La Trinità

Indice

Libro III

10.20 - Non tutti i miracoli sono fenomeni straordinari

Ma queste cose, note agli uomini perché fatte dagli uomini, se possono conciliarsi rispetto al loro carattere religioso, tuttavia non possono suscitare stupore perché sono prive di carattere miracoloso.

Perciò le opere degli Angeli sono per noi tanto più mirabili quanto più difficili e misteriose; per essi invece sono chiare e facili essendo di loro competenza.

Parla in nome di Dio l'angelo che, indirizzandosi all'uomo dice: Io sono il Dio d'Abramo, il Dio d'Isacco, il Dio di Giacobbe, ( Es 3,6 ) poiché la Scrittura aveva iniziato col dire: Un Angelo del Signore gli apparve. ( Es 3,2 )

Anche l'uomo parla in nome di Dio quando dice: Ascolta, popolo mio, e parlerò; o Israele, ascoltami e ti dichiarerò la mia volontà: io sono Dio, il tuo Dio sono io. ( Sal 81,9-11 )

La verga è stata assunta a simbolo, tuttavia è stata la potenza angelica che l'ha mutata in serpente; ( Es 4,3; Es 7,10 ) ma sebbene questa potenza manchi all'uomo, tuttavia egli ha scelto una pietra per significare qualcosa dello stesso ordine. ( Gen 28,18 )

C'è grandissima differenza tra l'atto dell'Angelo e quello dell'uomo: l'uno provoca ammirazione e riflessione, l'altro solo riflessione.

Ciò che c'è da capire nell'uno e nell'altro caso è forse la stessa cosa, ma i fatti che ce la fanno capire sono diversi.

Come se il nome del Signore venga scritto in oro o in inchiostro: l'uno è più prezioso, l'altro meno, ma ciò che viene espresso con l'una e con l'altra cosa è identico.

E sebbene il serpente tratto dalla verga di Mosè significasse la stessa cosa che significava la pietra di Giacobbe, tuttavia la pietra di Giacobbe significava qualcosa di meglio che i serpenti dei magi. ( Es 4,3; Es 7,10; Gen 28,18 )

Infatti, come l'unzione della pietra significava Cristo, nella carne umana, nella quale fu unto con l'olio dell'esultanza sopra i suoi compagni, ( Sal 45,8 ) così la verga di Mosè mutata in serpente ( Es 4,3 ) significava il Cristo stesso, divenuto obbediente fino alla morte, anzi alla morte di croce. ( Fil 2,8 )

Per questo il Vangelo dice: E come Mosè innalzò nel deserto il serpente, così è necessario che sia innalzato il Figlio dell'uomo, affinché chi crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna, ( Gv 3,14-15 ) a somiglianza di coloro che fissando il serpente innalzato nel deserto non morivano per i morsi dei serpenti. ( Nm 21,9 )

Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, affinché venga distrutto il corpo del peccato. ( Rm 6,6 )

Il serpente rappresentava la morte causata dal serpente nel Paradiso: figura retorica che designa l'effetto per la causa. ( Gen 3,1-15 )

Il tramutarsi della verga in un serpente ( Es 4,3 ) è il passare di Cristo alla morte, il ritornare del serpente a verga è il ritornare alla risurrezione del Cristo tutto intero, cioè insieme al suo corpo, che è la Chiesa. ( Col 1,24 )

Come avverrà alla fine dei tempi, indicata dalla coda del serpente, che Mosè afferrò con la mano perché ritornasse verga. ( Es 4,4 )

I serpenti dei magi raffigurano i morti del secolo che non potranno risorgere nel Cristo ( Es 7,12 ) se non saranno prima entrati nel suo corpo credendo in lui, quasi da lui divorati.

Dunque la pietra di Giacobbe, dicevo, indicava qualcosa di meglio che i serpenti dei magi, ( Gen 28,18; Es 7,11-12 ) ma il fatto compiuto dai magi fu molto più meraviglioso.

Quanto però alla comprensione delle cose la differenza conta così poco come se si scrivesse il nome di un uomo con l'oro e il nome di Dio con l'inchiostro.

10.21 - Carattere misterioso dell'azione angelica nei miracoli

Quale uomo sa come gli Angeli abbiano prodotto quelle nubi o quella fiamma o come le abbiano utilizzate per annunciare ciò che annunciavano, pur ammettendo che sotto quelle forme corporee si rivelasse il Signore o lo Spirito Santo?

Similmente non conoscono i neofiti quello che si offre sull'altare e si consuma al termine della sacra celebrazione: donde venga, come si appresta, perché mai abbia significato religioso.

E se non lo imparano mai per esperienza propria o altrui, se non osservano mai quelle cose stesse se non durante la celebrazione sacramentale, dove si offrono e si distribuiscono, e se non si dica mai loro con la più grande autorità di chi siano il corpo e il sangue, null'altro crederanno se non questo: che il Signore sia apparso agli occhi dei mortali proprio in quella forma e che proprio quel liquido sia sgorgato dal suo fianco ferito. ( Gv 19,34 )

Ma a me è utile ricordarmi delle mie forze ed invitare i miei fratelli a ricordarsi delle loro, per evitare che la debolezza umana vada oltre i limiti di ciò che si può affermare con sicurezza.

In qual modo infatti gli Angeli compiano questi prodigi, o meglio, come Dio li compia per mezzo dei suoi Angeli, ( Eb 2,2 ) fino a che punto li voglia compiere per mezzo degli stessi angeli cattivi, a volte tollerando, altre comandando, altre ancora costringendo, dal trono misterioso della sua onnipotenza, non ho lo sguardo così acuto per discernere, non la ragione così ardita per spiegare, non lo spirito così elevato per attingere e così non posso rispondere a tutte le domande che si possono porre su questo argomento con la sicurezza che avrebbe un angelo o un profeta o un apostolo.

Timidi sono i pensieri dei mortali e incerte le nostre previsioni, perché un corpo corruttibile pesa sull'anima e questa tenda di creta opprime la mente dai molti pensieri.

A fatica sappiamo valutare le cose che sono sulla terra, persino le cose che abbiamo tra mano non sappiamo ben conoscere; chi poi è mai riuscito a capire le cose celesti? ( Sap 9,14-16 )

Ma poiché il testo continua e dice: E chi avrebbe potuto conoscere il tuo pensiero, se tu non gli avessi dato la sapienza e mandato il tuo Santo Spirito dal più alto dei cieli? ( Sap 9,17 ) noi non investighiamo le cose del cielo, tra le quali cose sono compresi anche i corpi degli Angeli secondo la loro propria dignità e certe loro attitudini sensibili; tuttavia in virtù dello Spirito di Dio a noi inviato dal più alto dei cieli e della sua grazia partecipata alle nostre anime, oso dire con libertà che né Dio Padre né il suo Verbo né il suo Spirito, ossia l'unico Dio, ( Mc 12,29; Gal 3,20 ) in virtù della sua essenza e del suo stesso essere è mutevole e tanto meno visibile.

È vero che ci sono delle cose mutevoli che pur non sono visibili, come i nostri pensieri, ricordi e volontà ed ogni creatura spirituale: ma nessuna cosa è visibile senza essere mutevole.

11 - Invisibilità dell'essenza divina

Perciò la sostanza, o, se è meglio dire così, l'essenza di Dio, nella quale intendiamo a modo nostro, quanto mai imperfetto, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, non essendo assolutamente mutevole, è radicalmente impossibile che sia per se stessa visibile.

11.22 - Intervento degli Angeli nelle teofanie

È dunque chiaro che tutte le apparizioni fatte ai Patriarchi quando Dio si rivelava ad essi secondo il suo piano stabilito per quei tempi, sono avvenute per mezzo di una creatura.

Se noi ignoriamo come abbia compiuto quelle cose servendosi degli Angeli come ministri suoi, in ogni caso non è in base ad un'idea personale che affermiamo l'intervento degli Angeli, e questo perché nessuno ci creda più saggi di quello che siamo; ora le nostre pretese sono modeste, conformi alla misura di fede che Dio ci ha dispensato, ( Rm 12,3 ) e crediamo, per questo parliamo. ( 2 Cor 4,13 )

C'è infatti l'autorità della divina Scrittura, che il nostro spirito non deve abbandonare per cadere a capofitto, una volta abbandonato il valido sostegno della parola divina, nei precipizi delle congetture personali dove né i sensi del corpo guidano, né la luce della verità brilla.

Ora è scritto in modo chiarissimo nell'Epistola agli Ebrei, quando viene fatta la distinzione tra l'economia del Nuovo Testamento e l'economia dell'Antico Testamento, secondo l'opportunità dei tempi e dei momenti, che gli Angeli sono intervenuti non soltanto nei prodigi visibili ma anche nella manifestazione della parola di Dio.

Ecco il testo: Di quale degli Angeli ha detto mai: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sgabello ai tuoi piedi?

Non sono essi invece tutti spiriti destinati a servire, inviati per esercitare un ufficio in favore di coloro che devono ereditare la salvezza? ( Eb 1,13-14 )

L'autore dimostra con queste parole che quei prodigi non soltanto sono stati compiuti per mezzo degli Angeli ma anche che sono stati fatti per noi, cioè per il popolo di Dio al quale è promessa l'eredità della vita eterna. ( 1 Pt 3,22 )

Così l'Apostolo scrive ai Corinti: Ma tutte queste cose accaddero loro come in figura e sono state scritte per ammonire noi, che siamo giunti alla fine dei tempi. ( 1 Cor 10,11 )

L'Apostolo dimostra poi logicamente e chiaramente che allora Dio parlava per mezzo degli Angeli, ora per mezzo del suo Figlio: Per questo noi dobbiamo attendere con il massimo impegno alle cose udite per non venir trascinati fuori strada.

Se infatti la Legge promulgata per mezzo degli Angeli si rivelò efficace al punto che ogni trasgressione o disobbedienza ricevette la sua giusta pena, come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza? ( Eb 2,1-3 )

Poi, come se gli si domandasse di quale salvezza si tratta, per precisare che egli parla ora del Nuovo Testamento, cioè della parola che è stata pronunciata non per mezzo degli Angeli ma per mezzo di nostro Signore, prosegue: La quale fu annunziata prima dal Signore, poi ci è stata confermata da coloro che lo avevano udito, mentre Dio aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi e ogni sorta di miracoli e con i doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà. ( Eb 2,3-4 )

11.23 - Dio parla per mezzo degli Angeli

Ma, si dirà, perché è stato allora scritto: Il Signore disse a Mosè, e non piuttosto: "Disse l'Angelo a Mosè"?

È lo stesso motivo per cui quando l'araldo proclama la sentenza del giudice, non si registra negli atti: "L'araldo ha detto" ma: "Il giudice ha detto".

Così allo stesso modo quando un santo Profeta parla, sebbene diciamo: "Il profeta ha detto", non vogliamo far comprendere nient'altro che: "Il Signore ha detto".

Se diciamo: Il Signore ha detto, non mettiamo da parte il Profeta ma facciamo presente chi abbia parlato per suo mezzo.

D'altra parte la Scrittura svela spesso che l'Angelo è il Signore e, quando l'Angelo parla, essa dice frequentemente: Il Signore ha detto, come abbiamo già mostrato.8

Ma ci sono alcuni che nei passi in cui la Scrittura usa il nome "Angelo" ritengono che si tratti del Figlio stesso di Dio in persona, perché un profeta l'ha chiamato "Angelo" in quanto ha annunciato la volontà del Padre e la sua propria.

Per questo ho voluto ricavare una prova più decisiva da questa Epistola in cui non è scritto: "per mezzo di un Angelo" ma per mezzo degli Angeli. ( Eb 2,2 )

11.24 - Il Signore apparve a Mosè per mezzo di un Angelo

Anche Stefano infatti negli Atti degli Apostoli racconta le cose alla stessa maniera in cui sono state raccontate anche nei libri dell'Antico Testamento: ( Gen 12,1; Es 2,15; Es 3,1-6 ) Uomini, fratelli, padri, ascoltate.

Il Dio della gloria apparve a nostro padre Abramo mentre era nella Mesopotamia. ( At 7,2 )

Ma perché nessuno pensasse che il Dio della gloria fosse apparso allora nella sua essenza agli occhi degli uomini, Stefano dice più avanti che fu un Angelo che apparve a Mosè: A queste parole Mosè fuggì ed andò ad abitare nella terra di Madian dove generò due figli.

Al compiersi poi dei quarant'anni un Angelo apparve a lui nel deserto del Sinai in mezzo alla fiamma del roveto ardente.

A questa vista Mosè rimase stupito dalla visione e, mentre si avvicinava per osservare, la voce del Signore si fece udire: Io sono il Dio dei padri tuoi, il Dio d'Abramo, il Dio d'Isacco, il Dio di Giacobbe.

Tremante Mosè non ardiva guardare.

Ma il Signore gli disse: Levati i calzari dai piedi. ( At 7,29-33; Es 2,15; Es 3,7 )

Qui certamente egli chiama Angelo e Signore lo stesso Dio d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, come dice il Genesi. ( Gen 12,1 )

11.25 - Anche ad Abramo apparve per mezzo di un Angelo

Forse qualcuno dirà che il Signore è apparso a Mosè per mezzo di un Angelo ma ad Abramo direttamente?

Non chiediamo una risposta su questo a Stefano ma interroghiamo lo stesso libro da cui egli ha tratto questa narrazione.

Perché c'è scritto: E disse il Signore Dio ad Abramo, ( Gen 12,1 ) e poco dopo: E apparve il Signore Dio ad Abramo, ( Gen 12,7 ) significa forse che qui non sono intervenuti gli Angeli?

Ma in altro passo si trova la stessa maniera di esprimersi: Il Signore gli apparve poi presso il querceto di Mambre, mentre egli sul caldo del giorno era seduto davanti alla sua tenda, ( Gen 18,1 ) e poi il testo continua: Alzati gli occhi guardò, ed ecco tre uomini in piedi gli stavano davanti. ( Gen 18,2 )

Noi abbiamo già parlato di essi.9

Ebbene, come potranno costoro, che dalle parole non vogliono assurgere alle idee o ricadono facilmente dalle idee alle parole, spiegare che Dio è apparso in questi tre uomini senza riconoscere, come lo insegna il seguito del testo, che essi erano degli Angeli? ( Gen 18,1-2; Gen 19,1 )

Forse perché non è detto "un Angelo gli parlò" o "gli apparve", oseranno per questo affermare che per quanto riguarda Mosè quella visione e quella voce furono prodotte per mezzo di un Angelo, perché così dice il testo, mentre ad Abramo, perché non si fa parola di un Angelo, fu Dio nella sua essenza che apparve e parlò?

Ma perché, se anche a proposito di Abramo si parla di un angelo?

Infatti ecco che cosa si legge quando si esigeva che venisse immolato suo figlio: Dopo questi fatti Dio volle provare Abramo e gli disse: Abramo! Abramo! Ed egli rispose: Eccomi!

E gli disse: Orsù, prendi il tuo figlio, l'unico che hai e che tanto ami, Isacco, e va' nella regione di Moria e là lo offrirai in olocausto sopra quel monte che io ti mostrerò. ( Gen 22,1-2 )

Certo qui si parla di Dio, non di un Angelo.

Ma un po' più avanti la Scrittura così aggiunge: Stese quindi Abramo la mano e prese un coltello per uccidere suo figlio.

Ma l'Angelo del Signore gli gridò dal cielo dicendo: Abramo! Abramo! Ed egli rispose: Eccomi!

E l'Angelo gli disse: Non mettere le mano addosso al fanciullo e non gli fare alcun male. ( Gen 22,10-12 )

Che cosa si può replicare di fronte a queste affermazioni?

Affermeranno che Dio ha comandato l'uccisione di Isacco e che l'Angelo l'ha proibita? ( Gen 22,2 )

Allora il padre di Isacco, contro il comando divino di immolare suo figlio, avrebbe obbedito all'ingiunzione dell'Angelo di risparmiarlo?

Bisogna ridere di tale interpretazione e respingerla.

Ma la Scrittura non offre la possibilità di attardarsi in una sciocchezza così grossolana, perché immediatamente aggiunge: Poiché ora conosco che tu temi Iddio e non hai risparmiato il tuo figlio unico per me. ( Gen 22,12 )

Che significa per me, se non per Colui che aveva comandato che fosse ucciso?

Il Dio d'Abramo e l'Angelo sono dunque lo stesso personaggio o piuttosto è Iddio che parla attraverso l'Angelo?

Ma ascoltiamo il seguito; è del tutto evidente che qui si parla di un angelo.

Tuttavia osserva il contesto: Ed Abramo, alzati gli occhi, vide dietro di sé che un montone era rimasto con le corna intricate in un cespuglio.

Abramo andò, prese quel montone e lo offrì in olocausto in luogo del figlio.

Ed Abramo pose nome a quel luogo "Il Signore ha visto" e perciò anche oggi si dice: Sul monte il Signore è apparso. ( Gen 22,13-14 )

Ora un po' prima Dio aveva detto similmente per mezzo dell'Angelo: Ora conosco che tu temi Dio. ( Gen 22,12 )

Ciò non significa che Dio sia venuto a conoscere in quel momento il timore di Abramo ma che si è comportato in modo che Abramo scoprisse per mezzo di Dio quanta forza d'animo avesse per obbedire a Dio fino all'immolazione del figlio unico: è una figura retorica che esprime l'effetto per la causa, come quando si dice: "un inverno pigro", perché rende pigri.

Allo stesso modo la Scrittura dice che Dio aveva conosciuto i sentimenti di Abramo perché aveva fatto conoscere ad Abramo la fermezza della sua fede che egli avrebbe potuto ignorare senza tale prova.

Ebbene allo stesso modo qui Abramo chiamò il luogo di quell'avvenimento "Dio ha visto", ( Gen 22,14 ) perché Dio ha fatto vedere se stesso.

Infatti aggiunge immediatamente: Si dice ancora oggi: Sul monte Dio è apparso. ( Gen 22,14 )

Dunque lo stesso Angelo è chiamato Signore.

Perché? In quanto per mezzo dell'Angelo si rivelò il Signore.

Del resto nel seguito del testo l'angelo si esprime in una maniera che è nettamente quella di un profeta e lascia chiaramente intendere che è Dio che parla per mezzo dell'Angelo: Poi l'Angelo del Signore chiamò Abramo dal cielo una seconda volta e gli disse: Io giuro per me stesso, dice il Signore, che siccome hai fatto questo e non hai risparmiato il tuo figlio per me. ( Gen 22,15-16 )

Questa espressione Il Signore dice, che usa colui che parla in nome di Dio, la si trova abitualmente anche presso i Profeti.

Sarebbe forse il Figlio di Dio a usare, parlando del Padre, l'espressione: Il Signore dice, e sarebbe lui quest'Angelo del Padre? Che dire dunque?

Coloro che ci contraddicono osservino come vengono incalzati a riguardo di quei tre uomini che apparvero ad Abramo quando il testo ulteriormente afferma: Gli apparve il Signore. ( Gen 18,1 )

Forse che non erano Angeli perché sono detti uomini?

Allora leggano Daniele che dice: Ed ecco l'uomo Gabriele. ( Dn 9,21 )

11.26 - Gli Angeli hanno promulgato la Legge

Ma perché tardiamo ulteriormente a chiudere la bocca a costoro con un altro testo che è di una evidenza assoluta e di grandissima importanza?

In esso non si parla di un Angelo al singolare né di uomini al plurale; si parla solamente di Angeli e in esso appare con tutta chiarezza che essi non hanno trasmesso un discorso qualunque ma hanno dato la Legge stessa. ( Gal 3,21; At 7,38 )

Certamente nessun fedele dubita che è stato Dio a darla a Mosè per sottomettere il popolo d'Israele, ma l'ha data per mezzo degli Angeli.

Ecco come si esprime Stefano: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchi, voi sempre avete resistito allo Spirito Santo: come furono i vostri padri, così siete voi.

Quale dei Profeti non perseguitarono i vostri padri?

Essi uccisero coloro che predicavano la venuta del Giusto di cui voi in questi giorni siete stati traditori e omicidi, voi che avete ricevuto la Legge per il ministero degli Angeli e non l'avete osservata. ( At 7,51-53 )

Che vi può essere di più evidente di questo, di più fermo di tale autorità?

È per mezzo degli Angeli che è stata promulgata la Legge a quel popolo, ma è del Signore nostro Gesù Cristo che essa preparava e preannunciava la venuta, e lui come Verbo di Dio era in maniera incomparabile ed inesprimibile negli Angeli che promulgavano la Legge. ( 1 Cor 1,8; 1 Ts 3,13; Sir 1,5; Ap 19,13 )

Perciò egli dice nel Vangelo: Se credeste a Mosè, a me pure credereste; di me egli infatti ha scritto. ( Gv 5,46 )

Per mezzo degli Angeli era dunque il Signore che parlava allora, è per mezzo degli Angeli che il Figlio di Dio, il Mediatore di Dio e degli uomini, ( Eb 2,2; Mt 14,33; Mt 16,16; Mc 1,1; Mc 3,1-2; Lc 1,35; Lc 4,41 ) che sarebbe nato dalla stirpe di Abramo, preparava la sua venuta per trovare accoglienza presso uomini che si riconoscessero colpevoli perché la Legge da essi non attuata ne aveva fatto dei trasgressori.

Per questo anche l'Apostolo dice ai Galati: Perché dunque la Legge?

In vista delle trasgressioni fu bandita, finché non fosse venuto il Discendente a cui era stata fatta la promessa; essa fu promulgata per mezzo degli Angeli, tramite un Mediatore, ( Gal 3,19 ) ossia promulgata per mezzo degli Angeli, tramite lui.

Infatti la sua nascita non è frutto della condizione umana ma della potenza divina.

Che l'Apostolo non chiami Mediatore un angelo, ma lo stesso Signore Gesù Cristo, in quanto si è degnato di diventare uomo, lo si può vedere in un altro passo: Un solo Dio - egli dice - uno solo anche il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

Ecco il senso dell'immolazione dell'Agnello pasquale, ( Es 12,3 ) il senso di tutti i simboli riguardanti il Cristo che si sarebbe incarnato ( 1 Gv 4,2; Rm 8,3 ) e che avrebbe patito ma che sarebbe anche risorto, simboli contenuti nella Legge promulgata dagli Angeli. ( At 7,53 )

In questi Angeli erano certamente presenti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Talvolta gli Angeli rappresentavano il Padre, talvolta il Figlio, altre volte lo Spirito Santo, talvolta Dio senza distinzione di persone.

Dio appariva sotto forme visibili e sensibili ma per mezzo della sua creatura, non nella sua stessa sostanza, per vedere la quale i cuori vengono purificati da tutti questi simboli offerti ai nostri occhi ed alle nostre orecchie.

11.27 - Dio si è manifestato nell'Antico Testamento per mezzo degli Angeli

Ma ritengo che ormai sia stato sufficientemente discusso e provato, secondo le nostre capacità, l'argomento che avevamo incominciato a dimostrare in questo libro.10

In base a motivi razionali dotati di quella probabilità che è possibile raggiungere ad un uomo, o meglio a me, ed in base ad un'autorità dotata di quella forza che la chiarezza delle parole divine della Scrittura santa permette, resta dunque stabilito questo: quelle voci sono state dette e quelle forme corporee suscitate ai nostri padri dell'antichità prima dell'incarnazione del Salvatore, nei tempi in cui avevano luogo le apparizioni divine, dagli Angeli; sia parlando essi stessi o facendo qualcosa in nome di Dio, abitudine propria anche ai Profeti, come abbiamo dimostrato, o assumendo dalla creatura ciò che essi non erano per mostrare, per mezzo di figure, Dio agli uomini.

Nemmeno i Profeti hanno trascurato questo tipo di simboli, come ci insegna la Scrittura con molti esempi.

Ora non ci rimane da vedere che una cosa.

Il Signore è nato dalla Vergine, lo Spirito Santo è disceso sotto la forma corporea di una colomba, ( Mt 3,16; Mc 1,10; Gv 1,32 ) sono state viste le lingue di fuoco ed è stato udito un fragore dal cielo nel giorno della Pentecoste, dopo l'ascensione del Signore. ( At 2,1-4 )

Ebbene il Verbo stesso di Dio non è apparso nella sostanza per la quale è uguale e coeterno al Padre.

Nemmeno lo Spirito del Padre e del Figlio è apparso nella sua sostanza per la quale è insieme uguale e coeterno all'uno e all'altro.

Ma certamente una creatura capace di rivestire quelle forme e di restarvi apparve ai sensi corporei e mortali.

Si tratta dunque di vedere quale differenza ci sia tra le manifestazioni di cui si è detto e queste che sono proprietà del Figlio e dello Spirito Santo, nonostante l'intervento della creatura visibile.

Inizieremo a trattare di questo con un altro volume: sarà più comodo.

Indice

8 Sopra 2,12-13
9 Sopra 2,10
10 Sopra 4,21