Pasqua

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Fu la festa maggiore degli Ebrei, istituita da Mosè per commemorare l'uscita d'Israele dall'oppressione egiziana; il vocabolo pàskha, usato nella traduzione dei Settanta, intendeva collegarsi con l'ebraico "passaggio", in allusione al passaggio dell'angelo di Jahvé che colpì i primogeniti degli Egiziani risparmiando le case degli Israeliti (solo più tardi si aggiunse la traversata del Mar Rosso ).

Dio ordinò di ricordare l'evento in perpetuo secondo un cerimoniale determinato ( Es 11-12 ).

Gesù nella celebrazione dell'ultima cena riesumò alcuni particolari del rituale ebraico sublimandoli ad un valore perenne: al sacrificio periodico dell'agnello pasquale sostituì il proprio definitivo, alla liberazione socio-politica dal Faraone sovrappose quella spirituale dal peccato, alla rievocazione dell'intervento momentaneo divino di un tempo fece sottentrare la presenza reale nell' Eucaristia per sempre.

La Pasqua, con la risurrezione di Gesù, anticipo della nostra, costituisce la suprema celebrazione della vita, che è il misterioso miracolo della creazione: Dio, vita assoluta, garantisce la nostra, limitata, confermandola ed esaltandola alla sua massima intensità nel contatto intimo con lui.

Alla primitiva festa primaverile dell'agricoltura, che celebrava la rinascita della vegetazione dalla morte invernale, successe la Pasqua storica ebraica, che solennizzava la liberazione dalla schiavitù storica, ed a questa sottentrò quella cristiana, che rievoca la redenzione dal male e dalla morte nella perennità del regno di Dio.

La visione cristiana è sempre una salita trasfigurante: non rinnega né la natura né la storia: tutto accoglie, depura, solleva in un'atmosfera d'eterno.

Da respiro al sentimento, sempre nel rispetto pieno della ragione: la fede non opprime nulla, libera tutto.

Inizialmente, era la festa dei pastori nomadi della Palestina, in cui veniva sacrificato un agnello come simbolo e invocazione di fecondità; in seguito, la Pasqua divenne la grande festa per il ricordo della liberazione degli Ebrei dall'Egitto, e al rito pastorale dell'uccisione dell'agnello venne aggiunto il rito contadino degli azzimi, ossia dei pani fatti senza « lievito », cioè senza pasta vecchia lievitata e così usata.

La Pasqua diventa la festa cristiana per eccellenza, perché il sacrificio di Gesù ha dato alla festa antica un senso nuovo e più profondo: egli è il vero agnello di Dio sacrificato, nel cui sangue si perfeziona la Nuova Alleanza ( Lc 22,20; 1 Cor 11,25 ); egli, « nostra Pasqua » ( 1 Cor 6,7 ) compie il passaggio definitivo « da questo mondo al Padre » ( Gv 13,1 ).

Celebrazione annuale della tradizione ebraico-cristiana: nell'ebraismo è il memoriale della liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù d'Egitto per iniziativa di Dio; per il cristianesimo rende attuale e presente l'evento della morte in croce e della risurrezione di Cristo.

La Pasqua nell'Antico Testamento

Il termine Pasqua viene messo in relazione con il verbo ebraico pasuch ( passare ): JHWH passa oltre le case degli ebrei, cioè risparmia gli ebrei e colpisce gli egiziani ( Es 12,11-12 ), ma forse in origine si riferiva al "passare" dei pastori nomadi dall'abitazione invernale ai pascoli primaverili.

La festa di Pasqua, infatti, costituiva anticamente un rito familiare praticato in primavera da pastori nomadi o seminomadi al momento di partire in cerca di nuovi pascoli.

L'immolazione di un agnello faceva parte di un rito propiziatorio per invocare la fecondità del gregge e la prosperità dei pascoli; l'unzione dei pali della tenda o degli stipiti delle porte con il sangue della vittima doveva servire a tenere lontani gli spiriti del male.

Questo antico rito venne reinterpretato alla luce degli eventi dell'Esodo ( v. ).

Gli ebrei in partenza dall'Egitto verso i pascoli della Terra Promessa ripetono questo rito che diventerà da allora una memoria della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto.

Quando il popolo di Israele si stabilisce nella terra di Canaan, il rito dell'immolazione dell'agnello subisce l'influsso di un rito agricolo, celebrato in primavera dagli abitanti del luogo, durante il quale venivano mangiati dei pani azzimi, cioè non lievitati, per indicare in tal modo l'inizio di un anno nuovo, inaugurato dal primo raccolto, e dunque non più legato al passato, privo del lievito che veniva ottenuto dalla fermentazione della pasta "vecchia".

Le due feste, inizialmente divise, vennero fuse in un'unica celebrazione ( Dt 16,1-4 ).

Agli azzimi fu attribuito un nuovo significato: divennero simbolo del "pane dell'oppressione" ( Dt 16,3 ) mangiato in Egitto, oppure ricordo dell'improvvisa partenza che non consentì di lasciar lievitare il pane ( Es 12,34.39 ).

Il sangue dell'agnello asperso sugli stipiti delle porte diventa segno della salvezza accordata agli ebrei e la consacrazione dei primogeniti viene ricollegata all'ultima piaga che aveva colpito l'Egitto; i primogeniti degli egiziani erano morti, erano stati risparmiati invece i primogeniti ebrei.

Le erbe amare, che accompagnavano il pasto dell'agnello, dovevano ricordare l'amarezza della schiavitù vissuta in Egitto.

La festa di Pasqua mantenne anche un legame con la celebrazione del nuovo raccolto; l'offerta dei doni della terra era un atto di rendimento di grazie a JHWH, Signore della terra e di ogni suo frutto ( Gs 5,10-12 ).

Per diversi secoli la festa ebbe un carattere familiare ( Es 12,21-27 ).

Nel VII sec. con la riforma di Giosia divenne una festa nazionale; gli ebrei si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme per la celebrazione del sacrificio dell'agnello, mentre in ogni famiglia si continuò a celebrare il pasto dell'agnello accompagnato dal racconto della liberazione dall'Egitto.

Il rito diventa memoriale ( in ebraico: zikkaron ) della liberazione operata da Dio, la fa rivivere e orienta all'attesa di una liberazione finale, della Pasqua definitiva.

La festa di Pasqua nell'ebraismo

Dopo la distruzione del Tempio non hanno più luogo i sacrifici e anche nella celebrazione di Pasqua scompare sia l'immolazione sia il pasto dell'agnello.

Nei giorni immediatamente precedenti la testa in ogni famiglia ebraica si provvede a eliminare ogni sostanza lievitata.

Il seder ( ordine ) pasquale dispone che sulla tavola venga posto un vassoio contenente tre mazzot ( pani azzimi ); sedano ed erbe amare, simbolo dell'amara schiavitù egiziana; una zampa d'agnello a ricordo del sacrificio pasquale; un uovo sodo che rappresenta un segno di lutto per la distruzione del Tempio; il charoset, una specie di marmellata di frutta che ha il colore dell'argilla con la quale gli ebrei preparavano mattoni in Egitto.

Nel corso del pasto si bevono quattro calici di vino; un quinto calice, detto di Elia, viene colmato ma non bevuto, a indicare l'attesa del profeta Elia, la cui venuta secondo la tradizione biblica ( Ml 3,23 ) precederà quella del Messia.

Il ricordo della liberazione passata si apre così alla speranza e all'attesa della liberazione futura.

La cena è accompagnata dalla recitazione dell'Haggadà di Pasqua, racconto dialogato che narra le vicende del popolo ebraico da Abramo alla liberazione dall'Egitto e che, nella sua forma attuale, raggiunse la sua edizione definitiva nell'VIII sec. d.C.

La recita dei salmi dell'Hallel ( Sal 113-114 ) apre e chiude la cena.

La Pasqua di Gesù e la Pasqua cristiana

Gesù come ogni credente ebreo celebrò la festa di Pasqua.

Il Vangelo di Giovanni in particolare ricorda diverse celebrazioni della Pasqua attorno alle quali sembra si debba ricostruire la struttura di tutto il Vangelo ( Gv 2,13-22; Gv 6,1-4; Gv 11,15 ).

I Vangeli sinottici situano concordemente l'ultima cena nel contesto pasquale ( Mc 14,12; Mt 26,17; Lc 22,7 ); nei gesti e nelle parole di Gesù si compie il rito pasquale.

La liberazione che già in parte è stata sperimentata nel passato, nell'esodo dall'Egitto e negli esodi successivi, e che è attesa per il futuro, e donata in Cristo Gesù.

Di fronte all'incombente minaccia di morte, Gesù celebra il banchetto, nella ferma fiducia che il Regno di Dio sta venendo.

Gesù spezza il pane e versa il vino, come tra gli ebrei fa ogni padre di famiglia, ma con la sua parola trasforma il pane nel suo corpo "dato" e il vino nel suo sangue "versato"; trasforma questi elementi basilari del nutrimento umano nella sua stessa persona, che si dona per la salvezza degli uomini.

Paolo potrà esclamare: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!" ( 1 Cor 5,7 ).

Giovanni, a differenza dei sinottici, non attribuisce all'ultima cena un carattere pasquale.

La Pasqua per il quarto Vangelo si compie sulla croce, dove Gesù è l'agnello al quale "non viene spezzato alcun osso" ( Es 12,46; Gv 19,36 ) e compie l'esodo definitivo "da questo mondo al Padre" ( Gv 13,1 ).

Gesù muore alla vigilia della Pasqua nel momento in cui nel Tempio venivano sacrificati gli agnelli ( Gv 18,28; Gv 19,14; Ap 5,6.12 ).

Secondo l'Apocalisse i martiri, i testimoni della fede fino al dono della vita, cantano due cantici, il cantico dell'esodo di Mosè e il cantico dell'agnello, il Cristo ( Ap 12,10-11 ).

Nella Pasqua cristiana confluiscono le tre dimensioni della memoria, dell'annuncio e dell'attesa.

L'evento della passione, morte e risurrezione di Gesù viene ricordato, attualizzato nell'attesa del suo compimento definitivo, quando sarà piena e manifesta nella nostra storia la vittoria di Cristo sulla morte.

Il credente in Gesù è battezzato nella morte e nella risurrezione di Gesù ( Rm 6,4-11; Col 2,12-3,4 ); la sua vita è trasfigurata dal mistero pasquale e nella sua persona vive e testimonia la vittoria del Cristo sulla morte e su ogni forma di morte.

Il lungo brano sulla pasqua ( Es 12,1-13,16 ) comprende una fonte antica di tradizione jahvista ( Es 12,21-23.27b.29-39 ); aggiunge nello stile del Dt ( Dt 12,24-27a; Dt 13,3-16; forse Dt 13,1-2 ); e aggiunge della redazione sacerdotale: le leggi rituali e il significato della pasqua ( Dt 12,1-20.28.40-51 ).

Con queste aggiunte si possono collegare i rituali di Lv 23,5-8; Nm 28,16-25 ) Dt 16,1-8.

In realtà, la pasqua e gli azzimi erano due feste originariamente distinte, essendo gli azimi una festa agricola che ha cominciato a essere celebrata solo in Canaan; è stata unita alla festa della pasqua solo dopo la riforma di Giosia.

La pasqua, di origine preisraelita, è una festa annuale di pastori nomadi, per il bene dei greggi.

L'inizio del racconto antico ( v 21 ), che la menziona senza spiegazione, suppone che essa fosse già conosciuta ed è verosimilmente la « festa di Jahvè » che Mosè domandava al faraone il permesso di celebrare ( Es 5,1+ ).

Così il legame tra la pasqua, la decima piaga e l'uscita dall'Egitto è solo occasionale: questa uscita ha avuto luogo al momento della festa.

Ma questa coincidenza temporale giustifica le aggiunte deuteronomizzati di Es 12,24-27; Es 13,3-10, che spiegano la festa della pasqua ( e degli azzimi ) come il memoriale dell'uscita dall'Egitto ( lo stesso Dt 16,1-3 ).

La tradizione sacerdotale riferisce tutto il rituale della pasqua alla decima piaga e all'uscita dall'Egitto ( Es 12,11b-14.42 ).

Il legame è d'altronde più antivo, poiché anche il racconto jahvista ( Es 12,34+.39 ) mette il vecchio rito pasquale dei pani senza lievito in rapporto con l'uscita dall'Egitto.

Messi in relazione storica con questo avvenimento decisivo della vocazione di Israele, questi riti acquistarono un significato religioso interamente nuovo: espressero la salvezza apportata al popolo di Dio, come lo spiegava l'istruzione che accompagnava la festa ( Es 12,26-27; Es 13,8 ).

La pasqua giudaica preparava così la pasqua cristiana: il Cristo, agnello di Dio, è immolato ( la croce ) e mangiato ( la cena ), nel quadro della pasqua giudaica ( la settimana santa ): e così apporta al mondo la salvezza.

Il rinnovamento mistico di questo atto di redenzione diventerà il centro della liturgia cristiana che si organizza intorno alla Messa, sacrificio e convito.

Es 12,1.11

… esodo o passaggio di Cristo al Padre

Dopo aver amato i suoi: per la prima volta, Giovanni mette esplicitamente la vita e la morte di Gesù sotto il segno del suo amore per gli uomini.

È come un segreto la cui piena rivelazione è riservata agli ultimi istanti ( Gv 13,34; Gv 15,9.13; Gv 17,23; 1 Gv 3,16; Rm 8,35; Gal 2,20; Ef 3,19; Ef 5,2.25 ).

Li amò sino alla fine: sino all'estremo dell'amore.

Gv 13,1

Sei giorni prima della pasqua: ultima settimana della vita pubblica di Gesù, seguita con tanta cura ( Gv 12,12; Gv 13,1; Gv 18,28; Gv 19,31 ) come la prima ( Gv 2,1+ ).

L'una e l'altra si concludono con la manifestazione della gloria di Gesù.

Ma non si è più come a Cana al tempo dei « segni » ( Gv 2,4.11 ); « è giunta l'ora che sia glorificato il figlio dell'uomo » ( Gv 12,23; Gv 13,31s; Gv 17,1.5 ).

Gv 12,1

Azzimi: il lievito qui è simbolo della corruzione come in Gal 5,9; Mt 16,6p, contrariamente a Mt 13,33p; il pane azzimo ( senza lievito ) è simbolo della purezza ( v 8 ).

Abbiamo qui un esempio tipico della morale paolina: diventate ciò che siete.

« Siete puri, purificatevi ».

Realizzate nella vostra vita ciò che il Cristo ha realizzato in voi quando siete diventati cristiani ( Rm 6,11-12; Col 3,3-5 ).

1 Cor 5,7s

Schedrio biblico

Pasqua di Cristo B 92
Pasqua D 60
Cristo, Nuovo agnello B 51
Assemblea del deserto C 11
Deserto F 35
Messe F 29

Magistero

Messaggi Urbi et Orbi Pasquali

La prima cosa riguarda il dove ed il come avviene il nostro incontro pasquale con Cristo; diciamo l'incontro che veramente importa e che riveste importanza eccezionale per la nostra esistenza e per la nostra mentalità.

L'incontro è interiore.

Catechesi Paolo VI
22-3-1972

Miseria e misericordia: uno sforzo per entrare con la mente, col cuore, nell'abissale significato di queste due parole, l'una al fondo dell'analisi umana, l'altra in vetta alla divina rivelazione, ci può aiutare a comprendere qualche cosa del dramma pasquale, e ci può servire a raccogliere sopra queste schede decisive della nostra religione tante altre parole della Sacra Scrittura, non meno densa di rivelatrici ricchezze.

Catechesi Paolo VI
14-4-1976

Il mistero pasquale altro non è che l'opera della Redenzione, per ineffabile disegno del Padre, compiuta da Gesù Cristo, nello Spirito Santo.

Catechesi Paolo Vi
4-5-1977

Concilio Ecumenico Vaticano II

Cristo nostra Pasqua Presbyterorum ordinis 5
Agnello Pasquale Lumen gentium 3
E calendario universale Sacrosanctum concilium app
La massima solennità della Chiesa Sacrosanctum concilium 102
Mistero pasquale della passione ( v. ), morte ( v. ), e gloria ( v. ) di Cristo: compimento della redenzione; mistero di morte e di vita Sacrosanctum concilium 5
dal mistero pasquale fluisce la grazia e derivano tutta la loro efficacia i Sacramenti e i sacramentali Sacrosanctum concilium 61
la fede mette a contatto col mistero pasquale Ad gentes 13
il battesimo inserisce pienamente nel mistero pasquale Sacrosanctum concilium 6
  Ad gentes 14
Mistero pasquale ed Eucaristia ( v. ): memoriale del mistero pasquale Sacrosanctum concilium 106
fa conoscere e vivere il mistero pasquale Christus Dominus 15
sacrificio della croce, Messa e rinnovazione del mistero pasquale Lumen gentium 3
Speranza cristiana e mistero pasquale Gaudium et spes 22
Indole pasquale della morte cristiana Sacrosanctum concilium 81
Il mistero pasquale realizzato dai Santi Sacrosanctum concilium 104
Mistero pasquale e Liturgia: la domenica Sacrosanctum concilium 101
  Sacrosanctum concilium 106
l'anno liturgico Sacrosanctum concilium 107
  Ad gentes 14
la Quaresima Sacrosanctum concilium 109
  Ad gentes 14
I Vescovi e importanza del mistero pasquale nel loro insegnamento Christus Dominus 12
  Christus Dominus 15
Mistero pasquale vissuto nella formazione sacerdotale Optatam totius 8
Il ministero sacerdotale scaturisce dal mistero pasquale Presbyterorum ordinis 2
Celebrazione della Pasqua in Oriente e promozione dell'unità dei cristiani Orientalium ecclesiarum 20
  Unitatis redintegratio22

Catechismo della Chiesa Cattolica

Segni e simboli 1150
L'anno liturgico 1169
I segni del pane e del vino 1334
L'istituzione dell'Eucaristia 1339
  1340
Il memoriale del sacrificio di Cristo e del suo Corpo, la Chiesa 1363ss
Comp. 237; 241; 290; 298; 432

Rinnovamento catechesi

La predicazione liturgica 27
La liturgia della parola 28
L'omelia 29
Catechesi e liturgia 32
Il mistero eucaristico 46
Egli intatti è il Risorto 67
La liturgia, catechesi in atto 114
I tempi forti della catechesi liturgica 116
Mediatori tra Dio e gli uomini 133
Indicazioni pratiche 165