Il consenso degli Evangelisti

Indice

Libro II

5.14 - La concezione, l'infanzia e la fanciullezza di Gesù in Matteo e in Luca

Terminato l'elenco delle generazioni Matteo prosegue così: Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. ( Mt 1,18 )

In che modo avvenisse il fatto Matteo non lo racconta, mentre lo riferisce Luca dopo aver narrato la concezione di Giovanni.

Egli racconta: Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.

La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, l'angelo disse: " Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne".

A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.

L'angelo le disse: " Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.

Ecco concepirai nel tuo seno, ( Is 7,14 ) e darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù.

Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ". ( Dn 7,14.27; Mi 4,7 )

Allora Maria disse all'angelo: " Come avverrà questo? Non conosco uomo ".

Le rispose l'angelo: " Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.

Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio ". ( Lc 1,26.35 )

Quindi aggiunge altre cose che non hanno attinenza col tema che stiamo trattando

Tutto questo Matteo lo ricorda quando afferma di Maria che fu trovata incinta per opera dello Spirito Santo.

Né c'è contrarietà se Luca racconta delle cose omesse da Matteo, poiché l'uno e l'altro attestano che Maria concepì ad opera dello Spirito Santo.

Parimenti non c'è contraddizione nelle cose che Matteo aggiunge subito dopo, mentre su di esse Luca sorvola.

Così infatti prosegue Matteo: Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva diffamarla, decise di licenziarla in segreto.

Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: " Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati ". ( At 4,12 )

Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: " Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele ", ( Is 7,14 ) che significa "Dio con noi".

Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Ma non la conobbe fino a quando non ebbe partorito il suo figlio primogenito; e gli dette il nome di Gesù. ( Mt 1,19-25 )

Gesù nacque a Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ( Mt 2,1 ) ecc.

5.15 Sulla città di Betlemme concordano Matteo e Luca, ma in che modo e per qual motivo Giuseppe e Maria si siano recati in quel luogo Luca lo riferisce, Matteo lo tralascia. ( Lc 2,4 )

Per quanto invece concerne i Magi venuti dall'Oriente Luca tace, mentre ne parla Matteo, il quale così continua il suo racconto: Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: " Dov'è il re dei Giudei che è nato?

Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".

All'udire queste parole, il re Erode restò turbato, ( Mt 2,1.3 ) con quel che segue, fino al versetto dove, sempre a proposito dei Magi, è scritto che, ricevuto un responso in sogno di non tornare da Erode, per un'altra via se ne tornarono al loro paese. ( Mt 2,3.12 )

Tutto questo è omesso da Luca, mentre Matteo non narra altri particolari riferiti da Luca, come, ad esempio, che il Signore fu posto in una greppia, che un angelo annunziò la sua nascita ai pastori, che insieme con quell'angelo si unì una moltitudine delle schiere celesti a lodare Dio, che i pastori vennero e riscontrarono esser vero ciò che l'angelo aveva loro annunziato, che nel giorno della sua circoncisione ricevette il nome, e inoltre tutto quello che Luca racconta essere avvenuto dopo che furono trascorsi i giorni della purificazione di Maria: come cioè i genitori portarono Gesù a Gerusalemme, e quel che si riferisce a Simeone ed Anna, i quali profetarono di lui nel tempio dopo che, pieni di Spirito Santo, lo ebbero riconosciuto. ( Lc 2,7.28 )

5.16 - Di tutto questo nulla troviamo in Matteo

Ci si chiede pertanto, e a buon diritto, quando siano accadute le cose che Matteo omette e Luca narra e così pure le altre, omesse da Luca e narrate da Matteo.

Difatti, dopo che i Magi venuti dall'Oriente se ne furono tornati in patria, Matteo continua il racconto parlando di Giuseppe che avvertito da un angelo fugge in Egitto insieme col bambino per non farlo uccidere da Erode.

Infatti non avendolo trovato, Erode uccise i bimbi da due anni in giù.

Morto Erode, Giuseppe tornò dall'Egitto ma, sentito che in Giudea al posto di Erode, suo padre, regnava Archelao, andò insieme con il bambino ad abitare nella città di Nazareth, regione della Galilea. ( Mt 2,12.23 )

Su tutte queste cose Luca non dice nulla.

Non per questo tuttavia deve sembrare contraddittorio che l'uno dica quanto l'altro tralascia o che l'altro ricordi quel che il primo non dice.

È comunque legittimo ricercare quando poterono accadere i fatti descritti da Matteo, quali ad esempio la fuga in Egitto e il ritorno in patria dopo la morte di Erode con la decisione, presa in quell'occasione, di stabilirsi a Nazareth, mentre Luca riferisce che in tale città i genitori del fanciullo fecero ritorno dopo che ebbero compiuto nel tempio tutto quello che prescriveva la legge del Signore. ( Lc 2,39 )

A questo punto dunque bisogna richiamare alla mente una considerazione che valga a risolvere tutti i casi consimili, perché non ci si impressioni né si resti con l'animo in crisi.

Ed è questa: ogni evangelista compone il suo racconto in modo che la serie compilata si presenti come scritta da uno che non tralascia niente.

Passando sotto silenzio le cose che non intende raccontare, unisce le cose che invece vuol narrare con quelle raccontate in antecedenza in modo tale che se ne ricavi l'impressione che formino un tutto continuo.

Siccome però l'altro evangelista riporta cose che il primo ha omesse, c'è da esaminare accuratamente l'ordine dei fatti narrati; e quest'ordine, ben esaminato, indica il posto dove avrebbe potuto inserire i singoli eventi l'evangelista che li ha tralasciati per cucire insieme le cose dette prima e le altre che voleva narrare, quasi che le une e le altre si siano susseguite senza intervallo.

Ciò si applica a Matteo.

Nel punto dove dice che i Magi, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, se ne tornarono in patria per un'altra via, ( Mt 2,12 ) egli ha omesso di dirci quel che racconta Luca sugli avvenimenti accaduti al Signore nel tempio e quel che dissero Simeone ed Anna.

Luca poi, non raccontando la fuga in Egitto di cui parla Matteo, ai fatti del tempio congiunge, quasi fosse stato collegato con essi, il ritorno di Cristo alla città di Nazareth. ( Lc 2,22.39 )

5.17 Se uno quindi volesse ricavare un'unica narrazione prendendo tutte le cose che ci sono state raccontate dai due evangelisti sulla nascita, l'infanzia e la fanciullezza di Cristo, disponendo a dovere e le cose che ciascuno dice e quelle che omette, potrebbe ordinare la narrazione in questa maniera: Ecco come avvenne la nascita di Cristo. ( Mt 1,18 )

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.

Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.

Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.

Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.

Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.

Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.

Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.

Ma l'angelo gli disse: " Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.

Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino ne bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.

Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli ( Mi 4,6 ) e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto ".

Zaccaria disse all'angelo: " Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni ".

L'angelo gli rispose: " Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.

Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo ".

Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.

Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione.

Faceva loro dei cenni e restava muto.

Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.

Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: "Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini ".

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.

La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: " Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne ".

A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.

L'angelo le disse: " Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.

Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ".

Allora Maria disse all'angelo: " Come è possibile? Non conosco uomo ".

Le rispose l'angelo: " Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.

Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.

Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ".

Allora Maria disse: " Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto ".

E l'angelo partì da lei. In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.

Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: " Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.

E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore ".

Allora Maria disse: " L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. ( 1 Sam 2,1.11 )

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: ( Sal 111,9; Sal 99,3 ) di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. ( Sal 103,17 )

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. ( Sal 33,10; Sal 34,11; Sal 89,11; Is 51,9; Gb 5,11 )

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre. ( Gen 17,9; Gen 22,16; Sal 132,11; Is 41,29; Mi 7,20 )

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. ( Lc 1,5-56 )

E si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.

Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: " Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati ".

Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: " Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, ( Is 7,14 ) che significa "Dio con noi".

Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, senza che egli la conoscesse. ( Mt 1,18-25 )

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.

I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.

Ma sua madre intervenne: " No, si chiamerà Giovanni ".

Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome ".

Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.

Egli chiese una tavoletta, e scrisse: " Giovanni è il suo nome ".

Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.

Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: " Che sarà mai questo bambino? " si dicevano.

Davvero la mano del Signore stava con lui.

Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: " Benedetto il Signore Dio d'Israele, ( Sal 41,14; Sal 74,18; Sal 106,48 ) perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, ( 1 Sam 2,10; Sal 132,17 ) come aveva promesso per bocca dei suoi santi Profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. ( Sal 106,10 )

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, ( Gen 22,16; Ger 31,33; Eb 6,13-17 ) liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, ( Ml 3,1 ) per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace ". ( Zc 3,8; Zc 6,12 )

Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito.

Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. ( Lc 1,57-86 )

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.

Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.

Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.

Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.

Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: " Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.

Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ".

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: " Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama ".

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere ".

Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.

E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.

Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre. ( Lc 2,1-21 )

Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: " Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo ".

All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.

Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.

Gli risposero: " A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele". ( Mi 5,2; Gv 7,42 )

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: " Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo ".

Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.

Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.

Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.

Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. ( Sal 72,10 )

Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. ( Mt 2,6-13 )

Essi erano appena partiti, quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore"; ( Es 13,2; Nm 8,16 ) e per offrire in sacrificio "una coppia di tortore o di giovani colombi", come prescrive la Legge del Signore. ( Lv 12,8 )

Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.

Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: " Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele ".

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: " Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. ( Is 8,14; Rm 9,33; 1 Pt 2,7 )

E anche a te una spada trafiggerà l'anima ".

C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.

Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.

Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.

Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, ( Lc 2,22-39 ) ecco un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: " Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo ".

Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: " Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio ". ( Os 11,1 )

Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.

Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: " Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché non sono più ". ( Ger 31,15 )

Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: " Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino ".

Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.

Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.

Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai Profeti: " Sarà chiamato Nazareno ". ( Mt 2,13-23 )

Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.

Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.

Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.

E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: " Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo ".

Ed egli rispose: " Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ".

Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.

Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

E Gesù "cresceva" in sapienza, età "e grazia davanti a Dio e agli uomini". ( Lc 2,40-52 )

6.18 - La predicazione di Giovanni Battista riferita dai quattro Evangelisti

A questo punto inizia il racconto della predicazione di Giovanni, ricordata da tutti e quattro gli evangelisti.

Matteo, dopo le parole da me riportate per ultimo, e cioè dopo la testimonianza del profeta che dice: Egli sarà chiamato Nazireo, ( Mt 2,23 ) prosegue aggiungendo: In quei giorni poi venne Giovanni Battista e cominciò a predicare nel deserto della Giudea, ( Mt 3,1 ) ecc. Marco, il quale non racconta nulla della nascita, fanciullezza e puerizia del Signore, comincia il suo Vangelo proprio con la predicazione di Giovanni e dice: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio, come è scritto nel libro del profeta Isaia: " Ecco io mando dinanzi a te il mio angelo che ti preparerà la via ". ( Ml 3,1 )

Voce di uno che grida nel deserto: " Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ". ( Is 40,3 )

Giovanni stava nel deserto e battezzava e predicava un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. ( Mc 1,14 )

Quanto a Luca, egli racconta di Gesù che progrediva in sapienza, in età e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini, ( Lc 2,52 ) e poi continua parlandoci della predicazione di Giovanni.

Dice: Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, e tetrarca della Galilea Erode, e Filippo suo fratello tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. ( Lc 3,1-2 )

Anche l'apostolo Giovanni, il più eminente fra i quattro evangelisti, dopo averci parlato del Verbo di Dio - che è lo stesso Figlio e precede ogni creatura esistente nel tempo in quanto tutte le creature sono state fatte ad opera di lui ( Gv 1,15 ) - inserisce un richiamo alla predicazione e testimonianza di Giovanni dicendo: Ci fu un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. ( Gv 1,6 )

Occorre dunque vedere come i racconti dei quattro evangelisti a proposito di Giovanni non siano in disarmonia fra loro.

Non ci si venga però a chiedere o ad esigere in dettaglio ciò che or ora abbiamo fatto sulle origini di Cristo, nato da Maria, dimostrando come al riguardo si armonizzino fra loro Matteo e Luca.

Per ottenere questo abbiamo preso il racconto dei due evangelisti e ne abbiamo fatto uno solo e abbiamo mostrato anche ai più ottusi come ciascuno riferisca cose taciute dall'altro e taccia su quanto l'altro ricorda, e questo evidentemente non ostacola la comprensione di quanto di vero ognuno racconta.

Da questo esempio, o come ho fatto io o in qualsiasi altro modo possa opportunamente farsi, ognuno può vedere come in tutti i passi contenenti uguali problemi si possono usare gli stessi metodi con cui si è risolto il caso precedente.

6.19 Vediamo dunque, come dicevo, in che modo i quattro evangelisti siano concordi sul problema di Giovanni Battista.

Matteo continuando la narrazione scrive: Poi in quei giorni venne Giovanni Battista a predicare nel deserto della Giudea. ( Mt 3,1 )

Marco non dice: In quei giorni, perché prima non aveva narrato nessuna serie di fatti nel corso dei quali sarebbe potuta inserirsi la frase: In quei giorni.

Luca al contrario, ricordando le persone rivestite di autorità, sottolinea più marcatamente il tempo in cui Giovanni cominciò a predicare e a battezzare: Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Ponzio Pilato, e tetrarca della Galilea Erode, e Filippo suo fratello tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i pontefici Anna e Caifa, il Signore parlò a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. ( Lc 3,1-2 )

Non dobbiamo tuttavia interpretare che agli stessi giorni, cioè al tempo in cui esercitavano il potere questi dignitari, si sia riferito Matteo con le parole: In quei giorni.

Dicendo infatti: In quei giorni, egli ha voluto abbracciare un periodo di tempo molto più lungo.

All'inizio di questo periodo, dopo la morte di Erode, Cristo - così l'evangelista - tornò dall'Egitto; ( Mt 2,19-21 ) la qual cosa dové certo accadere durante la sua infanzia o puerizia, perché possa trovare uno spazio quanto Luca racconta di lui dodicenne, cioè quel che accadde nel tempio di Gerusalemme. ( Lc 2,42-50 )

Avendo dunque riferito che Cristo tornò dall'Egitto quand'era ancora bambino o ragazzetto, Matteo soggiunge immediatamente: In quei giorni poi venne Giovanni Battista, ( Mt 3,1 ) intendendo designare ovviamente non solo i giorni della sua fanciullezza ma tutto il periodo che va dalla sua nascita fino al tempo in cui Giovanni cominciò a predicare e a battezzare, nel qual tempo - come risulta - Cristo aveva raggiunto la giovinezza.

Cristo infatti e Giovanni erano coetanei e, secondo la narrazione evangelica, quando venne battezzato Cristo aveva all'incirca trent'anni.

7.20 - I due Erodi

Alcuni naturalmente sono turbati per quel che Luca racconta a proposito di Erode, il quale, quando Giovanni battezzava e il Signore ormai giovane ricevette il battesimo, ( Lc 3,1-21 ) sarebbe stato tetrarca della Galilea.

Al contrario Matteo ci dice che Gesù fanciullo tornò dall'Egitto dopo la morte di Erode. ( Mt 2,19-22 )

L'una e l'altra cosa non può essere vera, a meno che non si supponga essere stati due gli Erodi, cosa possibilissima e da tutti risaputa.

Pertanto quanto sono ciechi e dissennati coloro che inclinano piuttosto a lanciare calunnie contro la verità evangelica che non a riflettere, magari un pochino, per capire che due persone poterono chiamarsi con lo stesso nome.

Di una cosa simile troviamo esempi a bizzeffe.

E in realtà di questo secondo Erode ci viene detto che fu figlio del precedente come Archelao, di cui dice Matteo che successe al padre defunto nel regno della Giudea, o come Filippo, che Luca presenta come fratello del tetrarca Erode e lui stesso tetrarca dell'Iturea.

Quell'Erode infatti che voleva uccidere il bambino Gesù fu re, mentre l'altro Erode, figlio di lui, è chiamato non re ma tetrarca, nome greco che ha assonanza e riferimento ad una quarta parte del regno.

8.21 - Giuseppe preferisce abitare in Galilea piuttosto che a Gerusalemme

Qualcuno potrebbe impressionarsi per quanto riferisce Matteo sul timore avuto da Giuseppe quando, di ritorno dall'Egitto insieme col fanciullo Gesù, evitò di stabilirsi in Giudea per il fatto che lì, al posto di suo padre Erode, regnava il figlio Archelao.

Come mai allora, ci si chiede, poté recarsi in Galilea, dove, come attesta Luca, ( Mt 2,22; Lc 3,1 ) era tetrarca l'altro figlio Erode?

Questo ragionamento farebbe supporre che l'epoca menzionata da Luca sia identica con quell'altra, quando Giuseppe temeva per la vita del fanciullo, mentre in realtà i tempi erano talmente mutati che nella stessa Giudea non era più re Archelao ma c'era Ponzio Pilato, il quale non era re dei Giudei ma governatore.

In quel medesimo periodo, cioè sotto l'impero di Tiberio, i figli di Erode il Grande, costituiti in autorità, non erano a capo di regni ma di tetrarchie, mentre questo non era ancora accaduto quando Giuseppe, per timore di Archelao che regnava in Giudea, si recò insieme col fanciullo nella Galilea, dov'era la sua città, Nazareth.

9.22 - I motivi per cui Giuseppe si stabilì a Nazareth

Forse impressiona anche la notizia riferita da Matteo, secondo il quale i genitori di Gesù si recarono in Galilea insieme col bambino perché avevano timore di Archelao e per questo non vollero fermarsi in Giudea, ( Mt 2,22 ) mentre sembrerebbe piuttosto verosimile che essi si stabilirono in Galilea perché la loro città era Nazareth, che si trova appunto in Galilea, come attesta Luca. ( Lc 2,4 )

Dobbiamo però capir bene le parole che l'angelo aveva dette in sogno a Giuseppe quand'era in Egitto: Àlzati, prendi il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele. ( Mt 2,13 )

Queste parole Giuseppe dapprincipio poté intenderle nel senso che gli fosse ingiunto di recarsi in Giudea, poiché per terra d'Israele in primo luogo s'intende la Giudea; ma quando più tardi venne a sapere che ivi regnava Archelao, figlio di Erode, non volle esporsi al pericolo, potendosi intendere quelle parole come riferite anche alla Galilea, abitata anch'essa dal popolo d'Israele.

E poi c'è un'altra soluzione che si può dare al problema.

I genitori di Cristo poterono convincersi che tanto loro quanto il fanciullo, sul quale per rivelazione angelica avevano appreso tali cose, non avrebbero dovuto risiedere se non in Gerusalemme, dov'era il tempio del Signore.

Ritornando dunque dall'Egitto, sarebbero andati in quella città e lì sarebbero rimasti se non li avesse intimoriti la presenza di Archelao.

Non era infatti così deciso il comando divino che essi vi dovessero abitare nonostante il timore che provavano a causa di quel monarca.

10.23 - La sacra Famiglia si reca al tempio di Gerusalemme

Ci potrebbe essere qualcuno che, ricordando quanto narra Luca, si chieda: Ma come facevano i genitori di Cristo a recarsi a Gerusalemme tutti gli anni della sua fanciullezza ( Lc 2,41 ) se il timore di Archelao aveva loro impedito perfino di accostarsi a quella città?

Non mi sarebbe difficile risolvere questo problema nemmeno se qualcuno degli evangelisti mi avesse indicato esplicitamente quanto durò il regno di Archelao nella Giudea.

Era infatti possibile che salissero a Gerusalemme in occasione della festa, nascosti in mezzo alla strabocchevole folla, e prontamente se ne tornassero a casa, mentre temevano di abitarvi nei giorni ordinari.

In tal modo non peccavano di irreligiosità per aver trascurato la festa né si esponevano alla pubblica attenzione per un soggiorno prolungato.

Siccome però tutti i documenti tacciono circa la durata del regno di Archelao, rimane aperta anche questa interpretazione, e cioè che Luca dice di loro che ogni anno salivano a Gerusalemme, da quando il timore di Archelao non c'era più.

Ma se il regno di Archelao fosse durato più a lungo, secondo qualche racconto tramandato dalla storia extraevangelica e sempre che questa meriti credito da parte nostra, a noi basterà riflettere su quanto ho detto sopra, e cioè che i genitori del fanciullo temevano di risiedere stabilmente in Gerusalemme, ma non tanto da omettere di recarvisi, mossi dal timore di Dio, per la festa solenne, durante la quale potevano molto facilmente passare inosservati.

Non è infatti cosa incredibile che, scegliendo con criterio i giorni e le ore più adatte, ci si rechi momentaneamente in posti dove temiamo di abitare in maniera stabile.

11.24 - Il viaggio a Gerusalemme non fu impedito dalla presenza di Erode

In base a ciò può risolversi anche un'altra difficoltà che impressiona qualcuno.

Questa: se Erode il Grande, spaventato per la notizia avuta dai Magi, era inquieto perché ai Giudei era nato un re, ( Mt 2,3-16 ) come poterono i genitori di Gesù, quando si compirono i giorni della purificazione di sua madre, ascendere col figlio al tempio per adempiere alle prescrizioni della legge del Signore, come Luca riferisce? ( Lc 2,22 )

Chi non s'avvede al riguardo che quel giorno - si tratta infatti di un sol giorno! - poté sfuggire al re, in tutt'altre faccende affaccendato?

Ma a qualcuno, forse, non sembrerà verosimile che ciò sia accaduto ad Erode, il quale aspettava con ansia le informazioni dei Magi nei riguardi del bambino. ( Mt 2,8 )

Egli infatti, quando passati molti giorni si sentì burlato, nonostante che fosse passato il tempo che consentì alla madre di Gesù d'andarsi a purificare, al bambino di adempiere nel tempio di Gerusalemme i riti prescritti per i primogeniti e all'intera famiglia di trasferirsi in Egitto, poté ricordarsi ancora del bambino che intendeva eliminare, e fece uccidere molti neonati.

Orbene, a quei tali che si sentono turbati da questa difficoltà io potrei elencare - ma lo ometto - quali e quante occupazioni potrebbero esser sopravvenute a distrarre l'attenzione del re e a distoglierlo completamente o, quanto meno, a ostacolarlo per parecchi giorni dal suo proposito.

Enumerare in concreto quali saranno stati i motivi che impedirono il fatto, è certo impossibile, ma che ci poterono esser di questi motivi ( e molti e gravi ) non potrà negarlo o metterlo in dubbio nessuno che sia un po' addentro nel susseguirsi delle vicende umane.

Chi troverà difficile pensare quante altre notizie, o vere o false, poterono essere recate a quel sovrano, notizie certo più spaventose di quanto non lo fosse un re bambino che egli temeva perché di lì a qualche anno sarebbe stato rivale suo o dei suoi figli?

Turbato dal timore di altri pericoli che lo minacciavano più da vicino, distolse il pensiero da quell'idea e s'immerse tutto a scansare prontamente queste altre minacce.

Questi rilievi voglio però ometterli, per dire una cosa sola.

Siccome i Magi non tornarono da Erode a dargli notizie, egli poté supporre che quei brav'uomini s'erano ingannati riguardo alla stella e alla sua presunta apparizione e, non avendo trovato colui che pensavano essere nato, si vergognaroro di tornare da lui.

Con questo pensiero gli passò ogni timore e smise di ricercare e perseguitare il bambino.

Una novità però successe quando, dopo la purificazione della madre, i genitori del bambino vennero con lui a Gerusalemme e nel tempio accaddero i fatti raccontati da Luca. ( Lc 2,22-39 )

Le parole di Simeone e di Anna che profetarono di lui cominciarono a divulgarsi ad opera di coloro che le avevano udite, e tali parole avrebbero potuto rievocare nell'animo del re l'antico proposito, per cui Giuseppe, avvertito da un sogno, fuggì in Egitto con il bambino e la madre. ( Mt 2,3-16 )

Successivamente, quando le cose accadute e le parole proferite nel tempio divennero di pubblico dominio, Erode s'accorse d'essere stato beffato dai Magi e, nell'intento di eliminare il Cristo, uccise molti bambini, come racconta Matteo.

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