Amicizia

Indice Spiritualità

Dizionario

1) Sentimento di affetto, di simpatia, di solidarietà, di stima tra due o più persone, che si traduce in rapporti di dimestichezza e familiarità

nel prov. patti chiari, a. lunga, per significare che se ci si mette d'accordo prima, poi non nascono contrasti

2) estens. Alleanza, buone relazioni

3) Per eufemismo, relazione amorosa

4) ( spec. pl. ) Persone amiche: cerchia di amicizie;

estens. persone con cui si è in buoni rapporti, anche interessatamente

Sinonimo: relazioni


L'amicizia è la disposizione dell'animo che consente di operare con facilità e con gioia il bene dell'altro.

Nasce come sentimento e trova poi la sua piena verità nell'essere voluta e coltivata come forma dell'amore ( v. ).

Nel cristianesimo l'amicizia è considerata una virtù in quanto rispecchia l'amore di Gesù per tutti gli uomini, senza distinzione: in Mt 11,19 e Lc 7,34 Gesù viene infatti chiamato "amico dei peccatori e dei pubblicani".

Lo stesso vale per i casi nei quali Gesù si rivolge ai discepoli chiamandoli "amici" ( Lc 12,4; Gv 15,14 s. ): sono venuti a lui come peccatori, il suo amore li rende membri della nuova comunità del regno in cui sono amici di Gesù e figli del Padre.

Nelle parole del Vangelo di Giovanni: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" ( Gv 15,15 ) l'immagine dell'amico conferma la fedeltà del Dio dell'alleanza, disposto benevolmente verso l'uomo peccatore, e interpreta questa relazione come amicizia, cioè in termini pienamente corrispondenti al bisogno umano di relazioni positive e affettivamente connotate.

A - I. Nozione.

Rapporto connotato da diversi sentimenti ed aspetti, diverso dall'amore, che si stabilisce tra due o più persone.

Secondo Davis ( 1986 ), l'a. per essere considerata tale, e distinguersi da quella che viene generalmente definita "conoscenza", deve possedere i seguenti elementi:

a. il piacere: due amici godono della reciproca compagnia, stanno bene, per la maggior parte del tempo in cui stanno insieme a scapito dei momenti di tensione e di fastidio;

b. l'accettazione: è fondamentale l'accettarsi reciprocamente per quello che si è da entrambe le parti, senza cercare di fare dell'altro una persona diversa da quella che è;

c. la fiducia: esiste la reciproca convinzione che quello che fa l'altro sia per il proprio bene;

d. il rispetto: ognuno attribuisce all'altro buone capacità di giudizio nelle proprie scelte;

e. l'assistenza reciproca: possono contare l'uno sull'altro nei momenti di bisogno;

f. la comprensione: comprendono quasi per intuito il comportamento l'uno dell'altro;

g. la spontaneità: ognuno di loro si sente libero di essere se stesso nei rapporti con l'amico.

II. Diverse teorie sono state formulate per spiegare l'a. e i meccanismi attraverso cui due o più persone si scelgono.

Si ritiene che in generale l'a. dipenda da alcuni bisogni:

in particolare dal bisogno di affetto e di appartenenza descritto da Maslow (1973);

dal bisogno di sicurezza secondo il quale gli uomini, così come alcuni animali, si riunirebbero in gruppo per sentirsi più protetti;

dal bisogno di approvazione sociale, la cui soddisfazione porta ad un maggiore sviluppo della propria identità personale;

dal bisogno di certezza: secondo Festinger ( 1951 ), attraverso il processo di " confronto sociale " gli individui possono osservare, mediante le reazioni degli altri, quali siano i comportamenti più idonei, riducendo in questo modo l'incertezza.

Per ciò che concerne la scelta delle a., le ricerche ( Secord, Backman, 1964 ) hanno mostrato che le persone tendono a scegliere come amici:

1. coloro con i quali hanno maggiore possibilità di interagire;

2. coloro che mostrano le caratteristiche di personalità che sono maggiormente stimate secondo le norme e i valori del gruppo sociale;

3. coloro che sono maggiormente simili a loro stessi per quanto riguarda gli atteggiamenti, lo status sociale e i valori;

4. coloro dai quali ci si sente di essere a propria volta scelti o, quantomeno, di essere considerati favorevolmente.

III. Dal punto di vista psicologico,

l'a. è un fenomeno che accompagna l'uomo per tutta la vita, anche se nelle diverse tappe del ciclo vitale assume caratteristiche e significati diversi.

Si manifesta in forme diverse nei due sessi ( più profonda e intima per le femmine ).

Inizia nell'età prescolare sotto forma di adesione al gruppo di gioco;

nella preadolescenza ha un significato improntato al cameratismo ed allo spirito della " banda ";

nell'adolescenza si tende a scegliere pochi amici con i quali stabilire rapporti più profondi e cercare insieme le prime risposte alle domande esistenziali.

Nella giovinezza l'a. sembra lasciare il posto al rapporto di coppia, all'a. s'inizia a dare un significato diverso, maggiormente orientato sulla opportunità.

Nell'età matura, poiché sembra compaia una nuova paura per la solitudine, si cerca di circondarsi di un certo numero di amici, che di solito vengono ben selezionati, nei quali si ricercano caratteristiche, anche fisiche, simili alle proprie.

B - Premessa

L'a. è una realtà divina e umana molto importante.

Dio " parla agli uomini come ad amici e tratta con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé " ( DV 2 ).

Il vivere dell'uomo è un convivere e si convive nella relazione.

La persona è ciò che è la sua relazione con gli altri, nell'accoglienza generosa e nella totale donazione disinteressata.

L'a. è per eccellenza l'amabilità e l'accordo che segnano e definiscono la vita umana.

Tuttavia, nell'ambito cristiano regnano il silenzio e la diffidenza, mentre nella vita e nella letteratura dominano le reticenze nei confronti dell'a.

" Le amicizie particolari " erano considerate legioni di demoni che si scagliavano sui cristiani neofiti, soprattutto sui consacrati nella vita religiosa, contro i quali bisognava combattere " con eguale forza ".

Si diceva che " tra santo e santa si innalzava un muro di pietra ", ma abbiamo anche un'eredità validissima, un tesoro nascosto negli alvei più profondi dei secoli o nella nostra storia più recente: i mistici.

Mi riferisco a questi ultimi, in modo particolare a Teresa di Gesù e a Giovanni della Croce per proporre alcune riflessioni sull'a. spirituale.

E noto a tutti che Teresa ha definito la preghiera come " rapporto di a. " e Giovanni della Croce ha scritto: " Dio si comunica … con amore così vero che non vi è … amore di amico che lo possa eguagliare "

I. Ogni amore viene da Dio ( cf 1 Gv 3,17 ).

Senza questa fonte non vi è corrente che irrighi i nostri campi né terra che alimenti le nostre radici.

Il mistico comincia sempre da Dio per avvicinarsi alle persone.

Per questo motivo, egli ci offre la possibilità e gli elementi che caratterizzano l'a.: la benevolenza, l'aiuto e la fiducia, come dice un grande umanista spagnolo.--4

L'amore che Dio è e che da lui procede crea la bontà nella persona amata, rendendola amabile, degna di amore, piena di amabilità.

" Il mirare di Dio è amare ", in tale amore [ Dio ] la [ l'anima ] rese amabile e piacevole a sé " e così " la rende bella e la esalta, tanto da renderla compartecipe della stessa divinità ".

Poiché è Dio l'amante e in lui l'atto è coestensivo al suo essere, " egli non ama alcuna cosa meno di se stesso … pertanto, quando Dio ama un'anima in un certo modo, la pone dentro di sé e la rende uguale a sé ".

In precedenza, Giovanni della Croce aveva già notato le qualità di Dio come amante, prima ancora che amato, e della persona amata, prima ancora che amante, quando scriveva: " L'unico desiderio di Dio è quello di esaltare l'anima … poiché non vi è altra cosa in cui la possa esaltare se non rendendola uguale a sé … ": uguaglianza di a.

Cosa significa questa " uguaglianza di a. "?

La massima comunione di vita e la più alta personalizzazione e distinzione dei protagonisti dell'a.

Giovanni della Croce spiega ulteriormente il suo pensiero: nell'unione trasformante " gli stessi beni di Dio diventano i beni dell'anima sposa, perché egli glieli comunica … con grazia e in abbondanza "; così l'anima - la persona - " sembra Dio stesso e possiede ciò che possiede Dio stesso ".

" Ambedue sono una cosa sola per trasformazione d'amore ", " l'uno è l'altro ".

Infine, con le parole della teologia scolastica, dice che " sono due nature nell'unico spirito e amore ", " pur conservando ciascuno di essi [ Dio e la persona ] il proprio essere, ognuno sembra Dio ".

Questa massima comunione di amore e profondissima personalizzazione dell'uomo implicano che questi riceva, in sommo grado, la vita cioè " i beni " di Dio e, al tempo stesso, doni tali beni, cioè sia passivo e attivo o passivamente attivo.

" In una certa maniera, la persona è Dio per partecipazione ", ed " essendo divenuta, per mezzo di questa sostanziale trasformazione, ombra di Dio, essa compie, in Dio [ nel mistero intratrinitario ] e per Dio, [ a causa della grazia della filiazione ricevuta ] quello che [ lo stesso Signore ] fa da sé in essa per se stesso ".

Il dottore spagnolo sottolinea, poi, con temerarietà e audacia di mistico nonché con la sicurezza di teologo: l'anima " dona a Dio lo stesso Dio in Dio "; " dà quanto riceve da lui "; estendendo tale donazione " fuori " del mistero di Dio, comunità di persone, con questa pennellata geniale: " L'anima vede … che come cosa sua lo può dare e comunicare a chi vuole ".

Da questa realtà ci si può addentrare ora nell'a. " spirituale " dei mistici, cioè di tutti coloro nei quali la grazia di filiazione adottiva ha raggiunto una crescita notevole.

Pertanto, è da questo versante della filiazione adottiva che occorre contemplare, godere e presentare la trasformazione del protagonista dell'a. giacché, seguace del Figlio primogenito " per essenza ", gode " degli stessi beni ", come figlio adottivo per grazia.

Basta solo una parola che riguardi direttamente l'essere della persona creata e redenta servendomi, a tale scopo, di una precisa e meravigliosamente ricca affermazione di Giovanni della Croce: " L'anima chiede l'uguaglianza di amore con Dio che ha sempre desiderato, a livello naturale e soprannaturale, poiché l'amante non può essere contento se non sa amare quanto è amato ", concluderà lo stesso Giovanni della Croce nel paragrafo successivo: " Finché l'anima non raggiunge questa meta, non è contenta ".

Il motivo è che non ha raggiunto il suo centro, il " più profondo centro ", " al quale possono giungere il suo essere, la sua virtù, la forza della sua azione e del suo movimento ": " eguaglianza di a. ".

Questa consiste nella piena manifestazione, nel culmine della verità di Dio e della verità della persona in una reciproca gravitazione d'amore.

II. L'a. spirituale.

E una comunicazione fondamentale tra Dio e l'uomo, per mezzo della quale questi è, naturalmente e soprannaturalmente, reso capace di riceverla e concederla a qualsiasi tu, cioè a Dio e alla persona.

Amare qualcuno significa amarlo anche per il fatto che in lui c'è Dio e perché quest'uomo è immerso in Dio e partecipa della sua vita.

Tutto questo apre due vie naturali di accesso entrambe essenziali e indissociabili:

Negativamente: potenziare nell'altro, coinvolgendosi con lui in questo compito, la purificazione di " tutto ciò che non è Dio ", secondo la nota formula di Giovanni della Croce.

Per questo motivo, " ciò che non è Dio ", in una maniera o in un'altra, prosciuga le fonti dell'amore nell'uomo e, allo stesso tempo, gli impedisce di scoprire il bene o ciò che è " amabile " nell'altro.

Positivamente: attivare e accompagnare, nel dinamismo crescente della gratuità, lo sviluppo di ciò che è Dio nell'altro e nello stesso soggetto.

Scrive a tale proposito s. Teresa: " E assai raro che queste grandi amicizie siano ordinate a infiammarsi vicendevolmente nell'amore di Dio …; quando l'amore tende al servizio di sua Maestà, lo si vede chiaramente ( = se muestra ) perché la volontà invece di lasciarsi dominare dalla passione cerca ogni mezzo per vincere ogni passione.

Vorrei numerose amicizie di questo genere nei monasteri ".

" Servire sua Maestà " significa sviluppare e affermare la propria vocazione, la " prima " è quella di divenire persona, la " seconda " si riferisce alla dimensione umana, sociale e religiosa in cui la persona si realizza.

Amare ed essere amato per coloro che hanno fatto di Dio l'opzione della propria esistenza e il tu di riferimento essenziale e determinante, vuol dire assumere la " grazia " di essere in relazione, il che ha per i credenti in Cristo nel Dio e Padre di Gesù Cristo il cemento, il coronamento e la forza motrice per raggiungerlo.

Ma occorre anche dire che l'opzione per Dio sarà autentica nell'affermazione e nello sviluppo di tutto ciò che è umano, particolarmente nella relazione amicale con l'altro, al fine di fare verità, nella maggiore armonia e approssimazione possibile: ciò è quanto " definisce " l'uomo nuovo, primogenito della nuova umanità: " divino e umano insieme ".

Nulla dell'umano può essere immolato sull'altare del divino, ma tutta la persona è assunta e ricreata.

Dio non annulla, non esige sacrificio di nessuna cosa creata per lui.

Nella persona " non " manca nulla di quanto costituisce l'uomo per natura, " ma i suoi atti molesti e disordinati ", afferma Giovanni della Croce, devono essere controllati, " perdono la loro imperfezione naturale e si mutano in divini ".

Occorre sottolineare questo circa l'a. tra persone, realtà suprema, massimamente rivelatrice di tutto lo sviluppo personale.

Ciò che Dio " esige " è " stare nel mezzo ", come punto e ragione d'incontro, grazia che rende possibile e " definisce " tale incontro.

" Tra noi cinque che ora in Cristo ci amiamo " scriveva s. Teresa.

E s. Agostino nelle Confessioni: " La vera a. esiste solo tra coloro che tu [ Signore ] unisci tra di loro per mezzo della carità ".

Esperienza che Teresa converte in consiglio per tutti: " Consiglio a quanti si dedicano all'orazione … di procurare a. e conversazioni con persone che praticano il medesimo esercizio ".

Questo consiglio nasce dalla sua esperienza nel campo delle relazioni di a., alcune delle quali " danneggiavano tutto ".

Un giorno Teresa sente queste parole: " Non voglio più che conversi con gli uomini, ma soltanto con gli angeli ".

E chiarisce immediatamente il significato, aggiungendo: " Quelle parole si avverarono esattamente, perché da allora in poi non ho più potuto avere consolazione, a. e amore speciale se non con persone che vedevo amare e servire Dio ".

E segnala l'effetto rapido istantaneo: " Il Signore mi ha aiutato dandomi tanta forza e libertà da farmi rompere ogni legame".

Gli amici veri e "i migliori congiunti ( =parenti ) [ sono ] quelli che sua Maestà vi invierà ", " quelli che vi amano soltanto per Dio"; amici nella libertà e per la libertà.

E questa la nota caratteristica dell'a. con il padre Graziano: "Dà libertà".

Quando, come educatrice delle sue sorelle, s. Teresa parla dell' "amore puro spirituale", che "è buono e lecito e che dobbiamo portarci ", scriverà: "Felici le anime che sono oggetto del loro amore!

Fortunato il giorno in cui si sono conosciute!

O mio Signore, non mi accorderesti la grazia di farmene trovare molte capaci di amarmi così?" e, rivolgendosi alle sue monache: "Amatele pure quanto volete simili persone …".

Prosegue con questo tono rispondendo alle opinioni contrarie: "Ammesso che vi sia qualcuno che arrivi alla perfezione, subito vi diranno magari che un ricorso del genere non è necessario, in quanto basta possedere Dio.

Ma sta di fatto che per possedere Dio è un ottimo sussidio frequentare i suoi amici ".

È importante che l'incontro amicale si realizzi " nel Cristo ", colui che rende possibile l'a. e il dono che mutuamente si offrono gli amici e che reciprocamente scoprono come motivo determinante della sua a.

Così insegna alle sue monache s. Teresa nel suo rapporto con il confessore: " Religiose che devono essere occupate in orazione continua per le quali l'a. con Dio è il motivo della loro vita, non si attacchino a un confessore che non sia un gran servo di Dio …, essendo come dovrebbe, se vedono che il confessore non comprende il loro linguaggio e non è portato a parlare di Dio, non gli si possono affezionare, perché non è come loro ".

Spingendo agli estremi la sua affermazione, aggiunge: "E impossibile", "perdurare nell'amarla " [ la persona ] "se non abbia in sé beni celesti e grande amore di Dio".

"Senza ciò, ripeto, non la possono amare, neanche se quella persona le obbliga a forza di sacrifici, muoia di amore per loro e riunisca in sé tutte le grazie possibili ".

Espressione-"sacramento" dell'a. intratrinitaria e di quella che si dà tra Dio e la persona, mezzo per il perfezionamento umano e al tempo stesso finalizzazione del movimento della persona a essere, nella duplice, armoniosa direzione verso Dio e verso il prossimo, l'a., come tutta la persona umana, ha bisogno di cura, di essere coltivata generosamente e di una profonda purificazione.

Il cammino dell'uomo verso Dio è "notte oscura ", dice ripetutamente Giovanni della Croce.

È cammino di umanizzazione.

Il santo scrive che "la notte oscura purifica tutti questi amori ".

E questo perché pone l'uomo di fronte alla verità radicale di se stesso, " di qui nasce l'amore verso il prossimo ", amore senza nessun tornaconto avendo presente solo il profitto dell'altro.

Amore gratuito, disinteressato, frutto della notte purificatrice.

Apprendere ad amare è il più lento, il più duro e il più lungo apprendistato, giacché si tratta di amare nella gratuità, " passando da sé all'altro ", come definisce l'amore Giovanni della Croce.

Ma la difficoltà e la durezza nelle persone chiamate all'a. servono da incentivo per il conseguimento di ciò che è per grazia possibile.

Amico

1. « L'amico fedele non ha prezzo » ( Sir 6,15s; Sir 7,18 ), perché « ama in ogni tempo » ( Pr 17,17 ), rendendo la vita deliziosa ( Sal 133; Pr 15,17 ).

Come dimenticare la meravigliosa amicizia che, scaturita spontaneamente, unì David e Gionata ( 1 Sam 18,14 ), perdurò nella prova ( 1 Sam 19-20 ), fino alla morte ( 2 Sam 1,25s ), e sopravvisse nella memoria del cuore ( 2 Sam 9,1; 2 Sam 21,7 )?

Ora, se esistono simili amicizie, ce ne sono pure delle illusorie.

Perché i ricchi hanno tanti amici, e così pochi i poveri, gli ammalati, i perseguitati ( Pr 14,20; cfr. Sal 38,12; Sal 55,13s; Sal 88,19; Sal 109,4s; Gb 19,19 )?

Perché « colui che divide il mio pane alza il calcagno contro di me » ( Sal 41,10 )?

Queste dolorose esperienze insegnano ad essere prudenti nella scelta degli amici, tanto che talvolta conviene diffidare ( Sir 12,8-13; Sir 37,1-5 ).

Anche se sincera ( Gb 2,12s ), l'amicizia non può essere forse deludente ( Gb 6,15-30 ), ed anche trascinare al male ( Dt 13,7; Sir 12,14; cfr. 2 Sam 13,3-15 )?

Anche l'amicizia guadagna invecchiando: « Vino nuovo, amico nuovo; se è invecchiato, lo berrai con gioia » ( Sir 9,10 ); apprezza il rimprovero aperto ( Pr 27,5s ); soprattutto si alimenta con il timore di Dio: « Chi teme il Signore si fa dei veri amici, perché quale si è, tale è l'amico che si ha » ( Sir 6,16s ).

Di fatto ( cfr. amore ) il modello e la sorgente della vera amicizia è l'amicizia che Dio stringe con l'uomo, con un Abramo ( Is 41,8; Gen 18,17ss ), un Mosè ( Es 33,11 ), con i profeti ( Am 3,7 ).

2. Inviando il Figlio suo in mezzo a noi, Dio s'è mostrato « amico degli uomini » ( Tt 3,4 ); e Gesù lo ha descritto come colui ché si lascia incomodare dall'amico importuno ( Lc 11,5-8 ).

Soprattutto, Gesù ha dato a questa amicizia un volto di carne: ha amato il giovane ricco ( Mc 10,21 ), ha amato teneramente Lazzaro e, attraverso di lui, tutti coloro che per mezzo della fede dovevano risorgere dalla tomba ( Gv 11,3.11.35s ).

Ebbe dei « compagni » che condivisero la sua esistenza ( Mc 3,14 ), ma non tutti divennero suoi « amici » ( gr. filos ); così Giuda è ancora chiamato « compagno » ( gr. hetairos ) ( Mt 26,50; cfr. Mt 20,13; Mt 22,12 ), mentre agli altri discepoli Gesù dichiara: « Non vi chiamo più servi, ma amici » ( Gv 15,15 ): essi hanno condiviso le sue prove, sono pronti ad affrontare la notte della passione ( Lc 22,28s ); Gesù quindi comunica loro i segreti del Padre suo ( Gv 15,15 ), come tra amici.

Il tipo dell'amico di Gesù, fedele fino alla croce, è « il discepolo che Gesù amava » ( cfr. Gv 13,23; Gv 21,7.20 ) e che affida alla propria madre ( Gv 19,26 ).

Coloro che il Signore ha scelto come amici non possono mancare di sentirsi legati tra loro da amicizia.

Certo, non senza tempeste: così Paolo, unito ai fratelli da tanti solidi legami ( cfr. Rm 16,1-16 ) e così preoccupato in ogni occasione di tutto quanto li riguarda ( cfr. 1 Ts 2,7-12; 2 Cor 11,28s ), incontra serie difficoltà con Barnaba ( At 15,36-39 ); addirittura con Pietro stesso ( Gal 2,11-14 ); al tramonto della vita, si sentirà quasi solo, privo di ogni amicizia ( 2 Tm 4,9-14 ).

Ma al di là di queste crisi, permane la certezza che la volontà del Signore è l'amore fraterno tra i suoi ( Gv 15,12ss ); l'immagine dell'amicizia che regnava nella comunità primitiva ( At 2,44ss-4,32 ) resta per tutti i cristiani un ideale e una forza.

3. L'amico dello sposo.

- Le usanze del matrimonio in Israele comportano la presenza di un « amico dello sposo », incaricato di preparare l'incontro nuziale e di servite da intermediario tra i fidanzari fino al momento delle nozze, quando presenta allo sposo la sua giovane moglie.

Si ritrovano allusioni a questa usanza nei testi in cui il Signore viene descritto come lo sposo di Israele.

Essere suo amico, è compito del profeta, che canta nel dolore l'infedeltà della sposa ( Is 5,1-7 ).

È inoltre la parte che spetta a Giovanni Battista, che prepara gli uomini all'incontro con il Signore, poi si ritira, pago della loro gioia reciproca ( Gv 3,28ss ).

È infine la funzione di Paolo che « fidanza » la comunità di Corinto con Cristo ( 2 Cor 11,2 ); ma più tardi, riprendendo l'immagine, l'apostolo si renderà conto che in effetti è lo Sposo ad avere tutta l'iniziativa: egli « presenta a se stesso » la sposa, che può piacergli solo a condizione che lui stesso prima la colmi di tutti i suoi doni ( Ef 5,27 ): lo Sposo svolge quindi personalmente le funzioni che un tempo spettavano all'« amico ».

Amicizia nella fede

L'amicizia nasce da un segreto partecipato

"Amico" è la parola più importante che un uomo possa dire a un altro uomo, l'appellativo più profondo, più ricco, più segreto.

Le parole "padre", "fratello", "figlio" potrebbero indicare anche soltanto un rapporto biologico.

Esso con difficoltà diventa un legame di vera e profonda compagnia nell'esistenza.

Gli esempi però non mancano e sono anche attorno a noi: rapporti determinati dalla generazione naturale, segnati dalla grazia, diventano amicizia e così moltiplicano quella possibilità di aiuto e di vicinanza che è già inscritta in ogni nesso determinato dalla natura.

Al termine dei tre densissimi anni passati con loro, Gesù dice improvvisamente agli apostoli: "Vi chiamo amici perché vi ho detto tutto" ( cfr. Gv 15,15 ).

Il fondamento dell'amicizia è un segreto partecipato.

Un rapporto vero di amicizia non può durare se si fonda soltanto su un interesse particolare.

C'è sempre un segreto divino fra gli amici, come già aveva intuito Cicerone che definiva l'amicizia una comunanza di cose umane e divine, c'è sempre un destino verso cui si corre assieme, un'avventura totale che appassiona e accende ogni giorno la vita.

L'amicizia è una grazia.

Non nasce da un calcolo, accade d'improvviso, come gli amori più veri.

Ma mentre gli amori necessitano dell'attrattiva corporea, l'amicizia ne prescinde, non perché essa sia angelicata, ma perché ha un altro scopo stabilito da Dio, quello di essere una grazia che sostiene ogni realtà istituzionale della vita, accompagna la vocazione alla famiglia come ogni altro tipo di vocazione.

L'amicizia per natura è disinteressata, o meglio ha un unico interesse: il bene e la felicità dell'altro.

Siccome nessuno di noi è un angelo, anche le amicizie più profonde sono attraversate dalle delusioni e dalle crisi di ogni evento umano.

Se il loro fondamento è autentico, rinascono continuamente e sono rafforzate dalle difficoltà.

"Vi ho chiamati amici perché vi ho detto tutto".

Cosa è questo "tutto" che Gesù ha detto ai suoi, che ha portato loro?

La sua comunione con il Padre.

Per questo la forma più alta di amicizia che l'uomo possa vivere sulla terra è la comunione cristiana, quando diventa forma della vita quotidiana.

Il monastero è nato per questo.

Per questo sono nate tante comunità.

Ma anche una famiglia può esserlo, oppure un gruppo di persone unite dalla stessa vocazione, un gruppo di ragazzi che corrono con le motociclette verso la vita che li attende.

Quello che voglio dirvi è come una rivincita più chiara e più profonda di quanto si possa pensare sull'apparente inutilità della vita, sull'apparente negatività dei progetti.

Chi non l'ha provato, chi non l'ha mai sentito e quindi chi non l'ha mai fatto, dà adito di continuo nella vita a cose proprio brutte.

La poesia più bella che c'è al mondo è quella di Dante Alighieri nel Paradiso, l'Inno alla Vergine: « Vergine Madre figlia del tuo figlio,/ umile e alta più che creatura,/ termine fisso d'etterno consiglio », indicazione ineluttabile di Chi ha fatto il disegno di tutto, del disegno di tutto l'universo, che ne è l' espressione.

Infatti « tu se' colei che l'umana natura/ nobilitasti sì, che ' l suo fattore/ non disdegnò di farsi sua fattura./ Nel ventre tuo », questi sono gli aspetti più affascinanti dell'espressione dantesca, « nel ventre tuo si raccese l'amore,/ per lo cui caldo nell'etterna pace/ così è germinato questo fiore », per lo cui caldo nell'eterna pace, senza pusillanimità, senza vergogna di bugia, senza inganno di nessun tipo.


… del re

Distinzione onorifica ereditata dalla corte persiana: comportava vari gradi.

Gli « amici del re » avevano accesso presso il sovrano, che all'occasione poteva affidare loro determinati incarichi ( 1 Mac 3,38, 1 Mac 7,8; 1 Mac 10,16.20.60.65; 1 Mac 11,27.57; 1 Mac 14,39; 1 Mac 15,28; 2 Mac 8,9 ).

1 Mac 2,18

Governatore della provincia: alla lettera il « meridarca », colui che era preposto a una « merida », cioè una « parte » di territorio più grande della « strategia » ( At 16,12 ), qui quella di Giudea, con in più i tre distretti di cui al v. 30.

Cf. il caso analogo di Apollonio « il misarca » ( 1 Mac 3,10; 2 Mac 5,24 ).

Per il titolo di « primo amico », cf. 1 Mac 2,18; 2 Mac 8,9.

1 Mac 10,65
vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi Gv 15,15

Schedario biblico

Amicizia F 16

Magistero

Catechesi Paolo VI 26-7-1978
L'amicizia crea un'armonia di sentimenti e di gusti, che prescinde dall'amore dei sensi, ma invece sviluppa fino a gradi assai elevati, ed anche fino all'eroismo, la dedizione dell'amico all'amico.
Angelus Benedetto XVI 26-8-2007
La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l'umiltà, la mitezza e la misericordia, l'amore per la giustizia e la verità, l'impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione.
Meditazione Francesco 14-5-2018

Tutti noi cristiani abbiamo ricevuto questo dono: l'apertura, l'accesso al cuore di Gesù, all'amicizia di Gesù.

Abbiamo ricevuto in sorte il dono della tua amicizia.

Esortazione Apostolica Francesco - Christus vivit 25-3-2019
In amicizia con Cristo

Concilio Ecumenico Vaticano II

Amicizia

Educazione dei seminaristi a una vita di amicizia con Cristo OT 8
… del Vescovo per i sacerdoti PO 7
Dei sacerdoti fra loro PO 17
Fomentata dai rapporti scolastici degli educatori con gli alunni GE 8
e degli alunni tra loro GE 5
  GE 8
Particolare forma dell'apostolato dei laici AA 4
  AA 16
Gruppi amichevoli da formarsi tra giovani tra coniugi, tra genitori PO 6
Come si manifesta l'amicizia coniugale GS 49

Catechismo della Chiesa Cattolica

Amicizia tra Dio e l'uomo 55
-- In sintesi 277
-- L'uomo 355
-- L'uomo nel Paradiso 374
-- La prova della libertà 396
-- Il Cielo 1023
-- La purificazione finale o Purgatorio 1030
-- Gli effetti di questo sacramento 1468
-- 1863
-- 2709
Amicizia tra Cristo e l'uomo 1395
-- 2665
Carità, solidarietà e amicizia 1829
-- La solidarietà umana 1939
Il merito 2010
Castità si dispiega e si esprime nell'amicizia 2347
Amicizia come aiuto per l'omosessuale 2359
Amicizia non giustifica la doppiezza di linguaggio 2480

Amico

Dare la vita per gli amici 609
Dio, amico dell'uomo 142
-- Il Decalogo nella Sacra Scrittura 2063
-- 2576
L'ordinazione dei presbiteri - cooperatori dei vescovi 1567
Cristo, amico dell'uomo 1972
La preghiera a Gesù 2665

Compendio della dottrina sociale

Principio di solidarietà, « amicizia » 103; 194
Amicizia, famiglia umana e primo peccato 116
Amicizia civile e convivenza politica 390; 391; 392
Amicizia tra i popoli e religioni 515

Summa Teologica

Amicizia v. Affabilità, Amore
in Dio I, q. 20
nome dello Spirito Santo I, q. 37
negli angeli I, q. 60
nell'uomo I-II, q. 26
cause I-II, q. 27
effetti I-II, q. 28
atto principale della carità II-II, q. 27