Animale/i

Dizionario

1) Ogni organismo sensibile in grado di muoversi spontaneamente, compreso l'uomo

2) Bestia

3) fig. Persona grossolana, rozza

4) fig. L'uomo considerato nella sua istintività e innata attitudine a fare qualcosa

5) agg. Relativo alla corporeità, alla bestialità ( opposto a spirituale )


Gli animali ( Animalia Linnaeus, 1758 ) o metazoi ( Metazoa Haeckel, 1874 ) sono un regno del dominio degli eucarioti, comprendono in totale più di 1.800000 specie di organismi classificati, presenti sulla Terra dal periodo ediacarano; il numero di specie via via scoperte è in costante crescita, e alcune stime portano fino a 40 volte superiore la numerosità reale; delle 1,5 milioni di specie animali attuali, 900.000 sono appartenenti solo alla classe degli Insetti.

Sono inclusi nel regno animale tutti gli eucarioti con differenziamento cellulare, eterotrofi e mobili durante almeno uno stadio della loro vita.

Inoltre gli animali, con poche eccezioni, sono eterotrofi, cioè consumano materiale organico, respirano ossigeno, sono capaci di movimento e crescono a partire da una sfera cava di cellule, la blastula, durante lo sviluppo embrionale.

Il regno animale raggruppa i propri appartenenti in categorie tassonomiche definite dal sistema di classificazione scientifica.

La disciplina biologica che studia gli animali viene detta zoologia.

Nel linguaggio comune, a causa dell'antropocentrismo, viene a volte utilizzato erroneamente il termine animale per riferirsi solo a quelli che non sono esseri umani, sebbene anche questi ultimi siano animali.

La locuzione corretta in quel caso è invece animali non umani.

Definizione

Individui capaci di movimento autonomo, e in certi casi di socialità e affetto tra cui si differenziano gli esseri umani – detti « persone », indipendentemente da età e stato di salute – per la loro capacità, in atto o solo potenziale – di interrogarsi sul significato delle cose.

Realismo

Animale: ciò che è animato, che si muove per propria natura.

Si intende per animali, tutto il coacervo degli esseri viventi, nel quale l'essere umano ha un ruolo particolare in quanto tra tutti, l'unico in possesso di senso dell'infinito.

La ragione

Certo che anche noi apparteniamo al genere animale e non si devono negare le somiglianze genetiche o fisiche che riscontriamo tra uomo e altri mammiferi; ma bisogna considerare anche le differenze.

Si tende a giustificare una certa perdita di confine tra essere umano ed animale in ragione di una somiglianza genetica, in particolare con certe grandi scimmie; il paradosso è che la « somiglianza » del DNA umano a quello di ogni altra specie animale è maggiore della « differenza » di ciò che l'umano riesce a immaginare e desiderare rispetto agli altri animali.

Questo rende ancora più evidente che il salto di qualità tra uomo e scimmia legato all'autocoscienza e alla ricerca del significato delle cose non è dato da qualche elemento di DNA: il salto è sostanziale, la differenza di DNA non lo è.

Questo però non giustifica alcuna forma di maltrattamento degli animali, anzi richiede un sempre maggiore rispetto e amore per essi, dal momento che l'uomo scopre anche nel resto del mondo animale un significato buono e una bellezza che lo induce a trattarlo con rispetto.

Certo che l'amore per l'animale può essere meno impegnativo che l'amore per i propri simili, perché resta sempre chiara una differenza; e di conseguenza una società che non sa più impegnarsi in un rapporto affettivo con i suoi soggetti deboli, preferirà mettere in primo piano l'amore per l'animale, perché in fondo resta « revocabile ».

Oggi si parla di « adottare le balene », mentre l'idea di adottare un bambino è passata a « opzione di serie B » rispetto alla fecondazione in vitro tanto pubblicizzata.

Le pubblicità di cibi per animali sono diventate incombenti e addirittura raffinate, mentre tanti bambini muoiono di fame.

Addirittura esistono cliniche estetiche per gatti e cani, mentre un tempo il veterinario era esclusivamente ( ed etimologicamente ) quello che si prendeva cura degli animali vecchi ( vetus in latino ) per non lasciarli in preda alle malattie.

Ma il problema grave è che mentre i bambini non nascono più, proliferano i cagnolini da compagnia.

E le bambine sono addestrate dalla TV a prendersi cura di cani e gatti, oggi anche nella versione-bambolotto ( così non sporcano ) o virtuali ( così i genitori stanno in pace ).

E contemporaneamente sono scomparsi i bambolotti-bambino, tanto che ormai le bambine e i maschietti sono rassegnati a scordarsi l'idea di avere un fratellino e quella di diventare mamma/papà un giorno ( « ma siamo matti! » ), mentre invece si vedono bene come padroncini di gatti o come dog-sitters.

Empatia

L'amore per gli animali è in tante persone innato e piacevole; in altri è meno scontato, ma è un bene che nasce dal rispetto della creazione che ci circonda.

Certo, l'amore per gli animali può essere o diventare un ripiego: l'amore per gli uomini/donne non è scontato, può essere spesso a rischio ( si può essere traditi, bisogna sacrificarsi per esso, non è detentivo ) con conseguente ricaduta del nostro bisogno di amare sui quadrupedi che invece tante pretese in apparenza non ne hanno, non possono scappare se non a loro scapito, e possono essere tenuti loro malgrado chiusi in casa mentre sarebbero ben lieti di correre lontano mille miglia, ma non sanno lamentarsi o perlomeno non si fanno capire ( o chi li detiene spesso non lo vuole capire ).

L'animale necessita di un suo habitat, e spesso gliene diamo uno artificiale, pensando che il suo bisogno sia il nostro; non gli facciamo un buon servizio.

Il pensiero etico e teologico ebraico-cristiano sugli animali ha nella Bibbia la sua prima fonte, sia sul piano narrativo sia su quello normativo.

Nel racconto della creazione di Genesi 1, Dio crea pesci e uccelli nel quinto giorno, animali terrestri ( e l'uomo ) nel sesto, e di tutti gli animali è detto: "[Dio], vide che era[no] cosa buona".

Dopo il diluvio, "Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano nell'arca" ( Gen 8,1 ) e fece alleanza non solo con Noè, ma "con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche" ( Gen 9,10 ).

La teologia biblica e giudaica sugli animali

Sono numerose le indicazioni bibliche a favore di una considerazione teologicamente positiva degli animali: per esempio, nell'episodio dell'asina parlante di Balaam, che vede "l'angelo del Signore" ( cioè Dio ), in Numeri 22,24-35, o nella storia di Giona, quando a Ninive il re impone penitenza a "uomini e animali, grandi e piccoli" ( Gn 3,7-8 ), e Dio risparmia la città anche perché in essa vi è "una grande quantità di animali" ( Gn 4,11 ).

Da un punto di vista normativo, le leggi sugli animali si possono dividere in due categorie: quelle relative alla classificazione degli animali puri e impuri ( classificazione che non implica un giudizio etico, ma di relazione al "sacro" ), alle conseguenti-norme alimentari, ai sacrifici ecc.; e quelle relative ai doveri verso gli animali, che sono oggetto di precetti positivi e negativi.

Tra i primi, il loro diritto al riposo del sabato ( Es 20,10 e Dt 5,13-14 ), l'obbligo di aiutare l'asino del nemico accasciatosi sotto la soma ( Es 23,4-5 e Dt 22,1-3 ), il diritto degli animali, insieme all'uomo, ai prodotti spontanei dell'anno sabbatico ( Es 23,11 ); tra i precetti negativi, il divieto di uccidere il piccolo e la madre nello stesso giorno ( Lv 22,28 ), di cuocere il capretto nel latte di sua madre ( Es 23,19; Es 34,26; Dt 14,21 ), di prendere un'uccellina che cova ( Dt 22,6-7 ), di mettere la museruola al bue che trebbia ( Dt 25,4 ), di aggiogare allo stesso aratro un bue e un asino ( Dt 22,10 ) data la loro diversa resistenza, di togliere il piccolo alla madre nei primi sette giorni ( Lv 22,26-27 ed Es 22,28-29 ).

La stessa ripetizione di alcuni precetti indica l'importanza attribuita dalla Bibbia a quella che si potrebbe definire solidarietà tra tutti i viventi, e al fondamento in Dio, e non solo nel sentimento nella benevolenza umana, dei diritti degli animali.

Il giudaismo postbiblico ha arricchito la normativa a favore degli animali: è vietato tenere animali se non si ha di che nutrirli, prendere un pasto se prima non si è dato il cibo ai propri animali, si afferma che gli animali pregano, hanno un angelo custode, si narra di animali molto pii che furono di esempio ai maestri.

In certo senso, quella che il pensiero rabbinico chiama "preoccupazione per i viventi" è una estensione dell'amore del prossimo.

Il cristianesimo e l'influsso greco

Il cristianesimo, se da un lato ha prestato grande attenzione agli animali sul piano simbolico e allegorico, dall'altro ha subito l'influsso della filosofia greca, soprattutto aristotelica, che viene rielaborata nella dottrina dell'anima razionale, ponendo una netta distinzione teoretica tra uomo e altri esseri viventi.

I cosiddetti "bruti" non hanno diritti originari, sono a totale disposizione dell'uomo, e la crudeltà verso di loro è condannata solo in quanto peggiora l'uomo.

La stessa estraneità al mondo animale è prodotta in seguito dal cartesianesimo con la sua distinzione tra res cogitans ( "sostanza pensante" ) e res extensa ( "sostanza estesa" ), la prima soltanto pertinente all'uomo.

Ma contro questo, che K. Barth definì "delirio antropocentrico", è ricca la testimonianza di posizioni, dapprima nella prassi, oggi sempre più nella teologia, che, fondate su una più "cristiana" e biblica considerazione del creato, risultano più in consonanza con l'odierno pensiero animalistico.

Si possono ricordare, a partire dalla patristica, le preghiere di s. Basilio per gli animali, le considerazioni di s. Riccardo di Chicester, vari testi liturgici dal Rituale, naturalmente s. Francesco e s. Antonio, diversi monaci e anacoreti delle chiese orientali, e, oggi, l'attenzione all'animale come provocazione nel problema del dolore degli innocenti, e l'affermazione di una redenzione e risurrezione degli ammali ( A. Frossard, Paolo VI ).

* * *

Il mondo animale costituisce la parte della natura più vicina all'uomo.

Questa parentela, che talvolta potrebbe sfuggirci, era particolarmente sentita dagli Ebrei che, più di noi, vivevano a contatto permanente con gli animali.

Perciò la Bibbia, per illustrare le sue descrizioni, si serve sovente del comportamento degli animali per esprimere taluni atteggiamenti dell'uomo:

il nemico è chiamato un cane ( ad es. Sal 22,17 );

una truppa d'invasione diventa una nuvola di cavallette ( ad es. Is 33,4 );

ora Dio, ora il nemico sono descritti come un leone ( dietro l'ambivalenza di taluni simboli bisogna vedere l'ambiguità di questo mondo animale del quale noi facciamo parte, capace sia del meglio che del peggio );

sovente il popolo è paragonato ad un gregge ( ad es. la parabola di Natan: 2 Sam 12,1-4; Ger 23,1-8; Ez 34; Gv 10,1-16 );

l'agnello serve persino a rappresentare Cristo ( Gv 1,29; Ap 5,6 … )

e la colomba lo Spirito Santo ( Mt 3,16par ).

Ma, al di là di queste annotazioni sporadiche, bisogna seguire nei racconti biblici lo sforzo di questi uomini posti di fronte alla potenza del mondo animale e che prendono progressivamente coscienza della loro superiorità.

Più ancora, parlando di questo popolo animale al quale partecipano e sul quale proiettano più o meno coscientemente la propria situazione, gli autori sacri rivelano in definitiva il dramma degli uomini e della intera creazione che aspira alla redenzione.

I. Gli animali e l'uomo nella creazione

1. Gli animali superiori all'uomo?

- Il culto degli animali, checché ne sia del significato e dei diversi aspetti della zoolatria, dimostra con quale rispetto sacro talune religioni primitive, come quella degli Egiziani, consideravano questi esseri extra-umani.

Israele cede talvolta a questa tentazione di divinizzare gli animali o di adorare la loro immagine ( Es 32; 1 Re 12,28-32 ).

Tuttavia la legge di Mosè, le ammonizioni dei profeti, i consigli della Sapienza distolgono gli Ebrei da questa via degradante ( ad es. Sap 15,18s; cfr. Rm 1,23 ).

Quanto ai nemici idolatri, lungi dall'essere preservati dagli animali adorati, saranno castigati per mezzo di essi ( Sap 15-16; Ez 39,4.17-20; Ap 19,17s.21 ).

2. Legame tra l'animale e l'uomo.

- La rassomiglianza dell'uomo con l'animale, specialmente la loro origine comune dal fango ed il loro modo comune di finire nel nulla, è talvolta espressa brutalmente ( Qo 3,19ss; Sal 49,13 ).

Più spesso e più discretamente queste due creature, raccolte sotto la comune denominazione di « viventi », sono unite da un legame fraterno.

Ora è l'uomo che aiuta l'animale: Noè salva dalle acque una coppia di ogni specie vivente; ora è l'animale che aiuta l'uomo:

l'asina chiaroveggente salva Balaam ( Nm 22,22-35 );

dei corvi nutrono Elia ( 1 Re 17,6 );

un grande pesce salva Giona ricalcitrante e lo riporta sulla buona strada ( Gn 2 ).

Mediante la loro perfezione gli animali portano Giobbe a riconoscere la onnipotenza del creatore ( Gb 38,39-39,30; Gb 40,15-41,26 ).

Infine essi ricordano agli uomini che Dio non cessa di spargere i suoi benefici su tutti gli esseri viventi ( ad es. Sal 104,27; Sal 147,9; Mt 6,26 ).

Essi sono talmente vicini all'uomo da rientrare nella alleanza conclusa tra Dio e Noè ( Gen 9,9ss ) e da divenire essi stessi soggetti alla legge mosaica!

Il sabato vale per il bue come per il servo ( Es 23,12; Dt 5,14 ).

E verso di essi è prescritto un atteggiamento di umanità ( Es 23,5; Dt 22,6s; Dt 25,4; cfr. 1 Cor 9,9; 1 Tm 5,18 ).

Quanto agli animali criminali, essi saranno castigati ( Gen 9,5; Lv 20,15s ) ed in taluni casi saranno persino lapidati ( Es 21,28-32 ).

Infine sono associati sia alla penitenza degli uomini ( Gn 3,7 ), sia al loro castigo ( Es 11,5 ).

3. Superiorità dell'uomo sull'animale.

- Tuttavia, fin dal racconto delle origini, talune annotazioni chiarissime indicano la netta percezione di una superiorità dell'uomo sull'animale.

Affermando il suo dominio, Adamo dà il nome agli animali ( Gen 2,20 ).

D'altronde nessuno di essi può costituire per l'uomo « un aiuto simile a lui » ( Gen 2,18-23 ) e la bestialità è severamente punita ( Es 22,18; Dt 27,21; Lv 18,23 ).

Di più, l'animale può essere ucciso dall'uomo e servirgli come cibo ( Gen 9,2s ).

Infine la superiorità dell'uomo è affermata con un lirismo che echeggia come il canto di vittoria di una trionfante presa di coscienza ( Gen 1,26-30; Sal 8,6-9 ).

Viceversa, per punire la irragionevolezza di Nabuchodonosor « gli sarà dato un cuore di bestia » ( Dn 4,13 ), poiché la bestialità umana simboleggia la rivolta contro lo spirito, in definitiva contro Dio.

Tuttavia, della credenza nella superiorità degli animali rimane forse qualcosa nella immaginazione degli autori sacri, che non esitano a parlare di animali favolosi.

Questi, qualunque sia l'origine di tali rappresentazioni, caratterizzano un oltre-natura, sia nel campo di una potenza sovrumana ( Dn 7; Ap 9,3-11 ) che confina col diabolico ( Ap 12; Ap 13; Ap 16,13s; Ap 20,1s ), sia nel campo del divino ( Ez 1,4-24; Ap 4,6ss ).

II. Gli animali e l'uomo nella redenzione

1. La rivolta e la sottomissione degli animali.

- L'esistenza degli animali feroci concretizza e rappresenta la rivolta della natura contro l'uomo, ed il disordine che si è introdotto nel mondo.

Questa situazione è il risultato del peccato dell'uomo.

Di fatto, prima della disobbedienza di Adamo, tutti gli animali, domestici o selvatici, sembrano sottomettersi a colui che aveva dato loro il nome.

Ma a causa del peccato tutta la creazione, e quindi il mondo animale, è ora schiavo della corruzione ( cfr. Rm 8,19-22 ).

Tuttavia per anticipazione o per grazia messianica, in taluni casi privilegiati, gli animali vinti ritrovano una docilità che evoca il paradiso ( Dn 6,17-25; Dn 14,31-42; Sal 91,13; Mc 1,13; Mc 16,18; At 28,3-6 ).

Alla fine dei tempi, quando il mondo sarà interamente purificato dai suoi peccati, gli animali selvatici spariranno ( Lv 26,6; Ez 34,25 ) o diventeranno pacifici ( Os 2,20; Is 11,5ss; Is 65,25 ).

Nell'universo riunificato la natura non conoscerà più rivolta.

Ed anche ciò che c'è nell'uomo di animalesco ( cfr. Gc 3,1-8 ) sarà interamente sottomesso e trasformato ( 1 Cor 15,44ss ).

2. Al di là della divisione tra puro ed impuro.

- Per quanto antica e misteriosa, la divisione degli animali in puri ed impuri ha integrato e favorito nel giudaismo la divisione dell'umanità in due parti: gli Israeliti puri ed i pagani impuri.

Tra questi due mondi l'impossibilità di mangiare alla stessa tavola e di avere così contatti familiari fu, se non creata, per lo meno rafforzata dalle prescrizioni alimentari concerenti gli animali impuri.

In queste prospettive si comprende meglio la visione di Pietro a Joppe ( At 10 ), nella quale l'abolizione della divisione tra puro ed impuro negli animali significa che la stessa divisione non esiste più negli uomini.

Dietro questo simbolo animale erano in gioco l'unità degli uomini e la cattolicità della Chiesa.

3. Gli animali ed il culto divino.

- Non soltanto tutti gli animali associati all'universo ( Sal 148,7.10 ) o a Israele ( Is 43,20 ) cantano le lodi del Creatore e del Salvatore, non soltanto erano divenuti soggetti alla legge mosaica e partecipavano alla penitenza degli uomini, ma furono anche giudicati degni di costituire ordinariamente la materia dei sacrifici e di prefigurare così la vittima divina della nuova alleanza ( Gen 22,13; Es 13,12s ).

Tuttavia sarebbe stato necessario che, attraverso il segno costituito da queste vittime animali, gli Israeliti si impegnassero con tutto il loro essere ed aspirassero alla perfezione della realtà futura ( Sal 40,7ss; Sal 51,18s; Eb 10,1-18 ).

Soltanto il sacrificio del servo Gesù, simile all'agnello che si conduce al macello ( Is 53,7 ), poteva acquistare la redenzione eterna ( Eb 9,12 ).

Così, prendendo spunto dagli animali della Bibbia e attraverso di essi, tutto il dramma della salvezza viene ad essere rappresentato e talvolta persino vissuto:

rivolta;

idolatria;

distinzione tra puro ed impuro;

obbedienza alla legge mosaica;

penitenza;

offerte e sacrifici;

partecipazione alla salvezza nell'arca di Noè;

sottomissione escatologica.

Sfigurata dal serpente diabolico, minacciata dal dragone satanico, la creazione è salvata ed alla fine sarà trasformata grazie al sacrificio di colui che è l'agnello di Dio.

Animali puri e impuri

Tale distinzione è sancita in Lv 11 (cf. Lv 20,24ss ), Dt 14,3-21.

Sono impuri ed è pertanto proibito cibarsene ( non però servirsene; così dell'asino, del cavallo, del cane, ecc. ) ed aver contatto con i loro cadaveri:

a) i quadrupedi ( Lv 11,4-8 ) che non hanno lo zoccolo o l'unghia completamente spaccati, e che non ruminano: lepre, irace - detti ruminanti secondo l'idea popolare per i movimenti della bocca - che non hanno l'unghia fessa; il porco che non rumina;

b) gli animali acquatici che non hanno pinne e scaglie ( Lv 11,9-12 ): cetacei, anguilla ecc.;

c) degli uccelli ( Lv 11,13-25 ): i rapaci, lo struzzo; gl'insetti, eccettuate quattro specie di locuste;

d) i rettili ( Lv 11,29-38.41s ).

Si tratta di proibizioni molto antiche ( cf. Gen 7,2-8; Gen 8,20; Gen 43,32 ), immesse nella legislazione mosaica, per la purità morale di cui la rituale è simbolo ( Lv 11,44 ), per ragioni d'igiene, per bandire usi e riti idolatrici ( cf. Es 23,19; Dt 14,21 « non cuocere un capretto nel latte di sua madre »: rito agrario cananaico, svelatoci dai testi di Ras Shamra, poema degli dei graziosi, 1, 8 ss. ); ma principalmente per stabilire una barriera di più tra Israele e le genti idolatriche.

Al tempo di Gesù tale separazione era fortemente sentita e accentuata:

N. Signore è criticato perché mangia con i pubblicani ( Mc 2,16; Lc 15,2 );

cf. specialmente la visione degli animali impuri a s. Pietro in rapporto alla conversione dei Gentili ( At 10,28; At 11,3 );

e l'episodio di Antiochia ( Gal 2,11s );

gli stessi Giudei convertiti si oppongono alla mensa comune con i Gentili.

Tale divisione tra Israele e le genti fu tolta dal Redentore ( Ef 2,14 ) e la legge suddetta svuotata e abrogata ( At 10,13ss.28; At 11,1-18; Rm 14,11-20; Col 2,16.20s; 1 Tm 4,1-5; Eb 9,9 ).


Rito degli … divisi

Vecchio rito di alleanza ( Ger 34,18 ): i contraenti passavano tra le carni sanguinanti e invocavano su di sé la sorte riservata a queste vittime, se trasgredivano il loro impegno.

Sotto il simbolo del fuoco ( il roveto ardente Es 3,2: la colonna di fuoco Es 13,21; il Sinai Fumante Es 19,18 ), è Jahvè che passa; e passa solo, poiché la sua alleanza è un patto unilaterale ( vedere Gen 9,9+ )

È un impegno solenne, sigillato da un giuramento imprecatorio ( il passaggio tra gli animali divisi ).

Gen 15,17

Schedario biblico

Animale F 64
Bestia F 19
Colomba F 65

Magistero

Discorso Pio XII - Lavoratori del matatoio di Roma 17-11-1957
Certamente dovranno essere ridotte al minimo le sofferenze, interdette le inutili crudeltà

Catechismo della Chiesa Cattolica

Differenza tra uomo e animali 371
Relazione tra uomo e animali 2417
-- 2456-57
Rispetto degli animali 2415
-- 2416
-- 2418
Quale comportamento l'uomo deve avere verso gli animali? Comp. 507

Summa Teologica

… nel Paradiso terrestre I, q. 96, a. 1
dopo la risurrezione Spl q. 91, a. 5

UNESCO

Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali 15-10-1978

La cura e tutela dell'ambiente non può prescindere dal rispetto e salvaguardia degli animali.

La mancanza di conoscenza e di rispetto per gli animali li ha trasformati in oggetti da collezionare o in trofei da esibire, e ha lasciato impuniti chi li abbandona in autostrada o li costringe a vivere in condizioni incompatibili con la propria natura.