inorgogliscano sappiano che Cristo talora è simboleggiato dal sole e altre volte dal leone o dall'agnello o dalla pietra sulla base di una somiglianza e non in senso proprio.

23 - Noè figura di Cristo; Cham, figura del popolo giudaico

Ma veniamo al caso di Noè che, reso ebbro dal vino della vigna che aveva piantato, si denudò nella sua casa: ( Gen 9,20-23 ) a chi non sembrerà essere l'immagine di Cristo che ha sofferto in mezzo alla sua gente?

Allora infatti fu denudata la mortalità della sua carne, scandalo per i Giudei e stoltezza per i Gentili, ma per i Giudei e i Gentili che erano stati chiamati, come Sem e Iafet, virtù e sapienza di Dio.

Infatti la stoltezza di Dio, è più sapiente della sapienza degli uomini e la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini. ( 1 Cor 1,23-25 )

Inoltre in due figli, il più grande e il più piccolo, sono raffigurati due popoli.

Essi recano un'unica veste sul dorso camminando all'indietro, annunciano cioè il mistero della passione del Signore già passata e superata.

Non vedono la nudità del padre perché non consenzienti all'uccisione di Cristo, ma lo onorano coprendolo con un velo perché ben sanno donde sono nati.

Il figlio di mezzo fra i due, cioè il popolo dei Giudei, che è di mezzo poiché né ha conservato il primato degli apostoli né è stato l'ultimo a credere fra i pagani, questo figlio, si ripete, ha visto la nudità del padre perché ha acconsentito alla uccisione di Cristo e ha portato la notizia ai fratelli.

Per suo tramite si è rivelato e in certo qual modo è stato reso di pubblica ragione quello che nella profezia era un segreto.

Perciò questo fratello diviene schiavo degli altri due.

Che altro infatti è oggi questo popolo se non una bibliotecaria dei Cristiani addetta a conservare la legge e i profeti a testimonianza della predicazione della Chiesa affinché noi onoriamo con un sacramento ciò che essa annuncia con le parole.

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