Vocazione

IndiceA

Sommario

I. Problematica attuale;
II. Vocazione comune e vocazioni specifiche:
1. Elementi costitutivi della vocazione vista da parte di Dio;
2. Le diverse tappe della vocazione;
3. Vocazioni specifiche fondamentali presenti nella chiesa;
4. Complementarietà tra le diverse vocazioni;
5. Rapporto tra le vocazioni specifiche e le vocazioni di speciale consacrazione.
III. L'orientamento vocazionale:
1. La parte dell'uomo nella vocazione;
2. La mediazione della comunità cristiana;
3. Il servizio dei diversi educatori nella fede;
4. La maturazione vocazionale lungo le linee di sviluppo della personalità umana e cristiana.
IV. Fedeltà e mutamento di vocazioni.
V. Conclusione.

La realtà della vocazione è molto ricca e complessa.

Questa realtà, negli ultimi decenni, è stata approfondita sotto ogni aspetto.

La ricerca però che ancora deve essere fatta è notevole.

Rimane da compiere, soprattutto, un lavoro di sintesi teologica in armonia con le scienze moderne, specialmente con la « scienza psicologica » ( OT 2 ).

Qui la vocazione, pur con i limiti derivanti da quanto è stato rilevato, viene considerata particolarmente in rapporto alla spiritualità, cioè al cammino che ogni persona, assieme agli altri ( LG 9 ), deve percorrere per attuare pienamente la volontà di Dio ( LG 39-41 ), accogliendo la sua vita in noi e lasciandolo agire come egli desidera.

I - Problematica attuale

Lo studio e la presentazione della vocazione, mai così diffusamente affrontati come in questi anni, sono stati provocati anche dai diversi problemi connessi con questa realtà della vita cristiana.

A questo proposito due fatti, quasi contemporanei, debbono essere ricordati: il fenomeno della diminuzione dei preti, dei religiosi, dei missionari e il Vat II che, primo fra tutti i concili, ha trattato della vocazione così ampiamente.

La graduale presa di coscienza della crisi numerica di queste vocazioni ha dato inizio ad un movimento di ricerca teologica e psico-socio-pedagogica sempre più qualificato ed appassionato.

Il fallimento di certi metodi pastorali apparentemente validi per risolvere la crisi ( es. il reclutamento soprattutto nella sua forma deteriorata, ecc. ) e il maggior approfondimento del magistero del Vat II, anche nel confronto con le esperienze positive di servizio vocazionale, hanno portato alla riscoperta del messaggio cristiano completo sulla vocazione nel suo aspetto comune e specifico.

Ciò ha fatto riconoscere un aspetto positivo nello stesso fenomeno della crisi numerica: « è probabile che nei disegni di Dio la rarefazione delle vocazioni speciali ( presbiterali, religiose, missionarie ) nella chiesa abbia anche questo motivo: il Signore vuole che la vocazione generale di tutti i battezzati al sacerdozio comune sia molto più sentita, molto più promossa; il Signore vuole stimolare a che tutti i battezzati avvertano la vocazione al loro sacerdozio e pertanto si facciano avanti nella chiesa di Dio, nella chiesa del Concilio; non rimangano passivi spettatori, ma diano un'attiva partecipazione e collaborazione all'opera della salvezza ».1

Nella comunità cristiana però permangono ancora numerose difficoltà.

Fra i problemi più gravi sono da rilevare i seguenti.

a. Quale rapporto c'è fra la vocazione e la promozione umana personale e altrui?

Per quanto riguarda le vocazioni specifiche in genere « si nota frequentemente una valutazione in termini naturalistici della scelta di chi assume responsabilità nella comunità cristiana ».2

Invece nei confronti delle vocazioni, dette attualmente di speciale consacrazione ( = presbiterali, diaconali, religiose, di consacrazione negli istituti secolari, missionarie ), in modo particolare nei confronti delle vocazioni al ministero presbiterale, c'è un ostacolo delle famiglie a causa « del minor grado di rispettabilità e di tranquillità »3 di cui esse godono oggi.

Ciò, unitamente ad altri elementi di vario genere, ha portato l'uomo "comune" e il cristiano "comune" a questa convinzione paradossale: il credente in Cristo, soprattutto se è un prete o un religioso, è una persona non realizzata, quindi infelice.

Questa mentalità inoltre, anche per le condizioni sociali mutate, fa dubitare pure sulla capacità di servizio alla promozione umana da parte del cristiano e, in particolare, da parte di non poche vocazioni di speciale consacrazione.

b. La vocazione è un "fatto" solo personale oppure è un "fatto" comunitario e personale insieme?

Infatti fra gli atteggiamenti negativi, che anche recentemente sono stati riscontrati nella comunità cristiana, c'è la « poca partecipazione della comunità cristiana nella scelta e nella realizzazione della vocazione dei suoi mèmbri ».4

c. L'annuncio del messaggio cristiano sulla vocazione deve presentare prima il suo aspetto comune e poi il suo aspetto specifico oppure tutti e due gli aspetti insieme e da quando?

Questi problemi hanno avuto origine da una catechesi parziale sulla vocazione che è stata causa anche di questa situazione: da gran parte dell'opinione pubblica anche cristiana con la parola "vocazione" si intende solo le vocazioni di speciale consacrazione; « non è sufficientemente diffusa la visione della vita come vocazione divina, fondamento »5 di tutte le vocazioni; è « scarsamente » assimilata « la dottrina sulla diversità delle vocazioni ».6

II - Vocazione comune e vocazioni specifiche

Il messaggio cristiano sulla vocazione, alla cui luce si deve trovare la soluzione valida dei problemi presi in esame, ci viene offerto dalla parola di Dio e dallo stesso magistero della chiesa ( DV 10 ).

Infatti la vocazione « è un mistero grande di fede ».7

Della vocazione quindi, prima di tutto, viene ora esaminata la parte di Dio e poi la parte della persona umana e della comunità cristiana.

1. Gli elementi costitutivi della vocazione vista da parte di Dio

Il primo protagonista della vocazione è Dio che dalla bibbia viene indicato come « colui che chiama » ( Rm 9,11; Gal 5,8; 1 Pt 1,15 ).

La vocazione in Dio ha queste caratteristiche fondamentali:

a. È un atto di elezione della libera e sovrana volontà divina.

Dio, di iniziativa propria, rivolge il suo amore all'uomo scegliendolo prima della sua nascita ( Ger 1,5; Gal 1,15 ) e raggiungendolo durante la sua esistenza qualunque sia la sua realtà personale, materiale e spirituale, e qualunque siano le circostanze concrete in cui l'uomo, per propria responsabilità, viene a trovarsi nel cammino terreno che percorre ( Ger 1,6-7; Gal 1,13-14; Ef 1,3-14 ).

b. È un atto di amore creativo, personale ed unico.

Dio chiama l'uomo per "nome" ( Is 43,1 ), cioè lo crea secondo il progetto di vita che ha pensato per lui ( Gen 17,5; Is 45,4; Gv 10,3-28 ).

La vocazione quindi « non è esteriore all'uomo », ma « si iscrive nelle fibre del suo essere ».8

Dio instaura cosi un rapporto personale e originale tale per cui ogni chiamato può e deve ripetere come il Newman: « Io sono stato creato per fare o per essere qualche cosa per cui nessun altro è stato mai creato.

Poco importa che io sia ricco o povero, disprezzato o stimato dagli uomini.

Dio mi conosce e mi chiama per nome.

In qualche modo sono tanto necessario io al mio posto, quanto un arcangelo al suo ».9

c. È un aspetto della rivelazione divina.

Dio si mette alla pari dell'uomo ed apre il dialogo con lui per manifestargli chi è, che posto occupa e che cosa deve fare nel suo piano.

La parola per mezzo della quale Dio fa sentire la sua chiamata è una parola programmatica ( è una comunicazione del progetto divino per orientare l'esistenza ), autoritativa ( una parola che lega l'uomo in modo irrevocabile ), trasformante ( una parola che da al chiamato la forza efficace per la risposta ), giudicante ( una parola che illumina sul senso giusto che la vita deve avere ).

Quindi il rapporto vocazione-parola di Dio è essenziale.10

d. È una realtà dinamica

Dio chiama l'uomo in ogni istante della sua vita.

La vocazione è quindi « una realtà vitale che si precisa progressivamente nell'intimità di un dialogo tra il Signore che non cessa di chiamare, e il credente che non cessa di rispondere, nella misura in cui egli personalizza il proprio incontro con Dio e matura la coscienza della necessità dei fratelli ».11

Questo dialogo ha inizio nel tempo e termina nell'eternità ( LG 48 ).

e. È un dono universale

Dio chiama tutti gli uomini ( LG 2; AG 2; GS 22 ).

f. È un dono per una missione

Dio chiama ogni uomo perché sia manifestazione vivente del suo amore per l'umanità.

Perciò Dio chiama per inviare ognuno per un servizio ai fratelli determinato dal dono personale di cui lo ha arricchito ( Es 3; Es 4,1-19; At 9,1-19; LG 11; AG 2; AG 5; AG 36 ).

2. Le diverse tappe della vocazione

La vocazione, nella sua realizzazione completa, è contrassegnata da queste tappe fondamentali: l'uomo è chiamato alla vita, alla configurazione a Cristo, alla chiesa, alla santità, alla gloria del cielo.

a. La chiamata alla vita

La vocazione divina si manifesta, prima di tutto, con la creazione ( Gen 1-2 ) e particolarmente con l'inizio della vita di ogni persona che è chiamata a vivere « ad immagine e somiglianza di Di o» ( Gen 1,26-27 ).

Per questa vocazione, che è personale, l'uomo può vivere in comunione con Dio ( GS 21 ), cioè è reso capace di dialogo con lui ( GS 19 ) per una risposta consapevole e libera ( GS 17 ), di collaborazione e di creatività ( LG 62; AA 16 ); ha in sé l'esigenza e lo stimolo, cioè l'orientamento costitutivo, per la propria promozione umana personale;12 costituisce con tutti gli altri uomini un'unica famiglia i cui membri sono impegnati per la promozione umana vicendevole, da raggiungere in modo particolare attraverso il dialogo e il dono di sé ( GS 24-26 ); è la creatura insignita di più alta dignità ( Sal 8 ), che solo a Dio deve piena sottomissione ( DH 11 ).

b. La chiamata alla configurazione a Cristo

Il punto culminante della vocazione ( Col 1,15-20 ), secondo il piano divino ( Ef 1,3-14; 1 Cor 1,9 ), è la chiamata all'unione con Cristo poiché « da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti » ( LG 3 ).

Per la "configurazione a Cristo", che nella chiesa costituisce per tutti « l'identica radicale vocazione di cui il battesimo è segno efficace »,13 il cristiano è:14 un liberato dal peccato, da tutte le conseguenze che da esso derivano ( l'errore, l'egoismo, la violenza, ecc. ), dalla potenza del mondo ( l'ingiustizia che porta alla discriminazione, all'oppressione, allo sfruttamento, all'emarginazione, alla guerra, ecc. ), dalla morte: è un liberato da tutte le forme di schiavitù, cioè dai vari condizionamenti sia interni che esterni; è un figlio di Dio; quindi un liberato "per" essere persona che realizza pienamente se stessa perché viene a vivere in un autentico rapporto con il creato, con tutti gli uomini, con Dio; è uno capace ad impegnarsi, per l'intervento divino diretto ( Gal 2,20 ), a riprodurre in se stesso ciò che è il Cristo « mediante una progressiva partecipazione alla vita risorta del Cristo stesso ».15

c. La chiamata alla chiesa

La comunione con Cristo, per volontà del Padre e per virtù dello Spirito santo, si attua nella chiesa ( LG 2-4 ).

Da ciò proviene alla chiesa il suo essere, in Cristo, "sacramento" di salvezza per tutti gli uomini ( LG 1 ), cioè il suo essere al servizio di tutti.

Perciò ogni uomo è chiamato a far parte della chiesa e ad essere protagonista della sua vita e della sua missione ( AG 2 ).

La chiesa è quindi l'insieme dei chiamati dal Padre, nello Spirito santo, alla comunione con il Cristo ( LG 4; LG 9 ).

Ogni cristiano, nella chiesa, occupa il proprio posto e compie la propria parte per mezzo del dono particolare ricevuto dallo Spirito santo ( 1 Cor 12 ).

Questo dono dello Spirito santo, detto carisma, è ciò che specifica, cioè che rende personale e irrepetibile l'identica radicale vocazione di tutti ( LG 4; LG 7; GS 32; AA 5 ).

Dalla varietà dei carismi si hanno diverse vocazioni specifiche.

Per questo si può parlare di "vocazioni" al plurale.

Da ciò ne consegue che ogni cristiano, per essere autentico protagonista nella chiesa, è impegnato a scoprire e a seguire la propria vocazione specifica per individuare e realizzare il bene che, secondo il progetto divino, egli deve essere per i fratelli e per tutti gli uomini ( Gv 17,20-23; At 2,44; Rm 12,4-5; 1 Cor 11,12-14; Gal 3,28; Ef 4,4; Col 3,11; 1 Pt 4,10-11; LG 9; GS 25 ).

d. La chiamata alla santità

Dio vuole che alla sua chiamata non si dia una risposta qualunque, ma la risposta più autentica possibile.

Questa autenticità nella risposta a Dio che chiama, indicata da Cristo con la parola perfezione ( Mt 5,48 ), corrisponde alla vocazione alla santità ( LG 39; LG 42 ).

Quindi non è una chiamata diversa, ma l'invito a rispondere all'unica vocazione nell'unico modo vero, avendo come punto di riferimento la stessa perfezione presente in Colui che ha chiamato e che chiama momento per momento, Dio Padre ( Mt 5,48 ).

Come è universale la vocazione, così è universale la chiamata alla santità ( LG 40 ).

Infine la stessa santità ha forme diverse di attuazione, quante sono le vocazioni specifiche di cui Dio ha arricchito e arricchisce continuamente la chiesa e l'umanità ( LG 41 ).

Perciò ci sono santi nella misura in cui ci sono uomini che prendono coscienza della loro vocazione e si impegnano a rispondervi con tutte le loro forze [ v. Santo ].

e. La chiamata alla gloria del cielo

Stefano nel presentare la vocazione di Abramo fa notare che egli, « uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre.

Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede » ( At 7,4-5 ).

La stessa cosa avviene di Cristo.

Infatti la conclusione della sua vita è la risurrezione.

« Ma la risurrezione è al di là della croce: non è dato di risorgere prima, al di qua, senza averla attraversata, senza avere fatto l'esperienza del distacco totale, in apparenza senza compensi ».16

Così è per ogni chiamato.

Infatti la realizzazione piena della vocazione è al di là di questa vita ( Rm 5-6 ), poiché la chiesa « non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo » ( LG 48 ).

Ogni vocazione, durante il cammino terreno, porta i segni della limitatezza ed è in tensione verso la piena maturità ( Ef 4,13 ).

3. Vocazioni specifiche fondamentali presenti nella Chiesa

Per vocazioni specifiche fondamentali si intendono quelle vocazioni che, per volontà divina, costituiscono gli elementi portanti per la vita e la missione della chiesa.

Con ciò bisogna tenere presente che lo Spirito santo a bisogni nuovi della chiesa viene incontro con carismi particolari per nuove vocazioni.17

Le vocazioni specifiche di cui lo Spirito santo ha arricchito attualmente la chiesa, si possono suddividere in due grandi categorie: vocazioni ai ministeri ecclesiali, cioè a servizi stabili destinati direttamente al bene della comunità cristiana: ministeri ordinati ( episcopato, presbiterato, diaconato ), ministeri istituiti ( lettorato, accolitato ), ministeri di fatto ( es. ministro straordinario dell'eucaristia, catechista, ecc. ); vocazioni alle forme di vita, cioè modi di attuare la configurazione a Cristo « in condizioni di vita stabili ed esternamente rilevabili »:18 matrimonio cristiano, vedovanza, consacrazione nella vita religiosa, consacrazione negli istituti secolari, verginità e celibato in vista del regno dei cieli.

Questi due modi di attuare la vocazione cristiana possono abbinarsi in maniere diverse in modo che possono esserci, per es., diaconi permanenti sia celibi che sposati.

La distinzione, anche se nella realtà concreta delle persone questi due modi sono tra loro interdipendenti fino a compenetrarsi, deve essere tenuta presente soprattutto per questi motivi: tutte le vocazioni specifiche, in quanto espressione dei carismi dello stesso Spirito santo ( 1 Cor 12,4 ), sono dirette al bene della chiesa ( 1 Cor 12,7 ): mentre infatti per le vocazioni alle diverse forme di vita il fine primario ed immediato è la perfezione della persona e di conseguenza l'edificazione della chiesa, per le vocazioni ai ministeri ecclesiali invece il fine primario ed immediato è il bene della comunità cristiana; inoltre ( secondo motivo ) sono diversi sia il criterio di discernimento che i soggetti cui compete tale discernimento.

Il servizio stesso del discernimento è frutto di un carisma dello Spirito santo ( 1 Cor 12,10 ).

Questo servizio, che deve aiutare a riconoscere l'autenticità dei carismi e delle vocazioni, è dato in modo particolare ai vescovi in vista del bene generale della chiesa locale e, in forme e modi diversi, ad altri membri della comunità, specialmente se hanno il compito di guidare spiritualmente altri fratelli.

L'obiettivo di questo servizio è quello di « contribuire efficacemente a far sì che ciascuno sappia scorgere negli avvenimenti stessi, siano essi di grande o di minore portata, quali siano le esigenze naturali e la volontà di Dio » ( PO 6 ).

Tenendo presente l'abbondante riflessione fatta recentemente,19 ora, molto sinteticamente, viene presentato il modo particolare di esprimere la infinita ricchezza di Cristo da parte delle vocazioni specifiche più comunemente presenti attualmente nella chiesa.

Per le vocazioni ai ministeri ecclesiali consiste:

a. per il vescovo, nell'essere, per la pienezza del sacramento dell'ordine ( LG 21 ), rappresentante di Cristo « come colui da cui scaturisce la chiesa, sia in quanto ne è capo, sia in quanto ne è servo »;20 egli è « principio e fondamento di unità, e quindi centro di comunione e di animazione di tutte le vocazioni, in particolare di quelle di speciale consacrazione »;21

b. per il prete, nell'essere, per il sacramento dell'ordine ( LG 28 ), cooperatore del vescovo nel rendere presente soprattutto Cristo pastore e capo; egli presiede la comunità cristiana « come fraternità animata dall'unità » ( PO 6 ) nel precedere i fratelli sulla via dell'impegno per essere veri discepoli di Cristo ( PO 12 ) e nello stimolare e coordinare i carismi e i ministeri di tutti;

c. per il diacono, nell'essere, per il sacramento dell'ordine ( LG 29 ), cooperatore del vescovo nel rappresentare Cristo servo; egli è « animatore del servizio, ossia della diaconia della chiesa presso le comunità cristiane locali, segno e sacramento dello stesso Cristo Signore, il quale non venne per essere servito, ma per servire »;22

d. per i ministeri laicali istituiti, nell'essere animatori del settore della comunità cristiana che corrisponde al singolo ministero.23

e. per i ministeri laicali di fatto, nell'essere segno dell'apertura alla varietà dei doni dello Spirito santo e della corresponsabilità di tutto il popolo di Dio nella vita e missione della chiesa;24

f. per il ministero dei "missionari alle genti", nell'essere segno dell'impegno di tutta la chiesa a promuovere tutto l'uomo e tutti gli uomini ( per mezzo del primo annuncio dove la chiesa ancora non è costituita o dove, pur essendo già presente, è ancora bisognosa di questo servizio )25 e nell'essere di aiuto, alle chiese locali da cui provengono, per la scoperta dei « segni della presenza del Signore in mezzo agli uomini » e per l'attuazione « della comunione con tutte le chiese del mondo ».26

Per le vocazioni alle forme di vita consiste:

a. per i laici, nell'essere testimoni del Cristo risorto e nell'operare, con le proprie energie e sotto la propria responsabilità personale, nelle realtà temporali in cui sono inseriti per l'evangelizzazione e l'integrale promozione umana;27

b. per gli sposi cristiani, nell'essere, per il sacramento del matrimonio, segno dell'amore di Dio per gli uomini per mezzo della loro disponibilità vicendevole e verso gli altri secondo le esigenze della crescita umana e spirituale delle singole persone;28

c. per chi accetta la vedovanza, nell'essere « continuazione della vocazione coniugale » ( GS 48 ) e segno della speranza fondata sulla fede ( 1 Tm 5,5 );

d. per i consacrati negli istituti secolari, nel donare se stessi in « una vita totalmente consacrata, seguendo i consigli evangelici » e in « una presenza e una azione destinata in piena responsabilità a trasformare il mondo dal di dentro »;29

e. per i consacrati nella vita religiosa, nel donare se stessi, per mezzo dei consigli evangelici, più radicalmente a Dio e al servizio dei fratelli in modo da divenire « un segno che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana » ( LG 44 );

f. per i contemplativi, nell'essere, per mezzo della consacrazione rivolta a rendere presente Cristo « mentre contempla sul monte » ( LG 46 ), un richiamo e un aiuto per raggiungere la « comunione con Dio » ( GS 19 ), particolarmente animando e sostenendo tutti gli altri membri del popolo di Dio ( PC 7 ).

Ogni vocazione specifica è un dono particolare e irrepetibile dello Spirito santo;30 quindi ognuna è necessaria ed importante per il bene della chiesa.31

4. Complementarietà tra le diverse vocazioni

Ogni Vocazione specifica è limitata perché esprime solo parte della ricchezza dei doni di Cristo di cui ogni cristiano ha bisogno per realizzare la propria identità e la propria missione.

Perciò ogni vocazione specifica ha bisogno di tutte le altre vocazioni: le diverse vocazioni specifiche sono complementari, cioè si completano a vicenda.32

La complementarietà tra le diverse vocazioni, anche per superare una certa lacuna di comunione tra di loro,33 implica per ogni cristiano queste istanze: in primo luogo la conoscenza delle varie vocazioni di cui lo Spirito santo arricchisce la chiesa oggi:

sapere, in che cosa consiste l'identità e il ruolo delle varie vocazioni, cercando di avere una particolare attenzione sia al loro essere un « segno del Cristo che chiama », sia alle nuove vocazioni che lo Spirito santo potrebbe suscitare;34

in secondo luogo la comprensione tra le varie vocazioni: sentire come "propri" i valori e i limiti delle altre vocazioni specifiche realizzate dalle singole persone concrete ( Gal 6,2 ) nello spirito della più profonda condivisione ( 1 Pt 3,8 );

in terzo luogo la valorizzazione di tutte le vocazioni: prendere sempre più coscienza che il bene della chiesa dipende dal bene che il Signore vuole attuare per mezzo delle diverse vocazioni ( 1 Cor 12,12-30 ) e dare spazio ad ognuna di esse « per la propria realizzazione, per la sua proposta nell'ambito della comunità e per un servizio adeguato al proprio carisma ».35

5. Rapporto tra le vocazioni specifiche e le vocazioni di speciale consacrazione

Fra le varie vocazioni specifiche alcune sono denominate "vocazioni di speciale consacrazione" perché hanno origine « da una speciale elezione divina » per una « peculiare missione ».36

Riguardo al rapporto tra le vocazioni di speciale consacrazione e le altre vocazioni specifiche si deve notare:

che le une e le altre sono insignite di uguale dignità perché sono espressioni diverse dell'unica ricchezza di Cristo37 e perché sono il modo particolare di attuare la stessa configurazione a Cristo per la comunione con il Padre comune nel medesimo Spirito santo;38

che le vocazioni di speciale consacrazione « sono di fondamentale importanza per la vita e la missione della chiesa » perché « più direttamente finalizzate all'edificazione del corpo di Cristo » e « al particolare servizio delle altre vocazioni »;39

che fra le vocazioni di speciale consacrazione ci sono particolari ministeri e forme di vita non abbinati tra loro ( es. il diacono permanente );

che la comunità cristiana è impegnata particolarmente a favorire il sorgere e il maturare delle vocazioni di speciale consacrazione.40

III - L'orientamento vocazionale

In questi ultimi decenni, particolarmente dopo il Vat II, la chiesa ha richiamato l'intera comunità cristiana al dovere di aiutare « ciascun uomo e ciascun cristiano »41 a percepire e seguire la propria vocazione.

Inoltre la chiesa ha esaminato le lacune delle diverse categorie di cristiani e delle proprie strutture più importanti per sollecitarne un impegno che sia adeguato all'importanza e alla gravita urgente del problema.42

Infatti nel popolo di Dio non c'è sufficiente presa di coscienza riguardo alla necessità dell'orientamento vocazionale.

« Su tre bambini che nascono - è stato rilevato a questo proposito - uno muore di fame: lo sanno tutti.

Pochi sanno che su tanti fanciulli che crescono, molti raggiungono mete sbagliate, perché non guidati da nessuno ».43

1. La parte dell'uomo nella vocazione

« La libertà è una componente essenziale della vocazione.

La risposta dell'uomo non ha valore agli occhi di Dio che nella misura in cui essa impegna tutta la personalità.

Così il dialogo tra Dio e l'uomo si pone sempre sul piano della fede, senza che pertanto la certezza psicologica della vocazione diventi meccanicamente un automatismo producente da se stesso nell'uomo un effetto che lui non volesse.

Quando la mano di Dio si è "appesantita", il chiamato non perde il senso della propria responsabilità.

L'accettazione è frutto di libertà ».44

La scoperta, l'accettazione e la perseveranza di ogni vocazione, oltre che « all'iniziativa divina », sono legate, « come tutta l'economia della salvezza, alla libera, appropriata e generosa collaborazione degli uomini ».45

La collaborazione dell'uomo è quindi un elemento essenziale.

La parte dell'uomo nella vocazione significa, prima di tutto, ciò che il chiamato deve essere e fare per potere dire il proprio "sì" a Dio.

Lo Spirito di fede, l'impegno di amore a Dio e ai fratelli e lo spirito di sacrificio sono condizioni fondamentali perché il chiamato possa fare personalmente la propria parte.46

Lo spirito di fede: guardare tutta la realtà con la "mentalità di Dio" acquisita per mezzo della parola di Dio e del magistero della chiesa.

Impegno di amore a Dio e ai fratelli: mettere a disposizione di Dio e dei fratelli ciò che è e ciò che ha.

Questa donazione, che rende capace il chiamato della fedeltà, deve esprimersi prima di tutto all'interno della chiesa e con scelte, decise e generose, da farsi momento per momento.

Lo spirito di sacrificio: accettare la sofferenza che procurano la conversione47 richiesta quotidianamente dalla rinuncia al proprio modo di pensare, la donazione di sé e le incognite di Dio sul proprio cammino.

La parte dell'uomo nella vocazione significa, inoltre, ciò che la comunità cristiana deve essere e fare perché ogni chiamato possa conoscere e attuare il progetto che Dio ha pensato per lui.

Il complesso degli interventi della comunità cristiana per aiutare in questo senso i ragazzi, gli adolescenti, i giovani e gli adulti costituisce il servizio dell'orientamento vocazionale.

2. La mediazione della comunità cristiana

La comunità cristiana è quindi mediatrice, cioè mezzo efficace ( LG 1; OT 2 ), perché tutti gli uomini possano conoscere e attuare la loro vocazione.

La mediazione della comunità ecclesiale si traduce nella dimensione vocazionale della sua vita, cioè della pastorale, che deve essere vocazionale.48

Perciò la responsabilità della comunità cristiana non può ridursi ad un intervento isolato, ma deve coinvolgere la sua vita intera.

In particolare la mediazione della comunità cristiana si concretizza nella preghiera, nella testimonianza e in alcuni servizi specifici.

a. La preghiera

È di primaria importanza perché la risposta a Dio che chiama « non viene solo dalla libera scelta: è necessaria la grazia del Signore, che ci chiama, ci illumina, ci incoraggia ».49

Questa preghiera, che viene sollecitata da Cristo stesso ( Mt 9,38; Lc 10,2 ), deve essere "fervente" ( OT 2 ).

Ciò richiede che la comunità cristiana creda che Dio sta portando a termine la sua opera di salvezza; creda che Dio rimane sempre il primo protagonista nel cammino del popolo di Dio; stimoli quanti pregano a considerarsi i primi coinvolti in questa opera divina; formuli una preghiera che sia espressione della fede della chiesa, memoria di quanto ha fatto il Signore, di lode e ringraziamento, di supplica per il bene di tutto il popolo di Dio.

La preghiera per le vocazioni impegna quindi a « volere prima di tutto ciò che Gesù vuole, nella piena disponibilità personale e nell'amore che pone a servizio del Padre e dei fratelli ».50

b. La testimonianza

È un elemento essenziale perché la chiesa sia mediatrice delle vocazioni.

Per questo motivo il Vat II afferma che la comunità cristiana è tenuta ad assolvere il proprio compito per le vocazioni « anzitutto con una vita perfettamente cristiana » ( OT 2 ).

Infatti la risposta autentica alla propria vocazione da parte della comunità nel suo insieme e da parte dei singoli fedeli ( è ciò che fa la testimonianza della comunità ecclesiale ) rivela la presenza di Dio Padre che chiama tutti insieme e le singole persone ad incontrare e a seguire Cristo con il dono particolare, dato ad ognuno dallo Spirito santo.

Questa testimonianza si ha dalla compresenza, dalla complementarietà e dalla corresponsabilità delle vocazioni ai vari ministeri ecclesiali e alle varie forme di vita presenti, in modo particolare, nelle comunità ecclesiali di base.51

c. Alcuni servizi indispensabili

La mediazione ecclesiale per le vocazioni esige che la comunità cristiana offra ai suoi membri e a tutti gli altri uomini alcuni servizi che hanno un rapporto esplicito particolare con la vocazione.

Un primo servizio è l'annuncio esplicito del messaggio cristiano sulla vocazione, nel suo aspetto comune e nei diversi modi in cui si specifica, per mezzo della evangelizzazione, della catechesi, della liturgia, dell'impegno di servizio cristiano.52

Un secondo è il discernimento: per le vocazioni ai ministeri ecclesiali esso viene fatto riconoscendo l'idoneità in coloro che lo Spirito ha arricchito del carisma necessario e quindi sollecitandoli a rispondere alla chiamata del Signore; per le vocazioni alle forme di vita invece viene fatto fornendo la testimonianza delle diverse vocazioni e favorendo l'utilizzazione del carisma del consiglio e della direzione spirituale.

Un terzo servizio è la formazione degli animatori vocazionali: la scelta e la preparazione spirituale e pastorale di coloro che hanno il carisma per aiutare la comunità locale « perché prenda coscienza della propria corresponsabilità per far maturare nell'animo dei cristiani il senso della vocazione generale e specifica ».53

Infine viene l'apporto attivo per la preparazione dei candidati alle varie vocazioni.

3. Il servizio dei diversi educatori "nella fede"

Pur ritenendo importante il ruolo di tutti gli educatori, qui ci si limita a considerare il servizio di alcuni educatori che nella chiesa hanno una responsabilità particolare per la formazione nella fede, cioè la comunità cristiana in quanto tale, il vescovo, il prete, il diacono e gli sposi cristiani.

a. Servizio della comunità cristiana

La presenza della comunità è indispensabile sia per il sorgere delle vocazioni sia per il loro maturare e perseverare.

Perché la comunità sia un servizio vocazionale, deve essere vitale, come la vuole Cristo.

Il papa Paolo VI, parlando delle vocazioni sacerdotali, fa rilevare che « una comunità che non vive generosamente secondo il vangelo, non può essere che una comunità povera di vocazioni ».54

La debbono caratterizzare l'attenzione alla parola di Dio, la preghiera, la gioia e l'apertura ai poveri.55

b. Servizio del vescovo

Prima di tutto il vescovo deve animare vocazionalmente tutta la pastorale della chiesa locale,56

Per le vocazioni ai ministeri ecclesiali ha la responsabilità di suscitare, promuovere e approvare esercitando il discernimento degli spiriti per mezzo del sacramento dell'ordine, del rito di istituzione, dell'approvazione esplicita o implicita.

Il discernimento viene esercitato dal vescovo con l'aiuto di tutta la comunità cristiana e avendo presente prima di tutto il bene generale della chiesa locale.

Nei confronti invece delle vocazioni alle varie forme di vita ha il compito di discernere gli spiriti direttamente e indirettamente: direttamente, nell'ambito dei rapporti interpersonali per mezzo del consiglio o della direzione spirituale, per tutti i cristiani che si rivolgono a lui; indirettamente, almeno per alcuni tipi di vocazioni, nei modi previsti dalla chiesa per mezzo del conferimento del sacramento ( es. per la vocazione al matrimonio ) o del rito ecclesiale ( es. per la vocazione religiosa ) che ne confermano l'autenticità.57

c. Servizio del prete

Come guida spirituale della comunità cristiana il prete la deve animare promovendo un clima di corresponsabilità vocazionale anche per mezzo dell'articolazione della stessa comunità cristiana in comunità ecclesiali di base.

Per le varie vocazioni deve svolgere il discernimento spirituale di tutti, prima di tutto per mezzo del dialogo e offrendo l'aiuto del consiglio, della direzione spirituale e del sacramento della penitenza.

d. Servizio del diacono

Questi deve animare vocazionalmente la comunità cristiana facendo della propria casa il luogo di costituzione di una chiesa a dimensione domestica ( = comunità ecclesiale di base ) per meditare la parola di Dio e per esercitare il servizio,58 e stimolando gli altri a fare altrettanto.

Per favorire tutte le vocazioni deve far sì che tutti esercitino il proprio servizio cercando egli di scoprire i diversi carismi e suscitando i vari ministeri ecclesiali, specialmente per mezzo di ciò che fa, cioè testimoniando Cristo che serve tutti e ciascuno con preferenza dei sofferenti.59

e. Servizio degli sposi cristiani

L'animazione vocazionale della comunità cristiana deve essere fatta con l'apertura loro e della loro famiglia « ai gruppi comunitari ( = comunità ecclesiali di base ) che si costituiscono nelle case per l'ascolto della parola di Dio e la preghiera in comune.

La dimensione ecclesiale viene sottolineata particolarmente dalla "compresenza" delle diverse vocazioni: il sacerdote o il diacono o il religioso o il consacrato in un istituto secolare accanto allo sposo, la suora accanto alla sposa, ecc.

Questa compresenza offre dei "segni visibili" delle vocazioni specifiche a coloro che sono alla ricerca della propria vocazione personale ».60

Invece per la manifestazione, la maturazione e la perseveranza delle varie vocazioni, gli sposi cristiani debbono essere impegnati:

a « creare un clima carico di affetto equilibrato e di valori umani e cristiani autentici »;

sollecitare e aiutare anche gli altri componenti della famiglia a dare testimonianza della propria vocazione vissuta con gioia;

ad avere una costante attenzione agli altri;

a formare « un ambiente privilegiato dove l'ascolto della parola di Dio produce poco per volta atteggiamenti evangelici, come il bisogno di intimità con Dio nella preghiera, il vivo attaccamento alla missione della chiesa, il dono di sé ai più poveri »;

ad armonizzare il proprio servizio con quello di quanti hanno un'altra vocazione, perché diventi una più chiara testimonianza dell'amore universale di Cristo e dell'unità del popolo cristiano superando le divisioni presenti;

ad aiutare quegli sposi cristiani che non riescono a superare, con spirito di fede, le ansietà e le difficoltà riguardo alla consacrazione speciale a Dio e che la ostacolano nei figli;

ad utilizzare l'aiuto che viene offerto dalla comunità vocazionale del seminario minore o dalle altre comunità vocazionali previste per l'orientamento alla vocazione presbiterale o religiosa;

a verificare il proprio servizio vocazionale confrontandosi anche con quanto già è stato attuato positivamente da altre famiglie.61

4. La maturazione vocazionale lungo le linee di sviluppo della personalità umana e cristiana

Poiché la vocazione è una realtà dinamica, il servizio per la sua maturazione deve essere condotto « lungo le linee di sviluppo della personalità umana e cristiana, con attenzione alle esigenze delle diverse età, fino alla maturazione di una fede personale in rapporto a Dio e alla comunità ».62

Qui si individuano solamente alcuni orientamenti, in modo molto sintetico, per le quattro età in cui viene oggi suddiviso il percorso della vita umana.

Questi orientamenti presuppongono gli elementi psico-fisici che caratterizzano le diverse età.63

La prima età, che comprende il periodo evolutivo dell'uomo, viene suddivisa ulteriormente nell'infanzia, nella fanciullezza, nell'adolescenza e nella prima giovinezza.

Durante l'infanzia i genitori e gli educatori, prima di tutto con la loro testimonianza, « devono intervenire per liberare il bambino dagli elementi negativi dell'ambiente e sviluppare in lui l'iniziativa cristiana propria di questa età ».

La risposta del bambino alla chiamata di Dio « si manifesta nella sua gioia di vivere, di amare e di pregare ».

Durante la fanciullezza, i genitori e gli educatori debbono collaborare con il fanciullo a « liberarsi dai condizionamenti ambientali e dal suo egocentrismo personale;

a sviluppare il suo altruismo attraverso i rapporti interpersonali con i coetanei e gli adulti;

a integrare sempre più questo altruismo con una fede in Dio nella sua manifestazione più viva e immediata che è il Cristo, e con un vivo senso di appartenenza alla chiesa;

ad "accogliere e seguire" i primi progetti di scelta vocazionale "con prudente rispetto, evitando la tentazione sia delle suggestioni unilaterali che dell'assenteismo" ».

Il fanciullo risponde alla chiamata di Dio nell'essere « vero testimone vivente di Cristo tra i compagni ».

Durante l'adolescenza i genitori e gli educatori debbono aiutare l'adolescente a « conservarsi libero da ogni alienazione, specie se in forma di manipolazione o sfruttamento;

a liberare e sviluppare tutte le proprie potenzialità ( attitudini, capacità, tendenze, interessi, valori, aspirazioni, ideali );

a liberare e sviluppare le prospettive di impegno sociale secondo il proprio progetto di vita, da costruire alla luce e con la forza che gli viene dalla fede incentrata su Cristo, liberatore e realizzatore del più grande modello con cui ci si può confrontare;

a concretare il progetto di vita attraverso la sua partecipazione alla missione della chiesa con l'aiuto anche di un'adeguata direzione spirituale e una attiva vita di gruppo ».

L'adolescente risponde alla chiamata di Dio « nella presa di coscienza e nella iniziazione alla vita comunitaria e sociale, come esperienza viva e operosa di chiesa, in vari servizi di carità e di apostolato ».

Durante la prima giovinezza la comunità cristiana deve collaborare perché il giovane riesca a « definire la vocazione giungendo, per mezzo di un atteggiamento equilibrato e critico nei confronti delle prime intuizioni sull'avvenire della fanciullezza e del progetto di esistenza dell'adolescenza, all'opzione fondamentale di vita;

a confrontare e realizzare l'opzione fondamentale di vita, secondo quanto Dio va indicandogli con segni, che devono essere interpretati con prudenza e coraggio, nella prospettiva della fede;

a scoprire che l'attuazione del disegno di Dio su di esso favorirà lo sviluppo della sua personalità umana e cristiana e lo renderà idoneo a rispondere ai bisogni della chiesa e del mondo d'oggi ».

La risposta alla chiamata di Dio, cioè l'opzione fondamentale di vita, il giovane la manifesta « in una vita cristiana divenuta più personale e più comunitaria, espressa soprattutto in una profonda mentalità di fede, in una preghiera personalizzata, in una intensa vita liturgica e in un responsabile impegno di testimonianza e di apostolato ».

Durante la seconda età, che comprende il periodo della piena efficienza dell'uomo nei suoi diversi aspetti e che segna il momento più incisivo della propria storia personale e del proprio apporto alla storia degli altri uomini, la comunità cristiana deve aiutare la persona « a servirsi in modo ordinato sia delle scienze teologiche che di quelle antropologiche, senza però confondere o sostituire la teologia con la ideologia, la ecclesiologia con la sociologia, la morale con la psicologia; a vivere in stato di vocazione, cioè di continua risposta alla continua chiamata di Dio e di continuo servizio perché tutti possano realizzare la propria vocazione ».

Durante là terza età, che comprende il periodo in cui le forze fisiche dell'uomo iniziano ad affievolirsi e a condizionare l'attività psicologico-spirituale e che si svolge in modo non uniforme, la comunità cristiana deve aiutare queste persone a svolgere « il ruolo sapienziale derivante dal fatto che la prospettiva dell'irreversibile epilogo della loro esistenza le porta più profondamente a interrogare se stesse alla luce del progetto di Dio e della esperienza vissuta »; a testimoniare la « loro risposta a Dio in questo momento della esistenza » e a mettere a disposizione « le loro diverse possibilità di servizio concreto di cui continuano a disporre ».

Durante la quarta età, che comprende il periodo in cui le forze fisiche e psicologiche dell'uomo iniziano il loro declino fino ad impedire talora alla persona di autogestirsi, la comunità cristiana deve aiutare queste persone ad « essere segno della dimensione escatologica della vita cristiana » e, « secondo le loro possibilità, ad essere protagoniste della durezza di questo ultimo tratto di cammino che le separa dal sì definitivo a Cristo che le sta chiamando ad occupare il posto preparato per esse dal Padre celeste ».

IV - Fedeltà e mutamento di vocazione

Uno dei fenomeni più gravi che in questi ultimi tempi segnano la vita della chiesa è dato dalla mancanza di fedeltà alla vocazione cristiana e in particolare alle vocazioni di speciale consacrazione.

A questo fanno riscontro le difficoltà di oggi, e quindi anche del cristiano, per un impegno definitivo.

Una spiegazione esauriente è molto complessa.

Perciò vengono fatte ora solo alcune brevi sottolineature.

Quando il cambiamento di vocazione porta ad una vocazione specifica autentica e di maggior impegno, si deve notare che c'è stata un ulteriore manifestazione del progetto di Dio per quella persona.

Quando invece il cambiamento è rinuncia ( es. abbandono del ministero presbiterale e diacona le, del matrimonio cristiano o abbandono della consacrazione religiosa ) occorre fare le seguenti precisazioni:

la chiamata divina legata a un sacramento che si continua a riconoscere valido, continua ad avere il suo segno di grazia e accompagna chi ha abbandonato qualunque sia il suo nuovo cammino;

la chiamata divina legata ai voti, attualmente valutati autenticamente emessi, anche se vengono dispensati dalla chiesa, rimane un fatto di grazia di cui il Signore ha arricchito quella persona;

la chiamata divina legata a sacramenti o a voti riconosciuti nulli per cause varie è un richiamo a un'opera di revisione nel servizio di discernimento operato dalla comunità cristiana.

Riguardo alla fedeltà, cui ogni cristiano è tenuto, si deve osservare: un mutamento di vocazione, se è negativo, deve provocare una forte revisione di vita per la chiesa sia nei suoi componenti, sia nelle sue strutture; la chiamata di Dio continua anche se l'uomo risponde di no ad una sua richiesta particolare o ad un certo punto del suo cammino.

Da qui derivano due istanze: per la persona interessata, l'impegno di scoprire e seguire la chiamata divina per quel momento; per la comunità cristiana, l'abbandono di ogni forma di emarginazione di chi si trova in tale situazione difficile e l'aiuto perché di nuovo scopra ciò che Dio vuole da lui poiché egli continua ad essere un bene di Dio, anche attualmente, per la chiesa e per l'umanità.

V - Conclusione

L'itinerario spirituale richiesto dalla vocazione sottolinea tre esigenze derivanti dal fatto che è Dio che chiama personalmente l'uomo peccatore.

Dio rimane fedele a se stesso: perciò è una spiritualità ispirata alla fiducia che deriva dall'amore permanente di Dio.

L'uomo è chiamato in modo personale per una risposta personale: perciò è una spiritualità che deve far scoprire la gioia della vita nella sua originalità che si rinnova ogni giorno, cioè una spiritualità del cammino e della ricerca secondo lo stile iniziato da Abramo e completato da Cristo stesso.

L'uomo chiamato è un peccatore: perciò è una spiritualità che deve affrontare con fiducia anche la sofferenza della « conversione e della croce quotidiana ».64

Chiamata di Dio Vita II
Nella pluralità Famiglia IV
Mondo IX
Santo III
Meta ineffabile Comunità III
Negli eventi sacramentali Celebrazione II,2
… al celibato Celibato III
Eucaristia III,2
… religiosa Vita I
… dello scienziato Scienziato III
Mediante carismi straordinari Celebrazione II,2
… in crisi Crisi IV
… d'Abramo Crisi II,1

S. G. B. de La Salle

Dobbiamo essere fedeli all'obbedienza, nonostante le tentazioni più violente MD 10,1
Abbandonarsi alla Provvidenza MD 67,1
Chi ha rinunciato allo spirito del proprio stato, quali mezzi deve prendere per riacquistarlo? MF 68
Molti sono chiamati, ma pochi sono eletti a vivere in Comunità MD 72,1-2
Bandire il rispetto umano MD 75,3
Sant'Andrea apostolo MF 78,1
Conversione di san Paolo MF 99,2
San Francesco di Sales MF 101,1
S. Giacomo e s. Filippo MF 119,3
San Bernardino MF 128,3
San Norberto MF 132,2
San Barnaba MF 134,3
San Pietro apostolo MF 139,1
San Paolo apostolo MF 140,2
Sant'Anna madre della SS. Vergine MF 146,3
San Matteo apostolo ed evangelista MF 167,1
San Michele MF 169,3
San Dionigi MF 175,3
I Santi apostoli Simone e Giuda MF 182,1
Ecco cosa occorre fare per cooperare con Gesù a salvare le anime dei ragazzi MR 196,2

1 G. Baroni, vescovo di Reggio E. e Guastalla, Siamo venuti per motivi di fede in Vita perché? 35-37, Reggio Emilia (1973) 32
2 Centro Nazionale Vocazioni, Piano pastorale per le vocazioni in Italia (= PVI), Roma, Edizione CNV 1973, n. 7
3 PVI n. 13
4 III Congresso Nazionale Vocazioni, Contributo su "evangelizzazione e vocazione" in Vc 10 (1975) 113, n. 14
5 PVI n. 16
6 PVI n. 17
7 Paolo VI, Messaggio per la X giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
8 G. Greganti, Vocazione: dialogo difficile, Roma, Pontificia Università Lateranense 1969, 25
9 Card. J. H. Newman in Le cento vie di V. De Bernardi sj, Milano 1966, 9
10 III Congresso Nazionale Vocazioni, o. c., nn. 23-25;
C. Martini, La parola di Dio: vocazione per l'uomo in Vivere è rispondere all'appello
di Dio (a cura Commissione Unitaria Vocazioni ACI), Roma, Edizioni ACI 1969, 24-27
11 CEI, La preparazione al sacerdozio ministeriale: orientamenti e norme (= ON), Roma, Edizioni Pastorali Italiane 1972, n. 334
12 Paolo VI, Populorum progressio 15;
Paolo VI, Populorum progressio 17
13 PVI n. 28
14 Comitato preparatorio del convegno su "evangelizzazione e promozione umana" della CEI, Documento base, n. 16
15 Aa. Vv., Grande commentario biblico, Brescia, Queriniana 1974, 1239
16 G. Dossetti, Un'idea forte dì vocazione in La Roccia, 20, Reggio E, (1971), 13
17 Congresso Internazionale Vocazioni 1973, Documento finale, n. 2
18 A. Altana, Vocazione cristiana e ministeri ecclesiali, Roma, Edizioni CNV - Libreria Editrice Rogate 1976, 35
19 In particolare: PVI, Ab., n. 28;
III Congresso Nazionale Vocazioni, o. c., nn. 46-53;
CNV, Vocazione cristiana e ministeri ecclesiali: sintesi finale del lavoro di chiarificazione della II assemblea nazionale CNV, Roma, Edizione CNV 1977;
CNV, Vocazione e promozione umana: traccia per la catechesi e prospettive pastorali, Roma, Edizione CNV 1977, nn. 23-24
20 A. Altana, o. c., 93
21 PVI, o. c., n. 15
22 Paolo VI, Ad pascendum, Introduzione
23 Paolo VI, Ministeria quaedam, nn. V-VI;
CEI, I ministeri nella chiesa, nn. 7-8
24 Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 73
25 A. Bonanomi, La dimensione missionaria della chiesa in Mondo e missione 7 (1977) 209-213
26 III Congresso Nazionale Vocazioni, o. c., n. 53
27 L. Moreira Neves, La piace des Idics dans l'église a la lumière de la théologie du Vatican II, in Pontificium consilium prò laicis: Servici de documentation 1 (1977)
28 CNV, Traccia per la catechesi su "vocazione alla famiglia: la famiglia per le vocazioni" in Vc 12 (1975) 309-313
29 Paolo VI, Una presenza viva al servizio del mondo e della chiesa in Vc 1 (1977) 8: cf G. Brasca, La missione degli istituti secolari in Vc 1-2 (1976) 71-72
30 Congresso Internazionale Vocazioni 1973, Documento finale, n. 2; ON 309
31 PVI n. 28
32 ON n. 314;
III Congresso Nazionale Vocazioni, o. c., n. 45;
G. Agresti, Nel popolo di Dio le diverse vocazioni sono complementari in Vc 4 (1972) 324-331
33

IV Congresso Mondiale Vocazioni 1971, Documento finale, n. 28;
PVI n. 23

34 Congresso Internazionale Vocazioni 1971, o. c., nn. 2, 5
35 III Congresso Nazionale Vocazioni, o. c., n. 70
36 ON n. 312
37 PVI 17
38 Lumen Gentium 10;
Lumen Gentium 11;
Lumen Gentium 39;
Lumen Gentium 41;
Lumen Gentium 4;
Gaudium et Spes 19
39 PVI n. 29;
Lumen Gentium 10;
Lumen Gentium 18;
Lumen Gentium 43
40 Lumen Gentium 11;
Optatam totius 2;
Presbyterorum Ordinis 11;
Gaudium et Spes 52;
Ad Gentes 39;
Perfectae Caritatis 24
41 PVI 28
42 PVI nella sua globalità: esame della situazione, proposta pastorale, verifica del servizio
43 G. Baroni, Omilia in La Roccia 17-18 (1971) 14
44 G. Greganti, o. c., 44
45 ON n. 313
46 Paolo VI, Messaggio per la XIV giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
47 PVI n. 28
48 PVI n. 28
49 Paolo VI, Messaggio per la XIII giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
50 PVI n. 28
51 Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 58
52 PVI nn. 37-43
53 PVI n. 1
54 Paolo VI, Messaggio per la VII giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
55 Congresso Internazionale Vocazioni 1973, o. c,. n. 9
56 PVI 1
57 CEI, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio; CEI, Rito della professione religiosa
58 IV Congresso Mondiale Vocazioni, o. c., nn. 11-12
59 CNV, Vocazione cristiana e ministeri ecclesiali, o. c., n- 78
60 CNV, Traccia per la catechesi su "vocazione alla famiglia", o. c., n. 13
61 Ibidem, nn. 14 e 16
62 PVI n. 37
63 Per questa parte cf CNV, Vocazione e promozione umana, o. c., nn. 26-42
64 PVI n. 28