… eletto

È il popolo di Israele, eletto, cioè scelto da JHWH tra tutti i popoli per essere oggetto di un amore gratuito e fedele: "Tu [ Israele ] sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato [ cioè il suo possesso particolare ] fra tutti i popoli che sono sulla Terra" ( Dt 7,6 ).

Tale "privilegio" va compreso nel senso di una particolare vocazione a un servizio di santità fra le Nazioni: "Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa" ( Es 19,6 ), "perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo" ( Lv 19,2 ), che impegna i figli di Israele nella testimonianza fra le genti del dono divino irrevocabile di cui sono portatori ( Rm 9-11 ).

L'elezione di Israele è una delle idee teologiche centrali del giudaismo biblico e post-biblico: si manifesta nella storia di Dio con il suo popolo e culmina nel dono della Torà che Israele accetta e accoglie senza condizioni ( Es 24,7 ).

Pertanto all'amore e alla fedeltà di JHWH, che sceglie e libera il suo popolo dall'Egitto, corrisponde l'impegno di quest'ultimo a camminare alla luce degli insegnamenti rivelati per realizzare la santità a cui è stato chiamato.

Così il pensatore ebreo Lévinas ribadisce nel nostro secolo tale vocazione: "Il Santo è in noi, si realizza nel rapporto con il prossimo, lo scorgiamo nei volti di chi ci sta vicino".

L'elezione dunque, così come viene rivelata nella Torà e trasmessa dalla Tradizione rabbinica, è certamente un'elezione al servizio di Dio, ma è soprattutto un impegno al servizio verso gli altri esseri umani.

v. Ebraismo

Schedario biblico

Magistero

Poi Gesù Cristo instaura un nuovo patto, trasferendo il titolo di Popolo di Dio alla comunità da Lui fondata, la Chiesa, che ha il suo principio d'unità non più in un vincolo razziale, ma in un vincolo spirituale e soprannaturale, costituito dalla fede in Cristo vivificata dalla grazia, dalla carità.

Soltanto il rapporto religioso con Cristo è costitutivo della società, che da Lui deriva ed in cui Egli vive.

Dio non ci salva fuori d'un disegno collettivo, ma dentro un piano nel quale ogni anima singola è parte d'una comunità scelta e assistita da Dio.

Ora questo Popolo nuovo, a cui noi tutti abbiamo la fortuna di appartenere, è un Popolo di « santi », di « consacrati », di « pietre vive », che formano la « casa spirituale » di Dio, di anime rivestite d'un sacerdozio santo, che le rende idonee a offrire vittime spirituali gradite a Dio, per mezzo di Gesù Cristo ( cfr. 1 Pt 2,5 ).

L'appartenenza al Popolo di Dio, pensiamoci bene, assume una enorme e decisiva importanza; è l'inizio ed il pegno della salvezza.

La Chiesa è il Popolo fedele, quello che accetta l'invito alla fede, non certo una fede vaga, incerta, esposta alle interpretazioni d'un libero esame, ma umilmente e gioiosamente soggetta ad un magistero qualificato e rassicurante: « chi ascolta voi, ascolta me » ( Lc 10,10 ).

Il suo "sogno", da sempre e per sempre, è quello di formare un popolo, di radunarlo, di guidarlo verso la terra della libertà e della pace.

E questo popolo è fatto di famiglie: ci sono « la donna incinta e la partoriente »; è un popolo che mentre cammina manda avanti la vita, con la benedizione di Dio.

É un popolo che non esclude i poveri e gli svantaggiati, anzi, li include.

Il popolo di Dio fedele, ha ribadito Francesco, deve quindi « avere queste tre tracce: umile, povero, con fiducia nel Signore ».

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Rinnovamento catechesi

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Chiesa, popolo pellegrinante

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Secolo XX e olocausto del popolo ebraico

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Dimensione religiosa di un popolo e cultura

Marginalizzazione del Cristianesimo e popoli